majin mixxi
08-10-2004, 17:26
Tratto da “L’arcitaliano Ferrara Giuliano – Biografia di un Macchiavelli contemporaneo” di Pino Nicotri, Kaos Edizioni
La psiche umana è spesso insondabile, figurarsi quella dei divi televisivi. È quindi arduo capire perché la star Giuliano Ferrara – eurodeputato craxiano, opinionista televisivo, nonché editorialista del più importante quotidiano italiano – decida di “spiegare il sesso” dal piccolo schermo.
L’unica risposta possibile è la caccia all’audience, la popolarità che non basta mai, il potere che ne deriva con annessi miliardi proporzionali, anche se lui la spiegherà invece così: «Dopo la stagione della guerra [del Golfo, nda] e un anno passato nella superesposizione politica, ho trovato gradevole, quasi opportuno, prendere un po’ di distanza dalla seriosità implacabile e ritrovare un sorriso».
L’idea della trasmissione sul sesso è di Carlo Freccero, direttore di Italia 1: «Un po’ in tutti i palinsesti televisivi dell’epoca sentivo circolare, anche se occultato, un unico problema che girava attorno alle camere da letto degli italiani: come scopiamo?».
È l’epoca della tv spazzatura, teorizzata proprio da Freccero e sposata senza riserve da Ferrara. «Giuliano ha abbracciato con entusiasmo la tv spazzatura», commenta la sua ex redattrice Adele Cambria, «perché soddisfaceva bene il suo cupio dissolvi, quel forte desiderio di autodistruzione che, provocato dal non accettarsi neanche un po’ fisicamente, lo porta ad abbracciare sempre le posizioni comunque estreme, eccessive fino a risultare, appunto, autodistruttive».
Il programma si chiama Lezioni d’amore, e a fianco del conduttore-eurodeputato ci sarà la sua signora Anselma Dell’Olio. «La trasmissione è fondata sul matrimonio di vari generi», spiega Giuliano, «giornalismo-spettacolo, giornalismo-inchiesta e talk show. Ci sarà anche il momento della fiction, con brevi filmati dove verranno illustrati i temi affrontati di volta in volta.
Scopo principale è quello di far raccontare alla gente comune storie vere di vita privata, insomma cosa si nasconde nella camera da letto. Tratteremo problemi di malessere e disagio sessuale, ma anche di felicità». E Anselma precisa: «Giuliano, che è più aggressivo e incisivo, condurrà realmente il programma. Io, come moglie più lenta e riflessiva, mi dedicherò allo scavo dei personaggi e delle storie».
Stando ai giornali, il nuovo programma si annuncia memorabile fin dalla prima puntata: «Verranno affrontati due casi. Il primo riguarda una coppia matura, dove la moglie insoddisfatta e il marito “distratto” da altre partner trovano alla fine una soluzione di compromesso. Il secondo, invece, ha per protagonisti due giovani sposi che, per risolvere il loro impaccio sessuale, intraprendono nell’intimità la via di una “dolce violenza”». Ma il programma tratterà anche temi considerati tabù, come l’omosessualità.
Lezioni d’amore esordisce il 22 gennaio 1992, su Italia 1, in prima serata. I videoconiugi Ferrara (definiti dal critico televisivo Beniamino Placido una versione riveduta e corretta di Arcibaldo e Petronilla) alle prese con problematiche sessuali hanno un impatto visivo grottesco: il più che pingue Giuliano e l’algida Anselma (peraltro a suo tempo bellissima) sono la negazione estetica di qualunque idea di sessualità o erotismo – è come se un programma culinario venisse condotto da due tipi con l’aspetto da anoressici.
Ma secondo l’Auditel, ben 4 milioni di spettatori restano incollati al video – un successone. La seconda puntata si annuncia ancora più eccitante: «Nel primo caso, una moglie non più marito-dipendente, con una sua crescente libertà interiore, abbandona un ménage deludente. Nel secondo, invece, una avvenente signora bene si concede brevi incontri anche con uomini più giovani di lei, senza per questo mettere in questione il rapporto stabile col marito».
