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View Full Version : Legge 40, parla il presidente dei talassemici italiani.


Paracleto
24-10-2004, 16:01
E alla fine il malato senza futuro s’è imbufalito ed è andato in tivù a dire: “Scusate, Brunetta c’è”

“Se per sostenere un’idea si cambia la realtà, significa che quell’idea non è formidabile”





Genova. “Tanti buchi fatti sul tavolo di cucina, ecco quel che mi ricordo”. Il padre ritornava la sera dall’Italsider, operaio tutta la vita, e quel bambino con gli occhi a mandorla che a tre anni era sempre stanco svogliato pallido pallido lo preoccupava. E allora prelievi, buchi, un sacco di buchi, analisi a pagamento ogni tre giorni, analisi per escludere, analisi per trovare. Fino alla diagnosi di un pediatra specializzato: “Lui d’ora in poi lo curo io, ha la talassemia”. Millenovecentosessantaquattro, i bambini talassemici non superavano la pubertà. Loris Brunetta aveva tre anni e si ricorda solo i buchi, scappava sotto il tavolo per non farseli fare. Suo fratello no, suo fratello era nato sano, fortunato. Non è difficile imparare la regoletta, la insegnano alle scuole medie, piselli rossi e piselli bianchi: è la legge di Mendel, quello dell’ereditarietà. Per due genitori microcitemici, cioè portatori sani di talassemia, tre possibilità: venticinque per cento figlio completamente sano, cinquanta per cento figlio portatore sano, venticinque per cento figlio malato. Talassemico. Condannato a morte. Anche deforme, con le ossa del cranio un po’ schiacciate, nei favolosi anni Sessanta: globuli rossi piccoli, pallidi, in numero ridotto e con vita breve, trasfusioni sbagliate o approssimative, genitori rassegnati alla malasorte di un figlio a termine, con gli occhi troppo allungati. Loris Brunetta non aveva più la madre, morta prima di sapere che a uno dei due bambini era andata male, morta senza sapere nulla nemmeno della microcitemia e delle leggi di Mendel. Pochi anni dopo, nelle zone più colpite, Bassa padana, delta del Po, Sardegna, Meridione, ci si cominciava a fare le analisi prematrimoniali, e nel 1974 la talassemia ebbe un bel peso nel referendum sull’aborto. Meglio un figlio non nato di un figlio condannato a una mezza vita.
Brunetta tira il fiato, oggi che ha 41 anni e la faccia da ragazzo, la fede al dito e un impiego in comune, a Genova (per un periodo ha fatto le consegne, carico e scarico, lavoro pesante che gli ha procurato un paio di ernie al disco, poi ha vinto il concorso, è contento, in centro ci va con la moto). Nessuno l’ha buttato nel cestino quando lui non poteva farci nulla, e mai nessuno, anche dopo tutti quei buchi e la diagnosi, ha pensato che il cestino sarebbe stato meglio. “Mi portava mio padre a fare le trasfusioni, quando non lavorava, sennò mio nonno, e qualche volta ci andavamo direttamente col donatore: un collega di lavoro, un cugino, chiunque. Prelievo e via, un’ora dopo nel mio braccio il suo sangue ancora caldo”. Funzionava così, negli anni Sessanta: controlli zero, adesso non si può donare il sangue nemmeno se si è sovrappeso. Dice Brunetta, mentre beve un prosecco – “certo, mangio noccioline, bevo, cosa credevi?” – che le complicazioni più pesanti le ha avute dopo le trasfusioni, febbri da cavallo e vomito per il corpo estraneo, magari non sano, magari non compatibile. Anche l’epatite C si è beccato con le trasfusioni, il 70 per cento dei talassemici ce l’ha, e amen. Quando era bambino, condannato dalla legge di Mendel a vita breve e smunta, non c’era nessuno a fissargli l’appuntamento per la provvista di sangue, funzionava così: il padre osservava il piccolo, che poco a poco andava spegnendosi, sempre più pallido, sempre più stanco, e allora capiva che era l’ora delle provviste. “Era un tirare a campare, non c’era altra possibilità che questa”. Ospedale, trasfusione, ricovero anche lungo, lunghissime assenze da scuola, non come adesso con il day hospital, e la ferocia degli altri bambini: non ti picchio perché sei malato, hai preso un bel voto solo perché sei malato, mia madre dice che devo essere buono con te perché sei malato. Gli dava fastidio, allora a pallone voleva essere il più bravo di tutti. Col fiatone, ma il più bravo di tutti.

