GhePeU
03-09-2004, 14:16
NB: IL TESTO NON E' MIO, MA PRESO DA http://sherif.clarence.com/permalink/162238.html
Di questi tempi, c'è un gran parlare di "musulmani moderati" e di "Islam moderato". "Dove sono i musulmani moderati?" "Che fine hanno fatto i musulmani moderati?" "Perché i musulmani moderati non alzano la voce?" e via dicendo. Se lo chiedono tutti e nessuno li trova. Sembrano vapore, fantasmi, miraggi ... A guardare i giornali e i TG i musulmani sono tutti anti-americani, anti-semiti, complici dei terroristi e chi più ne ha più ne metta. Beh, prima di affrontare l'argomento, dobbiamo innanzitutto intenderci sul concetto di musulmano moderato. Ma prima di farlo dobbiamo iniziare col definire la parola stessa di Musulmano. Perché? Vedete...Quando scrissi il post intitolato "E l'Iran, eh?" rispondevo ad un lettore che se la prendeva con me (chiedendo se invece in Iran le chiese le costruivano) in quanto prima avevo scritto (in "Arabia mon amour") che tutto ciò che viene normalmente rinfacciato agli arabi (divieto di costruzione di chiese, decapitazioni ecc) era in realtà un'esclusiva dei sauditi. Nel rispondere, mi sono scordato però di sottolineare l'errore di fondo nel commento del lettore in questione, che non solo non era informato sui rapporti relativi all'Iran di "Aiuto alla chiesa che soffre" ma che confondeva anche facilmente gli arabi - di cui parlavo nel post - con gli iraniani, e quindi con i musulmani più in generale.
Provate a dire ad un iraniano che è un arabo solo in virtù del fatto che è musulmano e come minimo vi beccate una lezione sulla storia della Persia da Kosroe allo Shah. I persiani (ergo gli iraniani), nonostante siano musulmani, con gli arabi hanno ben poco in comune sia sul piano "razziale" che su quello "linguistico". E questo nonostante il contributo notevole dato dal loro paese alla storia dell'Islam e la loro lingua che adopera ancora oggi i caratteri arabi. Provate ora a dire ad un egiziano o un libanese in Italia che un marrochino è un arabo, e quello subito se la prenderà con voi. "Ma se non capisco manco cosa dicono sti qua !" sbottano, arrabbiati e sotto sotto indignati dal fatto che i marrochini - a cui vengono attributi dai media gran parte dei mali di questo paese - siano considerati arabi e quindi loro "conterranei" e, secondo la logica di questi tempi, loro complici ed amici. Il dialetto marrochino è infatti cosi influenzato dall'eredità berbera che risulta incomprensibile ad un arabo proveniente da una zona diversa dal Maghreb e si finisce per parlare arabo classico (sempre che l'interlocutore l'abbia studiato a scuola) o italiano, perfino tra "arabi".
A qualche egiziano invece (generalmente cristiani copti) provate a dire, in privato, che è arabo e quello subito ti fa la lezione sulla civiltà faraonica, i geroglifici ed i Tolomei. E, a titolo di prova, ti ricorda che la denominazione ufficiale della Repubblica Araba d'Egitto è - in realtà - "Repubblica d'Egitto, araba" ossia che il concetto dell' "egizianità" viene prima ancora di quello dell' arabismo quest'ultimo prodotto del nazionalismo di stampo nasseriano. Intanto, e col rischio di far arrabbiare un pò i miei amici copti, il luogo comune in base al quale i copti siano i veri egiziani e che i musulmani egiziani siano invece degli "intrusi" è un falso storico. Anche se è vero che i copti hanno mantenuto sino al giorno d'oggi abitudini oltre che una lingua derivante da quella degli antichi egizi, è risaputo ormai che il numero dei conquistatori arabi era cosi esiguo da non compromettere assolutamente la composizione demografica del paese. E quelli che sono considerati oggi "intrusi" sono in realtà copti, e quindi egiziani doc pure loro, che hanno scelto di aderire all'Islam col tempo (Apriti cielo...so che adesso si scatenerà un putiferio, ma vi prometto che della conquista araba, delle relazioni conquistatori-conquistati, dhimitudine e tributo e altre cose ancora parlerò in futuro).
In poche parole, il concetto di "arabo" è cosi vago che perfino gli arabi stessi stentano a capirlo. E quando, tempo addietro, mi trovavo nella mensa universitaria con un gruppo di libanesi, palestinesi ed arabi d'Israele (cioè palestinesi con cittadinanza israeliana) non mancavano liti e accuse. E mi sembrava di assisstere ad una versione ridotta della Lega Araba. Non a caso, e nonostante i vari legami culturali, linguistici e religiosi, gli arabi non sono riusciti a creare un'unione. Con un po' di volontà però, si riesce ad identificare il mondo arabo (cioè quegli stati che parlano l'arabo nelle sue varie forme dialettali) e così scopriamo che rappresentano solo il 20 % del totale dei musulmani nel mondo. Per quello mi viene da ridere quando qualcuno se la prende con "i musulmani" o "gli arabi" in generale solo perché qualche sconosciuto gruppo nascosto in qualche buco dell'Irak ha rapito dei giornalisti o altri. Un indonesiano o un cinese dello Xinyang (che sono musulmani), un iraniano o un pachistano (che sono musulmani ma non arabi) un libanese ed un siriano (che sono arabi ma già in disaccordo tra di loro in seguito a, diciamo, una precendete conversazione sulla presenza militare siriana in Libano) si chiederanno di sicuro " E noi con questo casino cosa c'entriamo?". E hanno ragione ovviamente... è come prendersela con tutti gli italiani o meglio ancora con tutti i cattolici, solo perché un italiano è stato arrestato in Tailandia per pedofilia.
