Lucio Virzì
24-09-2004, 13:20
http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=HP&TOPIC_TIPO=&TOPIC_ID=37979
23.09.2004
Forte esplosione a Baghdad. In mattinata, sei razzi contro l'ambasciata italiana
di red.
La capitale si sveglia tra i boati. In mattinata, la guerriglia prende di mira l'ambasciata italiana. Colpi di mortaio sono esplosi vicino all'edificio che ospita i diplomatici italiani. Ci sono stati tre feriti, tutti iracheni. Si tratta di un vigilante dell'ambasciata e di due donne, probabilmente due passanti. La Farnesina per il momento non conferma l'episodio. Secondo i testimoni, sei colpi di mortaio sono esplosi nei pressi della struttura. Non si registrano danni rilevanti alla palazzina.
Una forte esplosione è stata poi udita nel primo pomeriggio in pieno centro. Ne hanno notizia testimoni, ma non si hanno per il momento notizie sulle possibili cause.
Sul fronte degli ostaggi, è passata senza notizie un'altra notte d'angoscia, dopo i due messaggi diffusi ieri che annunciavano la morte delle due volontarie. Soprattutto il secondo è stato definito "serio" da Al Arabiyia. "Un ponte per" ha lanciato in mattinata un appello a non dimenticare, oltre a Simona Pari e Simona Torretta, i due collaboratori e volontari di InterSos Ra’ad e Manhaz. «Su di loro è calato il silenzio. Noi li vogliamo sapere sani e salvi tutti e quattro. Per favore non dimenticateli», recita l'appello.
Ancora sequestri: otto civili sono stati rapiti in Iraq. Nella notte, a Baghdad, è avvenuto il rapimento di due ingegneri egiziani che lavoravano per una compagnia telefonica egiziana, la Orascom, che vanta un ricco appalto nell'Iraq centrale. Le modalità del rapimento sono simili a quello delle due volontarie italiane e dei due iracheni: i due sono stati prelevati dai loro uffici da un commando armato che aveva prima legato le guardie all'esterno. La notizia del rapimento degli altri sei, che lavorano sempre per la stessa compagnia, è arrivata successivamente, ma il sequestro, cronologicamente parlando, è avvenuto prima. Un collega dei sei uomini, che chiede di rimanere anonimo, riferisce: «Un amico mi ha chiamato mercoledì e mi ha detto che sei nostri colleghi erano stati rapiti vicino Falluja (50 km a ovest di Baghdad), quando sono tornato al lavoto ieri, giovedì, mi hanno confermato la notizia». Non è la prima volta che i sequestratori prendono di mira gli egiziani. Il motivo è semplice: le bande dei rapitori ideologicamente affini a Zarqawi (quando non si tratta del suo gruppo, Tahwid Wal Jihad) ritengono che l'Egitto sia uno dei governi "apostati", alleati cioè dell'Occidente e di conseguenza da colpire.
La sorte delle due volontarie
Dopo 18 giorni, nessuno sa niente di Simona Pari e Simona Torretta e neppure dei due collaboratori iracheni Ra'ad e Manhaz, neppure menzionati nei messaggi su Internet. Neppure l'esercito più potente del mondo, schierato in forze in tutto il territorio iracheno con unità speciali e supporti di intelligence sa dove sono le due ragazze italiane. Da New York, dove oggi era presente il ministro degli Esteri Franco Frattini, il segretario di Stato americano Colin Powell dice: «Stiamo facendo di tutto per localizzare» le due italiane rapite in Iraq, ma «non abbiamo, purtroppo, nessuna buona notizia». Più o meno lo stesso discorso che fa il governo italiano.
Decapitate in risposta «all'attacco sanguinoso e atroce» a Nassiriya e «agli atti di stupro» contro musulmani e musulmane in Iraq: con questa motivazione inizia un messaggio che annuncia l'uccisione di Simona Pari e Simona Torretta, firmato dal gruppo Ansar al Zawahri (Sostenitori di al Zawahri) e pubblicato in data di oggi sul sito internet http://www.alezah.com.
