fabius00
16-09-2004, 14:03
DIECI ANNI DOPO
«Troppi misteri sulla morte di Moana», il suo editore chiede di riaprire le indagini
ROMA - A dieci anni dalla morte di Moana Pozzi (16 settembre 1994), Brunetto Fantauzzi, giornalista che pubblicò i suoi scritti, ha presentato un esposto alla Procura di Roma per chiarire quelli che ritiene i «dubbi» sulla morte della pornodiva.
«Dopo dieci anni nessuno ha chiarito in modo definitivo, o almeno parzialmente, i troppi dubbi sulla morte certa di Moana Pozzi - ha affermato Fantauzzi - Nessuna prova sulla permanenza nell'ospedale di Lione e troppi dubbi sul giallo delle ceneri per non parlare del certificato giunto al Comune di Roma solo dopo 6 mesi».
L'editore, «chiede di verificare le ragioni di tale scomparsa - si legge nell'esposto - che hanno recato danni economici al sottoscritto e che chiede di essere sentito per potere spiegare di persona altri elementi». Fantauzzi, poi, spiega i suoi dubbi su quella che ritiene «una morte troppo ”certa” per essere vera». «Parliamo di scomparsa e non di morte - si legge - perché si fanno sempre più insistenti le voci relative alla decisione della pornodiva di tagliare i ponti con il passato inscenando una morte tanto improvvisa quanto misteriosa. Suscita perplessità la decisione di mantenere il segreto sul decesso almeno per quarantotto ore, come a volerle dare il tempo per uscire definitivamente di scena. E suscita interrogativi il fatto che, insieme alla notizia della morte, si sia appreso che il corpo della diva a luci rosse fosse già stato cremato, quasi a rendere impossibile qualsiasi tentativo di riconoscimento».
Dubbia, secondo l'editore, la causa della morte di Moana: «Cancro al fegato, dicono i medici del centro di Lione specializzato in tumori, dove la Pozzi aveva cercato la guarigione. Epatite, affermano i familiari. Di Aids si mormora nel mondo dello spettacolo». Poi, «il fatto che il suo nome non risultasse in nessun registro ospedaliero e che la sua salma non sia stata visibile che alla madre». Fantauzzi cita anche alcune «fonti» che avvalorerebbero il suo convincimento.
«Troppi misteri sulla morte di Moana», il suo editore chiede di riaprire le indagini
ROMA - A dieci anni dalla morte di Moana Pozzi (16 settembre 1994), Brunetto Fantauzzi, giornalista che pubblicò i suoi scritti, ha presentato un esposto alla Procura di Roma per chiarire quelli che ritiene i «dubbi» sulla morte della pornodiva.
«Dopo dieci anni nessuno ha chiarito in modo definitivo, o almeno parzialmente, i troppi dubbi sulla morte certa di Moana Pozzi - ha affermato Fantauzzi - Nessuna prova sulla permanenza nell'ospedale di Lione e troppi dubbi sul giallo delle ceneri per non parlare del certificato giunto al Comune di Roma solo dopo 6 mesi».
L'editore, «chiede di verificare le ragioni di tale scomparsa - si legge nell'esposto - che hanno recato danni economici al sottoscritto e che chiede di essere sentito per potere spiegare di persona altri elementi». Fantauzzi, poi, spiega i suoi dubbi su quella che ritiene «una morte troppo ”certa” per essere vera». «Parliamo di scomparsa e non di morte - si legge - perché si fanno sempre più insistenti le voci relative alla decisione della pornodiva di tagliare i ponti con il passato inscenando una morte tanto improvvisa quanto misteriosa. Suscita perplessità la decisione di mantenere il segreto sul decesso almeno per quarantotto ore, come a volerle dare il tempo per uscire definitivamente di scena. E suscita interrogativi il fatto che, insieme alla notizia della morte, si sia appreso che il corpo della diva a luci rosse fosse già stato cremato, quasi a rendere impossibile qualsiasi tentativo di riconoscimento».
Dubbia, secondo l'editore, la causa della morte di Moana: «Cancro al fegato, dicono i medici del centro di Lione specializzato in tumori, dove la Pozzi aveva cercato la guarigione. Epatite, affermano i familiari. Di Aids si mormora nel mondo dello spettacolo». Poi, «il fatto che il suo nome non risultasse in nessun registro ospedaliero e che la sua salma non sia stata visibile che alla madre». Fantauzzi cita anche alcune «fonti» che avvalorerebbero il suo convincimento.