View Full Version : No Logo
von Clausewitz
21-10-2004, 14:41
Un interessante articolo su alcune biografie del cd. movimento antiglobal, con una pregevole citazione dell’ottimo Raymond Aron
http://www.tempi.it/archivio/articolo.php3?art=2696
Iconoclasti a passo d'icona
Il loro manifesto ideologico è il “No Logo” di Naomi Klein, un virulento pamphlet contro le vampiresche dominatrici del mondo, le multinazionali. Che con i loro marchi s’impossesserebbero dell’immaginario collettivo planetario, imponendo la schiavitù del profitto e il servaggio delle coscienze. Peccato che la rivoluzione avanzi al passo di “loghi comuni”. E non è solo commercio eco-solidale. Profili di icone antiglobali
A Seattle, contro il Wto, il popolo di Seattle trovò il suo nome. A Québec, contro il Vertice delle Americhe, dimostrò la propria capacità di preparazione paramilitare. A Göteborg, contro l’Ue, ci scappò il morto. Ora a Genova, contro il G8, il movimento antiglobalizzazione ha provato ad affiancare alla contestazione anche un “momento” di riflessione su proposte alternative. “Momento” per modo di dire, visto che sono quasi cinque mesi di “eventi” di Genoa Social Global Forum, a schiacciare un semplice week-end di vertice. Questa lunga “riflessione” non è riuscita in realtà a chiarire il paradosso di una contestazione che da una parte chiede un “governo politico” al libero mercato senza freni ormai impazzante nel globo; dall’altro si sforza sistematicamente di delegittimare ogni tipo di potenziale “governo internazionale” teoricamente in grado di impostare una tale impresa. Anzi, cerca addirittura di impedire loro di riunirsi in senso fisico. In compenso, dalla lunga kermesse di Genova sembra ormai che al corpaccio informe del popolo di Seattle inizi a spuntare qualche testa. Teste pensanti e teste che tanto pensanti non sembrano, ma comunque sempre teste sono. Ma chi sono questi guru emergenti dell’antiglobalizzazione?
Il mio nome è Tobin. James Tobin
Il primo posto spetta d’obbligo all’unico referente che all’antiglobalizzazione ha dato una proposta politica concreta, per quanto, per ammissione dello stesso referente (vedi qui a pag. 2), oggi fuori contesto, irrealizzabile. Stiamo parlando di James Tobin: classe 1918. Nel 1936, dicono i suoi biografi, fu folgorato dalla lettura di Keynes, decidendo di dedicare la sua vita all’economia. Nel 1941 fu allievo ufficiale nella marina, ricavandone un ruolo di personaggio, col trasparente pseudonimo di “Allievo Tobit”, nell’Ammutinamento del Caine, best-seller da cui fu tratto un celebre film con Humphrey Bogart. Herman Wouk, l’autore, era stato suo compagno di corso… Dopo aver iniziato a elaborare dal 1958 una serie di teorie sulla liquidità e sulla moneta su cui ancora può capitare di essere bocciati negli esami di economia, divenne consulente dell’Amministrazione Kennedy nel 1961-63. Infine, nel 1981, ricevette il Nobel. Ma il motivo della sua improvvisa popolarità di oggi è in un’imposta “tra lo 0,15 e lo 0,50%” sulla transazioni finanziarie internazionali, da lui proposta nel 1972.
All’Attac. Ma di chi?
A trasformare però questa idea in una battaglia politica è stato Ignacio Ramonet, classe 1943, francese di origine spagnola, noto per aver trasformato Le Monde Diplomatique, un tempo serioso supplemento mensile geopolitico del togato Le Monde, in un’infuocata tribuna del terzomondismo. Va detto che di quella globalizzazione di cui parla tanto male lui non manca comunque di profittare, essendo contemporaneamente docente universitario di teoria della comunicazione a Parigi, a Madrid e a San Pietroburgo. È stato in seguito a un suo editoriale del dicembre 1997 che il 3 giugno 1998 è nata in Francia l’associazione Attac: “Azione per una Tassa Tobin di Aiuto ai Cittadini”. L’idea è di prendere due piccioni con una fava: ostacolare le transazioni “speculative” a breve periodo, mentre quelle “produttive” di lungo periodo «non avrebbero niente da temere»; e raccogliere così somme da reinvestire per risolvere i problemi del mondo. Quanto? Attac ha calcolato «tra i 90 e i 300 miliardi di dollari all’anno», di fronte a un calcolo Onu secondo cui «40 miliardi di dollari l’anno» basterebbero ad assicurare a tutto il pianeta «l’accesso a un’alimentazione di qualità, all’acqua potabile e a servizi di base di sanità e istruzione». Ma chi dovrebbe essere a gestire questa imposta? Qui il problema si fa più stringente proprio perché il movimento antiglobalizzazione di cui Attac è una punta di diamante, come abbiamo ricordato, sta sistematicamente attaccando ogni istanza di governo internazionale esistente nel mondo sviluppato. Ma torniamo ad Attac. Vice-presidente ne è Susan George, un personaggio il cui profilo biografico “globalizzante” è curiosamente simile a quello di molti antiglobalizzatori: nata negli Stati Uniti è infatti naturalizzata francese e dirige un istituto in Olanda, oltre a essere presidente di un Osservatorio sulla Globalizzazione. Per il suo profilo accademico è spesso invitata a vertici economicamente “corretti”, per far sentire “l’altra campana”. Ma ciò non le impedisce di flirtare spesso con gli anti-globalizzatori più estremisti. Lugano Report, libro da lei scritto nel 1999 e non tradotto ancora in italiano, è una delle bibbie dell’antiglobalizzazione. È un documento che si finge elaborato da un gruppo di esperti riuniti nella città svizzera per risolvere quei crescenti problemi sociali da cui il “nuovo ordine mondiale” globalizzato è sempre più scosso. «I problemi causati dal capitalismo», spiega la George, «si trasformano in problemi per il capitalismo». Non è in fondo che la vecchia tesi di Marx sugli «espropriatori che saranno espropriati» facendo cadere il capitalismo vittima delle sue contraddizioni, ma aggiornati all’era dell’ecologia, e con una sorprendente punta di antimalthusianesimo. Poiché il mondo non ha risorse che per 6 miliardi di persone e nell’anno 2020 ce ne saranno almeno il doppio, ipotizzano i fittizi esperti nella satira della George, allora bisogna ridurre drasticamente la popolazione. E gli strumenti dovrebbero essere un mix di guerra, fame, epidemie, aborto, sterilizzazione e anticoncezione. Le stesse “Donne contro la Globalizzazione” che hanno detto di manifestare assieme «contro il G8 e le proposte antiabortiste di Buttiglione» non sembrano essersi accorte di quest’idea della George, che il controllo delle nascite è un’arma del grande capitale. Ma tant’è…
Chomsky e Rifkin: far soldi remando contro
Con ancora più titoli accademici della George sono Noam Chomsky e Jeremy Rifkin. Il primo, classe 1928, ebreo americano di origine russa, è infatti docente di Filosofia del linguaggio al Mit di Boston, mentre il secondo, insegna alla Wharton School of Finance and Commerce, dove tiene i corsi dell’Executive Program sul rapporto fra l’evoluzione della scienza e della tecnologia e lo sviluppo economico. Tuttavia, a nostro giudizio vanno messi su un piano di inferiorità rispetto a Ramonet e alla George, che se non altro con Attac si sono scomodati a dare proposte concrete, e quindi anche a esporsi ed eventuali critiche e fallimenti. Chomsky e Rifkin, invece, giocano nel facile ruolo di quelli che criticano tutto, e basta. Sulla “teoria generativa del linguaggio” di Chomsky i colleghi linguisti sono divisi tra coloro che la ritengono geniale, e chi invece poco meno di una sciocchezza. «Un magma di filosofemi arrischiati», l’ha definita ad esempio Georges Mounin nella sua Guida alla linguistica. Comunque, la sua ostinata e continuata opposizione a base di mobilitazioni e pamphlet a tutto quello che il governo americano fa ha poco a che vedere con la sua carriera accademica. Di lui, si potrebbe dunque ripetere la stessa risposta che diede Raymond Aron a chi gli chiedeva come potesse criticare il marxismo quando un grande pittore come Picasso si proclamava comunista: «il contributo delle opinioni del pittore Picasso alla storia delle idee politiche è analogo a quello dei disegni del sociologo Raymond Aron alla storia della pittura. Zero». Rifkin con la politica gioca invece in casa, e la sua ultima trilogia (La fine del lavoro; Il secolo biotech; L’era dell’accesso) presenta un notevole interesse nell’analisi delle tendenze della new economy. Anche lui, però, tende a giocare quasi solo in negativo. Sessantottino come Chomsky, ha ugualmente iniziato a fare politica contestando il Vietnam. Ultimamente Rifkin si è evoluto in chiave ecologico-fondamentalista, e dopo aver lanciato l’allarme contro le biotecnologie (fragorosamente bocciato ora anche dall’Onu) sta conducendo una battaglia per la riduzione del consumo di carne bovina, da lui definita «una barbarie di cui i nostri posteri si vergogneranno». Viceversa, Chomsky si proclama anarchico, ma è soprattutto un bastian contrario che si è permesso non solo di esultare per la caduta dell’Urss e di definire Lenin e Marx «due tiranni», ma ha addirittura scritto prefazioni per storici revisionisti sull’Olocausto con problemi di editori. «In nome della libertà di espressione».