“Sono un mostro, io?”
“Con poco ferro si muore, con molto ferro si muore”. Lo dice il primario del centro di talassemia a Genova, che prima era uno scantinato dell’ospedale e adesso è qualcosa di più e cura duecento persone. Vanno lì alle undici, seduti in poltrona con l’ago nel braccio, trasfusione e alle tre tornano a lavorare, o vanno a fare i compiti, i più piccoli piangono un po’. Con molto ferro si muore, e infatti di quello muore un talassemico: di accumulo. Le trasfusioni fanno accumulare il ferro, a poco a poco, dove non si deve: cuore, fegato, pancreas. Tra gli ottomila talassemici italiani sta una maggioranza silenziosa e cardiopatica, il settanta per cento muore con un cuore sovraccarico, che non riesce più a funzionare. Brunetta non è cardiopatico, per adesso, ma ha alle spalle dieci anni di non cure, fino al 1974, quando finalmente hanno cominciato a eliminargli il ferro dal sangue con l’infusione, un ago sottocutaneo attaccato a una macchinetta portatile. Quell’anno ha cambiato la vita ai malati, cioè gliel’ha allungata per sempre: “Nel 1974 c’erano ragazzini di cui i medici aspettavano la morte da un momento all’altro, e adesso sono ancora qui”. Adesso sui grafici la curva è ascendente, e l’estate scorsa a Genova è morto il paziente più anziano: quarantasette anni. Brunetta ne ha quarantuno, sa che i miracoli sono rari, dice che con la paura si impara a convivere, e che la morte non è il suo primo pensiero la mattina né l’ultimo la sera: “La paura ce l’hanno tutti, la paura ce l’hai anche tu, basta non farsi prendere dal panico. E un malato ha troppe cose da fare per farsi prendere dal panico”. Troppe cose sono le trasfusioni, i controlli, la terapia per eliminare il ferro. Fino al 1997 solo aghi sotto la pelle per dodici ore al giorno, cinque giorni alla settimana, adesso finalmente c’è una pastiglia. Tutti i giorni, come per la pressione. Nessuna vergogna, “mentre la macchinina con la pompetta faceva vergognare”. Perché si può anche dormire con un ago piantato nel braccio, o nell’addome; ma uscire con una ragazza, a sedici anni, come si fa? E allora c’era chi si rifiutava, e poi ne moriva. “Io se uscivo con una ragazza cercavo di fare presto e poi correvo a mettermi l’ago, qualcuno faceva finta di niente e andava a toglierselo, però era meglio quando glielo spiegavo”. Vallo a spiegare a quelli che guardano le cellule da un microscopio e ne trovano una sbagliata, una da gettare, che fare l’amore con una ragazza, anche con l’ago nel braccio che magari fa prurito, non è così male, come vita.
A un certo punto Brunetta si è incazzato. Parecchio. Quando è stata approvata la legge sulla fecondazione assistita e i radicali, i genetisti, le madri in provetta, hanno scatenato il dramma. Vietata la selezione eugenetica degli embrioni, ma come, mica partorirete un figlio talassemico? Oscurantisti, cattivi, autoritari. Un figlio così è una condanna alla sofferenza, e via col ripescaggio dall’oblio della talassemia. “Come se esistessimo soltanto come prova di non diritto alla vita, come esempio di spazzatura di cui liberarsi, qualcosa che disturba la perfezione della non sofferenza, e allora giù per lo scarico del water”. Brunetta si è incazzato, dice che anche gli altri pazienti sono furiosi, ma non con le madri per le quali talassemico è troppo, alle quali non bastano le forze. “Non potrei mai criticare la scelta di una coppia dilaniata dal dubbio, che alla fine rinuncia”, dice, lui che avrebbe fatto volentieri un altro figlio, “e sarebbe stato quasi sicuramente malato, perché mia moglie è portatrice sana, ma sono successe troppe cose, e abbiamo perso il treno: adesso è tardi”. Ma l’arrabbiatura resta. “Io mi arrabbio con chi non vuole più ricordarsi di essere stato un embrione, con chi studia le cellule e non vede oltre, con chi ci considera mostri da non far nascere: sono un mostro, io?”. Sui giornali è stato scritto anche questo, Miriam Mafai si è chiesta sulla prima pagina della Repubblica che cosa farà una madre quando al bambino di due anni comincerà a gonfiarsi la testa e gli si allungheranno le ossa del femore. Il fatto è che quarant’anni fa succedeva davvero, da trenta non succede, non succederà mai più, almeno in Italia. Brunetta si è infuriato e ha mandato una lettera alla Mafai, le ha chiesto perché raccontasse frottole, lei che è così brava e autorevole, lei che la gente l’ascolta; lei gli ha risposto, privatamente, che quel che ha scritto l’ha detto una senatrice della Lega in Parlamento, e che comunque loro due hanno idee diverse: lei è contraria alla legge e lui no, lei è per la ricerca sulle staminali e lui no, lei è per la selezione eugenetica e lui no.
Genova. “Tanti buchi fatti sul tavolo di cucina, ecco quel che mi ricordo”. Il padre ritornava la sera dall’Italsider, operaio tutta la vita, e quel bambino con gli occhi a mandorla che a tre anni era sempre stanco svogliato pallido pallido lo preoccupava. E allora prelievi, buchi, un sacco di buchi, analisi a pagamento ogni tre giorni, analisi per escludere, analisi per trovare. Fino alla diagnosi di un pediatra specializzato: “Lui d’ora in poi lo curo io, ha la talassemia”. Millenovecentosessantaquattro, i bambini talassemici non superavano la pubertà. Loris Brunetta aveva tre anni e si ricorda solo i buchi, scappava sotto il tavolo per non farseli fare. Suo fratello no, suo fratello era nato sano, fortunato. Non è difficile imparare la regoletta, la insegnano alle scuole medie, piselli rossi e piselli bianchi: è la legge di Mendel, quello dell’ereditarietà. Per due genitori microcitemici, cioè portatori sani di talassemia, tre possibilità: venticinque per cento figlio completamente sano, cinquanta per cento figlio portatore sano, venticinque per cento figlio malato. Talassemico. Condannato a morte. Anche deforme, con le ossa del cranio un po’ schiacciate, nei favolosi anni Sessanta: globuli rossi piccoli, pallidi, in numero ridotto e con vita breve, trasfusioni sbagliate o approssimative, genitori rassegnati alla malasorte di un figlio a termine, con gli occhi troppo allungati. Loris Brunetta non aveva più la madre, morta prima di sapere che a uno dei due bambini era andata male, morta senza sapere nulla nemmeno della microcitemia e delle leggi di Mendel. Pochi anni dopo, nelle zone più colpite, Bassa padana, delta del Po, Sardegna, Meridione, ci si cominciava a fare le analisi prematrimoniali, e nel 1974 la talassemia ebbe un bel peso nel referendum sull’aborto. Meglio un figlio non nato di un figlio condannato a una mezza vita.
Brunetta tira il fiato, oggi che ha 41 anni e la faccia da ragazzo, la fede al dito e un impiego in comune, a Genova (per un periodo ha fatto le consegne, carico e scarico, lavoro pesante che gli ha procurato un paio di ernie al disco, poi ha vinto il concorso, è contento, in centro ci va con la moto). Nessuno l’ha buttato nel cestino quando lui non poteva farci nulla, e mai nessuno, anche dopo tutti quei buchi e la diagnosi, ha pensato che il cestino sarebbe stato meglio. “Mi portava mio padre a fare le trasfusioni, quando non lavorava, sennò mio nonno, e qualche volta ci andavamo direttamente col donatore: un collega di lavoro, un cugino, chiunque. Prelievo e via, un’ora dopo nel mio braccio il suo sangue ancora caldo”. Funzionava così, negli anni Sessanta: controlli zero, adesso non si può donare il sangue nemmeno se si è sovrappeso. Dice Brunetta, mentre beve un prosecco – “certo, mangio noccioline, bevo, cosa credevi?” – che le complicazioni più pesanti le ha avute dopo le trasfusioni, febbri da cavallo e vomito per il corpo estraneo, magari non sano, magari non compatibile. Anche l’epatite C si è beccato con le trasfusioni, il 70 per cento dei talassemici ce l’ha, e amen. Quando era bambino, condannato dalla legge di Mendel a vita breve e smunta, non c’era nessuno a fissargli l’appuntamento per la provvista di sangue, funzionava così: il padre osservava il piccolo, che poco a poco andava spegnendosi, sempre più pallido, sempre più stanco, e allora capiva che era l’ora delle provviste. “Era un tirare a campare, non c’era altra possibilità che questa”. Ospedale, trasfusione, ricovero anche lungo, lunghissime assenze da scuola, non come adesso con il day hospital, e la ferocia degli altri bambini: non ti picchio perché sei malato, hai preso un bel voto solo perché sei malato, mia madre dice che devo essere buono con te perché sei malato. Gli dava fastidio, allora a pallone voleva essere il più bravo di tutti. Col fiatone, ma il più bravo di tutti.

“Sono un mostro, io?”
“Con poco ferro si muore, con molto ferro si muore”. Lo dice il primario del centro di talassemia a Genova, che prima era uno scantinato dell’ospedale e adesso è qualcosa di più e cura duecento persone. Vanno lì alle undici, seduti in poltrona con l’ago nel braccio, trasfusione e alle tre tornano a lavorare, o vanno a fare i compiti, i più piccoli piangono un po’. Con molto ferro si muore, e infatti di quello muore un talassemico: di accumulo. Le trasfusioni fanno accumulare il ferro, a poco a poco, dove non si deve: cuore, fegato, pancreas. Tra gli ottomila talassemici italiani sta una maggioranza silenziosa e cardiopatica, il settanta per cento muore con un cuore sovraccarico, che non riesce più a funzionare. Brunetta non è cardiopatico, per adesso, ma ha alle spalle dieci anni di non cure, fino al 1974, quando finalmente hanno cominciato a eliminargli il ferro dal sangue con l’infusione, un ago sottocutaneo attaccato a una macchinetta portatile. Quell’anno ha cambiato la vita ai malati, cioè gliel’ha allungata per sempre: “Nel 1974 c’erano ragazzini di cui i medici aspettavano la morte da un momento all’altro, e adesso sono ancora qui”. Adesso sui grafici la curva è ascendente, e l’estate scorsa a Genova è morto il paziente più anziano: quarantasette anni. Brunetta ne ha quarantuno, sa che i miracoli sono rari, dice che con la paura si impara a convivere, e che la morte non è il suo primo pensiero la mattina né l’ultimo la sera: “La paura ce l’hanno tutti, la paura ce l’hai anche tu, basta non farsi prendere dal panico. E un malato ha troppe cose da fare per farsi prendere dal panico”. Troppe cose sono le trasfusioni, i controlli, la terapia per eliminare il ferro. Fino al 1997 solo aghi sotto la pelle per dodici ore al giorno, cinque giorni alla settimana, adesso finalmente c’è una pastiglia. Tutti i giorni, come per la pressione. Nessuna vergogna, “mentre la macchinina con la pompetta faceva vergognare”. Perché si può anche dormire con un ago piantato nel braccio, o nell’addome; ma uscire con una ragazza, a sedici anni, come si fa? E allora c’era chi si rifiutava, e poi ne moriva. “Io se uscivo con una ragazza cercavo di fare presto e poi correvo a mettermi l’ago, qualcuno faceva finta di niente e andava a toglierselo, però era meglio quando glielo spiegavo”. Vallo a spiegare a quelli che guardano le cellule da un microscopio e ne trovano una sbagliata, una da gettare, che fare l’amore con una ragazza, anche con l’ago nel braccio che magari fa prurito, non è così male, come vita.
A un certo punto Brunetta si è incazzato. Parecchio. Quando è stata approvata la legge sulla fecondazione assistita e i radicali, i genetisti, le madri in provetta, hanno scatenato il dramma. Vietata la selezione eugenetica degli embrioni, ma come, mica partorirete un figlio talassemico? Oscurantisti, cattivi, autoritari. Un figlio così è una condanna alla sofferenza, e via col ripescaggio dall’oblio della talassemia. “Come se esistessimo soltanto come prova di non diritto alla vita, come esempio di spazzatura di cui liberarsi, qualcosa che disturba la perfezione della non sofferenza, e allora giù per lo scarico del water”. Brunetta si è incazzato, dice che anche gli altri pazienti sono furiosi, ma non con le madri per le quali talassemico è troppo, alle quali non bastano le forze. “Non potrei mai criticare la scelta di una coppia dilaniata dal dubbio, che alla fine rinuncia”, dice, lui che avrebbe fatto volentieri un altro figlio, “e sarebbe stato quasi sicuramente malato, perché mia moglie è portatrice sana, ma sono successe troppe cose, e abbiamo perso il treno: adesso è tardi”. Ma l’arrabbiatura resta. “Io mi arrabbio con chi non vuole più ricordarsi di essere stato un embrione, con chi studia le cellule e non vede oltre, con chi ci considera mostri da non far nascere: sono un mostro, io?”. Sui giornali è stato scritto anche questo, Miriam Mafai si è chiesta sulla prima pagina della Repubblica che cosa farà una madre quando al bambino di due anni comincerà a gonfiarsi la testa e gli si allungheranno le ossa del femore. Il fatto è che quarant’anni fa succedeva davvero, da trenta non succede, non succederà mai più, almeno in Italia. Brunetta si è infuriato e ha mandato una lettera alla Mafai, le ha chiesto perché raccontasse frottole, lei che è così brava e autorevole, lei che la gente l’ascolta; lei gli ha risposto, privatamente, che quel che ha scritto l’ha detto una senatrice della Lega in Parlamento, e che comunque loro due hanno idee diverse: lei è contraria alla legge e lui no, lei è per la ricerca sulle staminali e lui no, lei è per la selezione eugenetica e lui no.

