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View Full Version : La pista italiana dell'«Oil for food» I traffici a Baghdad dell'uomo di Formigoni. La pista i


Linux&Xunil
09-02-2005, 14:57
L' Inchiesta riguarda i contatti tra Formigoni ed i luogotenenti del petrolio iraqeno sotto Saddam.
Per chi volesse approfondire qui trova tutta l inchiesta:
http://www.ilsole24ore.com/fc?cmd=art&artId=620114&chId=30&artType=Articolo&back=0

L'invito, scritto in inglese e firmato da Tarek Aziz, era stato spedito con due mesi di anticipo, a marzo del 1999. «Dear Mister Roberto Formigoni - recitava - l'aggressione anglo-americana contro l'Irak crea un problema per la Nazione Araba e per tutto il mondo... noi pensiamo che sia ora di condannare quest'aggressione e chiedere la fine dell'embargo... Su questa base La invitiamo alla conferenza che si terrà a Baghdad». La stessa lettera era stata inviata al parlamentare della sinistra laburista inglese George Galloway, al leader ultranazionalista russo Vladimir Zhirinovsky e a decine di altri politici e opinion-maker di tutto il mondo ai quali si offriva viaggio, vitto e alloggio a spese dal governo iracheno.
La conferenza si aprì l'1 maggio 1999 al Mansour Melia Hotel di Baghdad. Per l'occasione, gli iracheni avevano tappezzato l'albergo di striscioni, in inglese, che denunciavano «l'oppressione americana» e chiedevano la fine dell'embargo. La sala si cominciò a popolare a metà mattinata. Ovviamente a riempirsi subito furono le prime file, quelle davanti al palco dove si sarebbe sistemato Tarek Aziz. I posti migliori se li contesero i molti invitati provenienti dall'estero, un gruppetto di dirigenti iracheni e i pochi ambasciatori residenti a Baghdad. Il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni preferì prendersela con calma, soffermandosi a conversare all'ingresso e lasciando che la sala si riempisse quasi completamente. Quando si affacciò Tarek Aziz era però lì pronto a salutarlo. Primo tra tutti gli invitati alla conferenza. Aziz lo prese sottobraccio e lo accompagnò fino a davanti al palco dove chiese a un suo sottoposto in divisa di alzarsi per far accomodare l'ospite italiano. Fu quindi dalla prima fila che, quando venne il suo turno, Formigoni si alzò per raggiungere il microfono sul palco ed esprimere pubblicamente il proprio sdegno per le «ingiuste sanzioni che uccidono i bambini».

Gli invitati a Baghdad. Non è certamente un caso se l'elenco degli invitati a quell'evento, stilato da Saddam Hussein assieme a Tarek Aziz, riporti molti degli stessi nomi di un altro elenco oggi in possesso della speciale commissione d'inchiesta creata da Kofi Annan per indagare sulla vicenda e diretta da Paul Volcker. L'elenco, rinvenuto negli archivi del ministero del Petrolio iracheno, contiene i nomi di decine di personalità straniere a cui, tra il 1997 e il 2003, il regime di Saddam ha dato in omaggio "buoni" per centinaia di milioni di barili di petrolio in cambio del loro supporto alla campagna per l'abolizione delle sanzioni imposte all'Irak dopo la Prima Guerra del Golfo.
In entrambi gli elenchi si legge il nome di Roberto Formigoni. Nel secondo elenco il presidente della Lombardia spicca in quanto maggiore beneficiario di petrolio tra tutti i politici occidentali, con 24 milioni di barili. Solo i russi possono vantarsi di aver fatto meglio di lui.
Che Formigoni fosse oggetto di un trattamento speciale per volontà dello stesso Saddam Hussein è attestato da alcune carte rinvenute negli archivi del ministero del Petrolio di cui «Il Sole-24 Ore» e il «Financial Times» hanno ottenuto copia. In questi fogli le assegnazioni di Formigoni sono spesso registrate con la dicitura "Richieste speciali", ma in due occasioni c'è una nota aggiunta a mano in cui si spiega che i quantitativi di petrolio concessi erano stati approvati dal presidente iracheno in persona.
Nelle stesse carte il nome di Formigoni appare ripetutamente inserito tra parentesi a fianco a quello della Cogep, società di Milano il cui nome completo è Costieri Genovesi Petroliferi. A ottobre dell'anno scorso, contattato dal Sole-24 Ore, il titolare della Cogep, Natalio Catanese, confermò di aver avuto contratti di petrolio dalla società petrolifera irachena Somo, ma negò che fossero in alcun modo collegati al presidente della Regione Lombardia. Questo diniego è stato ribadito anche adesso: «Confermo oggi quello che ho detto mesi fa» ha dichiarato Catanese.
Prima di partecipare al programma Oil for Food, la Cogep era una società che non trattava greggio. Tant'è che non aveva alcun trader alle sue dipendenze. Il suo core business veniva dai depositi che aveva a Genova e Alessandria e dalla movimentazione di piccoli volumi di gasolio. Insomma gestiva autobotti, non petroliere. Tra il 1994 e il 1997, i bilanci societari parlano di ricavi che oscillano tra i 30 e i 67 miliardi di vecchie lire. Tutto cambia nel 1998 quando, grazie ai contratti ottenuti in Irak, i ricavi balzano a 167 miliardi, per poi arrivare a 384 nel 1999 e stabilizzarsi tra i 185 e i 220 nei tre anni successivi. Dopodiché, con l'invasione americana del marzo 2003, finisce la pacchia e i ricavi tornano ai livelli di una volta: 47 miliardi. Ma come ha fatto una piccola azienda di prodotti petroliferi raffinati senza alcuna esperienza nel trading di greggio a diventare uno degli interlocutori privilegiati della società petrolifera di Stato irachena Somo? Gli investigatori dell'Onu hanno scoperto che la risposta sta nel nome del suo sponsor: Roberto Formigoni.
Nel gennaio scorso, il presidente della Regione Lombardia disse al Sole-24 Ore di «aver aiutato aziende italiane a fare affari con l'Irak nell'ambito del programma Oil for Food», negando di aver avuto a che fare con i contratti della Cogep. Contattato nuovamente, il presidente non ha voluto accettare l'invito di replica in questo articolo, limitandosi a rinviarci alla dichiarazione di un anno fa.