Si sente, qui, l’impronta “femminista” della signora Ferrara, che infatti commenta: «È quello che hanno sempre fatto gli uomini: abbandonare il tetto coniugale, oppure trovare fuori casa soddisfazioni sessuali alternative. Ora finalmente lo fanno anche le donne... Perfino Giuliano, che pure è stato educato da una madre femminista, in certi momenti, quando litighiamo, tira fuori la frase fatidica: “I pantaloni qui li porto io!”. È evidente che si tratta di un problema irrisolto».
L’improbabile didattica sessuale dei coniugi Ferrara solleva subito qualche alzata di scudi moralistica. L’Ente dello spettacolo manda al Garante dell’editoria Giuseppe Santaniello una nota di protesta: «Con questa trasmissione si è toccato il fondo nello sfruttamento del privato, in particolare della tematica sessuale, a fini commerciali».
Protesta anche, con ben più peso, la Democrazia cristiana, attraverso un corsivo sul quotidiano del partito “Il Popolo”: «Queste Lezioni non inducono al retto uso della sessualità, ma incentivano apertamente la lussuria». Concetti che farebbero solo ridere, se non circolasse la voce di pressioni censorie sulla Fininvest da parte del Vaticano.
Ferrara fa l’indignato con una punta di ruffianeria: «Il programma può essere discusso e criticato, ma non è certo scandaloso. Se verrà processato, non sarà un processo alle immagini ma alla parola, dato che di immagini sessuali se ne vedono in tutti i canali e in tutti gli orari... Sono convinto che la critica non viene da tutta la Dc, perché una persona di grande civiltà come Forlani [alleato di Craxi, nda] non farebbe il censore neppure per motivi elettorali».
È chiaro che la Dc e la Chiesa pretendono la soppressione del programma: Berlusconi è pronto a ubbidire, e Ferrara a eseguire. Ma prima Giuliano – lui, alfiere della “tv libera” e fustigatore della censoria “tv di Stato” – deve almeno salvare le apparenze. Lo fa mettendo in scena un patetico balletto di ipocrisia.
La commedia comincia con il Garante che invita la Fininvest a spostare le Lezioni d’amore in seconda serata (alle 22,30 anziché alle 20,30); è solo un invito, ma la Fininvest lo prende come un ordine e annuncia lo spostamento di orario. Ferrara protesta, ma non con l’editore bensì col Garante, e fa finta di impuntarsi: piuttosto di cambiare orario, meglio la sospensione del programma. Che infatti non andrà più in onda.
Così la clamorosa censura decisa dalla Fininvest passa per essere una autonoma decisione del Ferrara indignato, vittima di un sopruso del Garante. La solita, straordinaria intelligenza (in questo caso un mix di Machiavelli, Malaparte e Pulcinella).
L’ex comunista Walter Veltroni, finto ingenuo, a proposito della fine ingloriosa del programma televisivo pseudoamoroso si domanda: «Perché un imprenditore libero come Berlusconi ha accettato di censurare la trasmissione?». Il prode Ferrara nega la censura berlusconiana, dice di avere deciso lui la fine del programma «piuttosto che accettare la patente di pornografo». E la consorte si affretta a confermare: «Noi non siamo affatto in polemica con l’editore, e chi mette in giro queste voci lo fa per attaccare Berlusconi».
Giovanni Raboni commenta: «Il Garante ha invitato l’editore a spostare di un paio di ore la messa in onda del programma, e il fatto che l’editore si sia affrettato a accogliere l’invito non trasforma l’invito in divieto... Che Ferrara ritenga più elegante o più conveniente proclamarsi solidale con l’editore, e dipingerlo come vittima – al pari di sé e di sua moglie – di una manovra censoria di sapore oscurantistico, è sotto vari aspetti comprensibile. Ma resta il fatto che a decidere lo spostamento del programma è stato Berlusconi, e a deciderne la sospensione è stato lui stesso, Ferrara. E non si erano mai visti prima dei “censurati” mettersi così docilmente il bavaglio con le proprie stesse mani».
Secondo il biografo Marco Barbieri, «di fronte all’aut aut imposto da Berlusconi, “o in seconda serata o niente”, Ferrara poteva impuntarsi e abbandonare la Fininvest o piegare il capo, perdendo la faccia ma non i suoi lauti emolumenti. Fece una terza cosa: presentò un certificato medico. La trasmissione non si fece per “indisposizione” del conduttore. Abilità da politico consumato».
