View Full Version : La musica: da arte a commercio!
andryonline
17-12-2004, 18:10
Volevo discutere di un argomento che ritengo molto importante, il quale mi è stato "ricordato" dal cantante Mango.
Si infatti l'altro giorno sono stato ad un suo concerto nella mia zona.
Mango ha detto che oggi purtroppo la musica sta diventando sempre più commerciale a causa della tv. Una volta la musica era arte, oggi è un prodotto da vendere!
Lui preferisce esibirsi dal vivo in un concerto di 2 ore dove poter esibirsi liberamente (come vuole lui) a contatto con la gente che può applaudirlo o fischiarlo.
Non ama andare in tv a cantare un brano di 4 minuti in playback, dove non può sbagliare e dove gli applausi sono "programmati", tutto questo solo per farsi pubblicità e vendere i suoi dischi.
Così, nonostante le varie proposte, da parte sua sono più i no che i si per andare in tv, infatti lo si vede poco sul piccolo schermo.
Questa è la prova di una persona che ama la sua arte più dei guadagni che questa possa portargli (attraverso la tv).
Poi ha anche parlato di tv "spazzatura" (termine che in realtà gli è stato suggerito ad alta voce da una persona del pubblico; Mango aveva usato inizialmente un termine più "elegante") e di quelle poche trasmissioni intelligenti che non rientrano in questa categoria (ha parlato di Panariello).
Devo dire che questo discorso, comunque molto breve, mi è piaciuto moltissimo e non solo a me ma a tutto il pubblico (che per l'occasione penso fosse formato da molte persone intelligenti e mature; al concerto c'erano più adulti che giovani).
Sono perfettamente daccordo con le parole di Mango, oggi la musica è commercio, non è arte!
E' anche per questo che si da tantissimo peso alle vendite e alle classifiche, e le canzoni non rimangono impresse nelle menti delle persone come quei vecchi brani ormai storici come per esempio "Azzurro".
Ieri la musica si "ascoltava", oggi si "consuma".
Mi ricordo di una recensione di Ziggy stardust che stavo leggendo qualche giorno fa: ne riporto la parte finale.
"All'alba degli anni 70, in Inghilterra, il rock diventa un ballo in maschera. Sotto le sgargianti luci dei neon, impazzano i giovani "dudes": neo-fricchettoni che trasformano i barbosi raduni eco-pacifisti dei loro cugini hippie in uno sfrenato festival del kitsch. Che sia "peace and love", insomma, ma senza più vincoli ideologici o politici di sorta. Trionfano così il disimpegno, il travestitismo e l’ambiguità sessuale, in un profluvio di lustrini e paillettes, piume e rimmel, stivali e tutine spaziali. E' il tempo del "glam-rock" e di una nuova ubriacante Swingin' London. "Rock'n'roll col rossetto", lo definirà John Lennon. In questo carnevale delle vanità, David Bowie centra la maschera perfetta: Ziggy Stardust. Un alieno androgino dalle movenze sgraziate, truccato come una drag queen e munito di parrucca color carota. E' lui "l'uomo che cadde sulla terra", il messia ("a leper messiah") di una rivoluzione rock che dura una stagione sola, il tempo che passa tra la sua ascesa e la sua caduta ("the rise and fall"). E in questa parabola c'è tutta la rappresentazione dell'arte di Bowie: la messa in scena del warholiano "quarto d'ora di celebrità", l’edonismo morboso di Dorian Gray, la parodia del divismo e dei miti effimeri della società dei consumi e, non ultimi, i presagi di un cupo futuro orwelliano."
"Irrimediabilmente datato, ma al tempo stesso foriero di tanto rock a venire, il melò di Ziggy Stardust abbatte gli sterili confini tra cultura "alta" e "bassa". Perché Bowie - come ha detto lui stesso - "è insieme Nijinsky e Woolworth". Chiunque negli anni abbia affrontato il rapporto tra performer e pubblico ha dovuto fare i conti con questo alieno in calzamaglia. "Era una creatura nata per essere idolatrata dai fan – rivelerà Bowie - la utilizzai servendomi dei semplici canoni del rock'n'roll". Un prodotto di marketing, insomma, ma studiato fin nei minimi dettagli. Come un'opera d'arte. Per dirla con le parole di Bowie, "pensavamo d'essere esploratori d'avanguardia, rappresentanti d'una forma embrionica di post-modernismo". Un'arte "totale", in cui la musica si sposa con il teatro, il music-hall, il mimo, il cinema, il fumetto, le arti visive, ma senza mai perdere di vista l'obiettivo finale: la celebrità. "Diventerò famoso" aveva giurato lo stesso Bowie prima della pubblicazione di "Ziggy Stardust". Chi lo definisce "un disco commerciale", dunque, non si sbaglia. Si sbaglia solo quando pensa che arte e commercio non siano compatibili. Un abbaglio che diventa colossale quando si pronuncia il nome di David Bowie."