Naomi Klein, la regina dei loghi
Su un piano ancora inferiore possiamo mettere i pamphlettisti senza neanche cattedra. Almeno fin quando qualcuno non penserà di dargliela… L’ultima entry è quella di Naomi Klein, giornalista canadese di famiglia della buona borghesia ebraica, e autrice del best seller No Logo, tradotto e presentato in Italia proprio nell’ambito della battaglia del G8. È un pamphlet contro le “grandi firme” della pubblicità che si carica di forti tinte freudiane, nel momento in cui lei stessa confessa di venire da una gioventù assolutamente logodipendente.
Bové, lo sfascia-Mc Donald’s
Curiosa è anche la vicenda del contadino sfasciaMcDonald’s José Bové. Nato a Bordeaux 46 anni fa, proprietario di 560 pecore, si è fatto l’immagine dell’umile figlio della Francia profonda che si è ribellato contro l’invasione dei prodotti stranieri. Invece è figlio di due ricercatori universitari, ha abitato dai 3 ai 6 anni in California, ha frequentato una scuola americana a Parigi, si è dato all’agricoltura “biologica” come scelta ideologica dopo aver fatto il ‘68, aveva costituito fin dal 1987 un sindacato di sinistra denominato “Confederazione Contadina”, e la sua famosa azione di protesta la fece nel 1999 non perché gli americani vendevano i loro prodotti alla Francia, ma perché avevano messo un dazio del 100% sui suoi formaggi. Il suo best-seller, Il mondo non è in vendita, è stato tradotto in italiano solo da poco, perché il suo primo aspirante editore l’aveva ritenuto un pasticcio indigeribile. Ma la sua fama mondiale è in realtà dovuta al particolare molto poco antiglobalizzante che, grazie al suo passato americano, parla un inglese perfetto.
Subcomandante in apnea di coraggio
Un punto di riferimento per tutti è poi, naturalmente, Rafael Sebastián Guillén: classe 1964, 8 fratelli e sorelle, messicano, già laureato in filosofia e insegnante di disegno tecnico. Più noto, però, col nome d’arte di Subcomandante Marcos. Che non è un indigeno maya, visto che è nato da un’altra parte del Paese, ed è pure figlio di notabili dell’ex-partito di regime del Pri. Non è l’erede di Emiliano Zapata, che non era mai stato nel Chiapas e il cui figlio, notabile del Pri, gli ha dato del “bandito” e l’ha accusato di «appropriazione indebita del nome di famiglia». Che non è neanche il capo dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, visto che il suo grado di Subcomandante si riferisce unicamente alla conduzione militare. E che è meno che mai un vero guerrigliero, visto che la lotta armata iniziata nel Capodanno del 1995 non durò in effetti neanche due settimane, e da allora continua una tregua in cui le armi e i cappucci servono agli zapatisti più che altro per fare colpo sui turisti “rivoluzionari”. In compenso, proprio questa intuizione che nell’era dei videogiochi e della Cnn un’appariscente rivoluzione virtuale è più efficace di sanguinose e oscure lotte armate in jungle dimenticate dimostra come sia un leader abilissimo, che ha compreso per primo l’importanza dei moderni strumenti globalizzanti come Internet o il marketing, anche per chi la globalizzazione vuole combatterla. Oltretutto, ha pure capito che l’epoca degli stati onnipotenti è finita col 1989, e che le rivoluzioni del futuro saranno non per conquistare lo Stato, ma spazi di libertà dallo Stato. Però trova poi comodo ricorrere ai più vieti vecchi miti populisti e marxisti del passato, che fanno tanto folklore e nostalgia. E, stretto nella gestione di questa contraddizione, alla fine diventa anche lui una spinta ulteriore alla confusione.
Gli “eroi” di casa nostra
Si richiamano infatti tutti a Marcos i vari capetti che, ultimo anello della catena, sono emersi pure qui in Italia, dalla lunga pre-kermesse di Genova. Sono andati a scortare il Subcomandante a Città del Messico, infatti, le ormai famose Tute Bianche di Luca Casarini, maestro 32enne e portavoce dei “Centri Sociali del Nord-Est”. È stato candidato alle ultime elezioni per Rifondazione Comunista di Fausto Bertinotti, noto ammiratore di Marcos, il 43enne medico Vittorio Emanuele Agnoletto, un inopinato nome sabaudo per la carica di portavoce del Genoa Social Global Forum. Ed è stato da Marcos anche don Vitaliano della Sala, il parroco di Sant’Angelo della Scala, in provincia di Avellino, che ha firmato un appello ai cattolici assieme a Agnoletto, al vescovo di Acerra mons. Riboldi, a un pastore protestante e a Casarini, invocando il “diritto alla resistenza” di San Tommaso. Come Agnoletto alla Camera, anche Casarini è stato di recente trombato come sindaco di Padova. Ma ciò non ha impedito ai due di attaccare il ministro Ruggiero perché «non l’ha eletto nessuno».
di Stefanini Maurizio
dov'è la citazione di R. Aron?
Mah... come dire, ci sono un paio di grosse imprecisioni in queste "biografie" (più delle "macchiette", ma teniamo per buona la definizione).
Originariamente inviato da von Clausewitz
Un interessante articolo su alcune biografie del cd. movimento antiglobal, con una pregevole citazione dell’ottimo Raymond Aron
http://www.tempi.it/archivio/articolo.php3?art=2696
Iconoclasti a passo d'icona
Il loro manifesto ideologico è il “No Logo” di Naomi Klein, un virulento pamphlet contro le vampiresche dominatrici del mondo, le multinazionali. Che con i loro marchi s’impossesserebbero dell’immaginario collettivo planetario, imponendo la schiavitù del profitto e il servaggio delle coscienze. Peccato che la rivoluzione avanzi al passo di “loghi comuni”. E non è solo commercio eco-solidale. Profili di icone antiglobali
A Seattle, contro il Wto, il popolo di Seattle trovò il suo nome.
In realtà "gli venne dato" un nome... cambiato poi 10 volte. Quello reale "Social Forum", non lo usa nessuno... pazienza.
A Québec, contro il Vertice delle Americhe, dimostrò la propria capacità di preparazione paramilitare. A Göteborg, contro l’Ue, ci scappò il morto. Ora a Genova, contro il G8, il movimento antiglobalizzazione ha provato ad affiancare alla contestazione anche un “momento” di riflessione su proposte alternative. “Momento” per modo di dire, visto che sono quasi cinque mesi di “eventi” di Genoa Social Global Forum, a schiacciare un semplice week-end di vertice.
Qui siamo alle solite: se si scende in piazza si dice "ma non potrebbero riflettere di più", se si organizzano 5 mesi di conferenze "ma non potrebbero essere più brevi". Si decidano i signori sulla critica da muovere, così ci intendiamo.
Questa lunga “riflessione” non è riuscita in realtà a chiarire il paradosso di una contestazione che da una parte chiede un “governo politico” al libero mercato senza freni ormai impazzante nel globo; dall’altro si sforza sistematicamente di delegittimare ogni tipo di potenziale “governo internazionale” teoricamente in grado di impostare una tale impresa.
Davvero? :confused:
Mi viene il dubbio che l'estensore di questo articolo non sappia neanche lontanamente di cosa parla.
Innanzitutto perchè il tema del libero mercato è solo UNO (uno dei più importanti) di quelli analizzati dal Social Forum.
Secondariamente perchè basta già solo l'importanza data ad un coordinamente chiamato "Campagna di Riforma della Banca Mondiale" per chiarire che la delegittimazione è, probabilmente, nella testa del signore in questione... del resto, se chiama "governo internazionale" un "Rotary Club" come il G8...
Il mio nome è Tobin. James Tobin
Il primo posto spetta d’obbligo all’unico referente che all’antiglobalizzazione ha dato una proposta politica concreta, per quanto, per ammissione dello stesso referente (vedi qui a pag. 2), oggi fuori contesto, irrealizzabile.
Lasciando perdere la successiva parte, da tabloid di terza categoria, concentriamoci su quest'altra imprecisione.
Innanzitutto Tobin non ha dato una proposta politica concreta... ha prodotto una teoria. Teoria ripresa da un nucleo di economisti, estesa in una proposta di tassazione adattata ai tempi e dedicata al suo lavoro.
La "Tobin Tax" è DEDICATA a James Tobin, non FATTA da James Tobin.
Per il resto: Amartyia Sen ha fatto proposte politiche concrete, Arhundati Roy ha fatto proposte politiche concrete, Alex Zanotelli ha fatto proposte politiche, sociologi, economisti, avvocati, fanno proposte politiche concrete ad ogni Forum. Che poi non se ne parli...