Il ruolo di Formigoni. Ma c'è un documento rinvenuto a Baghdad, di cui «Il Sole-24 Ore» e il «Financial Times» hanno copia, che lo smentisce. È un fax spedito alle 12,57 del pomeriggio dell'8 giugno 1998. L'intestazione dice «Da: Formigoni. A: Tarek Aziz». «Eccellenza - recita - in seguito al nostro incontro a Roma, del quale le sono grato, poiché so che Somo sta firmando i nuovi contratti, mi lasci ricordarle i nomi delle società petrolifere italiane che le ho segnalato: una è la Cogep e l'altra la Nrg Oil. Molte grazie per quello che sarà in grado di fare. Cordiali saluti, Roberto Formigoni». Sul fax si leggono due note scritte a mano in arabo con cui si trasmette il messaggio al ministro del Petrolio e al direttore esecutivo della Somo e si notano i timbri di accettazione dei loro uffici.
Né Catanese né Formigoni possono inoltre smentire di conoscere il personaggio-chiave di questa vicenda: un signore cinquantenne di nome Marco Mazarino De Petro. Ex onorevole democristiano, ex sindaco di Chiavari (fu costretto a dimettersi nel 1987 in seguito a uno scandalo su una faccenda di appalti pubblici), tra i primi iscritti a Comunione e Liberazione e al Movimento Popolare, De Petro è attualmente presidente della Avio Nord, minicompagnia aerea specializzata nel trasporto organi controllata dalla Regione Lombardia. Ma De Petro ha anche un'altra attività. Quando «Il Sole-24 Ore» e il «Financial Times» hanno chiamato il Pirellone, sede della Regione a Milano, chiedendo di lui, si sono sentiti rispondere che è reperibile al numero della segreteria della Presidenza, dove ha a disposizione un ufficio. Stessa cosa a Roma, a piazza del Gesù, nella sede distaccata della Regione Lombardia. Lì «Il Sole-24 Ore» e il «Financial Times» sono stati indirizzati a Gianna Antonini, la segretaria factotum del presidente Formigoni che non esita a spiegare di lavorare con l'ex sindaco di Chiavari «da anni».
Raggiunto telefonicamente da «Il Sole-24 Ore» e dal «Financial Times», De Petro ha ammesso di aver avuto il mandato «da parte della Regione Lombardia di tenere i rapporti internazionali con vari Paesi, incluso l'Irak». Ha anche confermato di esser stato a Baghdad «molte volte per missioni umanitarie e per missioni con imprenditori italiani interessati ad avere rapporti con l'Irak».
Ma per sciogliere questa complessa matassa politico-economica è opportuno fare un salto indietro nel tempo, all'avvio operativo del programma Oil for Food, nel 1997. Pur avendo le seconde maggiori riserve petrolifere al mondo, l'Irak era stato chiuso alle esportazioni sin dai giorni dell'invasione del Kuwait, nel 1990. La riapertura di quel mercato faceva gola a tutti. Eni inclusa.
Nell'aprile di otto anni fa, la compagnia petrolifera italiana decise di invitare nel nostro Paese il ministro del Petrolio iracheno, il generale Amir Rashid. Il 22 aprile, un jet dell'Eni volò ad Amman per prendere il ministro e portarlo a Roma, dove venne sistemato in pompa magna nella suite 105-106 dell'Excelsior, l'albergo di via Veneto a fianco dell'ambasciata americana. Il generale Rashid era un ospite tanto prezioso quanto ambito, e a Roma venne ricevuto da ministri del Governo Prodi, membri del Parlamento e industriali. Lui aveva però una richiesta particolare: voleva portare i saluti di Tarek Aziz al presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. Ovviamente fu accontentato. Il 25 aprile, alle 9,50 del mattino il jet dell'Eni atterrò all'Ata, lo scalo privato di Linate. Lì, nella saletta Vip ad attendere il ministro Rashid c'era Roberto Formigoni accompagnato da una giovane interprete. Alcuni mesi dopo quell'incontro, nell'autunno del 1997, Marco De Petro cominciò a contattare esperti del settore energetico per discutere della possibilità di piazzare contratti di greggio iracheno. Non era un campo che gli era familiare. Per settimane il consulente di Formigoni annaspò pressoché nel buio contattando persone inadatte, prima di approdare alla Cogep.
De Petro trovò un accordo con i Catanese e a metà gennaio 1998 partì per l'Irak con un esperto di trading di greggio appositamente assoldato dalla Cogep. Dopo due giorni di trattative, il 18 gennaio, arrivò il momento della firma del contratto con il direttore generale della Somo, Saddam Hassan, cugino del leader iracheno. Era domenica e De Petro si presentò come sempre vestito in blazer blu e pantaloni grigi - una sorta di divisa a cui non rinunciava mai. Lo aspettava un contratto lungo dieci pagine. Nella decima erano riportati prima il nome e i dati del venditore - la Somo - e poi quelli dell'acquirente - la Cogep. Sotto c'era lo spazio per le firme.
In rappresentanza del venditore firmò per primo Hassan. Poi fu la volta di De Petro, che pose la firma sotto la dicitura «For buyer» - per l'acquirente. Insomma, il primo contratto di acquisto da parte della Cogep di petrolio iracheno - e l'unico ad esser stato siglato a Baghdad (gli altri furono sempre inviati per fax) - non venne firmato da un funzionario della società milanese bensì dal consulente di Roberto Formigoni. Quando l'hanno vista, gli investigatori dell'Onu hanno immediatamente capito che quella firma costituiva una vera e propria svolta nelle indagini. Per la prima volta erano infatti in grado di documentare il legame tra una società petrolifera che aveva firmato un contratto con la Somo e un uomo politico incluso nella lista dei beneficiari dei "buoni" petroliferi stilata dal ministero iracheno.
Da parte sua De Petro non ha problemi ad ammettere di aver accompagnato personale della Cogep negli uffici della Somo, ma nega fermamente di aver mai firmato alcun contratto. «Non ho mai firmato contratti per la Cogep - dice - Non avevo alcun titolo per farlo». Titolo o non titolo, gli investigatori hanno appurato che gli iracheni lo associavano alla Cogep. Tant'è che svariati documenti successivi arrivarono indirizzati a lui. Un esempio è offerto dal fax spedito dal direttore della Somo Saddam Hassan il 13 giugno 1998. È la copia firmata del secondo contratto, indirizzata a «Cogep Srl, Milano, Italy, Attn Mister Marco».
Da parte sua, De Petro non sentiva però obblighi particolari nei confronti della società milanese ed era disposto a "diversificare". «Il Sole-24 Ore» e il «Financial Times» hanno appurato che per questo entrò in contatto con l'ingegner Alberto Olivi, un ex trader petrolifero della Cameli diventato amministratore unico e proprietario della Nrg Oils, la società genovese segnalata da Formigoni nel suo telex a Tarek Aziz assieme alla Cogep. Documenti trovati negli archivi iracheni confermano che la società di Olivi aveva fatto affari con la Somo. «Ho avuto contratti nel 1996, nel 1999, nel 2001 e nel 2003» spiega a «Il Sole-24 Ore» e al «Financial Times» l'ingegner Olivi, che sostiene di non essere a conoscenza di alcun intervento a suo favore da parte di Roberto Formigoni. Olivi conferma però di aver discusso di petrolio con Marco De Petro: «(De Petro, ndr) poteva forse supportare l'aggiudicazione di contratti, ma non ci fu né il modo, né il tempo, né l'intenzione di approfondire la cosa... I nostri incontri, probabilmente a Baghdad, non hanno prodotto risultati ai fini delle attività della mia società».

Gli affari della Cogep. Il rapporto tra il duo Formigoni-De Petro e la Cogep continuò invece senza interruzioni per tutto il corso del programma Oil for Food. De Petro in particolare fu tutt'altro che distante o passivo. Al contrario, per tutti quegli anni ebbe incontri regolari con la Cogep per discutere su come ottimizzare gli sforzi di commercializzazione del greggio comprato.
Gli investigatori hanno scoperto che i primi incontri si tennero negli stessi uffici della Cogep, al primo piano del numero 45 di via San Vittore. Seduto attorno al bellissimo tavolo ovale inglese della sala riunioni, De Petro si trovò spesso a discutere di petrolio fino a sera inoltrata con due funzionari della Cogep, Natalio Catanese, suo figlio Andrea e suo fratello Saverio, proprietario tra l'altro della società di design Almax e membro della Compagnia delle Opere.
Delle decine di politici dei 52 Paesi che risultano aver avuto "buoni" di petrolio dall'Irak, Roberto Formigoni è l'unico ad aver ottenuto assegnazioni poi convertite in contratti eseguiti dal gennaio1998 fino alla vigilia dell'invasione anglo-americana. Senza mai un'interruzione. E il fatto che le sue assegnazioni siano continuate anche dopo il 2000 è ritenuto particolarmente significativo. Gli investigatori hanno infatti appurato che a partire dal 2000, su ordine di Saddam, la Somo offrì petrolio soltanto a chi era disposto a pagare una tangente del 10% al regime. Le compagnie petrolifere maggiori si rifiutarono di accettare quest'imposizione in aperta violazione delle risoluzioni dell'Onu ritirandosi dal mercato iracheno, ma la Cogep fu tra le società che si prestarono al gioco permettendo così a Saddam di creare fondi neri, riciclare denaro illecito e, tra le altre cose, acquistare armi.
Gli iracheni ovviamente non usarono mai la parola mazzetta (kickback, in inglese) bensì il termine più morbido di sovrattassa (surcharge). Ma la natura illegale di questi pagamenti era evidentemente chiara ai signori della Cogep, perché tutti i versamenti vennero fatti da uno speciale conto aperto presso la Ubs a Lugano, un conto diverso da quello della Paribas a Ginevra da cui venivano aperte le lettere di credito ufficiali per l'acquisto del petrolio iracheno. Gli investigatori hanno trovato tracce documentali di pagamenti fatti dalla Cogep su due conti segreti della Somo, il primo presso la Franzabank di Beirut e il secondo presso la National Jordan Bank di Amman. In totale, la società milanese ha pagato 943mila dollari in tangenti.
Se c'era il margine per pagare tangenti di questo calibro era perché la Cogep ebbe modo di fare profitti non indifferenti sui 24 milioni di barili acquistati in totale dalla Somo. Anche perché quei barili non li ha mai neppure toccati: li ha sempre rivenduti a qualcuno che li andava a caricare in Irak. Nel marzo del 1999, dal carico di una singola petroliera - la Krovinken - riuscì a guadagnare 270mila dollari.
Non ci sono prove che Formigoni e De Petro sapessero di queste tangenti, ma gli investigatori hanno appurato che non tutti i profitti sono rimasti nelle casse della Cogep. A dimostrarlo è il contenuto di un faldone verde che, almeno fino a qualche tempo fa, era conservato in via San Vittore. Per la precisione nella stanza di Andrea Catanese, alle spalle della sua scrivania, vicino alla finestra. Sul dorso, con pennarello indelebile blu, c'era scritto un nome: Candonly. Dentro c'erano le fatturazioni di questa società e le rimesse a essa pagate dalla Cogep.
A «Il Sole-24 Ore» e al «Financial Times» risulta che, ad eccezione del primo contratto, quello del gennaio 1998, in cui il pagamento fu in percentuale, per tutti gli altri contratti avuti dalla Somo la Candonly sia stata pagata una commissione di tre centesimi per ogni barile di petrolio acquisito dalla Somo.