Il Foglio (http://www.ilfoglio.it/articolo.php?idoggetto=19331)

jumpermax
24-10-2004, 16:21
Un modo davvero patetico di trattare la questione che invece meriterebbe maggior serietà. Faccio notare che se due genitori scoprono di essere malati hanno di fronte 3 possibilità, non fare figli tentare la sorte o ricorrere alla procreazione assistita. E il signor Brunetta non sarebbe al mondo nemmeno nel primo caso, che tanti sostenitori della legge 40 trovano non solo accettabile come scelta ma anche giusta... "c'è sempre l'adozione" è la frase che ti senti dire.
Chi è a favore della legge 40 non ha più rispetto della vita di quelli che sono contrari, solo che ritiene che un gruppetto di cellule abbia già lo status di persona a tutti gli effetti. Tanto che pur di preservare questo gruppetto di cellule sarebbero disposti a far morire bambini in carne ed ossa... ma loro si tutelano la vita...

Paracleto
24-10-2004, 16:29
Originariamente inviato da jumpermax
Un modo davvero patetico di trattare la questione che invece meriterebbe maggior serietà. Faccio notare che se due genitori scoprono di essere malati hanno di fronte 3 possibilità, non fare figli tentare la sorte o ricorrere alla procreazione assistita. E il signor Brunetta non sarebbe al mondo nemmeno nel primo caso, che tanti sostenitori della legge 40 trovano non solo accettabile come scelta ma anche giusta... "c'è sempre l'adozione" è la frase che ti senti dire.
Chi è a favore della legge 40 non ha più rispetto della vita di quelli che sono contrari, solo che ritiene che un gruppetto di cellule abbia già lo status di persona a tutti gli effetti. Tanto che pur di preservare questo gruppetto di cellule sarebbero disposti a far morire bambini in carne ed ossa... ma loro si tutelano la vita...

brunetta era quel gruppetto di cellule
tu eri quel gruppeto di cellule
chiunque legga questo forum era quel gruppetto di cellule

jumpermax
24-10-2004, 16:35
Originariamente inviato da Paracleto
brunetta era quel gruppetto di cellule
tu eri quel gruppeto di cellule
chiunque legga questo forum era quel gruppetto di cellule
Io non ero quel gruppetto di cellule per quanto mi riguarda. Io ho avuto origine da quel gruppetto di cellule, ma quando c'erano loro ancora non c'ero io. Poi se tu sei così sicuro della cosa da connannare a morte un bambino vero per una tua convinzione del tutto ideologica non verrò a sindacare sulle tue scelte... basta che il bambino in questione non sia mio figlio però.

Paracleto
24-10-2004, 17:16
Originariamente inviato da jumpermax
Io non ero quel gruppetto di cellule per quanto mi riguarda. Io ho avuto origine da quel gruppetto di cellule, ma quando c'erano loro ancora non c'ero io.

non c'eri?
e dov'eri? sospeso nel limbo?

Poi se tu sei così sicuro della cosa da connannare a morte un bambino vero per una tua convinzione del tutto ideologica non verrò a sindacare sulle tue scelte... basta che il bambino in questione non sia mio figlio però.

Mi spiace per te, ma io non condanno a morte proprio nessuno
lo farei se la ricerca sugli embrioni fosse l'unica e sola via percorribile, e ovviamente non è così.

Se vogliamo parlare per slogan, tu impedisci ad un bambino anche solo di vedere la luce, per una tua convinzione del tutto ideologica.

il baffo
24-10-2004, 17:25
avanti UDC!!!!!!!

mi fanno ancor piu schifo di prodi!
praticamente hanno condannato a morte metà sardegna senza usare i campi di sterminio, che schifo!
mi domando cosa abbia l'UDC contro i sardi

alla faccia della misericordia cattolica!

vorrei capire bene se in questo governo comanda silvio o follini

il baffo
24-10-2004, 17:33
Originariamente inviato da jumpermax
Un modo davvero patetico di trattare la questione che invece meriterebbe maggior serietà. Faccio notare che se due genitori scoprono di essere malati hanno di fronte 3 possibilità, non fare figli tentare la sorte o ricorrere alla procreazione assistita. E il signor Brunetta non sarebbe al mondo nemmeno nel primo caso, che tanti sostenitori della legge 40 trovano non solo accettabile come scelta ma anche giusta... "c'è sempre l'adozione" è la frase che ti senti dire.
Chi è a favore della legge 40 non ha più rispetto della vita di quelli che sono contrari, solo che ritiene che un gruppetto di cellule abbia già lo status di persona a tutti gli effetti. Tanto che pur di preservare questo gruppetto di cellule sarebbero disposti a far morire bambini in carne ed ossa... ma loro si tutelano la vita...

fai presto a parlare tu vero?
tanto il problema non ti tocca!

sei di CL vero?

jumpermax
24-10-2004, 17:36
Originariamente inviato da Paracleto
non c'eri?
e dov'eri? sospeso nel limbo?

Non esistevo.


Mi spiace per te, ma io non condanno a morte proprio nessuno
lo farei se la ricerca sugli embrioni fosse l'unica e sola via percorribile, e ovviamente non è così.

Se vogliamo parlare per slogan, tu impedisci ad un bambino anche solo di vedere la luce, per una tua convinzione del tutto ideologica.
Dici? E se l'unica strada per salvare un bambino fosse quella di far nascere un fratellino? E se solo con la fecondazione assistita si potrebbe evitare di far nascere un bambino malato? L'ovviamente non è così non è poi così ovvio. Su chi impedisce ad un bambino di nascere in questo caso poi guarda non ci sono dubbi, quelli contro la vita siete voi. Voi che vietate la fecondazione eterologa. Voi che alle coppie portatrici sane di gravi malattie consigliate di adottare dei bambini o di tentare la sorte. Ma si dai... gioca ai dadi con la vita di tuo figlio... ha solo il 25% di possibilità di beccarsi la talassemia...

