Nevermind
29-09-2004, 10:44
Sentenza della Cassazione: via libera agli assegni di invalidità per gli obesi
A questa decisione ha portato la vicenda della signora Rita G. di Torino, un metro e mezzo di altezza per 130 chili, concentrati soprattutto sulle cosce. Proprio per le sue dimensioni, Rita aveva chiesto di essere dichiarata invalida al 74 per cento, ma il ministero aveva bocciato la sua richiesta
ROMA - Cresce l’obesità tra gli italiani e la Cassazione prende atto che il fenomeno del sovrappeso sta un po’ stretto nei limiti previsti dal Ministero delle Finanze per concedere l’assegno di invalidità a chi ha molti chili di troppo. Per questo la Suprema Corte ha stabilito che non sono più vincolanti le tabelle - fissate da un decreto ministeriale del 1992 - usate per misurare il punteggio di invalidità e che attribuiscono una percentuale di handicap agli obesi che in nessun caso supera il 40 per cento (per avere l’assegno serve il 74 per cento). Ad avviso dei magistrati di legittimità, invece, specie nelle forme gravi di accumulo adiposo, occorre valutare questa disfunzione in «maniera svincolata dai limiti tabellari» e dare punti più elevati, superiori al 40 per cento, a chi ha un rapporto molto squilibrato tra altezza e peso corporeo. A questa decisione - sentenza 16251 della Prima sezione civile - ha portato la vicenda della signora Rita G. di Torino, un metro e mezzo di altezza per 130 chili, concentrati soprattutto sulle cosce. Proprio per le sue dimensioni, Rita aveva chiesto di essere dichiarata invalida al 74 per cento, ma il ministero aveva bocciato la sua richiesta. Così la donna si è rivolta (senza successo) alla magistratura che per due volte - prima il Tribunale e poi la Corte di Appello torinese - le rispose che, nonostante la mole, non raggiungeva il punteggio necessario. Il consulente tecnico, infatti, dopo aver sottolineato «l’obesità ginoide con aspetto elefantiaco delle cosce» di Rita, concludeva la sua perizia dicendo che, «secondo le tabelle ministeriali per l’invalidità civile», poteva darle solo il 40% di invalidità. Dunque, niente assegno.
Contro il «no» Rita si è rivolta alla Cassazione e il suo ricorso ha fatto breccia tra i giudici che lo hanno accolto, nonostante il parere contrario espresso dalla Procura che aveva, addirittura,chiesto la declaratoria di «inammissibilità « del reclamo. In particolare, i supremi giudici hanno affermato che è vero che le tabelle «includono l’obesità nella fascia di invalidità dal 31 al 40%», ma tale percentuale è calcolata in riferimento a persone che hanno un «indice di massa corporea compreso tra 35 e 40», che non tiene conto delle nuove forme di obesità o di quelle più gravi. Rita, ad esempio, ha un indice di massa corporea - calcola la Suprema Corte - del 57,7 che «si ottiene, in base alle indicazioni ministeriali, dividendo il peso del soggetto per il quadrato della sua statura espresso in metri». Nel caso in questione, spiegano gli ’ermellinì: «kg 130: 2,25 (1,50 per 1,50)= 57,77». Deve quindi concludersi - afferma la Cassazione - che una «situazione» come quella di Rita «richiede una indagine diretta ad acclarare il grado di invalidità, svincolata dai limiti specificati dalle tabelle». In pratica, adesso, alle persone ’oversizè, potrà essere riconosciuto un punteggio di handicap maggiore del 40 per cento dato che - per effetto di questa decisione della Suprema Corte - i periti chiamati a valutare il livello di obesità dovranno tenere presente non più solo le tabelle, ormai inadeguate per misurare le nuove obesità, bensì la reale situazione «invalidante» di chi è afflitto da questa malattia.
14/9/2004
Ho letto la notizia poco fa sul giornale (la notizia era leggermente diversa ma il succo è lo stesso)
Voi che ne dite? A me pare che in questo modo non si fa altro che incentivare la gente a rimanere obesi, visto che della totalità degli obesi solo una parte irrisoria è aflitta da scompensi fisici cronici; la maggior parte difatti è dovuta a una dieta orrenda e da poca o nulla attività fisica.