Giri di prestanome. Ma chi c'è dietro Candonly Limited? La società è stata registrata a Dublino nel 1991 da Jesse Grant Hester, un prestanome di professione - una cosiddetta testa di legno - con sedi legali nelle Channel Islands e a Cipro. È stata poi chiusa il 12 novembre 1999, sei mesi dopo la costituzione di una consorella londinese dallo stesso nome. Amministratore e proprietario della Candonly inglese risulta essere Michael Patrick Dwen, ma in realtà è anch'egli un prestanome di professione con uffici nelle Channel Islands e a Cipro, e che soltanto in Gran Bretagna è nel consiglio di oltre 400 società diverse. Jesse Grant Hester appare con lui nei consigli di amministrazione di numerose società sparse per il mondo.
Gli investigatori hanno appurato che oltre a queste "teste di legno" c'è un altro signore associato alla Candonly: Marco Mazarino De Petro. «Il Sole-24 Ore» e il «Financial Times» sono inoltre in possesso di un documento scritto a mano dal consulente di Formigoni, con il suo nome a fianco a quello della Candonly Ltd.
De Petro nega invece di aver mai sentito nominare questa società o di aver mai avuto alcunché a che fare con essa.
«Quelle della Somo non erano certamente elargizioni a perdere» commenta una persona che frequentava Baghdad nel periodo in questione. «Se gli iracheni tenevano il conto preciso di quello che davano a ogni personalità straniera non era certo per caso. Era per poterlo riscuotere».
Agli investigatori dell'Onu risulta che ciò che più interessava agli iracheni era il sostegno internazionale alla battaglia di Saddam contro le sanzioni. E non c'è dubbio che su questo fronte Formigoni si sia dato molto da fare. Fu lui stesso a vantarsene in una lettera scritta nel 1996 a Tarek Aziz, in possesso de «Il Sole-24 Ore» e del «Financial Times». «Eccellenza - si legge - innanzitutto vorrei confermare con questa lettera la mia solidarietà nei confronti del popolo iracheno... Io ho dimostrato formalmente la mia solidarietà sia davanti al mio Governo che davanti all'opinione pubblica attraverso dichiarazioni e interviste. Credo di poter affermare di aver contribuito a riequilibrare la posizione del Governo italiano». Oltre a partecipare alla conferenza tenuta a Baghdad nel maggio 1999 e ad altre successive, Formigoni si impegnò in prima linea nella campagna a favore della fine dell'embargo. L'11 novembre 2000 fu per esempio lui alla testa della delegazione che partì dall'aeroporto di Linate a bordo di un volo umanitario. Era il primo volo ufficiale italiano su Baghdad dopo quello che nel 1991 era servito allo stesso Formigoni per riportare in patria i nostri connazionali tenuti in ostaggio come "scudi umani" da Saddam. A organizzare il viaggio del novembre 2000 fu la Regione Lombardia. «Questa missione - dichiarò il governatore in una conferenza stampa tenuta in una sala dell'aeroporto - è un segnale di solidarietà a un popolo che soffre, ed esprime la nostra volontà che le sanzioni contro l'Irak abbiano fine».
Nei mesi precedenti all'invasione anglo-americana del 2003, Formigoni si schierò apertamente contro la guerra. Nel febbraio 2003 non esitò a incontrare a pranzo lo stesso Tarek Aziz in occasione del suo viaggio dal Papa, vano tentativo in extremis di fermare la macchina da guerra americana. Nel suo piccolo anche De Petro si diede da fare: a novembre 2002 fu uno dei firmatari di una mozione al consiglio comunale di Genova che criticava l'ipotesi di un intervento militare americano.
Non c'è ovviamente nulla di eccepibile in queste iniziative, peraltro condivise da buona parte degli italiani. Gli investigatori dell'Onu stanno ora cercando di stabilire se la campagna pubblica, del tutto legittima, sia stata almeno in parte finanziata da pagamenti privati e non dichiarati.
Nell'aprile 2004 in una mozione presentata dall'opposizione nel consiglio della Giunta regionale fu chiesto al presidente Formigoni di rassicurare i cittadini lombardi di non aver fatto «opera di intermediazione petrolifera. Perché ogni opera di intermediazione politica porta con sé vantaggi economici». Il presidente Formigoni non ha mai risposto, ma a volergli ripetere la domanda sarà presto anche la commissione dell'Onu.

Lucio Virzì
09-02-2005, 15:05
:eek:

Palla ad Anakin

:mbe:

tatrat4d
09-02-2005, 15:07
Una qualche risposta sarebbe dovuta, viste anche le ventilate aspirazioni di Formigoni ad occupare la Farnesina in futuro.

Anakin
09-02-2005, 15:20
non ho ancora letto,ma chiedo se qualcuno puo modificare il titolo,perche' francamente mi sono stancato di queste generalizzazioni.

se qualcuno (secondo voi) ha fatto qualcosa,ha un nome e cognome,riportate quello.

Linux&Xunil
09-02-2005, 15:21
Originariamente inviato da Anakin
non ho ancora letto,ma chiedo se qualcuno puo modificare il titolo,perche' francamente mi sono stancato di queste generalizzazioni.

se qualcuno (secondo voi) ha fatto qualcosa,ha un nome e cognome,riportate quello.
Il titolo mi sembra appropriato.

Anakin
09-02-2005, 15:22
il link va alla home,mi puoi dare quello corretto?

era titolato cosi l'articolo del sole 24 ore?

Linux&Xunil
09-02-2005, 15:31
Originariamente inviato da Anakin
il link va alla home,mi puoi dare quello corretto?

era titolato cosi l'articolo del sole 24 ore?

La pista italiana dell'«Oil for food» I traffici a Baghdad dell'uomo di Formigoni.

Bet
09-02-2005, 15:42
ormai è necessario aggiornare gli slogan...

E' colpa di Comunione e Liberazione.

:D

Linux&Xunil
09-02-2005, 15:45
Originariamente inviato da Bet
ormai è necessario aggiornare gli slogan...

E' colpa di Comunione e Liberazione.

:D
Lo sanno anche i sassi che Frormigoni e la sua lobby sono uomini della Compagnia delle Opere.

Bet
09-02-2005, 15:50
Originariamente inviato da Linux&Xunil
Lo sanno anche i sassi che Frormigoni e la sua lobby sono uomini della Compagnia delle Opere.

e io che ho scritto?
più chiaro di così... del resto lo sanno anche i sassi, no? :D

Anakin
09-02-2005, 15:54
ma scusa ma come ragioni?
sembri quelli che riportano la notizia della rapina dell'extracomunitario per dimostrare che gli extracomunitari sono da cacciare dall'italia.

la CDO ha oltre 200mila associati.
CL è una realta' in cui ci sono dentro,ci sono stati e ci sono usciti,migliaia e migliaia di persone.
e io per ogni accusa che riguarda qualcuno di questi devo venire associato ad un ladro?

cmq il link non riesco a trovarlo sul sito.
guardando in rete mi sembra una cosa di mesi fa.

Linux&Xunil
09-02-2005, 15:56
Originariamente inviato da Anakin
ma scusa ma come ragioni?
sembri quelli che riportano la notizia della rapina dell'extracomunitario per dimostrare che gli extracomunitari sono da cacciare dall'italia.

la CDO ha oltre 200mila associati.
CL è una realta' in cui ci sono dentro,ci sono stati e ci sono usciti,migliaia e migliaia di persone.
e io per ogni accusa che riguarda qualcuno di questi devo venire associato ad un ladro?

cmq il link non riesco a trovarlo sul sito.
guardando in rete mi sembra una cosa di mesi fa.
L articolo è uscito oggi .
Io mico ho espresso giudizi su CL , ho solo riportato l articolo e fatto notare , ai pescioloni che cascavano dalle nuovle , che Formigoni ne è uno degli uomini chiave.
Punto.

Anakin
09-02-2005, 16:02
ma che ti inventi?
uno degli uomini chiave?chiave di che?
da giovane contava qualcosa in CL,non oggi.

cmq potevi anche scriverlo nel 3D,piuttosto che mettere un titolo del genere.
quale è il tuo interesse?
la notizia sulle accuse(da dimostrare) su Formigoni,o CL=mafia?

ALBIZZIE
09-02-2005, 16:06
dai linux, il titolo del topic è una forzatura. scrivere di CL quando nell'articolo viene nominata una volta per motivi secondari non mi sembra un motivo sufficiente.

;)




che poi è tutto un magnamagna... :sofico:

Bet
09-02-2005, 16:10
Originariamente inviato da Anakin
...
quale è il tuo interesse?
la notizia sulle accuse(da dimostrare) su Formigoni,o CL=mafia?

ti sei dimenticato anche: pescare pescioloni! :D

jumpermax
09-02-2005, 16:18
Originariamente inviato da Linux&Xunil
Il titolo mi sembra appropriato.
Il titolo non solo è sbagliato, ma è anche gratuitamente provocatorio. Non solo CL non è l'argomento dell'articolo ma viene citata in tutta la pagina UNA volta sola riferita per giunta ad uno dei protagonisti. Questo per quanto mi riguarda equivale a quei thread dove si associa una colpa non a chi l'ha commessa ma alla nazionalità o all'etnia del colpevole. Non c'è bisogno che ripeta che simili atteggiamenti non sono tollerati qua dentro....;)

Linux&Xunil
09-02-2005, 16:21
Per me Formigoni = CL = Compagnia delle Opere.

jumpermax
09-02-2005, 16:30
Originariamente inviato da Linux&Xunil
Per me Formigoni = CL = Compagnia delle Opere.
Non è diverso dal dire Bin Laden=islam, sulle opinioni personali non discuto, ma su quello che viene scritto sul forum si. Per cui regolatevi perchè questo genere di affermazioni è valutato con metro assai rigido....

