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View Full Version : Senato Federale


Lucio Virzì
16-09-2004, 13:46
La norma approvata dall'aula di Montecitorio con 299 sì e 27 no
Deputati del "Listone" e i Verdi si astengono. Contrari Pdci e Rc
Riforme, sì al primo articolo; nasce il Senato federale
Si riprende martedì prossimo con il voto su Roma Capitale


ROMA - Via libera alla Camera al primo articolo della del testo della riforma istituzionale. L'aula di Montecitorio ha respinto gli emendamenti presentati dalle opposizioni e ha votato la norma che sostituisce l'articolo 55 della Costituzione recitando che "il Parlamento si compone della Camera dei deputati e del Senato federale della Repubblica".

Il primo articolo è stato approvato con 299 sì, 27 no e 182 astenuti. Compatta la maggioranza, articolato il comportamento delle opposizioni. I partiti del "Listone"(Ds, Sdi e e Margherita) si sono astenuti, e con loro i Verdi. Udeur, Pdci e Prc hanno votato contro.

Nella nuova Costituzione disegnata dal ddl della Casa delle Libertà ci saranno leggi a "prevalenza" della Camera e altre a "prevalenza" del Senato federale. In caso di contrasto sulle competenze decideranno i presidenti delle Camere o una commissione paritetica.

In aula ora - come stabilito ieri dai capigruppo - i lavori saranno interrotti, per riprendere martedì 21 con nuove votazioni. Domani, in tarda mattinata, si riunirà il comitato dei nove per l'esame dei subemendamenti (da presentare entro le ore 12) agli emendamenti della maggioranza.


(16 settembre 2004)


I punti cardine del testo voluto da Bossi, dopo le 38 correzioni
Tra Camera e Senato federale alto rischio di contenzioso
Devolution e leggi-labirinto
così la destra cambia lo Stato
I governatori potranno partecipare ai lavori
di Palazzo Madama, ma senza diritto di voto
di SILVIO BUZZANCA


ROMA - Approvare una legge, già oggi è cosa difficile, lunga. Domani potrebbe diventare un rebus per capire chi se ne deve occupare fra Camera e Senato federale, chi deve avere l'ultima parola in attesa delle decisioni di questo o quel "comitato paritetico". Il labirinto legislativo è uno degli elementi che più saltano all'occhio leggendo gli ultimi emendamenti della Cdl alla riforma costituzionale in discussione alla Camera. Un testo "corretto" che prevede il potere di scioglimento in mano al premier, la devolution, un ritorno allo Stato di alcune materie chiave come grandi reti di trasporto e navigazione, comunicazione, ordini professionali, sport, energia.

Le modifiche dei saggi della Cdl invertono la rotta sulla composizione del Senato federale e cancellano la "contestualità affievolita": gli inquilini di Palazzo Madama saranno eletti contestualmente ai consigli regionali e andranno a casa in caso di crisi del "loro" governo regionale. Ma questo accadrà solo dal 2011. I "governatori" potranno partecipare ai lavori del Senato, ma non avranno diritto di voto. Inoltre ci sono la sussidiarietà cara all'Udc e la "clausola di salvaguardia" dell'interesse nazionale caldeggiata da An. Infine poteri ridotti per il capo dello Stato, la previsione di sedute segrete di Camera e Senato e del Parlamento in sede comune.

Tutte "piccole" novità che l'opposizione considera più il frutto delle estenuanti mediazioni interne alla Cdl che un tentativo di migliorare la riforma. Un giudizio che diviene impietoso di fronte al nuovo, complicatissimo processo di formazione delle leggi. In Costituzione dovrebbe infatti entrare il nuovo, lunghissimo articolo 70, che prevede tre ipotesi: leggi di competenza Camera, leggi di competenza Senato, leggi di competenza di entrambe le assemblee. E già l'elenco delle materie "bicamerali" così lungo da far immaginare che il solito lavoro comune Camera-Senato non sparirà tanto presto.