Preso da www.ondarock.it
Che dire? D'accordo. Il fatto che una musica sia data per il "consumo " non significa necessariamente che essa non sia "un'opera d'arte"!
Ma purtroppo questa uguaglianza vige ormai!
quando non è eccezione ma norma, non v'è nulla di artistico
Super Vegetto
17-12-2004, 22:11
Sono d'accordissimo...ma di che anno è "Ziggy Sturdast"?
OGGI, per lo meno tra la musica che viene trasmessa in radio e in tv, quanto o chi c'è che si avvicina almeno concettualmente a questi standard musicali? Solo e solamente i "vecchi" che discendono da quelle generazioni; per i "giovani" o vengono costruiti a tavolino come fenomeni commerciali, o gli viene impedito di emergere al grande pubblico. Potere delle major, sconfitta del concetto musica - arte per le masse. Oggi la musica "intelligente" (nei vari generi che possono piacere) sta diventando un fenomeno di nicchia, lo squallore commerciale è ormai dilagante. D'altronde, se è vero che le masse sono ignoranti, è giusto che per loro ci debba essere musica ignorante, televisione ignorante e gente ignorante a guidare il paese...Guardate che il discorso torna...
cioé non per dire
al tempo Bowie si portava dietro Fripp per le chitarre
oggi chiamerebbero John 5, se non è in tournè con Avril Lavigne... insomma, non scherziamo :asd:
Super Vegetto
17-12-2004, 22:24
Originariamente inviato da Arësius
cioé non per dire
al tempo Bowie si portava dietro Fripp per le chitarre
oggi chiamerebbero John 5, se non è in tournè con Avril Lavigne... insomma, non scherziamo :asd:
Ti quoto...:( :(
ominiverdi
17-12-2004, 23:42
perche', una volta la musica non si vendeva, forse? :confused:
la musica non-commerciale non esiste, di nessun genere, in quanto fatta per essere commercializzata e venduta.
tutti i cantanti si vendono.
vendono la loro voce, i loro sentimenti, la loro fantasia e creativita', i loro pensieri ed emozioni alle masse, per i soldi e per la fama.
o, quando gratis, per beneficienza ecc. = ritorno di immagine. sempre redditizio
mango imho nel caso doveva utilizzare il termine "qualita'", forse quello che voleva dire e' che e' scaduta la qualita' musicale e il valore artistico dei prodotti, negli ultimi anni. (poi e' soggettivo)
ma sempre di prodotti e musica commerciale bisogna parlare, in quanto tale.
andryonline
18-12-2004, 08:16
Una volta la musica la si creava ai fini di realizzare qualcosa di artistico (che poi ovviamente veniva anche venduto) secondo le capacità, l'ispirazione e i gusti di chi la creava, oggi la muscia la si crea per avere un prodotto da vendere e che quindi sia fatto su misura di chi compra, secondo le richieste di mercato!
Oggi si punta solo al "successo facile", che è poi anche quello che dura meno!
In 5 minuti si creano miti (a livello internazionale) che poi nel giro di pochi mesi vengono dimenticati! Tutto questo per via della pubblicità (bombardante) che viene fatta attraverso la radio e la televisione!
Non c'è più l'esibizione artistica di una volta! Oggi fanno trasmissioni dove gli artisti si esibiscono uno dopo l'altro per cantare in 4 minuti il loro pezzo in playback solo per pubblicizzarlo!
Bombardano la testa ai giovani che alla fine sono "costretti" a farsi piacere quel brano e a comprarlo!
Il potere di tutto, la gestione di tutto, è nelle mani delle case discografiche (le quali hanno interesse di vendere).
Un cantante di oggi, senza la casa discografica non fa nulla! Deve farsi guidare dalle major come un burattino se vuole il successo (spesso e volentieri però di breve durata)!
Celentano è stato il primo e l'unico a rendersi conto di questa prospettiva (ha questa capacità di anticipare i tempi e prevedere il futuro...) e così decise (svenandosi economicamente) di creare un sua etichetta, una sua casa discografica, il Clan di Celentano! Questo perchè lui non si fa imporre le cose da nessuno (non so se avete seguito la vicenda con la Rai alla quale Celentano per il suo nuovo show in aprile 2005, ha chiesto totale carta bianca e nessuna lettura preventiva dei testi dei suoi monologhi; dopo un primo rifiuto adesso pare che la Rai si stia "sottomettendo", manca solo l'ufficializzazione della notizia che vuole il Molleggiato sul piccolo schermo per il 2005)!
Oggi però è ancora più difficile riuscire a fare una cosa simile (anche perchè ci vuole tanto coraggio, forza e talento oltre ai mezzi economici) e sono le major a controllare tutto!
I cantanti si sottomettono a questo sistema (che corona per poco anche chi non dovrebbe neppure sognarsi di fare il cantante) ed invece dovrebbero ribbellarsi con coraggio!