Paracleto
24-10-2004, 17:45
Originariamente inviato da jumpermax
Non esistevo.

e quindi quell'agglomerato di cellule cos'era?
o "non esistevo" si riferisce al fatto che non avevi una coscienza sviluppata?
se ci atteniamo a criteri scientifici, tu eri quell'agglomerato, e se quello fosse stato scartato sarebbe nata un'altra persona


Dici? E se l'unica strada per salvare un bambino fosse quella di far nascere un fratellino? E se solo con la fecondazione assistita si potrebbe evitare di far nascere un bambino malato? L'ovviamente non è così non è poi così ovvio. Su chi impedisce ad un bambino di nascere in questo caso poi guarda non ci sono dubbi, quelli contro la vita siete voi. Voi che vietate la fecondazione eterologa. Voi che alle coppie portatrici sane di gravi malattie consigliate di adottare dei bambini o di tentare la sorte. Ma si dai... gioca ai dadi con la vita di tuo figlio... ha solo il 25% di possibilità di beccarsi la talassemia...

non ci sono dubbi per te, questo è certo
ma ripeto
l'articolo parla chiaro, dando ascolto a quanto dici Brunetta non sarebbe mai nato. Certo, ha avuto i suoi problemi, ma ora è vivo, esiste, lavora, si gode la vita. Fosse dipeso da te, giù per il cesso e bon.
Per me non è così tanto ovvio su chi impedisca cosa... guarda un po'...

insomma, distruggere una vita per favorirne un'altra è essere per la vita

mi suona strano

il baffo
24-10-2004, 17:49
talebani

Paracleto
24-10-2004, 18:01
baffo
se hai interventi costruttivi da fare, benissimo

se devi limitarti ad abbaiare, per cortesia, fallo altrove.

jumpermax
24-10-2004, 18:03
Originariamente inviato da Paracleto
e quindi quell'agglomerato di cellule cos'era?
o "non esistevo" si riferisce al fatto che non avevi una coscienza sviluppata?
se ci atteniamo a criteri scientifici, tu eri quell'agglomerato, e se quello fosse stato scartato sarebbe nata un'altra persona

Per avere un tu per quanto mi riguarda ci deve essere qualcosa che il tu in linea teorica lo possa almeno associare ad un io. Se non c'è un cervello non solo non c'è coscienza sviluppata, mancano i presupposti perché una coscienza possa anche solo esistere. Sul fatto che con criteri scientifici si possa dire che IO ero quell'agglomerato beh guarda, non credo proprio. La scienza non si occupa di filosofia.



non ci sono dubbi per te, questo è certo
ma ripeto
l'articolo parla chiaro, dando ascolto a quanto dici Brunetta non sarebbe mai nato. Certo, ha avuto i suoi problemi, ma ora è vivo, esiste, lavora, si gode la vita. Fosse dipeso da te, giù per il cesso e bon.
Per me non è così tanto ovvio su chi impedisca cosa... guarda un po'...

insomma, distruggere una vita per favorirne un'altra è essere per la vita

mi suona strano
Questo ragionamento non sta proprio in piedi. Ci sono centinaia di motivi che potevano portare alla non nascita di Brunetta. Se due genitori scoprono di avere malattie genetiche o comunque trasmissibili ci pensano 2 volte prima di mettere al mondo un bambino. E forse non lo fanno, non a torto. Brunetta ha qualcosa da dire anche su di loro? Hai qualcosa tu da dire contro di loro? Non pensi che mettere al mondo un bambino quando ci sono seri rischi di comprometterne la salute sia un azzardo sulla vita di qualcun altro?
Eppure questa stessa legge vieta l'eterologa per tutelare gli interessi del nascituro che non conoscerà mai il padre. Vien da dire insomma malato si ma bastardo no, quello non lo si può accettare.

Paracleto
24-10-2004, 18:32
Originariamente inviato da jumpermax
Per avere un tu per quanto mi riguarda ci deve essere qualcosa che il tu in linea teorica lo possa almeno associare ad un io. Se non c'è un cervello non solo non c'è coscienza sviluppata, mancano i presupposti perché una coscienza possa anche solo esistere. Sul fatto che con criteri scientifici si possa dire che IO ero quell'agglomerato beh guarda, non credo proprio. La scienza non si occupa di filosofia.

e infatti non parlo di filosofia
dico che, se quel agglomerato di cellule fosse stato gettato via, sarebbe nato qualcun altro, con caratteristiche genetiche differenti.


Questo ragionamento non sta proprio in piedi. Ci sono centinaia di motivi che potevano portare alla non nascita di Brunetta. Se due genitori scoprono di avere malattie genetiche o comunque trasmissibili ci pensano 2 volte prima di mettere al mondo un bambino. E forse non lo fanno, non a torto. Brunetta ha qualcosa da dire anche su di loro? Hai qualcosa tu da dire contro di loro? Non pensi che mettere al mondo un bambino quando ci sono seri rischi di comprometterne la salute sia un azzardo sulla vita di qualcun altro?
Eppure questa stessa legge vieta l'eterologa per tutelare gli interessi del nascituro che non conoscerà mai il padre. Vien da dire insomma malato si ma bastardo no, quello non lo si può accettare.

Non capisco perchè questo ragionamento non stia in piedi. Se è vero che per moltissimi altri motivi Brunetta avrebbe potuto non nascere, è altresì vero che i genitori hanno messo al mondo un essere umano completo, sfortunato ma completo, che oggi può godere delle gioie dell'esistenza come ogni altro essere umano, cosa che non sarebbe accaduta applicando un criterio "selettivo".

Non vedo dove siano le falle nel ragionamento. Certo, i genitori avrebbero potuto decidere di non avere figli, ma in tal caso semplicemente non avrebbe avuto luogo nessuna fecondazione, non sarebbe stato concepito alcun essere umano.

Se due genitori scoprono di avere malattie genetiche trasmissibili, semplicemente scelgono in piena libertà cosa fare, e se decidono di rischiare daranno comunque vita ad un essere umano che potrà poi essere curato. Lo sviluppo scientifico deve svilupparsi in questo senso, deve servire a curare, non a selezionare chi vive e chi va a finire nello scarico. Brunetta è nato, ha avuto problemi, sta venendo curato, e così in futuro malattie come la talassemia troveranno cure efficaci. L'alernativa era scartarlo e far nascere un individuo sano. Scartarlo, eliminarlo, impedirgli di avere una vita. Non vedo come questo sia meno detestabile che farlo nascere per poi curarlo. Per assurdo, preferiresti nascere avendo problemi o non nascere affatto? Preferiresti nascere sapendo che ti aspetta una vita difficile ma che i problemi potrebbero essere superati, o non venire mai al mondo?

jumpermax
24-10-2004, 18:46
Originariamente inviato da Paracleto
e infatti non parlo di filosofia
dico che, se quel agglomerato di cellule fosse stato gettato via, sarebbe nato qualcun altro, con caratteristiche genetiche differenti.

fammi capire il patrimonio genetico identifica un individuo? Due gemelli omozigoti sono una persona sola?



Non capisco perchè questo ragionamento non stia in piedi. Se è vero che per moltissimi altri motivi Brunetta avrebbe potuto non nascere, è altresì vero che i genitori hanno messo al mondo un essere umano completo, sfortunato ma completo, che oggi può godere delle gioie dell'esistenza come ogni altro essere umano, cosa che non sarebbe accaduta applicando un criterio "selettivo".

Non vedo dove siano le falle nel ragionamento. Certo, i genitori avrebbero potuto decidere di non avere figli, ma in tal caso semplicemente non avrebbe avuto luogo nessuna fecondazione, non sarebbe stato concepito alcun essere umano.

Sostenere che scartare un embrione malato equivale a togliere il diritto alla vita a Brunetta è come sostenere che non mettere al mondo figli nel caso in cui c'è il rischio di malattie gravi equivale a tolgliere la vita a Brunetta. Brunetta in entrambi i casi non sarebbe al mondo. Mettere in ballo una persona in carne ed ossa per giudicare una scelta che NON riguarda una persona è un modo sbagliato di ragionare, un non argomento buono giusto per impressionare ma non per discutere.
A me la cosa sembra chiara, non vedo dove ci possano essere dubbi.