Nel caso in cui la competenza legislativa non sia chiara, toccherà ai presidenti di Camera e Senato decidere di comune accordo. E se la cosa è più spinosa del previsto, allora sarà creata una commissione paritetica che deciderà chi dovrà "lavorare" quella legge.

Ma c'è un primo intoppo. Se il premier decide che una legge è fondamentale per l'attuazione del suo programma e sorge un contrasto con il Senato, che si fa? Il premier non può opporre ai senatori lo strumento della fiducia e non può minacciare lo scioglimento. Argomento usato dall'opposizione per dimostrare che il premier è quasi onnipotente con la Camera e impotente con il Senato. I presidenti di Camera e Senato convocherebbero allora una commissione mista paritetica che proporrà un testo di conciliazione su cui chiamare al voto le due assemblee.
E se una legge regionale vìola l'interesse nazionale? O la Regione la cambia o si crea una commissione paritetica che può cancellarla.

Questo ricorso alla commissione paritetica, secondo le Regioni, mette in discussione la natura stessa del federalismo vantato dalla Cdl. Un federalismo, secondo alcuni presidenti di Regione, minato anche dalla "clausola di salvaguardia" che permette allo Stato di sostituirsi come legislatore alle Regioni. La definizione delle materie su cui il potere centrale potrebbe avocare il potere legislativo è infatti considerata molto vasta. Gli emendamenti della Cdl prevedono anche l'avvio del federalismo fiscale, ma entro cinque anni dal via libera alla nuova Costituzione.

E il premier? Viene eletto attraverso il collegamento con i candidati, "ovvero con una o più liste di candidati". Questa è una novità introdotta dai saggi. Il premier potrà chiedere lo scioglimento al presidente della Repubblica, ma la sua maggioranza, quella uscita dalle urne, potrà difendersi attraverso una mozione di sfiducia "costruttiva" che indichi un nuovo premier. Infine sono previste contromisure contro il rischio-ribaltone: il premier è tenuto a dimettersi se una mozione di sfiducia viene respinta con i voti di parte dell'opposizione. Idem se una richiesta di fiducia passa con i voti dell'opposizione.


(16 settembre 2004)

Parliamone.
Per favore, astenersi tifoserie.

LuVi

tatrat4d
16-09-2004, 14:31
Originariamente inviato da Lucio Virzì
CUT

Assolutamente favorevole al Senato federale, al quale assegnerei solo il controllo sul coordinamento che il governo propone riguardo alle materie di competenza regionale.
Per il resto si usa la camera nella quale rimane il circuito di responsabilità governo - parlamento.
Per la legge elettorale sarebbe sufficiente riprendere il modello inglese, ossia l'uninominale secco e l'assegnazione del compito di formare il governo al leader della coalizione (o, speranza vana, del partito) che ottiene più seggi. Non mi piace la sfiducia costruttiva, che nei paesi dove esiste non fa altro che dare dignità costituzionale ai ribaltoni, e nemmeno il bizzarro procedimento anti-ribaltone da parte di un premier che fa campagna acquisti dei deputati dell'opposizione, come avvenne con D'Alema ed i 4 gatti cossighiani. In questo caso preferisco il rischio di ribaltone all'introduzione di una sorta di mandato imperativo per i parlamentari, il che sarebbe la fine o quasi del sistema parlamentare.
Sarei invece favorevole alla possibilità (a sua discrezione) per il premier di chiedere e ottenere lo scioglimento del parlamento nel caso venga sfiduciato.

Bizkaiko
16-09-2004, 17:49
Non ho ancora ben capito come dovrebbe funzionare, ma messa così mi pare solo un'accozzaglia di trovate per cercare di accontentare tutte le parti della maggioranza, vecchio vizio della politica italica, col risultato che si incasinano esponenzialmente le cose, e se già siamo fin troppo burocraticizzati adesso, figuriamoci tra un po'...

