Lucio Virzì
01-12-2004, 08:14
http://www.repubblica.it/2004/l/sezioni/cronaca/eternit/eternit/eternit.html
Per quanti anni abbiamo subito in silenzio, senza sapere? :muro:
In treno, sotto i nostri tetti, convinti di una falsa sicurezza.
Oggi a Genova i legali dei parenti delle vittime chiederanno
di bloccare i beni dell'imprenditore svizzero Schmidheiny
Sfida al magnate dell'Eternit "Sequestrate il suo patrimonio"
Morti di cancro in fabbrica, i parenti presentano il conto
DAL NOSTRO INVIATO FRANCESCO VIVIANO
SIRACUSA - Migliaia di morti e di malati per l'aria che respiravano. In tutto il mondo: dal Brasile al Sud Africa alla Svizzera. E anche in Italia. Soprattutto a Casale Monferrato, a Siracusa, a Napoli e a Bari. Il sospetto è pesante: ad ucciderli sarebbe stato l'amianto. E nel mirino, per la prima volta, sono finiti i vertici della multinazionale Eternit, i fratelli Stephan e Thomas Schmidheiny, svizzeri, ai primi posti nelle classifiche dei più ricchi del pianeta. I loro nomi sono stati iscritti nel registro degli indagati da due procure, quella di Torino e di Siracusa.
Nel capoluogo piemontese sono indagati per "disastro colposo", in Sicilia per "omissione dolosa di misure atte a garantire la sicurezza nel lavoro". E oggi a Genova (sede legale della società Eternit) gli avvocati che assistono gli eredi dei morti ed i dipendenti malati di cancro chiederanno al giudice del lavoro del Tribunale, Margherita Bossi, il sequestro conservativo dei beni per un importo di 60 milioni e 100 mila euro a Stephan Schmidheiny, azionista di maggioranza della multinazionale Eternit e delle due società Anova Ag e Becon Ag, entrambe con sede nella confederazione elvetica.
Dalla richiesta di sequestro dei beni è rimasto fuori il fratello di Stephan, Thomas (primo produttore di cemento nel mondo e che si accinge a fare una transazione con il fallimento della holding Eternit spa di Genova) che, nonostante non abbia avuto partecipazioni azionarie e ruoli dirigenziali nella Eternit ha già risarcito i familiari delle vittime e degli ex dipendenti ammalati di Siracusa.
Fino a qualche mese fa queste morti, così come le malattie professionali degli operai e dei loro familiari, erano state addebitate ai dirigenti svizzeri ed italiani delle fabbriche di Eternit in Italia, che sono stati processati (alcuni procedimenti sono ancora in corso a Torino ed a Siracusa) e condannati a pene detentive e pecunarie, sempre però sostenuti in modo occulto da Stephan Schmidheiny che ha pagato tutte le spese processuali ed i risarcimenti per conto degli imputati.
Ma alla fine dell'estate scorsa un paio di ex dirigenti della Eternit in Italia ed in Svizzera, hanno iniziato a collaborare con le autorità giudiziarie italiane: "Sapevamo che i parametri di sicurezza a garanzia dei lavoratori erano insufficienti, ma noi ci adeguavamo a quei parametri perché le direttive ci venivano imposte dall'alto, dai vertici della società, dalla famiglia Schmidheiny, parametri che avevano il bollo della Suva, l'ente federale svizzero deputato a vigilare sulla sicurezza dei lavoratori, violando così di fatto i suoi obblighi di controllo delle condizioni di lavoro negli stabilimenti di proprietà del gruppo Eternit in Svizzera, in Italia e nel resto del mondo".
Accuse circostanziate che hanno indotto il procuratore aggiunto di Torino, Raffaele Guariniello, e il procuratore capo di Siracusa, Giuseppe Campisi, ad aprire nuove indagini per accertare le eventuali responsabilità di fratelli Schmidheiny sulla morte e sulle malattie dei loro dipendenti in Italia (oltre 2.000 a Casale Monferrato e 600 nel siracusano).
A sostegno delle responsabilità dei vertici dell'Eternit, la difesa delle vittime, ha messo a disposizione dei magistrati torinesi e siracusani tutta una documentazione dove emergerebbe che i proprietari svizzeri sapevano tutto sui pericoli per la salute nascosti in quelle fabbriche.
Secondo la denuncia presentata dagli avvocati delle vittime e dei loro familiari durante i processi celebratisi nei confronti dei dirigenti locali degli stabilimenti Eternit in Italia, Stephan Schmidheiny avrebbe "influenzato" gli imputati in modo tale che "non emergesse mai l'assetto delle reali responsabilità e non collaborassero con le autorità giudiziarie italiane e svizzere".
E che i vertici dell'Eternit sapevano è stato recentemente confermato dagli ex dirigenti dell'Eternit in Svizzera ed in Italia, Leo Mittelholzer, Andersen Holte ed Heinz Schaffeneir interrogati nelle settimane scorse a Torino ed a Siracusa. Anche il fratello di Stephan, Thomas è stato interrogato ed avrebbe fatto mezze ammissioni risarcendo i danni di sua pertinenza. Ma in Italia la partita dei risarcimenti è appena cominciata.