Anakin
09-02-2005, 16:33
immigrato=arabo=terrorista
CGIL=PCI=URSS
CASARINI=no global=sfasciavetrine
Prodi=DC=Chiesa

era per stare sul tuo livello.

buster
09-02-2005, 16:49
Che Formigoni abbia tessuto diversi rapporti internazionali anche grazie alla sua passata militanza ciellina non è un mistero: come d'altronde non lo è che all'interno di CL non goda dei consensi attualmente orientati verso altri esponenti politici.
Sul resto dell'articolo non si può obiettare più di tanto: scopriamo che l'Iraq era, è e sarà oggetto dei desideri di molti.

p.s.: guerrestellari=fantapolitica=cielle :D

Linux&Xunil
10-02-2005, 20:45
FORMIGONI IL GRANDE SCIVOLA SUL PETROLIO

Non si può dire sia stato uno
sgambetto pre-elettorale
perché il primo articolo dell’inchiesta
di ClaudioGatti sui retroscena
del programma «Oil for food
» è apparso sul Sole 24 Ore addirittura
un anno fa. Nemmeno
si può sostenere che sia argomento
di stretta attualità, visto
che Saddam è stato bene o male
tolto di mezzo assieme al falso
umanitarismo dello scambio petrolio-
cibo. Quello che si può certamente
dire è invece che resta
un mistero l’indifferenza dei media
italiani per una vicenda a dir
poco inquietante che coinvolge
un politico di primo piano come
il presidente della Lombardia,
Roberto Formigoni. Quegli stessi
media che per giorni hanno
riempito i propri spazi del tormentone
formigoniano su «faccio-
non faccio la mia lista» continuano
a far finta di niente o a dare,
almassimo, spazio alle smentite
del presidente che liquida il
tutto come «minestra riscaldata
». Intendiamoci, politicamente
parlando non c’era nulla di male
a tifare, allora, per Saddam; così
come non c’è niente di male, oggi,
a criticare gli americani. Semmai,
sempre parlando di politica,
diviene sempre più difficile capire
con quale coerenza Formigoni
potesse (e possa) stare in un partito
e in una maggioranza che
hanno sostenuto la guerra contro
Saddam e stanno dalla parte
degli americani.Misteri della politica.
Ma il problema vero nasce
quando dietro la politica compaiono
gli affari, ovvero quando,
per dirla tutta, una linea politicamente
ineccepibile si rivela una
storia di scambi di favori,mazzette
e traffici che, non un pettegolezzo
domestico ma un’inchiesta
internazionale, racconta in maniera
dettagliata e documentata.
Il dovere di un commento non infastidito
ma ugualmente documentato,
è imposto anche dal fatto
che Formigoni non è semplicemente
un politico, maanche il referente
più in vista del sistema di
imprese economicamente etichettato
sotto «Compagnia delle
Opere» e ideologicamente collegato
a Comunione e Liberazione.
Si tratta di un sistema imprenditoriale
e finanziario, ricco e dotato
di una capacità di proliferazione
giustamente meritevole di apprezzamento.
Proprio per questo
non può sottrarsi anch’esso al dovere
di un chiarimento. Ci sia consentita
un’ultima considerazione
sui nostri media. Tra i lamenti ricorrenti
c’è quello che «i giornalisti
non fanno più inchieste» e che
preferiscono le veline di magistrati
o di politici. D’accordo: ma
allora perché quando un grande
giornale come il Sole 24 Ore e il
suo gemello anglosassone Financial
Times, pubblicano una vera
inchiesta, preferiscono non accorgersene?
Il presidente Formigoni
è spesso presente sugli
schermi e sui giornali ed è noto
per godere di «una buona stampa
». Si tratta solo di simpatia o di
qualcos’altro? Corbeille

ni.jo
10-02-2005, 21:08
eh già.
Formigoni ha già smentito di conoscere la società beneficiaria di parte dei 24 milioni di barili in "buoni petrolio" ma ci sarebbe un fax spedito a Tarek Aziz da Formigoni in cui si caldeggiava la Cogep: inoltre il primo contratto per la società sarebbe stato firmato "per l'acquirente", guarda che caso, da Marco Mazarino de Petro, ex sindaco di Chiavari e delegato di Formigoni agli affari con l'iraq...;)

(fonte: corriere pag.5)

jumpermax
11-02-2005, 09:48
Originariamente inviato da Proteus
Francamente, considerando il personaggio ed i suoi atteggiamenti, non mi sorprenderebbe affatto fosse tutto vero. Una persona che va a Bagdad e fa l'amicone con Saddam desta ben più di qualche sospetto, istiga a domandarsi il perchè di tali atteggiamenti e questa potrebbe essere una valida spiegazione.

Ciao
senza considerare poi chi è l'altro italiano coinvolto... vi ricordate padre Benjamin?

Anakin
11-02-2005, 13:07
c'è un articolo anche qui.
http://www.ilfoglio.it/uploads/camillo/oilformigoni.html

provero' a dire quel che penso a riguardo.

innanzitutto non so a quanti sia noto questo antefatto.
nel 1990 quando Formigoni era vicepresidente Europeo guido' di persona l'ulitma delegazione occidentale prima dell'inizio della guerra del golfo.
la delegazione riusci a riportare indietro i 264 ostaggi occidentali,che avrebbero dovuto fungere da scudi umani,Formigoni ha sempre dichiarato che fu grazie al dialogo con Tarek Aziz che questa improbabile missione ebbe successo,insomma lo ringrazio' elogiandone l'apertura.
finita la guerra,Formigoni come presidente della commisione politica europea,fu tra i primi a recarsi in visita in Iraq per tener vivo questo dialogo con Tarek Aziz,che per quanto fosse evidentemente non uno stinco di santo,per la volonta' che aveva dimostrato nel avere un dialogo aperto con l'occidente(in seguito magari per puro tornaconto si reco anche dal Papa), poteva essere un rapporto politico importante e necessario da coltivare,vista l'inutilita' e l'impossibilita' di creare un dialogo con un Saddam.

per queste vicende,pubbliche e note,Formigoni e Tarek Aziz si sono conosciuti e hanno mantenuto vivo un rapporto politico amichevole.
unito a cio' Formigoni ha sempre politicamente contrastato le soluzioni di guerra sull'Iraq,e ha sempre criticato la modalita' punitiva dell'embargo motivando che si colpiva il popolo iraqueno e basta,mentre Saddam riusciva comunque a trovare il modo di aver denaro(e qui c'è il discorso sugli scandali dei controlli ONU,che sta scoppiando adesso)
cosa sacrosanta e che appare evidente Formigoni avrebbe sostenuto indipendentemente da ogni possibile tornaconto,essendo una posizione perfettamente in linea coi suoi principi(era per esempio la stessa posizione del Papa).

queste cose le dico per far capire che l'essere ben visto da quelle parti,non è affato provante di qualche misfatto.

ora veniamo nello specifico.
per il suo ruolo e i suoi contatti,Formigoni ha sempre cercato di favorire i contatti e la buon riuscita degli stessi delle imprese lombarde o piu' in generale italiane all'estero.
cosa da Formigoni sempre detta,e di cui ne va anche fiero.

se si va a vedere,Formigoni per l'iraq mandava regolarmente De Petro ad aiutare nell'intermediazione le imprese che erano interessate a far trattative in Iraq.
si puo cioe' vedere che De Petro abitualmente fungeva da rappresentante di ditte italiane(rappresento' fisicamente per esempio anche l'Alenia).
non è cioe' cosa anormale che De Petro aiutasse o addirittura rappresentasse l'interesse di alcune ditte che volevano aprire delle trattative in un paese cosi' complicato da approciare.

vorrei far notare che questo aspetto,cambia un attimo i fatti,rispetto all'impressione che si poteva evincere dall'articolo di accuse,dove l'apparire di De Petro nella trattativa sembrava necessariamente di partenza un qualcosa di losco e inaspettato.

ora questa Cogep pare abbia continuato a trattare anche quando era bene non farlo,per via della sovrattassa al regime.
sorvolando che il vero problema non era la sovratassa al prezzo,ma il prezzo in se,che era dato a Saddam senza che nessuno controllasse come fosse davvero impiegato.
tutte queste storie(incluse queste accuse a Formigoni) nascono infatti da quando è venuto fuori lo scandalo del figlio di Kofi Annan,e di rappresentanti Onu che su questa cosa ci avrebbero fatto un giro di corruzione(si parla di ordini di grandezza di soldi ben maggiori,infatti pare che la commissione di questo fatto che parliamo non se ne occuperebbe nemmeno).