All’Attac. Ma di chi?
A trasformare però questa idea in una battaglia politica è stato Ignacio Ramonet, classe 1943, francese di origine spagnola, noto per aver trasformato Le Monde Diplomatique, un tempo serioso supplemento mensile geopolitico del togato Le Monde, in un’infuocata tribuna del terzomondismo. Va detto che di quella globalizzazione di cui parla tanto male lui non manca comunque di profittare, essendo contemporaneamente docente universitario di teoria della comunicazione a Parigi, a Madrid e a San Pietroburgo.
Come al solito... con ignoranza che sconfina nella malafede, si continua a confondere "globalizzazione" con "mondializzazione". Prima di parlare di un argomento sarebbe perlomeno opportuno avere presente la terminologia di base. Io non vado a parlare di meccanica non sapendo distinguere la biella dal cilindro... :rolleyes:
Ma chi dovrebbe essere a gestire questa imposta? Qui il problema si fa più stringente proprio perché il movimento antiglobalizzazione di cui Attac è una punta di diamante, come abbiamo ricordato, sta sistematicamente attaccando ogni istanza di governo internazionale esistente nel mondo sviluppato. Ma torniamo ad Attac.
Eddai... ci sono almeno 15 istituzioni sovranazionali (noto che il signore è ancora rimaso a "internazionale"... ) di cui solo 4 sono oggetto di richiesta di scioglimento... eppure.
Vice-presidente ne è Susan George, un personaggio il cui profilo biografico “globalizzante” è curiosamente simile a quello di molti antiglobalizzatori: nata negli Stati Uniti è infatti naturalizzata francese e dirige un istituto in Olanda, oltre a essere presidente di un Osservatorio sulla Globalizzazione.
E due... GLOBALIZZAZIONE E MONDIALIZZAZIONE sono cose differentiiiiii!!! Ma questo è un giornalista o il primo che passava per strada?
Non mi pronuncio sul resto, l'analisi di "Lugano Report" richiederebbe una tesi e questo lo liquida in 10 righe...
Chomsky e Rifkin: far soldi remando contro
Con ancora più titoli accademici della George sono Noam Chomsky e Jeremy Rifkin. Il primo, classe 1928, ebreo americano di origine russa, è infatti docente di Filosofia del linguaggio al Mit di Boston, mentre il secondo, insegna alla Wharton School of Finance and Commerce, dove tiene i corsi dell’Executive Program sul rapporto fra l’evoluzione della scienza e della tecnologia e lo sviluppo economico. Tuttavia, a nostro giudizio vanno messi su un piano di inferiorità rispetto a Ramonet e alla George, che se non altro con Attac si sono scomodati a dare proposte concrete, e quindi anche a esporsi ed eventuali critiche e fallimenti. Chomsky e Rifkin, invece, giocano nel facile ruolo di quelli che criticano tutto, e basta. Sulla “teoria generativa del linguaggio” di Chomsky i colleghi linguisti sono divisi tra coloro che la ritengono geniale, e chi invece poco meno di una sciocchezza.
Chiunque abbia fatto linguistica e/o semiotica, sa che succede PER OGNI teoria, trattandosi di un campo particolarmente complesso.
Comunque, la sua ostinata e continuata opposizione a base di mobilitazioni e pamphlet a tutto quello che il governo americano fa ha poco a che vedere con la sua carriera accademica. Di lui, si potrebbe dunque ripetere la stessa risposta che diede Raymond Aron a chi gli chiedeva come potesse criticare il marxismo quando un grande pittore come Picasso si proclamava comunista: «il contributo delle opinioni del pittore Picasso alla storia delle idee politiche è analogo a quello dei disegni del sociologo Raymond Aron alla storia della pittura. Zero».
Beh, finalmente un'opinione personale espressa come tale...
Rifkin
Rifkin NON E' esattamente uno dei pensatori di punta del Social Forum... non capisco perchè lo citi.
Naomi Klein, la regina dei loghi
Su un piano ancora inferiore possiamo mettere i pamphlettisti senza neanche cattedra. Almeno fin quando qualcuno non penserà di dargliela… L’ultima entry è quella di Naomi Klein, giornalista canadese di famiglia della buona borghesia ebraica, e autrice del best seller No Logo, tradotto e presentato in Italia proprio nell’ambito della battaglia del G8. È un pamphlet contro le “grandi firme” della pubblicità che si carica di forti tinte freudiane, nel momento in cui lei stessa confessa di venire da una gioventù assolutamente logodipendente.
Meravigliosa critica... scommetto che questo articolista guarda con sospetto anche i vegetariani che da giovani erano carnivori e i non-violenti che in terza media erano dei bulletti. :rolleyes:
Bové, lo sfascia-Mc Donald’s
Curiosa è anche la vicenda del contadino sfasciaMcDonald’s José Bové. Nato a Bordeaux 46 anni fa, proprietario di 560 pecore, si è fatto l’immagine dell’umile figlio della Francia profonda che si è ribellato contro l’invasione dei prodotti stranieri. Invece è figlio di due ricercatori universitari, ha abitato dai 3 ai 6 anni in California, ha frequentato una scuola americana a Parigi, si è dato all’agricoltura “biologica” come scelta ideologica dopo aver fatto il ‘68, aveva costituito fin dal 1987 un sindacato di sinistra denominato “Confederazione Contadina”, e la sua famosa azione di protesta la fece nel 1999 non perché gli americani vendevano i loro prodotti alla Francia, ma perché avevano messo un dazio del 100% sui suoi formaggi. Il suo best-seller, Il mondo non è in vendita, è stato tradotto in italiano solo da poco, perché il suo primo aspirante editore l’aveva ritenuto un pasticcio indigeribile. Ma la sua fama mondiale è in realtà dovuta al particolare molto poco antiglobalizzante che, grazie al suo passato americano, parla un inglese perfetto.
Non capisco se intende fare dei complimenti a Bovè o criticarlo... quale sarebbe il punto? Che è un contadino erudito? Che ha praticamente inventato l'agricoltura biologica? Che è un sindacalista? Che parla bene l'inglese?...
Subcomandante in apnea di coraggio
Qui siamo all'apoteosi! Se Marcos avesse fatto uso delle armi, invece che delle comunicazioni, sarebbe stato tacciato come sanguinario e adesso avremmo la classica frasettina "Fanno tanto i pacifisti e poi parlano di Marcos". NON lo ha fatto e quindi e un codardo.
Una sola parola: "decidersi". :muro:
Gli “eroi” di casa nostra
:confused: :confused: anche qua non ho capito bene dov'era il problema. Parla solo del sostegno a Marcos...
Almeno avesse usato qualche argomento un minimo condivisibile o scottante tipo l'appoggio a Castro...
:confused:
Chiariamoci: questo è un giornalista o è un qualunque perditempo (come il sottoscritto, per dirne uno :D )?
ma la citazione di aron è quella su picasso?
Originariamente inviato da Maxmel
ma la citazione di aron è quella su picasso?
Sembra di sì... però è carina (anzi, è l'unica parte un minimo precisa di tutto, l'articolo)!
:D
Originariamente inviato da cerbert
Sembra di sì... però è carina (anzi, è l'unica parte un minimo precisa di tutto, l'articolo)!
:D
Da notare la furbizia di chi fece quell'uscita...:D :rolleyes:
Non ho letto il libro della Klein ( non mi piacevano le sue teoria quando faceva ancora l'antropologa...).
Originariamente inviato da Maxmel
Da notare la furbizia di chi fece quell'uscita...:D :rolleyes:
Non ho letto il libro della Klein ( non mi piacevano le sue teoria quando faceva ancora l'antropologa...).
Ma il problema è proprio quello...
Conoscendone l'opera si può criticare Naomi Klein in decine di modi diversi, tutti assolutamente accettabili e di valore in una discussione, appunto, critica.
Conoscendo...
Altrimenti si butta lì un riferimento alla sua gioventù e si passa oltre... ma che senso ha?
:muro: :muro:
Originariamente inviato da cerbert
Ma il problema è proprio quello...
Conoscendone l'opera si può criticare Naomi Klein in decine di modi diversi, tutti assolutamente accettabili e di valore in una discussione, appunto, critica.
Conoscendo...
Altrimenti si butta lì un riferimento alla sua gioventù e si passa oltre... ma che senso ha?
:muro: :muro:
Se i giornalisti dovessero leggere tutto ciò dui cui parlano non potrebbero più scrivere.
Questi articoli che non contengono idee ma solo note pseudo-storico-biografiche hanno lo stesso valore dei post di chi in questo forum attacca la persona piuttosto che quello che dice ovvero zero...
Ps. Daltronde a ScideCom ti insegnano a fare in fretta a scrivere l'articolo mica a fare in modo che quello che scrivi abbia senso...:D :D :D
Originariamente inviato da Maxmel
Ps. Daltronde a ScideCom ti insegnano a fare in fretta a scrivere l'articolo mica a fare in modo che quello che scrivi abbia senso...:D :D :D
Azz... hai rivelato uno dei Sacri Segreti.