Se due genitori scoprono di avere malattie genetiche trasmissibili, semplicemente scelgono in piena libertà cosa fare, e se decidono di rischiare daranno comunque vita ad un essere umano che potrà poi essere curato. Lo sviluppo scientifico deve svilupparsi in questo senso, deve servire a curare, non a selezionare chi vive e chi va a finire nello scarico. Brunetta è nato, ha avuto problemi, sta venendo curato, e così in futuro malattie come la talassemia troveranno cure efficaci. L'alernativa era scartarlo e far nascere un individuo sano. Scartarlo, eliminarlo, impedirgli di avere una vita. Non vedo come questo sia meno detestabile che farlo nascere per poi curarlo. Per assurdo, preferiresti nascere avendo problemi o non nascere affatto? Preferiresti nascere sapendo che ti aspetta una vita difficile ma che i problemi potrebbero essere superati, o non venire mai al mondo?
Preferisco nascere sano. Questa è l'alternativa. Nascere sani e non malati. Qua la questione vera è lasciar fare al caso oppure no. Tu ti affidi al caso per l'avvenire dei tuoi figli, anche quando invece hai la possibiltà di fare delle scelte? Brunetta è nato a dispetto di altri milioni di possibili alternative, nel concepimento è sempre un gioco di uno che entra e di qualche milione che resta fuori. Ingiusto o crudele così vanno le cose. Tanto alla fine sempre qua ricadiamo. Cosa per noi vuol dire quella cellula. Tu puoi dire con certezza che l'embrione di Brunetta equivale al Brunetta uomo? E allora dovresti darmi una motivazione abbastanza robusta... il fatto che tutti quanti si passi di li per diventare esseri umani non è una motivazione.

Paracleto
24-10-2004, 19:15
Originariamente inviato da jumpermax
fammi capire il patrimonio genetico identifica un individuo? Due gemelli omozigoti sono una persona sola?

certo che no, il patrimonio genetico però è quanto permette all'individuo di venire al mondo, un patrimonio genetico gettato via è un potenziale essere umano gettato via.




Sostenere che scartare un embrione malato equivale a togliere il diritto alla vita a Brunetta è come sostenere che non mettere al mondo figli nel caso in cui c'è il rischio di malattie gravi equivale a tolgliere la vita a Brunetta.

non proprio
come detto sopra e prima, ogni evulo fecondato è un essere umano potenziale
senza fecondazione non neghi niente a nessuno


Brunetta in entrambi i casi non sarebbe al mondo. Mettere in ballo una persona in carne ed ossa per giudicare una scelta che NON riguarda una persona è un modo sbagliato di ragionare, un non argomento buono giusto per impressionare ma non per discutere.
A me la cosa sembra chiara, non vedo dove ci possano essere dubbi.

beh, su questo punto credo sia solo una questione di "fede", per così dire, e quindi non potremo mai essre d'accordo

a mio personalissimo parere, un embrione è già una persona, in quanto tutti i sei miliardi e passa di individui del globo terracqueo sono stati ovuli fecondati


Preferisco nascere sano. Questa è l'alternativa. Nascere sani e non malati. Qua la questione vera è lasciar fare al caso oppure no. Tu ti affidi al caso per l'avvenire dei tuoi figli, anche quando invece hai la possibiltà di fare delle scelte? Brunetta è nato a dispetto di altri milioni di possibili alternative, nel concepimento è sempre un gioco di uno che entra e di qualche milione che resta fuori. Ingiusto o crudele così vanno le cose. Tanto alla fine sempre qua ricadiamo. Cosa per noi vuol dire quella cellula. Tu puoi dire con certezza che l'embrione di Brunetta equivale al Brunetta uomo? E allora dovresti darmi una motivazione abbastanza robusta... il fatto che tutti quanti si passi di li per diventare esseri umani non è una motivazione.

lo è per me
negare il fatto che buttare via un embrione non equivalga a buttare un essere umano è solo, come detto, una questione di idee.

jumpermax
24-10-2004, 19:47
Originariamente inviato da Paracleto
certo che no, il patrimonio genetico però è quanto permette all'individuo di venire al mondo, un patrimonio genetico gettato via è un potenziale essere umano gettato via.

questo ragionamento portato all'eccesso sembrerebbe voler dire che ogni combinazione genetica umana ha diritto a dar vita ad un individuo... cosa che invece non è.




non proprio
come detto sopra e prima, ogni evulo fecondato è un essere umano potenziale
senza fecondazione non neghi niente a nessuno

Ho capito ma non puoi valutare quell'ovulo fecondato in base al potenziale essere umano. Perché secondo questo ragionamento allora anche una coppia spermatozoo ovulo avrebbe valore in quanto potenzialmente può dar vita ad un embrione e quindi ad un individuo.


a mio personalissimo parere, un embrione è già una persona, in quanto tutti i sei miliardi e passa di individui del globo terracqueo sono stati ovuli fecondati

lo è per me
negare il fatto che buttare via un embrione non equivalga a buttare un essere umano è solo, come detto, una questione di idee.
E' questo il punto. Risposte certe non ne abbiamo... fosse una questione frivola stessimo parlando che ne so di occhi azzurri o capelli rossi direi che dovrebbe valere la linea garantista. Ma qua è in gioco la salute di bambini veri e anche di milioni di malati. Per cui insomma anche proibendo queste tecniche non credo che poi si riesca a prendere tanto tranquillamente il sonno...

jumpermax
25-10-2004, 00:13
ho trovato questa pagina abbastanza interessante

http://utenti.fastnet.it/utenti/marinelli/filosof/dwovita.html


Dworkin R., Il dominio della vita Edizioni di Comunita'

Prenderemo in considerazione i primi tre capitoli del libro:

1. I confini della vita
2. La moralita' dell'aborto
3. Che cosa e' sacro?

I I confini della vita

La disputa attorno alla liceita' dell'aborto spesso verte sul fatto che il feto sia o no una persona.

Finche' la disputa e' posta in tali termini di opposizione le due parti non possono discutere insieme, perche' non hanno niente su cui discutere.

Ci sono due idee molto differenti per descrivere il no all'aborto.

Si puo' dire che i feti sono creature con interessi propri fin dall'inizio, incluso principalmente l'interesse a rimanere in vita, e dunque hanno i diritti che tutti gli esseri umani hanno di proteggere questi interessi fondamentali, incluso il diritto a non essere uccisi. Questa tesi contro l'aborto e' un obiezione derivata perche' presuppone e deriva dai diritti e dagli interessi che tutti gli esseri umani, inclusi i feti, si assume che abbiano.

Chi accetta questa obiezione crede che lo Stato abbia la responsabilita' derivata di proteggere il feto.

La seconda tesi e' differente: la vita umana ha un valore intrinseco, innato; la vita umana e' sacra in se'; la natura sacra di una vita umana inizia quando iniziala sua vita biologica.

L'aborto, in questo caso, e' sbagliato perche' trascura e offende il valore intrinseco della vita umana.

Questa e' una obiezione indipendente perche' non dipende ne' presuppone particolari itneressi o diritti. Il questo caso lo Stato ha una responsabilita' indipendente di proteggere il valore intrinseco della vita.

Secondo Dworkin l'obiezione derivata: il no all'aborto deriva dai diritti delle persone delle quali fanno parte anche i feti e' la piu' debole.

E' piu' forte l'obiezione indipendente che fonda il suo no all'aborto sul fatto che la vita ha un valore intrinseco: e' sacra in se stessa.

Infatti non ha senso supporre che una cosa abbia interessi propri, distinti, per il fatto che per lei e' importante cio' che le accade, a meno che non abbia o abbia avuto una qualche forma di coscienza: una qualche vita mentale oltre quella fisica.

Ovviamente le creature che possono patire dolore hanno un interesse a evitare la sofferenza. E' anche del tutto contrario agli interessi degli animali essere sottoposti a pratiche dolorose ed e' del tutto contrario agli interessi di un feto dotato di un sistema nervoso sufficientemente sviluppato da avvertire dolore, infliggerli il dolore.