So comunque che per i nuovi è molto difficile!
Scoperchiatore
18-12-2004, 08:52
d'accordissimo con te, e in ogni ambito esistono questi due livelli di musica con le dovute sfumature.
Tutta l'arte sta facendo questa fine, si è commercializzato dapprima il cinema, poi la musica, ora la letteratura, ed infine sarà la volta di scultura e pittura.
Originariamente inviato da ominiverdi
perche', una volta la musica non si vendeva, forse? :confused:
la musica non-commerciale non esiste, di nessun genere, in quanto fatta per essere commercializzata e venduta.
Non sono d'accordo.. o meglio lo sono solo in parte.
E' vero che la musica è fatta ANCHE per essere venduta e diffusa da sempre, ma questo non è mai stato lo scopo principale e non dovrebbe esserlo.
Il problema odierno è proprio questo: si preferisce puntare all'immagine del cantante più che alla composizione del pezzo.
Adesso come adesso capita sempre più spesso di vedere gente che al primo disco è già famosa e guadagna quanto gruppi decennali..
Imho si sta perdendo il senso della gavetta e del successo meritato.
Prima un cantante si poteva far conoscere solo tramite la sua voce e i suoi pezzi; non gliene fregava a nessuno se era un pezzo di manzo/figa oppure no.
Se lo era meglio, ma era sicuramente un qualcosa che veniva dopo.
E poi ormai anche la canzoncina più brutta viene trasformata in un tormentone grazie alla pressione dei media.
Ci sono canzoni che vengono passate tremila volte da radio e tv per farle entrare nella zucca della gente a forza...
Io sono abbastanza appassionata di musica italiana anni 70/80, ad esempio, oggi cantanti e gruppi di una volta non avrebbero presa su molta gente spodestati da un qualsiasi Tiziano Ferro...purtroppo.
andryonline
18-12-2004, 09:08
Condivido tutto quello che hai scritto Nicky e soprattutto la frase qui di seguito quotata.
Originariamente inviato da Nicky
la musica è fatta ANCHE per essere venduta e diffusa da sempre, ma questo non è mai stato lo scopo principale e non dovrebbe esserlo.
;)
ominiverdi
18-12-2004, 14:06
Originariamente inviato da Nicky
Non sono d'accordo.. o meglio lo sono solo in parte.
E' vero che la musica è fatta ANCHE per essere venduta e diffusa da sempre, ma questo non è mai stato lo scopo principale e non dovrebbe esserlo.
Il problema odierno è proprio questo: si preferisce puntare all'immagine del cantante più che alla composizione del pezzo.
Adesso come adesso capita sempre più spesso di vedere gente che al primo disco è già famosa e guadagna quanto gruppi decennali..
Imho si sta perdendo il senso della gavetta e del successo meritato.
Prima un cantante si poteva far conoscere solo tramite la sua voce e i suoi pezzi; non gliene fregava a nessuno se era un pezzo di manzo/figa oppure no.
Se lo era meglio, ma era sicuramente un qualcosa che veniva dopo.
E poi ormai anche la canzoncina più brutta viene trasformata in un tormentone grazie alla pressione dei media.
Ci sono canzoni che vengono passate tremila volte da radio e tv per farle entrare nella zucca della gente a forza...
Io sono abbastanza appassionata di musica italiana anni 70/80, ad esempio, oggi cantanti e gruppi di una volta non avrebbero presa su molta gente spodestati da un qualsiasi Tiziano Ferro...purtroppo.
sul fatto della qualita' in discesa molti concordano con te, stessa cosa per il successo commerciale e la popolarita' facile e spesso "immeritata", frutto di bombardamenti massmediatici, costruzione di personaggi, canzoncine populiste e quant'altro
in sostanza i cantanti "seri" (mango si autoinserisce fra questi), lamenterebbero, par di capire, che chi si impegna maggiormente e produce arte non riceve piu' le dovute risposte del pubblico e il giusto spazio in TV, che la buona musica riceve meno attenzioni della cattiva musica, che ormai sono le canzoncine commerciali (magari quelle piu' stupide) ad avere successo, a scapito delle canzoni piu' impegnate e di valore artistico maggiore.
se la TV non vuole dare spazio e spingere questi cantanti, e' perche' ritiene che spingendo altri o altri generi musicali ottiene maggiori introiti, o semplicemete perche' sottosta' a contratti e accordi con le major.
viene spinto chi assicura un maggior numero di vendite e ascolti, e lo spazio viene dato di conseguenza.
la musica di mango non ha uno stile particolarmente "popolare", senza entrare nei meriti del valore artistico, quindi puo' assicurare introiti minori di canzoni frivole come quelle di Dj francesco, o magari anche dirisio, per fare un esempio.
mango poi dovrebbe prendere atto che i tempi e i gusti sono cambiati, che oggi va per la maggiore l'hip-hop e la musica internazionale, e che quella italiana e' in declino
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