Ora sono costretto ad ucciderti!
:grrr:
:D
Di che Naomi Klein state parlando?
Quella di No Logo ha fatto solo la giornalista per quanto mi risulta...
Ha 34 anni e il libro l'ha scritto a meno di 30. Non si può certo pretendere che sia una voce autorevole :p
Il libro l'ho letto (spazzato alla sorellina :p) e mi è sembrato abbastanza interessante.
Descrive come è cambiata gradulamente la struttura delle aziende in funzione dell'immagine, l'introduzione del lavoro flessibile etc.
Tutto con tantissimi esempi vista la professione della scrittrice...
Carina la parte dove mostra la capacità della pubblicità di fagocitare anche quei movimenti nati dalla sua negazione (esempio, pubblicità della Sprite).
Mi è sembrato tutto fuorchè "virulento".
Tanto più che fa soprattutto un'analisi della situazione.
Originariamente inviato da Banus
Di che Naomi Klein state parlando?
Quella di No Logo ha fatto solo la giornalista per quanto mi risulta...
Ha 34 anni e il libro l'ha scritto a meno di 30. Non si può certo pretendere che sia una voce autorevole :p
Il libro l'ho letto (spazzato alla sorellina :p) e mi è sembrato abbastanza interessante.
Descrive come è cambiata gradulamente la struttura delle aziende in funzione dell'immagine, l'introduzione del lavoro flessibile etc.
Tutto con tantissimi esempi vista la professione della scrittrice...
Carina la parte dove mostra la capacità della pubblicità di fagocitare anche quei movimenti nati dalla sua negazione (esempio, pubblicità della Sprite).
Mi è sembrato tutto fuorchè "virulento".
Tanto più che fa soprattutto un'analisi della situazione. ho fatto un casino della madonna io... E mi sembrava pure strano che uscisse fuori una roba cosi... ho letto alla cazzo e pensato peggio... Scusate :muro:
Cerbert potevi pure dirmelo che avevo capito minchiate...;) :D
von Clausewitz
21-10-2004, 22:19
Originariamente inviato da cerbert
Mah...
bene cerbert, vedo che come tuo solito, usando la tua consueta tecnica, (doppia frecciatina) hai completamente stravolto il senso dell'articolo
ci si sente dopo o al più tardi domani
von Clausewitz
21-10-2004, 22:49
Originariamente inviato da Maxmel
Se i giornalisti dovessero leggere tutto ciò dui cui parlano non potrebbero più scrivere.
Questi articoli che non contengono idee ma solo note pseudo-storico-biografiche hanno lo stesso valore dei post di chi in questo forum attacca la persona piuttosto che quello che dice ovvero zero...
Ps. Daltronde a ScideCom ti insegnano a fare in fretta a scrivere l'articolo mica a fare in modo che quello che scrivi abbia senso...:D :D :D
attenzioe che qui in questa discussione entra il ballo un altro fattore
l'uso della consueta tecnica di cerbert di stravolgere il senso degli scritti altrui, estrapolando, omettendo o con giri di parole, per fargli dire ciò che in realtà non dicono, ma sono confacenti alle sue tesi, tecnica forse appresa proprio lì
domani andiamo di correzioni per riportare cerbert sulla retta via, anche per quanto riguarda il contenuto dell'articolo che ho riportato :D :D
cerbert, domani mi senti (tuonare!) :D :sofico: ;)
Ah sì?
Avrei usato una tecnica?
Cioè TU posti un articolo che mescola palesi falsità, note biografiche da tabloid (certo, sapere che Naomi Klein da ragazzina vestiva firmato sarà fondamentale per comprenderne il lavoro) ed ignoranti luoghi comuni tra cui varianti del più banale e scontato "fanno tanto i no-global e poi usano internet" :rolleyes: e IO avrei usato la diabolica tecnica segreta di "stravolgere il senso degli scritti altrui, estrapolando, omettendo o con giri di parole ".
Il tuo articolo e le mie osservazioni sono postati.
Fa un po' quello che vuoi e scusami se, di nuovo, con la mia consueta protervia tento di ostacolare in tutti i modi la diffusione della verità.
Ancora un paio di precisazioni, anche se dopo la tua risposta avevo pensato che, in effetti, contribuire ad una discussione in cui si insinua la mafede dell'interlocutore per difendere lo scarso approfondimento della documentazione postata, è decisamente controproducente.
Non solo Rifkin non è certamente uno dei "cervelli" di punta del Social Forum.
Ma non lo è, a rigore, neanche Noam Chomsky. E non perchè non sia un teorico valido, ma semplicemente perchè il suo campo di teorizzazione ed azione politica resta, per sua volontà, circoscritto ad ambiti e dinamiche non "mondializzabili". Traduco: a Noam Chomsky interessano principalmente gli USA (quando parla di politica) al Social Forum interessa il mondo.
Quindi, per quanto importante, il contributo di Chomsky è meno diffuso all'interno del SF che non il contributo di Wolgang Sachs (che il signor Stefanini neanche nomina), Arhundati Roy, Amartya Sen.
Perchè il signor Stefanini non li nomina, nonostante abbiano partecipato praticamente a tutti i Forum mondiali? Forse perchè troverebbe un pochino lungo andare a demolire un vincitore del premio Nobel per l'economia, una scrittrice ed attivista di trasparente impegno e un tecnico degli studi sul clima dal brillante curriculum e propositore di alcuni dei più validi metodi pratici per il calcolo dell'impatto ambientale.
Meglio sparare quattro fesserie di costume sui nomi più famosi.
von Clausewitz
22-10-2004, 15:22
cerbert
Mah... come dire, ci sono un paio di grosse imprecisioni in queste "biografie" (più delle "macchiette", ma teniamo per buona la definizione).
ma si, ma si, si tratta di aneddoti per smitizzare un po’ gente che si prende forse troppo sul serio e soprattutto prende troppo sul serio quello che dice
cerbert
In realtà "gli venne dato" un nome... cambiato poi 10 volte. Quello reale "Social Forum", non lo usa nessuno... pazienza.
eh già pazienza, anche se la dicitura social global forum l’articolista la usa e l’articolo mi pare datato ai tempi del G8 di genova
cerbert
Qui siamo alle solite: se si scende in piazza si dice "ma non potrebbero riflettere di più", se si organizzano 5 mesi di conferenze "ma non potrebbero essere più brevi". Si decidano i signori sulla critica da muovere, così ci intendiamo.
questo solo per dire che volevano oscurare con 5 mesi di discussioni sul nulla, una settimana di G8
cerbert
Davvero?
Mi viene il dubbio che l'estensore di questo articolo non sappia neanche lontanamente di cosa parla.
Innanzitutto perchè il tema del libero mercato è solo UNO (uno dei più importanti) di quelli analizzati dal Social Forum.
Secondariamente perchè basta già solo l'importanza data ad un coordinamente chiamato "Campagna di Riforma della Banca Mondiale" per chiarire che la delegittimazione è, probabilmente, nella testa del signore in questione... del resto, se chiama "governo internazionale" un "Rotary Club" come il G8...
poi vediamo qualcuno tra gli altri temi del "social forum"
l’articolista il G8 lo definisce come un tipo potenziale di governo internazionale o tutt’al più come una sua istanza nel mondo sviluppato, cioè ciò che ancora non è, la definizione in se, è corretta
sicuramente il G8 non è solo un "Rotary Club" come lo definisci tu
cerbert
Lasciando perdere la successiva parte, da tabloid di terza categoria, concentriamoci su quest'altra imprecisione.
Innanzitutto Tobin non ha dato una proposta politica concreta... ha prodotto una teoria. Teoria ripresa da un nucleo di economisti, estesa in una proposta di tassazione adattata ai tempi e dedicata al suo lavoro.
La "Tobin Tax" è DEDICATA a James Tobin, non FATTA da James Tobin.
Per il resto: Amartyia Sen ha fatto proposte politiche concrete, Arhundati Roy ha fatto proposte politiche concrete, Alex Zanotelli ha fatto proposte politiche, sociologi, economisti, avvocati, fanno proposte politiche concrete ad ogni Forum. Che poi non se ne parli...
è infatti è quello che dice l’articolista, Tobin ebbe quell’idea nel 1972, giudicandola non più attuale adesso
idea ripresa, attualizzata e trasformata in battaglia politica da altri e l’articolista specifica anche chi
non rigiriamo la frittata come al solito con giri di parole e capriole inutili
tu dici che padre Alex Zanotelli ha fatto proposte politiche concrete?