Nell'ultimo testo - in cui si dice che le ragazze erano «due criminali italiane agenti dei servizi segreti italiani» - si accusa anche il governo italiano di non aver risposto agli ultimatum, giudicati inattendibili perchè senza una documentazione di immagini delle due rapite. «Abbiamo agito in risposta alla politica provocatoria e arrogante di vanità e di indifferenza che il popolo italiano ha seguito dopo i comunicati di minaccia dei mujaheddin apparsi su Internet», dice ora il gruppo di al Zawahiri che aveva chiesto sul Web la liberazione delle detenute irachene in cambio delle informazioni sulle due ragazze italiane.
Palazzo Chigi invita alla cautela, anche davanti a questo nuovo messaggio apparso sul Web che annuncia un video con le prove dell'assassinio delle due Simone. La Procura di Roma ha disposto già l’acquisizione di entrambe le rivendicazioni. Ma preoccupa questa reiterazione della stessa orribile notizia su due diversi canali di comunicazione e da due fonti, anche se di dubbia attendibilità. Questo, almeno, è il ragionamento dei Servizi di intelligence che stanno cercando di valutare gli eventi. E così anche il sottosegretario agli Esteri Margherita Boniver, dal Cairo, dice di «non essere sicura che questi messaggi siano inattendibili», anche se il contenuto sembra incomprensibile.
Per il direttore della tv Al Arabiya Nabil al Khatib «l'ultima rivendicazione su Simona Pari e Simona Torretta va presa sul serio». Aggiunge poi il giornalista: «Non credo si debba discutere se sia o meno credibile. Chi perpetua questi crimini contro gli americani lo può fare anche con gli altri. Se il nome del gruppo terrorista che rivendica è nuovo, non si può dire che non sia credibile solo perchè non lo si conosce. Magari un'organizzazione terrorista, anche importante, può aver deciso per ragioni sue che non conosciamo di usare un nome falso». Infine una questione attinente all'etica dell'informazione. Per quanto riguarda la scelta di trasmettere o meno i video dei terroristi in televisione, Khatib definisce discutibile la decisione di Al Jazira di trasmettere «anche i video che contengono gli ultimatum dei sequestratori. Noi non lo faremo. Trasmetteremo soltanto i video che annunciano un sequestro, ma non quelli che contengano termini ultimativi, altrimenti aiuteremmo i terroristi. La nostra è una scelta etica».
Per il Consiglio degli Ulema sunniti Simona Torretta e Simona Pari sono probabilmente ancora vive e nelle mani di una banda che non ha niente a che fare con la guerriglia. Ne è convinto il portavoce dell'influente organismo sunnita. «Non penso che siano state uccise», ha detto Muthana al-Dhari. Inoltre, alcuni analisti sostengono che il messaggio web sull'esecuzione suoni strano, perché l'Islam non ammette di annunciare la morte di una qualsiasi persona senza dimostrare che questa morte è realmente avvenuta. Secondo i precetti dell'Islam, la vita come la morte, appartengono a Dio e annunciare la morte di una persona senza fornire un riscontro reale, è considerato peccato.
Ricostruiamo queste ultime drammatiche ore. Poco dopo la mezzanotte (ora italiana), un gruppo islamico ha annunciato su Internet l'assassinio di Simona Pari e Simona Torretta. Il messaggio è firmato dall’ Organizzazione Jihad, sigla leggermente diversa da quella utilizzata in un precedente messaggio, del 12 settembre, firmato Organizzazione Jihad Islamica. Il messaggio in rete sostiene che le due pacifiste volontarie italiane «sono state uccise perché il governo italiano non ha accolto la richiesta di ritirare le truppe dall'Iraq».
Scetticismo sull'attendibilità dell'annuncio. Nella notte palazzo Chigi ha chiamato la famiglia di Simona Toretta per dire: «La notizia è falsa». L'ambasciata italiana a Baghdad dice di non poter confermare o smentire niente, e lo stesso ribadisce l'ambascita americana. Dal governo, per ora, nessuna comunicazione ufficiale. Frattini segue la vicenda da New York. Subito allertato, il comitato di crisi della Farnesina ha fatto sapere che al «al momento non c’è alcun riscontro che confermi la notizia della morte dei due ostaggi italiani». Di qui l'invito alla massima cautela.