La psiche umana è spesso insondabile, figurarsi quella dei divi televisivi. È quindi arduo capire perché la star Giuliano Ferrara – eurodeputato craxiano, opinionista televisivo, nonché editorialista del più importante quotidiano italiano – decida di “spiegare il sesso” dal piccolo schermo.
L’unica risposta possibile è la caccia all’audience, la popolarità che non basta mai, il potere che ne deriva con annessi miliardi proporzionali, anche se lui la spiegherà invece così: «Dopo la stagione della guerra [del Golfo, nda] e un anno passato nella superesposizione politica, ho trovato gradevole, quasi opportuno, prendere un po’ di distanza dalla seriosità implacabile e ritrovare un sorriso».
L’idea della trasmissione sul sesso è di Carlo Freccero, direttore di Italia 1: «Un po’ in tutti i palinsesti televisivi dell’epoca sentivo circolare, anche se occultato, un unico problema che girava attorno alle camere da letto degli italiani: come scopiamo?».
È l’epoca della tv spazzatura, teorizzata proprio da Freccero e sposata senza riserve da Ferrara. «Giuliano ha abbracciato con entusiasmo la tv spazzatura», commenta la sua ex redattrice Adele Cambria, «perché soddisfaceva bene il suo cupio dissolvi, quel forte desiderio di autodistruzione che, provocato dal non accettarsi neanche un po’ fisicamente, lo porta ad abbracciare sempre le posizioni comunque estreme, eccessive fino a risultare, appunto, autodistruttive».
Il programma si chiama Lezioni d’amore, e a fianco del conduttore-eurodeputato ci sarà la sua signora Anselma Dell’Olio. «La trasmissione è fondata sul matrimonio di vari generi», spiega Giuliano, «giornalismo-spettacolo, giornalismo-inchiesta e talk show. Ci sarà anche il momento della fiction, con brevi filmati dove verranno illustrati i temi affrontati di volta in volta.
Scopo principale è quello di far raccontare alla gente comune storie vere di vita privata, insomma cosa si nasconde nella camera da letto. Tratteremo problemi di malessere e disagio sessuale, ma anche di felicità». E Anselma precisa: «Giuliano, che è più aggressivo e incisivo, condurrà realmente il programma. Io, come moglie più lenta e riflessiva, mi dedicherò allo scavo dei personaggi e delle storie».
Stando ai giornali, il nuovo programma si annuncia memorabile fin dalla prima puntata: «Verranno affrontati due casi. Il primo riguarda una coppia matura, dove la moglie insoddisfatta e il marito “distratto” da altre partner trovano alla fine una soluzione di compromesso. Il secondo, invece, ha per protagonisti due giovani sposi che, per risolvere il loro impaccio sessuale, intraprendono nell’intimità la via di una “dolce violenza”». Ma il programma tratterà anche temi considerati tabù, come l’omosessualità.
Lezioni d’amore esordisce il 22 gennaio 1992, su Italia 1, in prima serata. I videoconiugi Ferrara (definiti dal critico televisivo Beniamino Placido una versione riveduta e corretta di Arcibaldo e Petronilla) alle prese con problematiche sessuali hanno un impatto visivo grottesco: il più che pingue Giuliano e l’algida Anselma (peraltro a suo tempo bellissima) sono la negazione estetica di qualunque idea di sessualità o erotismo – è come se un programma culinario venisse condotto da due tipi con l’aspetto da anoressici.
Ma secondo l’Auditel, ben 4 milioni di spettatori restano incollati al video – un successone. La seconda puntata si annuncia ancora più eccitante: «Nel primo caso, una moglie non più marito-dipendente, con una sua crescente libertà interiore, abbandona un ménage deludente. Nel secondo, invece, una avvenente signora bene si concede brevi incontri anche con uomini più giovani di lei, senza per questo mettere in questione il rapporto stabile col marito».