Per Dworkin, quindi, il feto non ha interessi propri sino a che non ha qualche forma di coscienza che individua, seguendo le indicazioni dell'embriologia, nella 26 sett. di gestazione identificandola con il concetto di viability: capacita' di vita autonoma.

Il punto importante e' dunque che un feto immaturo non puo' avere interessi e dunque non puo' avere interesse a sopravvivere.

Una volta che creature dotate di interessi siano venute a esistere ha senso dire, retrospettivamente, che certi eventi sarebbero stati contrari ai loro interessi se fossero accaduti nel passato.

Se l'aborto sia contro gli interessi del feto deve dipendere dalla questione se il feto stesso abbia interessi nel momento in cui si verifica l'aborto, non dalla questione se certi interessi si svilupperanno nel caso che l'aborto non avvenga.

L'aborto nei primi mesi non e' sbagliato perche' e' contro gli interessi del feto alla cui vita pone fine.

L'idea che infroma l'obiezione indipendente presenta importanti vantaggi e si connette a un'importante tradizione di tolleranza religiosa profondamente radicata in tutte l el autentiche democrazie moderne.

Dworkin afferma che un voulo umano fecondato sia un organismo vivente identificabile, almeno fin da quando e' impiantato in utero, il che avviene approssimativamente quattordici giorni dopo il suo concepimento.

Un feto e' una persona?

Il termine eprsona ha una grande varieta' di usi e significati che pososno facilmente essere confuzi.

E' saggio accantonare la questione perche' il termine e' troppo ambiguo per essere utile.

II La moralita' dell'aborto

La posizione liberale canonica sull'aborto si compone di 4 parti:
1 l'aborto e' sempre una decisone morale grave: da quando l'embrione e' riuscito ad impiantarsi in utero (14gg dopo il concep), l'aborto equivale alla soppressione di una vita umana che e' gia' iniziata, quindi non e' mai ammissibile per ragioni banali o frivole.

2 l'aborto e' giustificato per una varieta' di ragioni serie: non solo per salvare la vita alla madre o in caso di stupro ed incesto o per una grave anormalita' del feto tale da causare al bambino una vita breve, dolorosa e frustante. In alcuni di questi casi l'aborto e' moralmente doveroso.

3 la preoccupazione di una donna per i propri interessi e' una giustificazione adeguata per l'aborto se le conseguenze della nascita sarebbero per lei o per la sua famiglia permanenti e gravi.

4 almeno fino agli ultimi mesi di gravidanza, quando il feto e' sviluppato abbastanza da avere interessi propri, lo stato non ha il compito di intervenire nemmeno per impedire aborti moralmente non permessi dal momento che la questione della giustificabilita' dell'aborto deve essere decisa dalla donna che porta il feto.

La religione. Per i cattolici il feto e' persona per i protestanti la personalita' umana non esiste nei primi mesi di gravidanza anche se naturalmente sottolineano la sacralita' della vita.

Per la legge ebraica il feto non e' persona e nessuna persona esiste finché il bambino non esce dall'utero della madre nel mondo, cosi' l'aborto non e' omicidio; tuttavia l'aborto e' sbagliato di principio esso e' sempre condannabile eccetto che per salvare la vita della madre, o la sua salute o il suo benessere personale.

S. Tommaso sosteneva che il feto non ha anima intellettuale e razionale al momento del concepimento, ma ne acquista una solo piu' tardi: dopo 40gg se maschio, piu' tardi se femmina.

Tommaso rifiuta la tesi platonica che l'anima umana possa esistere in modo assolutamente indipendente dal corpo e disincarnata, ma accetta la dottrina aristotelica dell'isomorfismo secondo la quale l'anima umana non e' una sostanza indipendente e liberamente fluttuante, ma e' logicamente correlata al corpo umano. Nello stesso modo in cui la sagoma di un oggetto e' correlata all'oggetto stesso.

Attualmente emerge tra i cattolici e i protestanti una dottrina dell'etica coerente della vita: chi si oppone all'aborto deve mostrare un rispetto per la vita umana coerente nella sua valutazione delle questioni sociali.

Il femminismo

Blackmun sostiene che le donne hanno un diritto generale e fondato nella Costituzione alla privacy e da quel diritto generale discende che esse hanno il diritto di abortire prima della fine del secondo trimestre. Talvolta la privacy e' territoriale: le persone hanno diritto alla privacy territoriale quando possono fare cio' che desiderano entro un certo spazio specificato; talvolta e' questione di riservatezza: le persone possono tenere private le loro convinzioni politiche, talvolta privacy significa sovranita' sulle decisioni personali.

III Che cosa e' sacro?

Alcuni filosofi negano la possiiblita' che qualcosa abbia un valore intrinseco.

D. Hume ed altri sostengono che oggetti o eventi possono avere valore solo in quanto e perche' servono gli interessi di qualcuno o di qualcosa.

Niente ha valore, a meno che qualcuno lo voglia, o a meno che sia un mezzo per far si' che qualcuno ottenga cio' che vuole.

Comunque l'idea del valore intrinseco e' un luogo comune, e ha un posto centrale nel nostro schema condiviso di valori e opinioni.

Ci sono due categorie di entita' dotate di valore intrinseco:
a) valore intrinseco incrementale (per es. La conoscenza) b) valore intrinseco. sacro o inviolabile.

L'idea di sacro

Che cosa significa dire che la vita umana e' intrinsicamente importante? Una cosa e' importante in senso strumentale se il suo valore dipende dallasua utilita', dalla sua capacita' di aiutare le persone a ottenere cio' che vogliono.

Una cosa ha valore soggettivo solo per le persone cui accade di desiderarla.

Al contrario, una cosa ha valore intrinseco se il suo valore e' indipendente da cio' che alle persone capita di apprezzare, desiderare o avere bisogno, o da cio' che e' bene per loro.

La vita umana ha valore in tutti i tre i sensi. Trattiamo il valore della vita di una persona come strumentale quando lo misuriamo in termini di quanto il suo essere in vita serva agli interessi degli altri.

Trattiamo la vita di una persona come dotata di valore soggettivo quando misuriamo il suo valore rispetto alla persona stessa ( quanto egli vuole rimanere in vita); tale valore puo' anche essere definito valore personale.

Trattiamo la vita di una persona come dotata di valore intrinseco quando pensiamo che sia qualcosa che dovrenmmo rispettare e onorare e proteggere come in se stessa meravigliosa.

Il segno distintivo del sacro, come distinto da cio' che ha valore incrementale, e' che il sacro ha valore intrinsecamente perche' (e dunque una volta che) esiste.

Una cosa e' sacra oinviolabile quando la sua distruzione deliberata disonorebbe cio' che dovrebbe essere onorato.

Ci sono due processi attraverso i quali una cosa diventa sacra per una data cultura o per una certa persona.

Il primo consiste in un processo associativo o di designazione.

Il secondo e' attraverso la sua storia, come essa e' venuta ad essere.

Per esempio sia le opere d'arte sia specie animali (in pericolo di estinsione) sono esempi di cose per noi inviolabili, non per associazione (come accade con l'assiociazione bandiera-patria), ma in virtu' della loro storia, del processo attraverso il quale sono state portate al'esistenza.

Al di la' della concezione che vede gli esseri viventi come creature di Dio, anche la distruzione di una specie come psreco dell'investimento della natura puo' essere considerato come attentato al valore intrinseco di un processo naturale, seppur inconsapevole.

Le sorgenti del sacro sono, quindi. la creazione umana (le arti) e la creazione naturale. Ogni vita umana individuale e' di per se' inviolabile, perche' ogni vita individuale, di per se', puo' essere intesa come prodotto di entrambe le tradizioni creative.

I Greci usavano due parole per indicare la vita, utili a rendere evidente la distinzione: zoe, il termine con il quale indicavano la vita fisica e biologica, e bios, termine con il quale indicavano la vita in quanto vissuta, costituita dalle azioni, decisioni, motivi ed eventi che compongono quella che oggi chiamiamo una biografia.