Un ponte per…, l'organizzazione delle due volontarie, esprime «grandi dubbi» sull'annuncio dell' uccisione di Simona Pari e Simona Torretta. In un messaggio intitolato «Una lunga notte», pubblicato sul sito della ong, si afferma: «Su un sito internet ad accesso pubblico è stata annunciata l' uccisione delle nostre sorelle e amiche Simona e Simona. Nessuna notizia di Raad e Manhaz. Stiamo cercando di verificarne l' attendibilità». Il sito, sottolinea Un ponte per, è stato usato in passato per messaggi risultati inattendibili. «Nel comunicato - aggiungono - si parla di una vendetta per il mancato ritiro delle truppe». «Il tutto - prosegue il messaggio - suscita (dolore e orrore a parte) grandi dubbi. Aspettiamo. La notte sarà lunga». Il messaggio si conclude con la preghiera di non telefonare alla sede dell' organizzazione, qualsiasi comunicazione sarà prontamente data sul sito. «Abbiamo bisogno - concludono - di tutte le nostre (e vostre) forze».
È stata una lunga notte anche per le famiglie delle due ragazze. All’inizio la disperazione per il primo annuncio, poi la speranza che non fosse vero. «Anche se la notizia pare non attendibile – afferma a notte fonda Annmaria Toretta, madre di Simona - è stata una mazzata. Dicono, però, che la rivendicazione è stata fatta sullo stesso sito internet che l' ultima volta aveva dato la falsa rivendicazione. Speriamo che sia anche questa volta falso». E Laura Torretta, la sorella, qualche ora dopo rivela: «Questa notte ci ha contattato il governo e ci ha detto che quella notizia era infondata». Una rassicurazione che si trasforma in un sospiro di sollievo. «Meno male che alla fine la notizia è risultata infondata, così come fin da primo momento, del resto, ci era apparsa. Speriamo in qualche novità nelle prossime ore». Chiede tranquillità, invece, il padre di Simona Pari: «Vogliamo essere lasciati in pace – dice alla folla che si è radunata sotto la sua casa di Rimini - Noi non sappiamo nulla. Se volete sapere qualcosa chiedete alla Farnesina».
Nel messaggio diffuso stanotte su internet si legge: «Annunciamo che il verdetto di Dio è stato eseguito per scannamento sulle due prigioniere italiane - dice l'annuncio di stanotte - dopo che il governo italiano capeggiato dal vile Berlusconi non ha dato ascolto alla nostra unica condizione, il ritiro dall'Iraq. Noi - prosegue l'annuncio, che reca la data del 22 settembre -ammoniamo il governo italiano che continueremo a colpire, e a colpire ogni straniero che risiede in Iraq».
Poi, quando in Italia è quasi mezzogiorno, il secondo messaggio sul Web. Stavolta la firma è del gruppo che fa capo a Ansar Al Zawahri. Il messaggio annuncia che fra poco sarà reso pubblico un video con le "prove" dell'assassinio delle sue Simone. Ma anche su questo messaggio, il governo si mostra scettico. Lo spiega Pierferdinando Casini. Che ha detto così: «Il sottosegretario Letta da me interpellato mi ha comunicato che le rivendicazioni sull'uccisione di Simona Torretta e Simona Pari diffuse da alcune agenzie vengono valutate con totale diffidenza sulla loro attendibilità».
Ma il presidente del comitato parlamentare di controllo dei servizi di sicurezza Enzo Bianco invita alla prudenza anche nel senso opposto. «Ci vuole molta prudenza – dice - i servizi di intelligence italiani hanno confermato, assumendosi una responsabilità, di ritenere del tutto inaffidabili queste notizie e non ho elementi per esprimere opinioni diverse». «Non ho elementi -ha ripetuto Bianco- per distanziarmi da queste valutazioni. Aggiungo che è necessaria la massima prudenza e la massima sobrietà. Sarà una vicenda lunga e complicata perché mi pare sia in atto una guerra mediatica, un tentativo di influenzare l'opinione pubblica e di giocare una partita sporca».