Per me la competenza di Roma dovrebbe essere limitata ad esteri e difesa, con una camera molto limitata (una cinquantina di persone a dir tanto); poi ogni singola regione gestisca come meglio crede istruzione, sanità, trasporti ecc. ecc.

Muflus
16-09-2004, 17:52
Originariamente inviato da Bizkaiko
Non ho ancora ben capito come dovrebbe funzionare, ma messa così mi pare solo un'accozzaglia di trovate per cercare di accontentare tutte le parti della maggioranza, vecchio vizio della politica italica, col risultato che si incasinano esponenzialmente le cose, e se già siamo fin troppo burocraticizzati adesso, figuriamoci tra un po'...

Quoto, mi iscrivo e nel frattempo studio meglio la cosa.

tatrat4d
16-09-2004, 17:56
Integrazione al mio post precedente: è ovvio che quando si passa da una forma di amministrazione dello Stato ad un'altra i conflitti di attribuzione tra i poteri aumentano (avviene già per gli Statuti regionali dopo la riforma del titolo V°). Però non è che sia colpa della cattiva legge riforma dell'Ulivo, come non sarà responsabilità della devoluzione. E' semplicemente avvenuto lo stesso durante la formazione di tutti gli altri impianti federali, con un ruolo inizialmente rilevantissimo delle corti supreme o dei tribunali costituzionali. L'importante è che la nostra Corte costituzionale venga prima immersa in un bel bagno di riformismo (come spero avvenga con la nomina delle regioni di parte dei membri), altrimenti si rischia davvero lo stallo istituzionale.

John Cage
16-09-2004, 18:31
"ci saranno leggi a "prevalenza" della Camera e altre a "prevalenza" del Senato federale. In caso di contrasto sulle competenze decideranno i presidenti delle Camere o una commissione paritetica" (da "repubblica" di oggi)

:confused: a me sembra solo una riforma che crea ancora più casino.
Adesso non si saprà nanche chi deve fare le leggi. Già me li vedo che litigano sulle diverse decisioni....

riguardo la gestione separata di scuola, sanità ecc ecc un esempio:
tempo fa se mi capitava di avere una ricetta scritta dal mio medico potevo prendere la medicina una farmacia d'italia qualsiasi, adesso mi tocca aquistarla nella mia regione. Eppure finora resta il diritto di essere curato anche fuori regione.. ancora per poco probabilmente?

Eppure c'è gente che fa su e giù per l'Italia quasi quotidianamente.

L'Italia diventerà una cosa sempre più burocratica e complicata.

:doh:

kikki2
16-09-2004, 18:39
Io aspetto che tutto sia legge ed entri in vigore , hanno appena approvato un articolo e mi sembra poco per giudicare
per quanto riguarda la competenza sulla leggi, anche adesso se una regione legifera e un ministro( per dire) ritiene che che la legge sia contro l'interesse dello stato, si appella alla corte costituzionale per un parere ( vincolante) , un po' come farebbero camera e futuro senato., anzi forse semplificando se le commissioni lavoreranno a dovere
ma di riduzione del numero dei parlamentari non se ne parla ?

recoil
16-09-2004, 20:10
Originariamente inviato da kikki2
ma di riduzione del numero dei parlamentari non se ne parla ?

temo di no.
significherebbe avere meno probabilità di essere eletti e godere di stipendi alti e privilegi vari. speriamo che non aumentino piuttosto!

Korn
16-09-2004, 20:21
ritengo che questa sia un modo per aumentare ulteriormente la burocrazia le spese delle pa

flisi71
17-09-2004, 10:41
Originariamente inviato da Korn
ritengo che questa sia un modo per aumentare ulteriormente la burocrazia le spese delle pa

Su questo non vi è dubbio, il comune buon senso, le esperienze limitate del passato (le deleghe date alle regioni) e studi pubblicati in questi giorni concordano a riguardo.