La vita, in quanto sacra, esige rispetto e protezione indipendentemente dalla sua forma e figura a ragione del complesso investimento creativo che rappresenta, divino o evolutivo che sia. Ci sono pero' gradi di gravita' nella distruzione della vita umana. Quale misura dobbiamo assumere per formulare tali giudizi?

Quali tipi di vita vanno ascritti a differenti tipi di persone per misurare la tragedia della perdita di una vita, oppure, il quantum di risorse che devono essere assicurateo negate?

Una prima concezione indica che la vita viene distrutta quando va perduta, sicche' all'interrogativo di quanto e' stato distrutto da una morte prematura si rispoden stimando quanto, in caso contrario, sarebbe stata probabilmente lunga la vita precocemente recisa.

Tale concezione sembra spiegare perche' la morte di una giovane donna ci sembra peggiore della morte di un anziano.

Essa e' pero' inaccettabile per due ragioni:
1) Se la distruzione dovesse essere misurata solo in termini cronologici, ad esempio, allora un aborto nei primi stadi sarebbe un'offesa peggiore alla sacralita' della vita.

La tragedia di una morte prematur non diminuisce in modo lineare, proporzionalmente all'eta'.

2) La tesi della perdita semplice e' inadeguata perche' privilegia in modo esclusivo le possibilita' future, cio' che accadra' o non accadar' in futuro.

La distruzione della vita non puo' essere misurata solo in termini cronologici; la distruzione della vita e' spesso piu' grave e piu' tragica a causa di quello che e' accaduto nel passato.

La morte di un adolescente e' percepita piu' tragicamente rispetto a quella di un a neonata perché frustra gli investimenti che l'adolescente e gli altri hanno gia' fatto nella loro vita.

Lo sviluppo fetale e' un processo creativo continuo, un processo che nell'istante del concepimento e' solo iniziato.

Invero, dal momento che l'individuazione genetica non e' ancora completata in quel momento, potremmo dire che lo sviluppo di un essere umano unico non inizia aprossimativamente fino al quattordicesimo giorno dal suo impianto in utero.

Ma dopo l'impianto, man mano che il feto si sviluppa, l'investimento naturale che andrebbe distrutto con l'aborto diventa rapidamente sempre piu' grande e piu' significativo.

L'umano e il divino

Nel caso di feto affetto da gravi malformazioni i genitori sono chiamati a decidere se dal puntodi vista della frustazione della vita sia peggio che il feto malformato muoia subito, distruggendo il miracolo della creazione e del suo sviluppo, o se si deve continuare a crescerlo nell'utero, lasciarlo nascere e vivere una vita breve e terriible.

Secondo una delle tesi la morte immediata del feto e' la scelta peggiore visto che anche una vita terribile realizzerebbe almeno una piccola parte, sia pure limitata, dell'investimento naturale.

Secondo l'altra tesi sarebbe peggio permettere al feto di vivere perche' aggiungerebbe la distruzione di investimenti emotivi e personali fatti in quella vita dagli altri, ma principalmente dal bambino stesso, prima della sua inevitabile morte prematura.

Quali ragioni hanno le persone per scegliere tra queste due posizioni?

Una vita umana riuscita e' il prodotto di due forme moralmente significative di investimento creativo in quella vita, la forma naturale e quella umana.

Ci sono due posizioni estreme:
Se si crede che l'investimento naturale nella vita umana rivesta un'importanza trascendente, che il dono stesso della vita sia infinitamente piu' significativo di qualunque altra cosa che la persona la cui vita e' in gioco puo' fare, allora si credera' anche che una morte prematura deliberata sia la piu' grande frustazione possibile.

Invece, se si assegna un'importanza relativa molto maggiore al contributo umano al valore creativo della vita, allora si considerera' la frustazione di quel contributo un male piu' grave, e, conformemente a cio', consideremo piu' ragionevole decidere che la vita debba terminare prima che ulteriori investimenti umani siano destinati alla frustazione.

In realta' pochissimi adottano una di queste due posizioni estreme.

Per la maggior parte delle persone il confronto eì piu' complesso e comporta compromessi e aggiustamenti.


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Ultima modifica 09/02/1996

jumpermax
25-10-2004, 00:18
Originariamente inviato da il baffo
fai presto a parlare tu vero?
tanto il problema non ti tocca!

sei di CL vero?
:mbe:
1) hai letto quello che ho scritto? :D
2) anche se fossi di CL non vedo cosa cambi.... :confused:

(per Anakin Bet gippicci ed Ewigen... il prossimo che mi dipinge come un mangiapreti tenga conto che mi scambiano pure per ciellino... :Prrr: )

-kurgan-
25-10-2004, 03:28
Originariamente inviato da jumpermax
(per Anakin Bet gippicci ed Ewigen... il prossimo che mi dipinge come un mangiapreti tenga conto che mi scambiano pure per ciellino... :Prrr: )

un pò ti invidio :D

cerbert
25-10-2004, 09:04
Il Baffo.
Su questo forum non si discute accusando partiti politici italiani di sterminio NE' aggredendo in questo modo altri utenti.

Sono 5 giorni di sospensione con l'invito di rileggere per bene il regolamento.

jumpermax
25-10-2004, 09:38
Originariamente inviato da cerbert
Il Baffo.
Su questo forum non si discute accusando partiti politici italiani di sterminio NE' aggredendo in questo modo altri utenti.

Sono 5 giorni di sospensione con l'invito di rileggere per bene il regolamento.
e anche il mio precedente post magari.... :D

cerbert
25-10-2004, 10:20
Originariamente inviato da jumpermax
e anche il mio precedente post magari.... :D

Zitto, tu! Pretonzolo integralista!
:D :Prrr: :D

jumpermax
25-10-2004, 10:24
Originariamente inviato da cerbert
Zitto, tu! Pretonzolo integralista!
:D :Prrr: :D




:eek: mi si discrimina per motivi religiosi... :cry: :cry: :cry:
















:sofico: :sofico:

Anakin
25-10-2004, 10:51
Originariamente inviato da jumpermax
:mbe:
1) hai letto quello che ho scritto? :D
2) anche se fossi di CL non vedo cosa cambi.... :confused:

(per Anakin Bet gippicci ed Ewigen... il prossimo che mi dipinge come un mangiapreti tenga conto che mi scambiano pure per ciellino... :Prrr: )

devo dire che questa è davvero forte:D

vorrei partecipare alla discussione,e dar man forte a Paracleto,ma sono strapreso con un esame:(

Paracleto
25-10-2004, 22:05
dunque

alla fine, ritengo che si tratti sul serio di una questione di "fede"

a tuo avviso, è legittimo scartare un embrione perchè non è ancora un essere umano completo

a mio avviso, se un essere umano non è "il suo corredo genetico", è anche e soprattutto il suo corredo genetico; senza di esso, non esisterebbe, senza corpo non prende vita il cervello, l'anima, l'intelligenza

tu dici "stessimo parlando che ne so di occhi azzurri o capelli rossi direi che dovrebbe valere la linea garantista.", ma io non vedo differenze in capelli rossi o talassemia, non cambia il fatto che si sta impedendo ad un futuro essere umano di vedere la luce, potenziale finchè vuoi (ma attenzione, una coppia spermatozoo ovulo da sola non da origine ad alcunchè, è l'unione di questi che io definisco potenziale, anche perchè altrimenti due molecole qualsiasi sono un potenziale essere umano eccetera) ma a tutti gli effetti in grado di sviluppare un'intelligenza. Alcuni dei piu grandi geni dell'umanità avevano malattie oggi "correggibili" tramite selezione (uhm beethoven, oh beh un elenco lunghissimo), ma chi mi dice che l'embrione selezionato avrebbe sviluppato le stesse caratteristiche di quello scartato?

meglio un beethoven diabetico o un signor nessuno sano?

credo, senza offesa, che dietro ci sia il terrore di affrontare dei problemi, con tutto ciò che questi comportano.