Inutile dire che tutti sappiamo i problemi alla salute che causa l'obesità...
Saluti.
A questa decisione ha portato la vicenda della signora Rita G. di Torino, un metro e mezzo di altezza per 130 chili, concentrati soprattutto sulle cosce. Proprio per le sue dimensioni, Rita aveva chiesto di essere dichiarata invalida al 74 per cento, ma il ministero aveva bocciato la sua richiesta
ROMA - Cresce l’obesità tra gli italiani e la Cassazione prende atto che il fenomeno del sovrappeso sta un po’ stretto nei limiti previsti dal Ministero delle Finanze per concedere l’assegno di invalidità a chi ha molti chili di troppo. Per questo la Suprema Corte ha stabilito che non sono più vincolanti le tabelle - fissate da un decreto ministeriale del 1992 - usate per misurare il punteggio di invalidità e che attribuiscono una percentuale di handicap agli obesi che in nessun caso supera il 40 per cento (per avere l’assegno serve il 74 per cento). Ad avviso dei magistrati di legittimità, invece, specie nelle forme gravi di accumulo adiposo, occorre valutare questa disfunzione in «maniera svincolata dai limiti tabellari» e dare punti più elevati, superiori al 40 per cento, a chi ha un rapporto molto squilibrato tra altezza e peso corporeo. A questa decisione - sentenza 16251 della Prima sezione civile - ha portato la vicenda della signora Rita G. di Torino, un metro e mezzo di altezza per 130 chili, concentrati soprattutto sulle cosce. Proprio per le sue dimensioni, Rita aveva chiesto di essere dichiarata invalida al 74 per cento, ma il ministero aveva bocciato la sua richiesta. Così la donna si è rivolta (senza successo) alla magistratura che per due volte - prima il Tribunale e poi la Corte di Appello torinese - le rispose che, nonostante la mole, non raggiungeva il punteggio necessario. Il consulente tecnico, infatti, dopo aver sottolineato «l’obesità ginoide con aspetto elefantiaco delle cosce» di Rita, concludeva la sua perizia dicendo che, «secondo le tabelle ministeriali per l’invalidità civile», poteva darle solo il 40% di invalidità. Dunque, niente assegno.
Contro il «no» Rita si è rivolta alla Cassazione e il suo ricorso ha fatto breccia tra i giudici che lo hanno accolto, nonostante il parere contrario espresso dalla Procura che aveva, addirittura,chiesto la declaratoria di «inammissibilità « del reclamo. In particolare, i supremi giudici hanno affermato che è vero che le tabelle «includono l’obesità nella fascia di invalidità dal 31 al 40%», ma tale percentuale è calcolata in riferimento a persone che hanno un «indice di massa corporea compreso tra 35 e 40», che non tiene conto delle nuove forme di obesità o di quelle più gravi. Rita, ad esempio, ha un indice di massa corporea - calcola la Suprema Corte - del 57,7 che «si ottiene, in base alle indicazioni ministeriali, dividendo il peso del soggetto per il quadrato della sua statura espresso in metri». Nel caso in questione, spiegano gli ’ermellinì: «kg 130: 2,25 (1,50 per 1,50)= 57,77». Deve quindi concludersi - afferma la Cassazione - che una «situazione» come quella di Rita «richiede una indagine diretta ad acclarare il grado di invalidità, svincolata dai limiti specificati dalle tabelle». In pratica, adesso, alle persone ’oversizè, potrà essere riconosciuto un punteggio di handicap maggiore del 40 per cento dato che - per effetto di questa decisione della Suprema Corte - i periti chiamati a valutare il livello di obesità dovranno tenere presente non più solo le tabelle, ormai inadeguate per misurare le nuove obesità, bensì la reale situazione «invalidante» di chi è afflitto da questa malattia.
14/9/2004
Ho letto la notizia poco fa sul giornale (la notizia era leggermente diversa ma il succo è lo stesso)
Voi che ne dite? A me pare che in questo modo non si fa altro che incentivare la gente a rimanere obesi, visto che della totalità degli obesi solo una parte irrisoria è aflitta da scompensi fisici cronici; la maggior parte difatti è dovuta a una dieta orrenda e da poca o nulla attività fisica.
Inutile dire che tutti sappiamo i problemi alla salute che causa l'obesità...
Saluti.