Si sente, qui, l’impronta “femminista” della signora Ferrara, che infatti commenta: «È quello che hanno sempre fatto gli uomini: abbandonare il tetto coniugale, oppure trovare fuori casa soddisfazioni sessuali alternative. Ora finalmente lo fanno anche le donne... Perfino Giuliano, che pure è stato educato da una madre femminista, in certi momenti, quando litighiamo, tira fuori la frase fatidica: “I pantaloni qui li porto io!”. È evidente che si tratta di un problema irrisolto».
L’improbabile didattica sessuale dei coniugi Ferrara solleva subito qualche alzata di scudi moralistica. L’Ente dello spettacolo manda al Garante dell’editoria Giuseppe Santaniello una nota di protesta: «Con questa trasmissione si è toccato il fondo nello sfruttamento del privato, in particolare della tematica sessuale, a fini commerciali».
Protesta anche, con ben più peso, la Democrazia cristiana, attraverso un corsivo sul quotidiano del partito “Il Popolo”: «Queste Lezioni non inducono al retto uso della sessualità, ma incentivano apertamente la lussuria». Concetti che farebbero solo ridere, se non circolasse la voce di pressioni censorie sulla Fininvest da parte del Vaticano.
Ferrara fa l’indignato con una punta di ruffianeria: «Il programma può essere discusso e criticato, ma non è certo scandaloso. Se verrà processato, non sarà un processo alle immagini ma alla parola, dato che di immagini sessuali se ne vedono in tutti i canali e in tutti gli orari... Sono convinto che la critica non viene da tutta la Dc, perché una persona di grande civiltà come Forlani [alleato di Craxi, nda] non farebbe il censore neppure per motivi elettorali».
È chiaro che la Dc e la Chiesa pretendono la soppressione del programma: Berlusconi è pronto a ubbidire, e Ferrara a eseguire. Ma prima Giuliano – lui, alfiere della “tv libera” e fustigatore della censoria “tv di Stato” – deve almeno salvare le apparenze. Lo fa mettendo in scena un patetico balletto di ipocrisia.
La commedia comincia con il Garante che invita la Fininvest a spostare le Lezioni d’amore in seconda serata (alle 22,30 anziché alle 20,30); è solo un invito, ma la Fininvest lo prende come un ordine e annuncia lo spostamento di orario. Ferrara protesta, ma non con l’editore bensì col Garante, e fa finta di impuntarsi: piuttosto di cambiare orario, meglio la sospensione del programma. Che infatti non andrà più in onda.
Così la clamorosa censura decisa dalla Fininvest passa per essere una autonoma decisione del Ferrara indignato, vittima di un sopruso del Garante. La solita, straordinaria intelligenza (in questo caso un mix di Machiavelli, Malaparte e Pulcinella).
L’ex comunista Walter Veltroni, finto ingenuo, a proposito della fine ingloriosa del programma televisivo pseudoamoroso si domanda: «Perché un imprenditore libero come Berlusconi ha accettato di censurare la trasmissione?». Il prode Ferrara nega la censura berlusconiana, dice di avere deciso lui la fine del programma «piuttosto che accettare la patente di pornografo». E la consorte si affretta a confermare: «Noi non siamo affatto in polemica con l’editore, e chi mette in giro queste voci lo fa per attaccare Berlusconi».
Giovanni Raboni commenta: «Il Garante ha invitato l’editore a spostare di un paio di ore la messa in onda del programma, e il fatto che l’editore si sia affrettato a accogliere l’invito non trasforma l’invito in divieto... Che Ferrara ritenga più elegante o più conveniente proclamarsi solidale con l’editore, e dipingerlo come vittima – al pari di sé e di sua moglie – di una manovra censoria di sapore oscurantistico, è sotto vari aspetti comprensibile. Ma resta il fatto che a decidere lo spostamento del programma è stato Berlusconi, e a deciderne la sospensione è stato lui stesso, Ferrara. E non si erano mai visti prima dei “censurati” mettersi così docilmente il bavaglio con le proprie stesse mani».
Secondo il biografo Marco Barbieri, «di fronte all’aut aut imposto da Berlusconi, “o in seconda serata o niente”, Ferrara poteva impuntarsi e abbandonare la Fininvest o piegare il capo, perdendo la faccia ma non i suoi lauti emolumenti. Fece una terza cosa: presentò un certificato medico. La trasmissione non si fece per “indisposizione” del conduttore. Abilità da politico consumato».