Paracleto
25-10-2004, 22:08
p.s.

un beethoven sano non vale come risposta

jumpermax
26-10-2004, 13:09
Originariamente inviato da Paracleto
dunque

alla fine, ritengo che si tratti sul serio di una questione di "fede"

a tuo avviso, è legittimo scartare un embrione perchè non è ancora un essere umano completo

a mio avviso, se un essere umano non è "il suo corredo genetico", è anche e soprattutto il suo corredo genetico; senza di esso, non esisterebbe, senza corpo non prende vita il cervello, l'anima, l'intelligenza

si ho capito ma in questo c'è un rapporto di causa effetto... non è il dna il punto su cui focalizziamo anche perché non consideriamo una persona individuo in base a questo (altrimenti i gemelli omozigoti cosa sarebbero replicanti? E dire che sono molto più simili di un clone)

tu dici "stessimo parlando che ne so di occhi azzurri o capelli rossi direi che dovrebbe valere la linea garantista.", ma io non vedo differenze in capelli rossi o talassemia, non cambia il fatto che si sta impedendo ad un futuro essere umano di vedere la luce, potenziale finchè vuoi (ma attenzione, una coppia spermatozoo ovulo da sola non da origine ad alcunchè, è l'unione di questi che io definisco potenziale, anche perchè altrimenti due molecole qualsiasi sono un potenziale essere umano eccetera) ma a tutti gli effetti in grado di sviluppare un'intelligenza.

2 molecole sono materia. Uno spermatozoo ed un embrione sono materiale biologio altamente strutturato. Il rapporto di potenzialità in questo caso è diretto dato che l'embrione ha origine da quello spermatozoo e da quell'ovulo e non da altri. Un altro ovulo o un altro spermatozoo anche se avessero identico patrimonio genetico non darebbero vita certo allo stesso embrione. Questo concetto di potenzialità mi sembra abbastanza oscuro, ma se è valido per l'embrione è valido allo stesso modo per quello che viene prima.



Alcuni dei piu grandi geni dell'umanità avevano malattie oggi "correggibili" tramite selezione (uhm beethoven, oh beh un elenco lunghissimo), ma chi mi dice che l'embrione selezionato avrebbe sviluppato le stesse caratteristiche di quello scartato?

meglio un beethoven diabetico o un signor nessuno sano?

credo, senza offesa, che dietro ci sia il terrore di affrontare dei problemi, con tutto ciò che questi comportano.
Guarda in tutta onestà, se mi dicessero scelga per suo figlio un avvenire incerto di fama e celebrità col rischio di malattie gravi ed invalidanti o un avvenire normale ma sano penso che sceglierei il secondo. Anche il rifiutarsi di scegliere non mi sembrerebbe meglio, dubito che il caso possa avere maggior criterio.

alex10
26-10-2004, 15:15
Originariamente inviato da Paracleto
E alla fine il malato senza futuro s’è imbufalito ed è andato in tivù a dire: “Scusate, Brunetta c’è”

“Se per sostenere un’idea si cambia la realtà, significa che quell’idea non è formidabile”

edit ...

Il Foglio (http://www.ilfoglio.it/articolo.php?idoggetto=19331)

Incollato due volte ;)

Paracleto
04-11-2004, 22:22
La fecondazione artificiale, per comune ammissione, porta con sé circa l’85 per cento degli insuccessi, il 50 per cento di tagli cesarei, un’alta mortalità embrionale, il 22 per cento di aborti spontanei, il 5 per cento di gravidanze tubariche, il 27 per cento di gravidanze multiple (con relative morti o malformazioni), il 29 per cento di parti pre-termine, il 36 per cento di nati con basso peso, rischi di anomalie genetiche o malattie degenerative, oltre a una preoccupante mortalità e morbilità neonatale (Serra e Flamigni).

Decine di storie raccontate sui giornali testimoniano la verità di queste conclusioni, alle quali sarebbe possibile giungere con il semplice ragionamento, analizzando le tecniche della fecondazione in vitro (Fiv).

Anzitutto, i gameti femminili (oociti) sono prodotti in alto numero, non per via naturale, ma con iperstimolazione ovarica, utilizzando
“una vasta gamma di farmaci” (Flamigni), in particolare ormoni. Ne consegue, oltre ai danni per la donna, che già il 40-50 per cento degli oociti così ottenuti abbiano il cariotipo (patrimonio cromosomico) alterato.
Il seme maschile non può essere usato così come è, e va quindi “purificato” (centrifugazioni). Gli oociti vengono poi (molto
spesso) sottoposti a manipolazioni invasive che consentano allo spermatozoo di penetrare: Pdz (parziale dissezione della membrana pellucida dell’oocita, tramite laser o sostanze chimiche); Suzi (iniezione dello spermatozoo sotto la zona pellucida); Icsi (iniezione dello spermatozoo tramite siringa).
Cosa significa tutto ciò? Significa che le membrane dell’oocita avrebbero il compito, in natura, di selezionare, tra milioni, lo
spermatozoo più vitale, migliore, più sano, facendo penetrare solo lui ed escludendo gli altri; invece con tali tecniche, essendo la
mobilità e la sanità dello spermatozoo scarsa, se ne determina dall’esterno la penetrazione, ferendo la membrana ed eliminandone la funzione naturale di barriera. Con l’Icsi, inoltre, vi è un intervento ancora più intrusivo, perché uno spermatozoo a caso, non selezionato (non è possibile farlo), probabile portatore di anomalie cromosomiche, viene iniettato con un microago nell’ovulo, compiendo un’operazione traumatica di cui non si conoscono ancora gli effetti, eccetto i più intuibili: “Il rischio che i bambini siano sterili come il padre” (Testart); il rischio
“di malattie degenerative riguardanti il sistema nervoso o i muscoli” (Flamigni). Il “colloquio” ormonale con la madre
I gameti vengono poi deposti nella provetta, mezzo di coltura che ha il compito di riprodurre la tuba: il problema è che si tratta di una riproduzione tanto incerta da variare col variare dei medici e degli anni (Flamigni), accusata di “provocare un cambiamento
nell’espressione dei geni”. Per questo molti embrioni coltivati in vitro muoiono precocemente. Nei mezzi di coltura inoltre “il metabolismo dell’embrione e il suo sviluppo risultano notevolmente rallentati”

(Carbone). Salta, infine, il cosiddetto “colloquio crociato”, il continuo scambio di messaggi ormonali con cui l’embrione e
la mamma comunicano tra loro, e attraverso cui avviene la produzione da ambedue le parti di proteine necessarie al regolare sviluppo dell’embrione fino all’impianto.
A questo punto gli embrioni sopravvissuti, se non necessitano di un’ulteriore manipolazione (con annesse controindicazioni)
che faciliti l’annidamento, possono essere impiantati in utero (avendo saltato il naturale passaggio in tuba). Occorre però
più di un embrione, per avere qualche possibilità
di successo. Perché? Lo abbiamo visto: oociti con cariotipo alterato, seme maschile non selezionato dalla natura, manipolazioni invasive, colloquio crociato assente, mucosa dell’endometrio uterino che non ha potuto svilupparsi in sincronia con l’embrione, metabolismo rallentato… Sintetizzando: la “ridotta vitalità dell’embrione e la scarsa recettività dell’utero” (Carbone)
determineranno, spesso, il non attecchimento, aborti spontanei, mortalità perinatale e neonatale, sviluppo anomalo. Nel 15 per cento circa dei casi nascerà un bambino, quasi un “sopravvissuto”: con quali conseguenze fisiche e psicologiche?

Alle difficoltà elencate, si aggiungano una serie
di variabili, quali gli eventuali errori del medico nel dosaggio degli ormoni, nel tempo scelto per il prelievo degli oociti, nelle manipolazioni, nell’evitare sbalzi di temperatura nella fase di transfer degli embrioni…
Va infine ricordato che la crioconservazione degli embrioni aggiungerebbe ulteriori fattori di rischio, in quanto nella
fase di scongelamento circa il 30 per cento muore, mentre i rimanenti, destinati all’impianto, presentano, come è ovvio, perdita di vitalità e cellule danneggiate

(fonti:G.M. Carbone, “La fecondazione extracorporea”,
Esd; C. Flamigni, “La procreazione
assistita”, Il Mulino; A. Serra, “L’uomo-embrione”,
Cantagalli).


Francesco Agnoli