(1 dicembre 2004)
Per quanti anni abbiamo subito in silenzio, senza sapere? :muro:
In treno, sotto i nostri tetti, convinti di una falsa sicurezza.
Oggi a Genova i legali dei parenti delle vittime chiederanno
di bloccare i beni dell'imprenditore svizzero Schmidheiny
Sfida al magnate dell'Eternit "Sequestrate il suo patrimonio"
Morti di cancro in fabbrica, i parenti presentano il conto
DAL NOSTRO INVIATO FRANCESCO VIVIANO
SIRACUSA - Migliaia di morti e di malati per l'aria che respiravano. In tutto il mondo: dal Brasile al Sud Africa alla Svizzera. E anche in Italia. Soprattutto a Casale Monferrato, a Siracusa, a Napoli e a Bari. Il sospetto è pesante: ad ucciderli sarebbe stato l'amianto. E nel mirino, per la prima volta, sono finiti i vertici della multinazionale Eternit, i fratelli Stephan e Thomas Schmidheiny, svizzeri, ai primi posti nelle classifiche dei più ricchi del pianeta. I loro nomi sono stati iscritti nel registro degli indagati da due procure, quella di Torino e di Siracusa.
Nel capoluogo piemontese sono indagati per "disastro colposo", in Sicilia per "omissione dolosa di misure atte a garantire la sicurezza nel lavoro". E oggi a Genova (sede legale della società Eternit) gli avvocati che assistono gli eredi dei morti ed i dipendenti malati di cancro chiederanno al giudice del lavoro del Tribunale, Margherita Bossi, il sequestro conservativo dei beni per un importo di 60 milioni e 100 mila euro a Stephan Schmidheiny, azionista di maggioranza della multinazionale Eternit e delle due società Anova Ag e Becon Ag, entrambe con sede nella confederazione elvetica.
Dalla richiesta di sequestro dei beni è rimasto fuori il fratello di Stephan, Thomas (primo produttore di cemento nel mondo e che si accinge a fare una transazione con il fallimento della holding Eternit spa di Genova) che, nonostante non abbia avuto partecipazioni azionarie e ruoli dirigenziali nella Eternit ha già risarcito i familiari delle vittime e degli ex dipendenti ammalati di Siracusa.
Fino a qualche mese fa queste morti, così come le malattie professionali degli operai e dei loro familiari, erano state addebitate ai dirigenti svizzeri ed italiani delle fabbriche di Eternit in Italia, che sono stati processati (alcuni procedimenti sono ancora in corso a Torino ed a Siracusa) e condannati a pene detentive e pecunarie, sempre però sostenuti in modo occulto da Stephan Schmidheiny che ha pagato tutte le spese processuali ed i risarcimenti per conto degli imputati.
Ma alla fine dell'estate scorsa un paio di ex dirigenti della Eternit in Italia ed in Svizzera, hanno iniziato a collaborare con le autorità giudiziarie italiane: "Sapevamo che i parametri di sicurezza a garanzia dei lavoratori erano insufficienti, ma noi ci adeguavamo a quei parametri perché le direttive ci venivano imposte dall'alto, dai vertici della società, dalla famiglia Schmidheiny, parametri che avevano il bollo della Suva, l'ente federale svizzero deputato a vigilare sulla sicurezza dei lavoratori, violando così di fatto i suoi obblighi di controllo delle condizioni di lavoro negli stabilimenti di proprietà del gruppo Eternit in Svizzera, in Italia e nel resto del mondo".
Accuse circostanziate che hanno indotto il procuratore aggiunto di Torino, Raffaele Guariniello, e il procuratore capo di Siracusa, Giuseppe Campisi, ad aprire nuove indagini per accertare le eventuali responsabilità di fratelli Schmidheiny sulla morte e sulle malattie dei loro dipendenti in Italia (oltre 2.000 a Casale Monferrato e 600 nel siracusano).
A sostegno delle responsabilità dei vertici dell'Eternit, la difesa delle vittime, ha messo a disposizione dei magistrati torinesi e siracusani tutta una documentazione dove emergerebbe che i proprietari svizzeri sapevano tutto sui pericoli per la salute nascosti in quelle fabbriche.
Secondo la denuncia presentata dagli avvocati delle vittime e dei loro familiari durante i processi celebratisi nei confronti dei dirigenti locali degli stabilimenti Eternit in Italia, Stephan Schmidheiny avrebbe "influenzato" gli imputati in modo tale che "non emergesse mai l'assetto delle reali responsabilità e non collaborassero con le autorità giudiziarie italiane e svizzere".
E che i vertici dell'Eternit sapevano è stato recentemente confermato dagli ex dirigenti dell'Eternit in Svizzera ed in Italia, Leo Mittelholzer, Andersen Holte ed Heinz Schaffeneir interrogati nelle settimane scorse a Torino ed a Siracusa. Anche il fratello di Stephan, Thomas è stato interrogato ed avrebbe fatto mezze ammissioni risarcendo i danni di sua pertinenza. Ma in Italia la partita dei risarcimenti è appena cominciata.
(1 dicembre 2004)