tornando a noi la Cogep parrebbe che abbia rigirato in segreto dei soldi a questa societa' la Candonly Limited.
puo essere,non ho motivo per pensare che non possa essere accaduto.

praticamente come viene chiuso il cerchio dall'accusa?
(perche' fino a qua non si era dimostrato nulla).
chi conduce l'inchiesta dice che De Petro avrebbe a che fare con questa societa' e che sarebbe in possesso di un documento(da verificare) scritto a mano,dove sullo stesso foglio vi sono il suo nome e quello della societa',ora posto che questo si chiama indizio e non una prova.(non è prova che De Petro sia associato alla societa',ne tantomeno che questi gli abbiano girato dei fondi neri).
posto che su un km di articolo alla dimostrazione di questa cosa si dedicano due righe,quando è il punto centrale...la chiave di volta direi,con questa non è tantomeno dimostrato che questi soldi siano poi arrivati a Formigoni,altro passaggio che va dimostrato,essendo che non si puo piu' addurre l'insolita presenza di De Petro nella trattativa,come provante della regia di Formigoni.

o facciamo del DIRITTO una cosa seria,o se no divertiamoci a far illazioni e a distribuire condanne come piu' ci aggrada.
non si fanno le dimostrazioni degli indizi(tutto lo sforzo dell'accusa è rivolta alla dimostrazione di indizi),è chi vuole accusare che deve trovar prove di colpevolezza,non chi è accusato che deve provare di essere innocente,nonostante una tesi indiziaria.

poi se vi piacciono le curiosita',anche l'ex ministro del governo D'ALEMA e ora deputato MARGHERITA,Gianguido Folloni,se vi interessa è dentro alla lista delle persone che beneficiano di un rimborso in barili.

dataman
11-02-2005, 13:45
Originariamente inviato da Linux&Xunil
Per me Formigoni = CL = Compagnia delle Opere.

E' lo stesso che dire: Fassino = Comunista = KGB = Campi di lavoro forzati in Siberia.

Eddai, ci sei o ci fai ? Eh ? :rolleyes:

Linux&Xunil
11-02-2005, 14:02
Originariamente inviato da dataman
E' lo stesso che dire: Fassino = Comunista = KGB = Campi di lavoro forzati in Siberia.

Eddai, ci sei o ci fai ? Eh ? :rolleyes:
No , è come dire : Paolo Maldini = Milan.

LittleLux
11-02-2005, 14:11
Originariamente inviato da Proteus
Francamente, considerando il personaggio ed i suoi atteggiamenti, non mi sorprenderebbe affatto fosse tutto vero. Una persona che va a Bagdad e fa l'amicone con Saddam desta ben più di qualche sospetto, istiga a domandarsi il perchè di tali atteggiamenti e questa potrebbe essere una valida spiegazione.

Ciao

A tal proposito, in occidente son ben pochi quelli che si salvano.

jumpermax
11-02-2005, 15:16
Originariamente inviato da dataman
E' lo stesso che dire: Fassino = Comunista = KGB = Campi di lavoro forzati in Siberia.

Eddai, ci sei o ci fai ? Eh ? :rolleyes:
era un discorso sterile oltre che abbastanza ot, non mi sembra il caso di andarlo a riesumare... ;)

Anakin
11-02-2005, 15:30
Originariamente inviato da Linux&Xunil
No , è come dire : Paolo Maldini = Milan.

certo infatti se Paolo Maldini ruba un CD il Milan finisce in B per truffa.

jumpermax
11-02-2005, 15:47
Originariamente inviato da Anakin
certo infatti se Paolo Maldini ruba un CD il Milan finisce in B per truffa.
ah hem... :O fate poi come volete ma il tema del thread non mi sembrava quello... se degenera, poi è colpa vostra ;)

Anakin
11-02-2005, 15:52
hai ragione basta:)

dataman
11-02-2005, 16:49
Originariamente inviato da jumpermax
era un discorso sterile oltre che abbastanza ot, non mi sembra il caso di andarlo a riesumare... ;)

Si, vabbè, Jumper, hai ragione, però sarai d'accordo anche tu che se le basi mentali e culturali della discussione sono quelle del "facciamo d'ogni erba un fascio" non si va da nessuna parte, OT o meno.

Detto fra noi, io ho sempre visto CL un po' come il fumo negli occhi (sarebbe un discorso lungo quindi lo piantiamo qui), ma non mi piacciono in ogni caso le generalizzazioni e le posizioni acritiche a priori.

Tutto qui ;)

IpseDixit
11-02-2005, 21:03
"Vengo attaccato dai vertici di Confindustria e dalla sinistra perchè siamo a 50 giorni dalle elezioni."

Roberto Formigoni


Ah sti comunisti di Confindustria :mad:

jumpermax
11-02-2005, 21:06
Originariamente inviato da IpseDixit
"Vengo attaccato dai vertici di Confindustria e dalla sinistra perchè siamo a 50 giorni dalle elezioni."

Roberto Formigoni


Ah sti comunisti di Confindustria :mad:
guarda che non ha detto cosa poi così inverosimile... questa storia è nota da un pezzo, i nomi sono stati fatti quasi un anno fa...

IpseDixit
11-02-2005, 21:16
Originariamente inviato da jumpermax
guarda che non ha detto cosa poi così inverosimile... questa storia è nota da un pezzo, i nomi sono stati fatti quasi un anno fa...

Quindi gli alti vertici di Confindustria hanno imposto al Sole24ore di calunniare Formigoni ?
:rolleyes:

jumpermax
11-02-2005, 21:22
Originariamente inviato da IpseDixit
Quindi gli alti vertici di Confindustria hanno imposto al Sole24ore di calunniare Formigoni ?
:rolleyes:
Dico solo che la cosa è ampiamente credibile, ogni giornale ha il suo editore ed ogni editore ha i suoi interessi. Per cui prendere per oro colato quello che scrive un giornale non è mai una mossa saggia.. poi insomma fai come vuoi :D

dataman
11-02-2005, 21:34
Originariamente inviato da IpseDixit
"Vengo attaccato dai vertici di Confindustria e dalla sinistra perchè siamo a 50 giorni dalle elezioni."

Roberto Formigoni


Ah sti comunisti di Confindustria :mad:

Piuttosto direi, "Ah, quel diavolo di un Berlusca che si vendica di Formigoni che voleva fare la lista da solo."

Io cerco di ragionare senza paraocchi.....

IpseDixit
11-02-2005, 22:32
L'inchiesta è stata realizzata da Claudio Gatti per il Sole 24 Ore e il Financial Times, ovviamente anche il Financial Times fa parte del complotto.

Anakin
11-02-2005, 23:02
sono cose note da piu' di un anno,che venga tirata fuori poco prima della campagna elettorale è effettivamente sospetto.

cmq pecca di ingenuita' la tua ultima frase.
primo i giornali stranieri hanno editori e giornalisti esattamente come qua in Italia,ovvero con le loro idee e i loro fini,e con simpatie e reciproci aiuti da chiedere ed offrire con parte del mondo circostante.
ma non voglio convincerti di nulla su questo sopra.

due, l'inchiesta Financial Times-Sole 24 ore quasi che sembra il lavoro di chissa quanti giornalisti,è Claudio Gatti.
l'ITALIANO Claudio Gatti scrive sia per il sole24ore che per il Financial Times,dove su quest'ultimo ha messo anche la firma(ma come secondo articolista) Mark Turner.

rap
12-02-2005, 00:03
siamo in campagna elettorale. come sempre.
chissa che altro si inventano, da qui ad aprile.
che combinazione...:rolleyes:

jumpermax
12-02-2005, 11:31
Originariamente inviato da rap
siamo in campagna elettorale. come sempre.
chissa che altro si inventano, da qui ad aprile.
che combinazione...:rolleyes:
Ok ragazzi ma questo è passare dall'altra parte.... :D la vicenda di Formigoni è sospetta tanto quanto quella di Padre Benjamin... la loro posizione sull'Iraq è stata sempre abbastanza dubbia, che poi venga fuori un dossier come quello sull'oil for food (dove certo non sono gli unici, c'è anche il figlio di Annan) rende la cosa ancora più strana.
A me però ha stupito il silenzio che c'è stato da giugno fino ad ora... saltano fuori due nomi così e nessuno dice nulla? E torna fuori tutto ora, solo per la parte legata a Formigoni in piena campagna elettorale? E' stata una grossa leggerezza ricandidare Formigoni se questa storia ha anche solo un margine di credibilità...

rap
12-02-2005, 19:41
non c'è alcuna ombra sul Governatore.
Avanti cosi, non ci faremo intimorire da questa merda, tirata fuori ad arte.