LuVi
23.09.2004
Forte esplosione a Baghdad. In mattinata, sei razzi contro l'ambasciata italiana
di red.
La capitale si sveglia tra i boati. In mattinata, la guerriglia prende di mira l'ambasciata italiana. Colpi di mortaio sono esplosi vicino all'edificio che ospita i diplomatici italiani. Ci sono stati tre feriti, tutti iracheni. Si tratta di un vigilante dell'ambasciata e di due donne, probabilmente due passanti. La Farnesina per il momento non conferma l'episodio. Secondo i testimoni, sei colpi di mortaio sono esplosi nei pressi della struttura. Non si registrano danni rilevanti alla palazzina.
Una forte esplosione è stata poi udita nel primo pomeriggio in pieno centro. Ne hanno notizia testimoni, ma non si hanno per il momento notizie sulle possibili cause.
Sul fronte degli ostaggi, è passata senza notizie un'altra notte d'angoscia, dopo i due messaggi diffusi ieri che annunciavano la morte delle due volontarie. Soprattutto il secondo è stato definito "serio" da Al Arabiyia. "Un ponte per" ha lanciato in mattinata un appello a non dimenticare, oltre a Simona Pari e Simona Torretta, i due collaboratori e volontari di InterSos Ra’ad e Manhaz. «Su di loro è calato il silenzio. Noi li vogliamo sapere sani e salvi tutti e quattro. Per favore non dimenticateli», recita l'appello.
Ancora sequestri: otto civili sono stati rapiti in Iraq. Nella notte, a Baghdad, è avvenuto il rapimento di due ingegneri egiziani che lavoravano per una compagnia telefonica egiziana, la Orascom, che vanta un ricco appalto nell'Iraq centrale. Le modalità del rapimento sono simili a quello delle due volontarie italiane e dei due iracheni: i due sono stati prelevati dai loro uffici da un commando armato che aveva prima legato le guardie all'esterno. La notizia del rapimento degli altri sei, che lavorano sempre per la stessa compagnia, è arrivata successivamente, ma il sequestro, cronologicamente parlando, è avvenuto prima. Un collega dei sei uomini, che chiede di rimanere anonimo, riferisce: «Un amico mi ha chiamato mercoledì e mi ha detto che sei nostri colleghi erano stati rapiti vicino Falluja (50 km a ovest di Baghdad), quando sono tornato al lavoto ieri, giovedì, mi hanno confermato la notizia». Non è la prima volta che i sequestratori prendono di mira gli egiziani. Il motivo è semplice: le bande dei rapitori ideologicamente affini a Zarqawi (quando non si tratta del suo gruppo, Tahwid Wal Jihad) ritengono che l'Egitto sia uno dei governi "apostati", alleati cioè dell'Occidente e di conseguenza da colpire.
La sorte delle due volontarie
Dopo 18 giorni, nessuno sa niente di Simona Pari e Simona Torretta e neppure dei due collaboratori iracheni Ra'ad e Manhaz, neppure menzionati nei messaggi su Internet. Neppure l'esercito più potente del mondo, schierato in forze in tutto il territorio iracheno con unità speciali e supporti di intelligence sa dove sono le due ragazze italiane. Da New York, dove oggi era presente il ministro degli Esteri Franco Frattini, il segretario di Stato americano Colin Powell dice: «Stiamo facendo di tutto per localizzare» le due italiane rapite in Iraq, ma «non abbiamo, purtroppo, nessuna buona notizia». Più o meno lo stesso discorso che fa il governo italiano.
Decapitate in risposta «all'attacco sanguinoso e atroce» a Nassiriya e «agli atti di stupro» contro musulmani e musulmane in Iraq: con questa motivazione inizia un messaggio che annuncia l'uccisione di Simona Pari e Simona Torretta, firmato dal gruppo Ansar al Zawahri (Sostenitori di al Zawahri) e pubblicato in data di oggi sul sito internet http://www.alezah.com.