Ciao

Federico

Lucio Virzì
17-09-2004, 10:52
Originariamente inviato da flisi71
Su questo non vi è dubbio, il comune buon senso, le esperienze limitate del passato (le deleghe date alle regioni) e studi pubblicati in questi giorni concordano a riguardo.

Ciao

Federico

Perplessità anche dalla maggioranza dei governatori regionali:

http://www.repubblica.it/2004/h/sezioni/politica/riformeist/altola/altola.html

Comunicato bipartisan dei presidenti di regione
"Casini faccia slittare l'iter delle riforme"
L'altolà dei governatori
"Così si bloccano le istituzioni"
"Intricato e macchinoso" il progetto di riforma della Cdl
di GIOVANNA CASADIO

ROMA - Allarmati è dir poco. I "governatori", sia della Casa delle libertà che del centrosinistra, sono compatti contro "questo" federalismo. A conclusione di cinque ore di esame e valutazione delle "migliorie" apportate dalla coalizione di governo - dopo avere cioè finalmente in mano il nuovo testo sulle riforme che la Camera ha cominciato a votare - la Conferenza dei presidenti di Regione ieri ha detto "alt".

"Così è messo a rischio il funzionamento delle istituzioni", si rischia il blocco, hanno scritto i "governatori" in un comunicato che, secondo consuetudine, è stato ponderato parola per parola e infine sottoscritto da tutti: dal forzista Enzo Ghigo al diessino Vasco Errani. Ma l'altolà si è spinto fino a chiedere al presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, di far slittare l'iter parlamentare delle riforme istituzionali finché le Regioni non abbiano avuto l'opportunità di dire la loro al governo. E infatti hanno chiesto, e ottenuto a tambur battente, la convocazione per lunedì prossimo della Stato-Regioni ovvero l'incontro formale con i ministri degli Affari regionali, Enrico la Loggia, e delle Riforme, Roberto Calderoli. Sarà quella la sede in cui esporranno quanto proprio non va, e rende anzi "intricato e macchinoso", "farraginoso" e in una parola indigesto il federalismo targato Cdl anche alle Regioni che ne dovrebbero essere protagoniste.

Nelle sette pagine di documento già abbozzate, e da rifinire nei prossimi giorni, si paventa "un riaccentramento" delle competenze che spettano attualmente alle Regioni. Né piace il Senato federale con i "governatori" a mezzo servizio o "clandestini" come denuncia Francesco Storace, il presidente della Regione Lazio, di An. Condivide Ghigo, "governatore" del Piemonte e presidente della Conferenza delle Regioni: "La nostra preoccupazione è quella di fare riflettere sul meccanismo dell'iter legislativo e quindi sulle competenze del Senato federale". "Una riforma pasticciata, un guazzabuglio", per Errani. Concordi i presidenti di Regione spingono per un Senato federale tipo Bundesrat, il modello tedesco però è già bocciato dalla maggioranza. In seconda battuta chiedono l'elezione diretta su base regionale dei senatori e la "contestualità forte" con i consigli regionali. Su una questione poi minacciano l'ammutinamento: la possibilità anche per gli ottomila comuni e le 103 Province di fare ricorso alla Consulta.


"Ma ve lo immaginate? Sarebbe un impazzimento", ha esordito nella riunione Storace. Lui ha intanto deciso di inviare al gruppo di An a Montecitorio un gruppo di emendamenti "indispensabili", a cominciare da quello che "bocci, abroghi, stracci" la facoltà di estendere i ricorsi alla Corte costituzionale. Contrarietà assoluta poi su quello che chiamano il "secessionismo" nella costituzione di nuove Regioni; chiedono una vera e rapida attuazione del federalismo fiscale. Non mancano inoltre le polemiche tra Regioni e Anci. Incontro infine sia dei "governatori" che dei sindaci con il presidente di Confindustria, Montezemolo, che a sua volta condivide le preoccupazioni sulla devolution.


(17 settembre 2004)