Con tutto il rispetto per padre Alex Zanotelli e sull’effettiva “concretezza” delle sue idee, non vedo come le sue di idee potranno mai “concretizzarsi”, capirei se mi avessi detto il presidente degli stati uniti, ma padre Alex Zanotelli, proprio no
cerbert
Come al solito... con ignoranza che sconfina nella malafede, si continua a confondere "globalizzazione" con "mondializzazione". Prima di parlare di un argomento sarebbe perlomeno opportuno avere presente la terminologia di base. Io non vado a parlare di meccanica non sapendo distinguere la biella dal cilindro...
addirittura malafede?
Neanch’io afferro questa sottile distinzione, me la spiegheresti in poche parole (in genere le cose le afferro al volo) sena per questo darmi la patente di malafede ?
cerbert
Eddai... ci sono almeno 15 istituzioni sovranazionali (noto che il signore è ancora rimaso a "internazionale"... ) di cui solo 4 sono oggetto di richiesta di scioglimento... eppure.
eppure che?
Quai sarebbero le istituzioni a richiesta di scioglimento?
cerbert
E due... GLOBALIZZAZIONE E MONDIALIZZAZIONE sono cose differentiiiiii!!! Ma questo è un giornalista o il primo che passava per strada?
Non mi pronuncio sul resto, l'analisi di "Lugano Report" richiederebbe una tesi e questo lo liquida in 10 righe...
mi sa che stai solo giocando sulle parole e i termini e i significati a loro attribuiti, non della sostanza di quello che scrive l’articolista
cerbert
Chiunque abbia fatto linguistica e/o semiotica, sa che succede PER OGNI teoria, trattandosi di un campo particolarmente complesso.
appunto, ma se anche le sue teorie linguistiche vengono discusse, ed è il suo campo, figuriamoci se non possono essere discusse le teorie che formula esulando dal suo campo
cerbert
Rifkin NON E' esattamente uno dei pensatori di punta del Social Forum... non capisco perchè lo citi.
perchè non può citare anche i "pensatori" di seconda fila?
cerbert
Meravigliosa critica... scommetto che questo articolista guarda con sospetto anche i vegetariani che da giovani erano carnivori e i non-violenti che in terza media erano dei bulletti.
questa Naomi Klein, mi è capitata di vederla solo una volta in televisione
le teorie che esprimeva, lo faceva con tale banalità e ingenuità, che mi dava l’impressione che non comprendesse bene a fondo quello che diceva
niente di strano che una così in gioventù si sia fatta irretire dai marchi e dai “loghi”
naturalmente non tutta la gioventù mondiale si è trovata nella sua infelice condizione, per fortuna
ripeto ho avuto questa impressione, ma forse la mia è stata solo un impressione, forse….
cerbert
Non capisco se intende fare dei complimenti a Bovè o criticarlo... quale sarebbe il punto? Che è un contadino erudito? Che ha praticamente inventato l'agricoltura biologica? Che è un sindacalista? Che parla bene l'inglese?...
forse l’artcolista intendeva dire che Bovè non è proprio un rappresentante (o meglio lo è diventato dopo) della sterminata e lievemente arcaica provincia francese, messa alle strette nei suoi stili di vita dalla globalizzazione
ma una persona privilegiata, cresciuta in un ambiente familiare esclusivo, che anche da contadino continua a essere privilegiato e certe sue prese di posizione più che da ideologia erano frutto di ben precisi e prosaici interessi contingenti (d’altronde gran parte delle prese di posizioni francesi in questo campo lo sono, basti solo pensare a quanta gente viva di ristorazione in una città come Parigi e come mal sopportino i mac donalds, volendo i turisti da spennare tutti per sé)
come poi un Bovè, rappresentante dell’agricoltura francese che avendo per sé un terzo dei fondi comunitari, è la più privilegiata del mondo, possa andare in giro a perorare cause terzomondiste, quando sono proprio i paesi del terzo mondo a chiedere di abolire tali privilegi per poter esportare i propri prodotti e coì vivere meglio, è una contraddizione, anzi un enigma antiglobal avvolto nel mistero dei convegni del social forum
ma Bovè in questi raduni, a chi campa con un euro al giorno, lo dice che le sue vacche, anzi le sue pecore campano con due (euro sempre al giorno)?
cerbert
Qui siamo all'apoteosi! Se Marcos avesse fatto uso delle armi, invece che delle comunicazioni, sarebbe stato tacciato come sanguinario e adesso avremmo la classica frasettina "Fanno tanto i pacifisti e poi parlano di Marcos". NON lo ha fatto e quindi e un codardo.
Una sola parola: "decidersi".
di questa faccenda del subcomandante marcos è stato fatto una specie di mito in salsa romanzata
cerbert
anche qua non ho capito bene dov'era il problema. Parla solo del sostegno a Marcos...
Almeno avesse usato qualche argomento un minimo condivisibile o scottante tipo l'appoggio a Castro...
Chiariamoci: questo è un giornalista o è un qualunque perditempo (come il sottoscritto, per dirne uno)?
come sopra, qualche forza politica nostrana ha pensato bene di cavalcare questo mito alquanto romanzato, per i suoi fini elettorali
von Clausewitz
22-10-2004, 15:29
Originariamente inviato da cerbert
Ah sì?
Avrei usato una tecnica?
Cioè TU posti un articolo che mescola palesi falsità, note biografiche da tabloid (certo, sapere che Naomi Klein da ragazzina vestiva firmato sarà fondamentale per comprenderne il lavoro) ed ignoranti luoghi comuni tra cui varianti del più banale e scontato "fanno tanto i no-global e poi usano internet" :rolleyes: e IO avrei usato la diabolica tecnica segreta di "stravolgere il senso degli scritti altrui, estrapolando, omettendo o con giri di parole ".
Il tuo articolo e le mie osservazioni sono postati.
Fa un po' quello che vuoi e scusami se, di nuovo, con la mia consueta protervia tento di ostacolare in tutti i modi la diffusione della verità.
eh si, mi pare proprio di si, ma non sei nuovo a questo utilizzo
:D ;)
e poi questo articolo non vuole certo essere o rappresentare alcuna verità
al limite qualche considerazione dissacrante su presunti portatori di qualcosa che essi intendono si come verità, magari assoluta (sempre nei loro intendimenti)
peccato che questa presunta verità sia opinabile sotto vari punti di vista e le persone portatrici, siano delle persone come tutti noi, con pregi e difetti
von Clausewitz
22-10-2004, 15:52
ah cerbert ecco uno degli altri temi di cui si occupa il social forum
http://www.ecn.org/reds/donne/mondo/mondo0406criminiForum.html
IPOTESI DI DISSENSO
IL RESOCONTO DEL TRIBUNALE MONDIALE DELLE DONNE SUI CRIMINI DI GUERRA DEGLI STATI UNITI, TENUTO DURANTE IL FORUM SOCIALE MONDIALE A MUMBAY
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giugno 2004, a cura di Giovanna di Genova
Il Comitato delle Donne Asiatiche per i Diritti Umani e El Taller International, in collaborazione con altre organizzazioni regionali e internazionali, hanno tenuto una sessione del Tribunale Mondiale delle Donne sui Crimini di guerra degli Stati Uniti il 18 gennaio 2004, durante il Forum Sociale Mondiale di Mumbai in India. Si è trattato della 19° sessione di questo Tribunale, che ha avuto il sostegno di oltre 140 organizzazioni e reti di tutto il mondo. Esso opera dal 1993 e si riunisce in diverse regioni del mondo: in Asia, Africa, nei paesi arabi, nell'area del Pacifico, in centramerica e nei paesi del Mediterraneo.
Come ha detto Corinne Cumar, la coordinatrice internazionle, durante la sessione di apertura, nell'esporre la visione condivisa che caratterizza il tribunale "I tribunali delle donne costituiscono lo
svelamento dello spazio, un immaginario: un orizzonte che ci induce a riflettere, a sentire, ci impegna a collegarci, a danzare, a sognare. Si tratta di un tentativo di definire un nuovo spazio per le donne e di infondere questo spazio con una nuova visione, una nuova politica. E' un riunirsi di voci e visioni del sud globale che si colloca in una ipotesi di dissenso: è, in sé, una pratica di dislocazione, che sfida il nuovo ordine mondiale della globalizzazione, attraversando le linee, dissodando nuovo terreno, ascoltando le voci e i movimenti ai margini".
Questo sessione si è tenuta nel contesto delle molte guerre genocide attualmente in corso, istigate e innescate dagli Stati uniti nella loro insaziabile sete di egemonia e controllo globale. Guerre la cui memoria violenta cercano di sterilizzare e cancellare facendole passare per crociate civilizzatrici di società "brutali" e "autoritarie".
Il contesto
La sessione della Corte Mondiale delle Donne sui crimini di Guerrra degli Stati uniti è stato quindi un atto per ricordare e resistere.
Ricordando che nella sua giusta battaglia per la libertà contro l'autoritarismo, gli Stati uniti d'America, nel corso degli ultimi decenni, hanno lasciato in pace poche aree del mondo, operando nell'America Centrale e in Sudamerica, in Africa, Asia e Pacifico.