Anakin
12-02-2005, 19:49
x Jumper
cosa significa che la posizione di Formigoni sull'Iraq è sempre stata dubbia?

avevo praticamente la sua posizione,non vorrei che allora anche io vengo considerato un possibile criminale:D

Korn
13-02-2005, 13:20
Originariamente inviato da rap
non c'è alcuna ombra sul Governatore.
Avanti cosi, non ci faremo intimorire da questa merda, tirata fuori ad arte.
vincere e vinceremo! :asd:

von Clausewitz
14-02-2005, 01:19
Originariamente inviato da Linux&Xunil
L' Inchiesta riguarda i contatti tra Formigoni ed i luogotenenti del petrolio iraqeno sotto Saddam.
Per chi volesse approfondire qui trova tutta l inchiesta:
http://www.ilsole24ore.com/fc?cmd=art&artId=620114&chId=30&artType=Articolo&back=0

L'invito, scritto in inglese e firmato da Tarek Aziz, era stato spedito con due mesi di anticipo, a marzo del 1999. «Dear Mister Roberto Formigoni - recitava - l'aggressione anglo-americana contro l'Irak crea un problema per la Nazione Araba e per tutto il mondo... noi pensiamo che sia ora di condannare quest'aggressione e chiedere la fine dell'embargo... Su questa base La invitiamo alla conferenza che si terrà a Baghdad». La stessa lettera era stata inviata al parlamentare della sinistra laburista inglese George Galloway, al leader ultranazionalista russo Vladimir Zhirinovsky e a decine di altri politici e opinion-maker di tutto il mondo ai quali si offriva viaggio, vitto e alloggio a spese dal governo iracheno.
La conferenza si aprì l'1 maggio 1999 al Mansour Melia Hotel di Baghdad. Per l'occasione, gli iracheni avevano tappezzato l'albergo di striscioni, in inglese, che denunciavano «l'oppressione americana» e chiedevano la fine dell'embargo. La sala si cominciò a popolare a metà mattinata. Ovviamente a riempirsi subito furono le prime file, quelle davanti al palco dove si sarebbe sistemato Tarek Aziz. I posti migliori se li contesero i molti invitati provenienti dall'estero, un gruppetto di dirigenti iracheni e i pochi ambasciatori residenti a Baghdad. Il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni preferì prendersela con calma, soffermandosi a conversare all'ingresso e lasciando che la sala si riempisse quasi completamente. Quando si affacciò Tarek Aziz era però lì pronto a salutarlo. Primo tra tutti gli invitati alla conferenza. Aziz lo prese sottobraccio e lo accompagnò fino a davanti al palco dove chiese a un suo sottoposto in divisa di alzarsi per far accomodare l'ospite italiano. Fu quindi dalla prima fila che, quando venne il suo turno, Formigoni si alzò per raggiungere il microfono sul palco ed esprimere pubblicamente il proprio sdegno per le «ingiuste sanzioni che uccidono i bambini».

Gli invitati a Baghdad. Non è certamente un caso se l'elenco degli invitati a quell'evento, stilato da Saddam Hussein assieme a Tarek Aziz, riporti molti degli stessi nomi di un altro elenco oggi in possesso della speciale commissione d'inchiesta creata da Kofi Annan per indagare sulla vicenda e diretta da Paul Volcker. L'elenco, rinvenuto negli archivi del ministero del Petrolio iracheno, contiene i nomi di decine di personalità straniere a cui, tra il 1997 e il 2003, il regime di Saddam ha dato in omaggio "buoni" per centinaia di milioni di barili di petrolio in cambio del loro supporto alla campagna per l'abolizione delle sanzioni imposte all'Irak dopo la Prima Guerra del Golfo.
In entrambi gli elenchi si legge il nome di Roberto Formigoni. Nel secondo elenco il presidente della Lombardia spicca in quanto maggiore beneficiario di petrolio tra tutti i politici occidentali, con 24 milioni di barili. Solo i russi possono vantarsi di aver fatto meglio di lui.
Che Formigoni fosse oggetto di un trattamento speciale per volontà dello stesso Saddam Hussein è attestato da alcune carte rinvenute negli archivi del ministero del Petrolio di cui «Il Sole-24 Ore» e il «Financial Times» hanno ottenuto copia. In questi fogli le assegnazioni di Formigoni sono spesso registrate con la dicitura "Richieste speciali", ma in due occasioni c'è una nota aggiunta a mano in cui si spiega che i quantitativi di petrolio concessi erano stati approvati dal presidente iracheno in persona.
Nelle stesse carte il nome di Formigoni appare ripetutamente inserito tra parentesi a fianco a quello della Cogep, società di Milano il cui nome completo è Costieri Genovesi Petroliferi. A ottobre dell'anno scorso, contattato dal Sole-24 Ore, il titolare della Cogep, Natalio Catanese, confermò di aver avuto contratti di petrolio dalla società petrolifera irachena Somo, ma negò che fossero in alcun modo collegati al presidente della Regione Lombardia. Questo diniego è stato ribadito anche adesso: «Confermo oggi quello che ho detto mesi fa» ha dichiarato Catanese.
Prima di partecipare al programma Oil for Food, la Cogep era una società che non trattava greggio. Tant'è che non aveva alcun trader alle sue dipendenze. Il suo core business veniva dai depositi che aveva a Genova e Alessandria e dalla movimentazione di piccoli volumi di gasolio. Insomma gestiva autobotti, non petroliere. Tra il 1994 e il 1997, i bilanci societari parlano di ricavi che oscillano tra i 30 e i 67 miliardi di vecchie lire. Tutto cambia nel 1998 quando, grazie ai contratti ottenuti in Irak, i ricavi balzano a 167 miliardi, per poi arrivare a 384 nel 1999 e stabilizzarsi tra i 185 e i 220 nei tre anni successivi. Dopodiché, con l'invasione americana del marzo 2003, finisce la pacchia e i ricavi tornano ai livelli di una volta: 47 miliardi. Ma come ha fatto una piccola azienda di prodotti petroliferi raffinati senza alcuna esperienza nel trading di greggio a diventare uno degli interlocutori privilegiati della società petrolifera di Stato irachena Somo? Gli investigatori dell'Onu hanno scoperto che la risposta sta nel nome del suo sponsor: Roberto Formigoni.
Nel gennaio scorso, il presidente della Regione Lombardia disse al Sole-24 Ore di «aver aiutato aziende italiane a fare affari con l'Irak nell'ambito del programma Oil for Food», negando di aver avuto a che fare con i contratti della Cogep. Contattato nuovamente, il presidente non ha voluto accettare l'invito di replica in questo articolo, limitandosi a rinviarci alla dichiarazione di un anno fa.