Nell'ultimo testo - in cui si dice che le ragazze erano «due criminali italiane agenti dei servizi segreti italiani» - si accusa anche il governo italiano di non aver risposto agli ultimatum, giudicati inattendibili perchè senza una documentazione di immagini delle due rapite. «Abbiamo agito in risposta alla politica provocatoria e arrogante di vanità e di indifferenza che il popolo italiano ha seguito dopo i comunicati di minaccia dei mujaheddin apparsi su Internet», dice ora il gruppo di al Zawahiri che aveva chiesto sul Web la liberazione delle detenute irachene in cambio delle informazioni sulle due ragazze italiane.
Palazzo Chigi invita alla cautela, anche davanti a questo nuovo messaggio apparso sul Web che annuncia un video con le prove dell'assassinio delle due Simone. La Procura di Roma ha disposto già l’acquisizione di entrambe le rivendicazioni. Ma preoccupa questa reiterazione della stessa orribile notizia su due diversi canali di comunicazione e da due fonti, anche se di dubbia attendibilità. Questo, almeno, è il ragionamento dei Servizi di intelligence che stanno cercando di valutare gli eventi. E così anche il sottosegretario agli Esteri Margherita Boniver, dal Cairo, dice di «non essere sicura che questi messaggi siano inattendibili», anche se il contenuto sembra incomprensibile.
Per il direttore della tv Al Arabiya Nabil al Khatib «l'ultima rivendicazione su Simona Pari e Simona Torretta va presa sul serio». Aggiunge poi il giornalista: «Non credo si debba discutere se sia o meno credibile. Chi perpetua questi crimini contro gli americani lo può fare anche con gli altri. Se il nome del gruppo terrorista che rivendica è nuovo, non si può dire che non sia credibile solo perchè non lo si conosce. Magari un'organizzazione terrorista, anche importante, può aver deciso per ragioni sue che non conosciamo di usare un nome falso». Infine una questione attinente all'etica dell'informazione. Per quanto riguarda la scelta di trasmettere o meno i video dei terroristi in televisione, Khatib definisce discutibile la decisione di Al Jazira di trasmettere «anche i video che contengono gli ultimatum dei sequestratori. Noi non lo faremo. Trasmetteremo soltanto i video che annunciano un sequestro, ma non quelli che contengano termini ultimativi, altrimenti aiuteremmo i terroristi. La nostra è una scelta etica».
Per il Consiglio degli Ulema sunniti Simona Torretta e Simona Pari sono probabilmente ancora vive e nelle mani di una banda che non ha niente a che fare con la guerriglia. Ne è convinto il portavoce dell'influente organismo sunnita. «Non penso che siano state uccise», ha detto Muthana al-Dhari. Inoltre, alcuni analisti sostengono che il messaggio web sull'esecuzione suoni strano, perché l'Islam non ammette di annunciare la morte di una qualsiasi persona senza dimostrare che questa morte è realmente avvenuta. Secondo i precetti dell'Islam, la vita come la morte, appartengono a Dio e annunciare la morte di una persona senza fornire un riscontro reale, è considerato peccato.
Ricostruiamo queste ultime drammatiche ore. Poco dopo la mezzanotte (ora italiana), un gruppo islamico ha annunciato su Internet l'assassinio di Simona Pari e Simona Torretta. Il messaggio è firmato dall’ Organizzazione Jihad, sigla leggermente diversa da quella utilizzata in un precedente messaggio, del 12 settembre, firmato Organizzazione Jihad Islamica. Il messaggio in rete sostiene che le due pacifiste volontarie italiane «sono state uccise perché il governo italiano non ha accolto la richiesta di ritirare le truppe dall'Iraq».
Scetticismo sull'attendibilità dell'annuncio. Nella notte palazzo Chigi ha chiamato la famiglia di Simona Toretta per dire: «La notizia è falsa». L'ambasciata italiana a Baghdad dice di non poter confermare o smentire niente, e lo stesso ribadisce l'ambascita americana. Dal governo, per ora, nessuna comunicazione ufficiale. Frattini segue la vicenda da New York. Subito allertato, il comitato di crisi della Farnesina ha fatto sapere che al «al momento non c’è alcun riscontro che confermi la notizia della morte dei due ostaggi italiani». Di qui l'invito alla massima cautela.