Ricordando che non solo hanno distrutto un numero incalcolabile di vite umane attraverso le loro guerre di invasione, occupazione, colpi di stato militari e assassini, ma hanno distrutto le future generazioni attraverso l'uso delle armi di distruzione di massa che hanno prodotto e venduto al resto del mondo. Armi chimiche, biologiche e nucleari.
Ricordando per esempio l'invasione del Vietnam del Sud e l'esperimento con l'Agente Orange che ha ucciso alcuni milioni di persone e menomato le generazioni future; le diffuse operazioni di terrore contro Cuba sin dai primi anni '60 che continuano ancora oggi attraverso le sanzioni economiche; le operazioni contro i Sandinisti in Nicaragua durante tutti gli anni '80, il sostegno ai governi razzisti del Sudafrica e ai governi sionisti di Israele le cui politiche genocide contro il popolo Palestinese gli Stati uniti continuano a giustificare; l'istituzione di governi fantoccio in Iran, Indonesia, Nigeria e Somalia, i quali, nel loro insieme, hanno causato la morte di migliaia di civili innocenti; l'assassinio di Nasser in Egitto e di Patrick Lumumba in Congo; il massacro di centinaia di migliaia di filippini all'inizio del '900; la balcanizzazione violenta della Ex-Yugoslavia, nella quale è risorta una ulteriore arma di guerra, lo stupro delle donne come strategia di pulizia etnica.
Ricordando che forse l'uccisione di 2 crore e mezzo, cioè di 25 milioni (n.d.t.: 1 crore = 10 milioni, unità di misura tradizionale indiana, ancora largamente usata) di civili innocenti da parte della CIA in operazioni coperte e non, può essere un prezzo che l'unica superpotenza mondiale può permettersi di pagare per proteggere lo stile di vita occidentale, mantenendo contemporaneamente e necessariamente il dominio mondiale. La stessa Madeleine Albricht ebbe a giustificare con le stesse motivazioni la morte di 500.000 bambini iracheni attraverso un'arma di distruzione di massa a sangue freddo, le sanzioni economiche:
"E' stata una scelta difficile ma pensiamo che ne valesse la pena", disse.
Naturalmente questo numero non tiene conto degll'orrore di una Hiroshima, quando la bomba atomica fu sganciata dali Stati uniti d'America non solo per annientare il Giappone ma anche per condurre un esperimento in cui gli esseri umani venivano usati come cavie; come fece quando sperimentò nuovamente armi nucleari sugli indigeni del Pacifico nel 1957. Ricordiamo la dichiarazione dell'ufficiale nordamericano a Chief Juda delle Isole Bikini in cui gli chiedeva di lasciare l'isola con la sua gente dicendo: "Stiamo sperimentando queste bombe per il bene dell'umanità e per porre fine a tutte le guerre". E così, per farla finita con tutte le guerre 66 bombe molto più potenti di quelle sganciate su Hiroshima e Nagasaki furono sperimentate dall'esercito USA.
A volte il peso di questi ricordi risulta insostenibile
La Corte
quest'occhio non serve per piangere
è visione
deve restare limpido
anche se le lacrime sono sul mio volto
il suo intento è la chiarezza
non deve dimenticare nulla
Questa sessione tenuta ai margini di un capannone industriale in rovina fra il caos di migliaia di workshop che si tenevano simultaneamente nel contesto del Social Forum, è stato il nostro atto contro l'oblio, per non dimenticare.
La Corte ha organizzato il suo lavoro in cinque sessioni in cui 30 testimonianze potenti di testimoni esperti, sopravvissuti, resistenti, sono state ascoltate da una giuria di sei membri e un pubblico di 1000 persone che si sono riuniti per oltre otto ore.
Fra i componenti della giuria c'era Ramsey Clark, ex procuratore generale USA, Fatima Meer dell'Institute for Black Research, Università di Natal, Sudafrica, per l'Italia Luisa Morgantini, parlamentare europea, Genevieve Vaughan della Foundation For a Gift Economy, USA, per l'Irlanda Denis Halliday, ex assistente al segretario generale dell'Onu, e Biljana Kasic del Centre for Women's studies, Croazia.
La Sessione Uno, nell'ora della tempesta di fuoco concentrandosi sugli Stati uniti e le Armi di Distruzione di Massa, ha ricordato che la paranoia globale montata sulla ricerca elusiva di armi di distruzione di massa che pongono una minaccia sull'umanità e sugli Statiuniti, se fosse stata lanciata più vicino a casa, forse si sarebbe potuto contenerla. Si è qui ricordato che a parte il fatto che tutta la tecnologia militare genocida, inclusa quella nucleare, chimica, biologica e batteriologica, è stata concepita e sviluppata negli Stati uniti, è un fatto che essi sono la prima nazione al mondo che consapevolmente, clinicamente e razionalmente ha dispiegato questi strumenti bellici su e contro l'umanità. A testimonianza di ciò si sono alzate le voci di testimoni e sopravvissuti alle armi di distruzione di massa statunitensi in diverse parti del mondo.
Questi hanno incluso Satoru Kanishi, un Hibakusha della Japanese Confederation of H Bomb (n.d.t: i sopravvissuti alla bomba nucleare in giapponese hanno un nome specifico, hibakusha, e sono considerati dei diversi. Diversi per il proprio passato, diversi per il presente in cui sono costretti a vivere; delle persone simbolo). I sopravvissuti di Hiroshima che hanno parlato del bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki; Sahar Sabha di RAWA-Associazione Rivoluzionaria delle Donne Afgane, che ha parlato dell'uso dell'uranio impoverito in Afganistan ; Akira Maeda della Tokyo Zokei University che ha parlato del Tribunale Criminale Internazionale sull'Afganistan; Li Thi Quy del Centre for Gender and Development dell'Università di Hanoi in Vietnam; Gilberto Guiterrez Valdez e Humberto Miranda dell' Institute of Philosophy, Cuba, che hanno parlato della guerra batteriologica a Cuba e Jo CholRyong, della Korean Democratic Lawyers Association-Associazione degli avvocati democratici coreani, che ha parlato della guerra batteriologica condotta dai nordamericani nella Corea del Nord.
Fatima Meer della Giuria ha replicato ai testimoni ascoltati in questa sessione.
La Sessione Due, nell'Ora della tempesta di vento focalizzandosi sui crimini legati alla militarizzazione e all'economia commessi dagli Stati uniti, ha ricordato che oltre all'eliminazione di grandi fette di popolazione in diverse parti del mondo tramite l'impiego di tecnologie militari da genocidio, attraverso la sua presenza militare ed economica in diverse parti del mondo, gli Stati uniti stanno consolidando e approfondendo la loro presa egemonica su altri paesi, culture e popoli. I testimoni di questa sessione che hanno riportato gli effetti e le implicazioni di questi interventi economici e militari sistemici e sistematici in diverse regioni del mondo, hanno incluso Susan Pineda della Gabriela Central Luzon delle Filippine che ha riferito sulle discariche di rifiuti tossici e sulla violenza sessuale nelle basi militari americane; Eunice Santana della Alliance for Peace di Puerto Rico che ha parlato delle basi militari statunitensi alle Isole Vegues; Roger Normand del Centre for Economic and Social Rights degli Stati uniti che ha parlato dei crimini economici degli USA in diverse parti del mondo, e il belga Pol de Vos di STOP.USA, che ha parlato del Project for a New American Century; Kim II Bong della Korean Democratic Lawyers Association-Associazione degli avvocati democratici della Corea del Nord che ha riferito dei crimini USA in Corea del nord con particolare riferimento al massacro dei coreani da parte dell'esercito USA nel 1952.
Genevieve Vaughan, della Giuria, ha replicato ai testimoni ascoltati in questa sessione.
La Sessione Tre, nell'ora della Tempesta del deserto ha ricordato il genocidio in Iraq e la distruzione di un intero popolo nel nome della democrazia e della libertà, una sordida saga su come gli Stati uniti hanno inventato, reinventato e brevettato la tecnologia del terrorismo per perseguire il potere e il controllo totale.
I testimoni di questa sessione, che hanno riferito sulla devastazione culturale, politica ed economica di un popolo e della sua civiltà, ha incluso Ismaeel Mohammed Dawood della National Association for Defence of Human Rights in Iraq che ha parlato delle sparizioni, degli omicidi e delle confische che fanno parte della quotidianità in Iraq, sconosciuti e non percepiti; Hana Ibrahim Saleem che ha parlato della distruzione culturale di una civiltà; Colette Moulaert, del Medical Aid for the Third World che ha parlato dell'impiego dell'uranio impoverito in Iraq; Alejandro Bendana del Jubilee South che ha parlato del debito nostro nei confronti del popolo iracheno; Eman Ahmed Khammas di Occupation Watch Centre che ha riferito sulla resistenza all'interno del paese e Alyn Ware dell'International Association of Lawyers against Nuclear Arms, che ha parlato del diritto internazionale e dell'uso illegale e non etico delle armi nucleari e in particolare dell'uso dell'uranio impoverito in Iraq.