Il ruolo di Formigoni. Ma c'è un documento rinvenuto a Baghdad, di cui «Il Sole-24 Ore» e il «Financial Times» hanno copia, che lo smentisce. È un fax spedito alle 12,57 del pomeriggio dell'8 giugno 1998. L'intestazione dice «Da: Formigoni. A: Tarek Aziz». «Eccellenza - recita - in seguito al nostro incontro a Roma, del quale le sono grato, poiché so che Somo sta firmando i nuovi contratti, mi lasci ricordarle i nomi delle società petrolifere italiane che le ho segnalato: una è la Cogep e l'altra la Nrg Oil. Molte grazie per quello che sarà in grado di fare. Cordiali saluti, Roberto Formigoni». Sul fax si leggono due note scritte a mano in arabo con cui si trasmette il messaggio al ministro del Petrolio e al direttore esecutivo della Somo e si notano i timbri di accettazione dei loro uffici.
Né Catanese né Formigoni possono inoltre smentire di conoscere il personaggio-chiave di questa vicenda: un signore cinquantenne di nome Marco Mazarino De Petro. Ex onorevole democristiano, ex sindaco di Chiavari (fu costretto a dimettersi nel 1987 in seguito a uno scandalo su una faccenda di appalti pubblici), tra i primi iscritti a Comunione e Liberazione e al Movimento Popolare, De Petro è attualmente presidente della Avio Nord, minicompagnia aerea specializzata nel trasporto organi controllata dalla Regione Lombardia. Ma De Petro ha anche un'altra attività. Quando «Il Sole-24 Ore» e il «Financial Times» hanno chiamato il Pirellone, sede della Regione a Milano, chiedendo di lui, si sono sentiti rispondere che è reperibile al numero della segreteria della Presidenza, dove ha a disposizione un ufficio. Stessa cosa a Roma, a piazza del Gesù, nella sede distaccata della Regione Lombardia. Lì «Il Sole-24 Ore» e il «Financial Times» sono stati indirizzati a Gianna Antonini, la segretaria factotum del presidente Formigoni che non esita a spiegare di lavorare con l'ex sindaco di Chiavari «da anni».
Raggiunto telefonicamente da «Il Sole-24 Ore» e dal «Financial Times», De Petro ha ammesso di aver avuto il mandato «da parte della Regione Lombardia di tenere i rapporti internazionali con vari Paesi, incluso l'Irak». Ha anche confermato di esser stato a Baghdad «molte volte per missioni umanitarie e per missioni con imprenditori italiani interessati ad avere rapporti con l'Irak».
Ma per sciogliere questa complessa matassa politico-economica è opportuno fare un salto indietro nel tempo, all'avvio operativo del programma Oil for Food, nel 1997. Pur avendo le seconde maggiori riserve petrolifere al mondo, l'Irak era stato chiuso alle esportazioni sin dai giorni dell'invasione del Kuwait, nel 1990. La riapertura di quel mercato faceva gola a tutti. Eni inclusa.
Nell'aprile di otto anni fa, la compagnia petrolifera italiana decise di invitare nel nostro Paese il ministro del Petrolio iracheno, il generale Amir Rashid. Il 22 aprile, un jet dell'Eni volò ad Amman per prendere il ministro e portarlo a Roma, dove venne sistemato in pompa magna nella suite 105-106 dell'Excelsior, l'albergo di via Veneto a fianco dell'ambasciata americana. Il generale Rashid era un ospite tanto prezioso quanto ambito, e a Roma venne ricevuto da ministri del Governo Prodi, membri del Parlamento e industriali. Lui aveva però una richiesta particolare: voleva portare i saluti di Tarek Aziz al presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. Ovviamente fu accontentato. Il 25 aprile, alle 9,50 del mattino il jet dell'Eni atterrò all'Ata, lo scalo privato di Linate. Lì, nella saletta Vip ad attendere il ministro Rashid c'era Roberto Formigoni accompagnato da una giovane interprete. Alcuni mesi dopo quell'incontro, nell'autunno del 1997, Marco De Petro cominciò a contattare esperti del settore energetico per discutere della possibilità di piazzare contratti di greggio iracheno. Non era un campo che gli era familiare. Per settimane il consulente di Formigoni annaspò pressoché nel buio contattando persone inadatte, prima di approdare alla Cogep.
De Petro trovò un accordo con i Catanese e a metà gennaio 1998 partì per l'Irak con un esperto di trading di greggio appositamente assoldato dalla Cogep. Dopo due giorni di trattative, il 18 gennaio, arrivò il momento della firma del contratto con il direttore generale della Somo, Saddam Hassan, cugino del leader iracheno. Era domenica e De Petro si presentò come sempre vestito in blazer blu e pantaloni grigi - una sorta di divisa a cui non rinunciava mai. Lo aspettava un contratto lungo dieci pagine. Nella decima erano riportati prima il nome e i dati del venditore - la Somo - e poi quelli dell'acquirente - la Cogep. Sotto c'era lo spazio per le firme.
In rappresentanza del venditore firmò per primo Hassan. Poi fu la volta di De Petro, che pose la firma sotto la dicitura «For buyer» - per l'acquirente. Insomma, il primo contratto di acquisto da parte della Cogep di petrolio iracheno - e l'unico ad esser stato siglato a Baghdad (gli altri furono sempre inviati per fax) - non venne firmato da un funzionario della società milanese bensì dal consulente di Roberto Formigoni. Quando l'hanno vista, gli investigatori dell'Onu hanno immediatamente capito che quella firma costituiva una vera e propria svolta nelle indagini. Per la prima volta erano infatti in grado di documentare il legame tra una società petrolifera che aveva firmato un contratto con la Somo e un uomo politico incluso nella lista dei beneficiari dei "buoni" petroliferi stilata dal ministero iracheno.
Da parte sua De Petro non ha problemi ad ammettere di aver accompagnato personale della Cogep negli uffici della Somo, ma nega fermamente di aver mai firmato alcun contratto. «Non ho mai firmato contratti per la Cogep - dice - Non avevo alcun titolo per farlo». Titolo o non titolo, gli investigatori hanno appurato che gli iracheni lo associavano alla Cogep. Tant'è che svariati documenti successivi arrivarono indirizzati a lui. Un esempio è offerto dal fax spedito dal direttore della Somo Saddam Hassan il 13 giugno 1998. È la copia firmata del secondo contratto, indirizzata a «Cogep Srl, Milano, Italy, Attn Mister Marco».
Da parte sua, De Petro non sentiva però obblighi particolari nei confronti della società milanese ed era disposto a "diversificare". «Il Sole-24 Ore» e il «Financial Times» hanno appurato che per questo entrò in contatto con l'ingegner Alberto Olivi, un ex trader petrolifero della Cameli diventato amministratore unico e proprietario della Nrg Oils, la società genovese segnalata da Formigoni nel suo telex a Tarek Aziz assieme alla Cogep. Documenti trovati negli archivi iracheni confermano che la società di Olivi aveva fatto affari con la Somo. «Ho avuto contratti nel 1996, nel 1999, nel 2001 e nel 2003» spiega a «Il Sole-24 Ore» e al «Financial Times» l'ingegner Olivi, che sostiene di non essere a conoscenza di alcun intervento a suo favore da parte di Roberto Formigoni. Olivi conferma però di aver discusso di petrolio con Marco De Petro: «(De Petro, ndr) poteva forse supportare l'aggiudicazione di contratti, ma non ci fu né il modo, né il tempo, né l'intenzione di approfondire la cosa... I nostri incontri, probabilmente a Baghdad, non hanno prodotto risultati ai fini delle attività della mia società».

Gli affari della Cogep. Il rapporto tra il duo Formigoni-De Petro e la Cogep continuò invece senza interruzioni per tutto il corso del programma Oil for Food. De Petro in particolare fu tutt'altro che distante o passivo. Al contrario, per tutti quegli anni ebbe incontri regolari con la Cogep per discutere su come ottimizzare gli sforzi di commercializzazione del greggio comprato.
Gli investigatori hanno scoperto che i primi incontri si tennero negli stessi uffici della Cogep, al primo piano del numero 45 di via San Vittore. Seduto attorno al bellissimo tavolo ovale inglese della sala riunioni, De Petro si trovò spesso a discutere di petrolio fino a sera inoltrata con due funzionari della Cogep, Natalio Catanese, suo figlio Andrea e suo fratello Saverio, proprietario tra l'altro della società di design Almax e membro della Compagnia delle Opere.
Delle decine di politici dei 52 Paesi che risultano aver avuto "buoni" di petrolio dall'Irak, Roberto Formigoni è l'unico ad aver ottenuto assegnazioni poi convertite in contratti eseguiti dal gennaio1998 fino alla vigilia dell'invasione anglo-americana. Senza mai un'interruzione. E il fatto che le sue assegnazioni siano continuate anche dopo il 2000 è ritenuto particolarmente significativo. Gli investigatori hanno infatti appurato che a partire dal 2000, su ordine di Saddam, la Somo offrì petrolio soltanto a chi era disposto a pagare una tangente del 10% al regime. Le compagnie petrolifere maggiori si rifiutarono di accettare quest'imposizione in aperta violazione delle risoluzioni dell'Onu ritirandosi dal mercato iracheno, ma la Cogep fu tra le società che si prestarono al gioco permettendo così a Saddam di creare fondi neri, riciclare denaro illecito e, tra le altre cose, acquistare armi.
Gli iracheni ovviamente non usarono mai la parola mazzetta (kickback, in inglese) bensì il termine più morbido di sovrattassa (surcharge). Ma la natura illegale di questi pagamenti era evidentemente chiara ai signori della Cogep, perché tutti i versamenti vennero fatti da uno speciale conto aperto presso la Ubs a Lugano, un conto diverso da quello della Paribas a Ginevra da cui venivano aperte le lettere di credito ufficiali per l'acquisto del petrolio iracheno. Gli investigatori hanno trovato tracce documentali di pagamenti fatti dalla Cogep su due conti segreti della Somo, il primo presso la Franzabank di Beirut e il secondo presso la National Jordan Bank di Amman. In totale, la società milanese ha pagato 943mila dollari in tangenti.
Se c'era il margine per pagare tangenti di questo calibro era perché la Cogep ebbe modo di fare profitti non indifferenti sui 24 milioni di barili acquistati in totale dalla Somo. Anche perché quei barili non li ha mai neppure toccati: li ha sempre rivenduti a qualcuno che li andava a caricare in Irak. Nel marzo del 1999, dal carico di una singola petroliera - la Krovinken - riuscì a guadagnare 270mila dollari.
Non ci sono prove che Formigoni e De Petro sapessero di queste tangenti, ma gli investigatori hanno appurato che non tutti i profitti sono rimasti nelle casse della Cogep. A dimostrarlo è il contenuto di un faldone verde che, almeno fino a qualche tempo fa, era conservato in via San Vittore. Per la precisione nella stanza di Andrea Catanese, alle spalle della sua scrivania, vicino alla finestra. Sul dorso, con pennarello indelebile blu, c'era scritto un nome: Candonly. Dentro c'erano le fatturazioni di questa società e le rimesse a essa pagate dalla Cogep.
A «Il Sole-24 Ore» e al «Financial Times» risulta che, ad eccezione del primo contratto, quello del gennaio 1998, in cui il pagamento fu in percentuale, per tutti gli altri contratti avuti dalla Somo la Candonly sia stata pagata una commissione di tre centesimi per ogni barile di petrolio acquisito dalla Somo.