Un ponte per…, l'organizzazione delle due volontarie, esprime «grandi dubbi» sull'annuncio dell' uccisione di Simona Pari e Simona Torretta. In un messaggio intitolato «Una lunga notte», pubblicato sul sito della ong, si afferma: «Su un sito internet ad accesso pubblico è stata annunciata l' uccisione delle nostre sorelle e amiche Simona e Simona. Nessuna notizia di Raad e Manhaz. Stiamo cercando di verificarne l' attendibilità». Il sito, sottolinea Un ponte per, è stato usato in passato per messaggi risultati inattendibili. «Nel comunicato - aggiungono - si parla di una vendetta per il mancato ritiro delle truppe». «Il tutto - prosegue il messaggio - suscita (dolore e orrore a parte) grandi dubbi. Aspettiamo. La notte sarà lunga». Il messaggio si conclude con la preghiera di non telefonare alla sede dell' organizzazione, qualsiasi comunicazione sarà prontamente data sul sito. «Abbiamo bisogno - concludono - di tutte le nostre (e vostre) forze».
È stata una lunga notte anche per le famiglie delle due ragazze. All’inizio la disperazione per il primo annuncio, poi la speranza che non fosse vero. «Anche se la notizia pare non attendibile – afferma a notte fonda Annmaria Toretta, madre di Simona - è stata una mazzata. Dicono, però, che la rivendicazione è stata fatta sullo stesso sito internet che l' ultima volta aveva dato la falsa rivendicazione. Speriamo che sia anche questa volta falso». E Laura Torretta, la sorella, qualche ora dopo rivela: «Questa notte ci ha contattato il governo e ci ha detto che quella notizia era infondata». Una rassicurazione che si trasforma in un sospiro di sollievo. «Meno male che alla fine la notizia è risultata infondata, così come fin da primo momento, del resto, ci era apparsa. Speriamo in qualche novità nelle prossime ore». Chiede tranquillità, invece, il padre di Simona Pari: «Vogliamo essere lasciati in pace – dice alla folla che si è radunata sotto la sua casa di Rimini - Noi non sappiamo nulla. Se volete sapere qualcosa chiedete alla Farnesina».
Nel messaggio diffuso stanotte su internet si legge: «Annunciamo che il verdetto di Dio è stato eseguito per scannamento sulle due prigioniere italiane - dice l'annuncio di stanotte - dopo che il governo italiano capeggiato dal vile Berlusconi non ha dato ascolto alla nostra unica condizione, il ritiro dall'Iraq. Noi - prosegue l'annuncio, che reca la data del 22 settembre -ammoniamo il governo italiano che continueremo a colpire, e a colpire ogni straniero che risiede in Iraq».
Poi, quando in Italia è quasi mezzogiorno, il secondo messaggio sul Web. Stavolta la firma è del gruppo che fa capo a Ansar Al Zawahri. Il messaggio annuncia che fra poco sarà reso pubblico un video con le "prove" dell'assassinio delle sue Simone. Ma anche su questo messaggio, il governo si mostra scettico. Lo spiega Pierferdinando Casini. Che ha detto così: «Il sottosegretario Letta da me interpellato mi ha comunicato che le rivendicazioni sull'uccisione di Simona Torretta e Simona Pari diffuse da alcune agenzie vengono valutate con totale diffidenza sulla loro attendibilità».
Ma il presidente del comitato parlamentare di controllo dei servizi di sicurezza Enzo Bianco invita alla prudenza anche nel senso opposto. «Ci vuole molta prudenza – dice - i servizi di intelligence italiani hanno confermato, assumendosi una responsabilità, di ritenere del tutto inaffidabili queste notizie e non ho elementi per esprimere opinioni diverse». «Non ho elementi -ha ripetuto Bianco- per distanziarmi da queste valutazioni. Aggiungo che è necessaria la massima prudenza e la massima sobrietà. Sarà una vicenda lunga e complicata perché mi pare sia in atto una guerra mediatica, un tentativo di influenzare l'opinione pubblica e di giocare una partita sporca».
LuVi