Dennis Halliday della Giuria, che è stato una delle voci della coscienza all'interno degli Stati uniti ed ha dato le dimissioni proprio a causa della guerra all'Iraq, ha replicato alle testimonianze di questa sessione.
La Sessione Quattro, nel ventre della bestia in Guerra dentro gli Stati uniti, ha riportato all'attenzione i ricordi tacitati degli Indiani d'America, dei Neri, degli indigeni e di tutti coloro politicamente e socialmente emarginati, inclusi quelli degli homeless, degli esiliati, dei reclusi all'interno degli Stati uniti, i quali tutti sono testimoni dell'impatto genocida di questo modello universale di vita americano anche all'interno del ventre della bestia. Essi hanno testimoniato del fatto che il governo militarizzato all'interno della più grande democrazia modello mondiale è risultato in una guerra invisibile contro il suo proprio popolo e il suo testo sacro, il Bill of Rights (carta dei diritti individuali). Una guerra intensificata e giustificata ad un livello mai visto dopo l'11 settembre. Gli intervenuti hanno incluso Mililani Trask della Indigenous people Network- Rete dei popoli indigeni,Hawaii, USA che ha parlato della guerra contro i popoli indigen; Cynthia McKinney, ex senatrice che ha riferito della guerra contro i neri; Cheri Honkala della Kensington Welfare Association, USA che ha parlato della geurra contro gli homeless; Gloria La Riva dell'International Action Centre, USA che ha parlato del caso dei Cuban Five/US Laws (n.d.t. ci si riferisce qui a un gruppo di cubani progressisti che negli Stati uniti si collocano sul lato opposto rispetto ai cubani reazionari di Miami e che sono stati illegalmente imprigionati. Per costoro ci sono state mobilitazioni dei democratici americani e di alcuni giudici e avvocati) e Leuren Moret un esperto di radiazioni americano indipendente che ha parlato degli esperimenti nucleari sui prigionieri negli Stati uniti.
La Sessione Cinque, nell'Occhio del Ciclone, Sui frangenti del ciclone e le Voci della Resistenza, ha cercato di ricordare che la speranza che questa egenmonia e controllo globali possono essere contrastati e rintuzzati, deriva da quelle migliaia di voci della coscienza di singoli e da iniziative collettive coraggiose che si oppongono alla potenza del ciclone in varie parti del mondo, inclusi gi Stati uniti. Questa sessione, che si è aperta con una fiera performance dello statunitense New York Art Collective, ha cercato di dare ascolto ad alcune di queste voci. Queste hanno incluso Mary Kelly irlandese, che ha portato la sua testimonianza personale di come lei, individualmente, ha sfidato il sostegno dato dall'Irlanda alla guerra all'Iraq disturbando gli aerei militari che atterravano al Shannon Airport in Irlanda, per rifornirsi di carburante; Ayse Berktay di Peace,Turchia, ha parlato del Tribunale Internazionale sull'Iraq che sta mettendo insieme le voci della società civile di tutto il mondo nella condanna dell'occupazione dell'Iraq da parte degli Stati uniti; Magalys Arochas, della Federazione delle Donne Cubane, ha parlato della resistenza quarantennale all'embargo economico imposto al suo paese dagli Stati Uniti; Laila Khaleed, del Palestinian National Council and General Union of Palestinian Women, ha parlato dell'Intifada o resistenza all'occupazione israeliana della Palestina che vede il consenso silenzioso ma attivo degli Stati uniti; e Hilda Lini del Nuclear Free Pacific che ha riferito del forte movimento anti-nucleare nella loro regione che si oppone alla poltica di nuclearizzazione che viene perseguita unilateralmente dalla superpotenza per consolidare il suo potere militare. L'italiana Paola Manduca, del Movimento antiguerra, ha parlato di come il movimento sia stato capace di farsi ascoltare globalmente contro la guerra in Iraq. In questa sessione abbiamo ascoltato anche la voce di Stan Goff, un veterano della guerra del Vietnam che ha scritto a suo figlio, un marine nordamericano una lettera che è stata mostrata in questa occasione.
Luisa Morgantini e Biljana Kassic, in veste di membri della giuria, hanno replicato allo spirito di resistenza che si è espresso in questa sessione.
Nello stesso momento in cui il tribunale cercava di dare un nome, attraverso le testimonianze e i testimoni esperti, a quei processi e poteri globali che si sono resi responsabili del perpetuarsi di forme di guerra e violenza sempre nuove e grottesche, la Giuria, attraverso i loro commenti e interventi che si sono intrecciati nelle sessioni, ha cercato di sviluppare un'accusa che fosse non tanto di tipo legale quanto morale ed etico. Perchè, anche mentre cercavano l'accusa, le loro voci riaffermavano il bisogno di recuperare una nozione di saggezza collettiva, di giustizia e di compassione, altruista e unitaria; inserita in un nuovo immaginario politico che ci invita ad un'etica di sostenibilità, di valorizzazione della vita, del femminile. Perchè solo questa saggezza può sfidare la logica della guerra come crimine; è solo questo tipo di giustizia che può fermare questa sventura; la sventura del New American Century.
Una saggezza riassunta da Ramsey Clark, Presidente della Giuria:
"Il Tribunale Mondiale delle Donne è un movimento Satyagraha (che rimane saldamente fedele alla verità) (n.d.t.:ll termine ghandiano "Satyagraha",vuol dire etimologicamente "la forza della verità" e indica la potenza dello spirito: l'energia che deriva dalla verità nell'amore, ossia la nonviolenza) per il mondo così com'è oggi. La madre riconosce il pericolo per i suoi piccoli come nessun altro e terrà testa alla minaccia e non accetterà compromessi.
L'audace visione delle donne coraggiose che hanno proposto a questo Tribunale, con grandi sacrifici, battaglie e obiettivi chiari, è quella di trovare, provare e presentare i fatti riferiti ai crimini di guerra degli Stati uniti, militari ed economici. Essa ha messo in relazione e esposto la terribile verità delle guerre di aggressione e delle sanzioni genocide con l'intenzione, da parte degli Stati uniti, di dominare il mondo attraverso la forza e la minaccia del controllo e dello sfruttamento per il suo proprio profitto, impoverendo così ulteriormente le masse povere del pianeta.
La verità presentata dalle donne del Tribunale Mondiale delle Donne nel suo giudizio e la base non violenta del loro essere e del loro agire, sono una potenza che può salvare e liberare l'umanità, finalmente liberarla. Dove altro troveremmo un Tribunale con un tale potenziale?
incredibile
un incredibile accozzaglia di mestatori di professione, sconfitti della storia, guastatori in cerca di fortuna, pensa così facendo, con una pagliacciata simile, di riscrivere la storia a loro uso e consumo con dati palesemente falsi, inventati o ribaltanti la verità storica, se per verità storica s'intende come si sono svolti realmente quei fatti
mi viene il dubbio che al social forum non abbiano poi molto d'importante da fare o da pensare se perdono tempo anche ad organizzare processi farsa così ridicoli con personaggi ancor più ridicoli e macchiette
sicuramente non hanno nulla da dire, se non del farneticante e sciocco antiamericanismo, anticapitalismo e antioccidentalismo
Guarda, direi che mi risparmi la fatica.
Per obiettare alle mie precisazioni hai dovuto A TUA VOLTA estendere l'articolo del signor Stefanini facendogli dire cose che non ha detto e sorvolando su cose CHE dice.
- se la dicitura social global forum l’articolista la usa
Non è vero, usa la dicitura "Genova Global Social Forum" (peraltro errata, in quanto era solo Genova Social Forum) che era il nome dell'iniziativa e non del coordinamento.
- è infatti è quello che dice l’articolista, Tobin ebbe quell’idea nel 1972, giudicandola non più attuale adesso
idea ripresa, attualizzata e trasformata in battaglia politica da altri e l’articolista specifica anche chi
non rigiriamo la frittata come al solito con giri di parole e capriole inutili
Falso: l'articolista scrive che il Professor Tobin "ha fatto una proposta politica concreta che oggi non è più attuale" lasciando intendere che le appropriazioni successive sono viziate da questa "inattuabilità". Io ho precisato che il Professor Tobin ha "formalizzato una teoria" che poi altri hanno esteso in proposta politica. Il bello è che tu riscrivi quello che scrivo io e, poi, mi dici che sto "rigirando la frittata".
Mi viene il sospetto che potrei scrivere "Io ho torto e tu hai ragione" e tu saresti capace di dire "Non rigirare la frittata, io ho ragione e tu hai torto", pur di non lasciare una mia affermazione senza il tuo marchio.
Non mi pronuncio poi sul fatto che tu fai confusione tra "fare proposte concrete" (che è l'oggetto del dibattere) e "realizzare" (che non spetta nè al singolo Zanotelli, nè al Social Forum, nè, trattandosi DI TUTTO IL MONDO, al Presidente USA).
- addirittura malafede?
Neanch’io afferro questa sottile distinzione, me la spiegheresti in poche parole (in genere le cose le afferro al volo) sena per questo darmi la patente di malafede ?