Giri di prestanome. Ma chi c'è dietro Candonly Limited? La società è stata registrata a Dublino nel 1991 da Jesse Grant Hester, un prestanome di professione - una cosiddetta testa di legno - con sedi legali nelle Channel Islands e a Cipro. È stata poi chiusa il 12 novembre 1999, sei mesi dopo la costituzione di una consorella londinese dallo stesso nome. Amministratore e proprietario della Candonly inglese risulta essere Michael Patrick Dwen, ma in realtà è anch'egli un prestanome di professione con uffici nelle Channel Islands e a Cipro, e che soltanto in Gran Bretagna è nel consiglio di oltre 400 società diverse. Jesse Grant Hester appare con lui nei consigli di amministrazione di numerose società sparse per il mondo.
Gli investigatori hanno appurato che oltre a queste "teste di legno" c'è un altro signore associato alla Candonly: Marco Mazarino De Petro. «Il Sole-24 Ore» e il «Financial Times» sono inoltre in possesso di un documento scritto a mano dal consulente di Formigoni, con il suo nome a fianco a quello della Candonly Ltd.
De Petro nega invece di aver mai sentito nominare questa società o di aver mai avuto alcunché a che fare con essa.
«Quelle della Somo non erano certamente elargizioni a perdere» commenta una persona che frequentava Baghdad nel periodo in questione. «Se gli iracheni tenevano il conto preciso di quello che davano a ogni personalità straniera non era certo per caso. Era per poterlo riscuotere».
Agli investigatori dell'Onu risulta che ciò che più interessava agli iracheni era il sostegno internazionale alla battaglia di Saddam contro le sanzioni. E non c'è dubbio che su questo fronte Formigoni si sia dato molto da fare. Fu lui stesso a vantarsene in una lettera scritta nel 1996 a Tarek Aziz, in possesso de «Il Sole-24 Ore» e del «Financial Times». «Eccellenza - si legge - innanzitutto vorrei confermare con questa lettera la mia solidarietà nei confronti del popolo iracheno... Io ho dimostrato formalmente la mia solidarietà sia davanti al mio Governo che davanti all'opinione pubblica attraverso dichiarazioni e interviste. Credo di poter affermare di aver contribuito a riequilibrare la posizione del Governo italiano». Oltre a partecipare alla conferenza tenuta a Baghdad nel maggio 1999 e ad altre successive, Formigoni si impegnò in prima linea nella campagna a favore della fine dell'embargo. L'11 novembre 2000 fu per esempio lui alla testa della delegazione che partì dall'aeroporto di Linate a bordo di un volo umanitario. Era il primo volo ufficiale italiano su Baghdad dopo quello che nel 1991 era servito allo stesso Formigoni per riportare in patria i nostri connazionali tenuti in ostaggio come "scudi umani" da Saddam. A organizzare il viaggio del novembre 2000 fu la Regione Lombardia. «Questa missione - dichiarò il governatore in una conferenza stampa tenuta in una sala dell'aeroporto - è un segnale di solidarietà a un popolo che soffre, ed esprime la nostra volontà che le sanzioni contro l'Irak abbiano fine».
Nei mesi precedenti all'invasione anglo-americana del 2003, Formigoni si schierò apertamente contro la guerra. Nel febbraio 2003 non esitò a incontrare a pranzo lo stesso Tarek Aziz in occasione del suo viaggio dal Papa, vano tentativo in extremis di fermare la macchina da guerra americana. Nel suo piccolo anche De Petro si diede da fare: a novembre 2002 fu uno dei firmatari di una mozione al consiglio comunale di Genova che criticava l'ipotesi di un intervento militare americano.
Non c'è ovviamente nulla di eccepibile in queste iniziative, peraltro condivise da buona parte degli italiani. Gli investigatori dell'Onu stanno ora cercando di stabilire se la campagna pubblica, del tutto legittima, sia stata almeno in parte finanziata da pagamenti privati e non dichiarati.
Nell'aprile 2004 in una mozione presentata dall'opposizione nel consiglio della Giunta regionale fu chiesto al presidente Formigoni di rassicurare i cittadini lombardi di non aver fatto «opera di intermediazione petrolifera. Perché ogni opera di intermediazione politica porta con sé vantaggi economici». Il presidente Formigoni non ha mai risposto, ma a volergli ripetere la domanda sarà presto anche la commissione dell'Onu.

ma hai capito la morale di questa storia?
sarebbe che invece degli americani, con vostro vetusto, vagamente sciocco e abbastanza ingenuo slogan della guerra per il petrolio, in realtà molto più prosaicamente l'oro nero iraqeno interessava molto a talune organizzazioni, stati e personaggi dichiaratamente "pacifisti"

von Clausewitz
14-02-2005, 01:21
Originariamente inviato da rap
non c'è alcuna ombra sul Governatore.
Avanti cosi, non ci faremo intimorire da questa merda, tirata fuori ad arte.

invece è la triste realtà, se poi tu non la vuoi vedere è un altro discorso
avanti dove?
vedrai la batosta che prenderete alle regionali, passerete il resto del tempo che manca per le politiche a leccarvi le ferite :asd:

Lorekon
14-02-2005, 13:59
Originariamente inviato da von Clausewitz
invece è la triste realtà, se poi tu non la vuoi vedere è un altro discorso
avanti dove?
vedrai la batosta che prenderete alle regionali, passerete il resto del tempo che manca per le politiche a leccarvi le ferite :asd:


ma quale batosta, il Furmiga non perde neanche se lo fotografano mentre esce da una banca con la pistola e un sacco di iuta pieno di euro! :D

se c'è una regione blindata è proprio la Lombardia (poi con l'avversario che hanno scelto, tale oscuro Sarfatti... bho! ma chi è??)

Lucio Virzì
14-02-2005, 14:17
Spettacolare il formiga sulla neve a scherzi a parte :asd:

Anakin
14-02-2005, 15:05
ho l'intervista di Formigoni a riguardo.

solo che è un pdf di una scansione...
ho la gif da 102k....
come la posto?:what:

guardero stasera se ho ancora qualche account web.

Lucio Virzì
14-02-2005, 15:19
Originariamente inviato da Anakin
ho l'intervista di Formigoni a riguardo.

solo che è un pdf di una scansione...
ho la gif da 102k....
come la posto?:what:

guardero stasera se ho ancora qualche account web.

http://www.imageshack.us/

Ma mi sa che una gif da 102 k è illegibile.

LuVi

Anakin
14-02-2005, 15:30
bel sito!:eek:
bravo Luvi.

http://img203.exs.cx/img203/6295/articolo5hh.th.gif (http://img203.exs.cx/my.php?loc=img203&image=articolo5hh.gif)


cliccandoci su(x 2 volte) l'immagine si allarga e si legge abbastanza bene.

majin mixxi
14-02-2005, 18:56
Originariamente inviato da rap
non c'è alcuna ombra sul Governatore.
Avanti cosi, non ci faremo intimorire da questa merda, tirata fuori ad arte.

vota fiducioso
:D

majin mixxi
14-02-2005, 18:58
Originariamente inviato da Lorekon
ma quale batosta, il Furmiga non perde neanche se lo fotografano mentre esce da una banca con la pistola e un sacco di iuta pieno di euro! :D

se c'è una regione blindata è proprio la Lombardia (poi con l'avversario che hanno scelto, tale oscuro Sarfatti... bho! ma chi è??)

non ci giurerei.Formigoni e l'albertina hanno fatto dei danni che neanche Attila sarebbe riuscito a fare e puoi stare sicuro che c'è molta gente che non vede l'ora di cacciarli (io per primo)

rap
14-02-2005, 23:01
Originariamente inviato da von Clausewitz
invece è la triste realtà, se poi tu non la vuoi vedere è un altro discorso
avanti dove?
vedrai la batosta che prenderete alle regionali, passerete il resto del tempo che manca per le politiche a leccarvi le ferite :asd:
per intanto mi godo questi cinque meravigliosi anni, a guardare voialtri rosicare :asd: :asd:

Ewigen
14-02-2005, 23:08
Originariamente inviato da majin mixxi
non ci giurerei.Formigoni e l'albertina hanno fatto dei danni che neanche Attila sarebbe riuscito a fare e puoi stare sicuro che c'è molta gente che non vede l'ora di cacciarli (io per primo)

I vostri danni,pardon buone cose,che voi e la sinistra avete intenzione di fare possono essere tranquillamente rimandati all'anno che non verrà. :rolleyes:

Lucio Virzì
14-02-2005, 23:48
Originariamente inviato da Ewigen
I vostri danni,pardon buone cose,che voi e la sinistra avete intenzione di fare possono essere tranquillamente rimandati all'anno che verrà. :rolleyes:

E' il 2006 quell'anno, caro. ;)

LuVi

rap
15-02-2005, 00:32
Just an illusion :D