Dal momento che ho già spiegato almeno 10 volte in tre anni la differenza tra "Globalizzazione" e "Mondializzazione", la loro origine storica, il loro uso. Penso che tu possa cominciare almeno a fare i documenti per il foglio rosa.
- eppure che?
Quai sarebbero le istituzioni a richiesta di scioglimento?
Temo che tu stia facendo finta di perdere di vista il nocciolo della questione. L'articolista afferma che i "No Global" :rolleyes: rifiutano ogni istanza di governo sovranazionale. Io affermo che, di tutte le istituzioni sovranazionali esistenti, il Social Forum ne critica una minoranza assoluta.
- mi sa che stai solo giocando sulle parole e i termini e i significati a loro attribuiti, non della sostanza di quello che scrive l’articolista.
L'articolista ha "sostanziato" cosa intende per "globalizzazione" ironizzando sulla George. Ebbene, ciò di cui la George si avvale è parte della "mondializzazione". Se non si conoscono i termini sarebbe opportuno informarsi prima di sfottere.
- appunto, ma se anche le sue teorie linguistiche vengono discusse, ed è il suo campo, figuriamoci se non possono essere discusse le teorie che formula esulando dal suo campo
Qui siamo al ridicolo... il fatto che le sue teorie vengano discusse VUOL PROPRIO DIRE che è un valido teorico. In un campo complesso come semiotica e linguistica non si perde neanche tempo a discutere le teorie dei mediocri. Ignorarlo significa non sapere di cosa si parla.
- perchè non può citare anche i "pensatori" di seconda fila?
Perchè nel suo geniale articolo esordisce con: "Ma chi sono questi guru emergenti dell’antiglobalizzazione?". Da quando un pensatore ai margini è un "guru"?
- questa Naomi Klein, mi è capitata di vederla solo una volta in televisione
le teorie che esprimeva, lo faceva con tale banalità e ingenuità, che mi dava l’impressione che non comprendesse bene a fondo quello che diceva
niente di strano che una così in gioventù si sia fatta irretire dai marchi e dai “loghi”
naturalmente non tutta la gioventù mondiale si è trovata nella sua infelice condizione, per fortuna
ripeto ho avuto questa impressione, ma forse la mia è stata solo un impressione, forse….
Conoscenza approfonditissima anche tu, vedo. Siamo proprio al "se non posso criticare un avversario per la sostanza, lo critico per come veste".
forse l’artcolista intendeva dire che Bovè...
Forse? Per spiegarmi quello che l'articolista pensa di Bovè hai impiegato un numero di righe praticamente superiore a quelle impiegate dall'articolista stesso. Senza peraltro oppormi un valido motivo per cui andrebbe deprezzato... dal momento che, sì, Bovè parla (in inglese) di protezionismo, dumping e quant'altro con i rappresentanti degli agricoltori di tutto il mondo e questi parlano a lui (in inglese). Cercando di trovare una soluzione.
di questa faccenda del subcomandante marcos è stato fatto una specie di mito in salsa romanzata
Ripeto la mia obiezione, mito o non mito. Se avesse usato le armi, sarebbe CERTAMENTE stato criticato per aver fatto carneficine e i suoi sostenitori esteri con lui. NON lo ha fatto e quindi viene tacciato di mancanza di coraggio.
Se non avete critiche coerenti da fare, risparmiate parole.
come sopra, qualche forza politica nostrana ha pensato bene di cavalcare questo mito alquanto romanzato, per i suoi fini elettorali
E quindi? E' una critica? Un'osservazione? Cosa mi comporta questo e cosa mi dice nel bene o nel male di queste parti della politica?
Oppure era solo "pour parler"...
Originariamente inviato da von Clausewitz
eh si, mi pare proprio di si, ma non sei nuovo a questo utilizzo
:D ;)
e poi questo articolo non vuole certo essere o rappresentare alcuna verità
al limite qualche considerazione dissacrante su presunti portatori di qualcosa che essi intendono si come verità, magari assoluta (sempre nei loro intendimenti)
peccato che questa presunta verità sia opinabile sotto vari punti di vista e le persone portatrici, siano delle persone come tutti noi, con pregi e difetti
Bon, finisco qui.
Stupido io a perdere pure del tempo a risponderti con il post precedente, quando tutto quello che ottengo è un bell'attacchino personale che lascia intendere che io menta sapendo di mentire e vagonate di articoli copiati e incollati alla cui fine aggiungi il tuo commentino sprezzante e, spesso, slegato dal contenuto:
ncredibile
un incredibile accozzaglia di mestatori di professione, sconfitti della storia, guastatori in cerca di fortuna, pensa così facendo, con una pagliacciata simile, di riscrivere la storia a loro uso e consumo con dati palesemente falsi, inventati o ribaltanti la verità storica, se per verità storica s'intende come si sono svolti realmente quei fatti
mi viene il dubbio che al social forum non abbiano poi molto d'importante da fare o da pensare se perdono tempo anche ad organizzare processi farsa così ridicoli con personaggi ancor più ridicoli e macchiette
sicuramente non hanno nulla da dire, se non del farneticante e sciocco antiamericanismo, anticapitalismo e antioccidentalismo
Si diverta pure da solo Mr. Clausewitz, il forum ha interlocutori che hanno certo più voglia di lei di impegnarsi in una discussione in cui gli argomenti siano idee e rielaborazioni e non trucchettini tesi a screditare l'interlocutore diretto con osservazioni personali.
E risparmi la fatica di offendere la mia intelligenza mettendo faccine concilianti nella speranza di addolcire quelli che sono solo educati insulti.
Lucio Virzì
23-10-2004, 18:19
Fabio, una accozzaglia di luoghi comuni e di puerili attacchi alla persona per screditare le idee che sono transnazionali e impersonali per definizione.
Impossibile mettere a tacere queste idee.
LuVi
von Clausewitz
25-10-2004, 00:13
cerbert, questa voleva essere una discussione semiseria (o almeno così l'intendevo io) prendendo come spunto un articolo, semiserio anch'esso, su alcuni esponenti di "punta" del mondo cd. no-global (ti accontenti di questa definizione, o necessita di correzioni anch'essa?), senza alcuna pretesa di essere una trattazione approfondita a riguardo
solo che tu appena ci si accosta a questi argomenti li trasformi in una disgressione sui massimi sistemi estremamente seria o almeno da prendere sul serio
e vai quindi di esegesi testuale, parola per parola, alla ricerca di errori veri o presunti (più i secondi dei primi) volti a dimostrare che l'articolista è un quasi mentecatto che non sa quel che dice, il tutto condito dai tuoi consueti giri di parole
i quali confermano che su certi argomenti non sei obiettivo, ti manca obiettività, anzi per dirla tutta sei fazioso come potrebbe esserlo un tifoso ultras di calcio riguardo alla sua squadra
certe considerazioni che si possono o potrebbero fare in merito (a certi argomenti) non sei o non sarai mai disposto ad ammetterle, neanche in via teorica o solo potenziale
quindi vai di giri di paroile e di rigiramento di frittata a prescindere dal merito
che io te lo abbia detto altre volte è perchè l'ho riscontrato e sinceramente ho ritenuto di fartelo presente, anche perchè alla lunga diventano discussioni fra sordi
quindi, non è che menti sapendo di mentire, sei in "malafede" o altro, semplicemente non sei obiettivo ;)
se tu ti ostini a escludere che chi ti legge possa farsi un simile giudizio rispetto a quello che scrivi su certi argomenti, allora si che insulti l'altrui intelligenza (mia o di altri)
senza astio von :)
ps ah mi hai fatto partecipe del fatto che a questi convegni si discute di molti temi non riportati dall'articolista
ne ho portato ad esempio (con la delicatezza che mi contraddistingue, d'accordo :D ) uno dei tanti, sicuramente uno dei, anzi forse il più gettonato, in cui cercare non dico qualcosa di fondato (e francamente sarebbe chiedere troppo), ma solo di sensato sarebbe assai arduo
non mi sarebbe spiaciuto vedere un tuo commento a riguardo, ma anche in questo caso mi rendo conto che avrei chiesto troppo
von Clausewitz
25-10-2004, 00:16
Originariamente inviato da Lucio Virzì
Fabio, una accozzaglia di luoghi comuni e di puerili attacchi alla persona per screditare le idee che sono transnazionali e impersonali per definizione.
Impossibile mettere a tacere queste idee.
LuVi
non so se quelle siano idee impersonali o transnazionali, so solo che non sono idee mie o che mi sento di condividere
mentre la questione degli attacchi personali è solo una divagazione destituita di fondamento
Lucio Virzì
25-10-2004, 07:32
Originariamente inviato da von Clausewitz
non so se quelle siano idee impersonali o transnazionali, so solo che non sono idee mie o che mi sento di condividere
mentre la questione degli attacchi personali è solo una divagazione destituita di fondamento
Hai detto "semiserio", hai detto tutto. ;)
LuVi
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