Ora arriviamo al punto... dove sono i musulmani moderati? Beh innanzitutto se per musulmano moderato intendiamo uno che a pausa pranzo mangia un panino al prosciutto inaffiato di una Heineken fresca, si può tranquillamente affermare che il tale in questione, in base al diritto islamico e quello sociale, viene ritenuto un musulmano mancato o in errore e - secondo i fondamentalisti - nemmeno degno della definizione di infedele ma, invece, di quella di apostata. La sua colpa è in effetti ancora maggiore, essendo - a differenza di chi non è nato musulmano - uno venuto in contatto con il "messaggio divino" e quindi consapevole del divieto e delle sue conseguenze "sulla sua anima". Ergo, per i musulmani non è musulmano, o quasi. Quindi inutile aggiungerci vicino l'aggettivo "moderato".
Se per musulmano moderato intendiamo uno che appoggia gli schemi della democrazia delle cannoniere stile far west, o come in alcuni casi addirittura filo-sionista, allora non ci stiamo. Cosa c'entra la religione di una persona con le sue opinioni politiche? Non si fa mica la distinzione cattolico moderato / cattolico estremista in base alle rispettive opinioni sullo stato d'Israele o quanto siano, o meno, a favore dei piani dell'amministrazione Bush ! Un musulmano può benissimo essere moderato senza per quello dover annullare completamente le proprie idee politiche a favore di quelle che suonano o suonerebbero accettabili all'occidente o a una parte di esso !
Rimane quindi l'ultima possibilità: il musulmano moderato come persona che non condivide la battaglia dei fondamentalisti islamici, come persona che non condivide l'utilizzo del rapimento e dell'esplosivo come metodo per risolvere i problemi attuali e che però prega cinque volte al giorno osservando le restrizioni alimentari. Ci sono? Certo che ci sono, basta andare a fare un giro sul sito dell'emittente Alarabiya e vedere qualche commento oppure sentire l'autista del pullman che mi portava in giro con il gruppo che accompagnavo al Cairo, a Pasqua scorsa, mentre indignato gridava "Non c'è religione al mondo che ordina di uccidere gli innocenti". Solo che questi non fanno notizia, quindi non vengono menzionati.
Il guaio però è che certe questioni (vedasi quella palestinese per esempio) si sono lasciate incancrenire così a lungo che ora si sono trasformate da lotte indipentiste di stampo nazionalista in lotte di stampo religioso con la conseguenza che ciò che era o poteva (a seconda dei punti di vista) essere considerato giusto si è fuso nel vortice di ciò che è sbagliato. E cosi il desiderio di veder nascere uno stato palestinese o di vedere un Irak in mano agli iracheni (ma per davvero) si è perso nel quadro più ampio a cui tutti - indistintamente - neoconservatori e fondamentalisti islamici inclusi, stanno lavorando: la guerra di civiltà. E cosi, l'uomo comune che ritiene che uno stato per i palestinesi è un sacrosanto diritto si trova costretto a giustificare o legittimare coloro che appaiono come i loro unici difensori, ovvero i seguaci di Bin Laden.
Il punto quindi è che se si vuole davvero un Islam moderato, si devono innanzitutto aiutare i moderati stessi. Senza però pretendere che abbandonino prima idee politiche che loro ritengono giuste. E' ridicolo il ricatto attuato oggigiorno da taluni mezzi di stampa o partiti politici, riassunto nel dilemma "O sei un musulmano che appoggia Sharon e Bush (e quindi moderato) oppure sei un musulmano integralista". Ma siamo matti? Ci sono israeliani e americani contro Bush e Sharon e non per questo vengono descritti come ebrei o protestanti fondamentalisti ! Dare più voce, aiuto e sostegno all'Islam moderato è un dovere, ma nel rispetto delle idee politiche di ognuno. Finora l'Occidente la voce l'ha data ai fondamentalisti.
Da quando la Gran Bretagna, tanti anni fa, ha concesso l'asilo al famoso predicatore Abu Hamza al Masri (ora sotto processo) fino ai fenomeni da circo televisivo di Porta a Porta portati in mostra di recente, non mi risulta di aver visto parlare un solo musulmano moderato. Almeno non uno che fosse libero di affermare - senza paura di essere linciato - di non condividere la politica di Sharon e di Bush. Perché gli "altri", quelli che si definiscono moderati e in virtù di questo non criticano il folle sistema che ci ha portato alla situazione attuale - o addirittura si pronunciano a suo favore - sono ancora meno rappresentativi dei fedeli dell'Islam di quelli che si spacciano come tali sugli schermi nazionali mentre ineggiano all'Islam di 1400 anni fa.
Il blog di Sherif El Sebaie. (http://sherif.clarence.com/) Email:[email protected]
Di questi tempi, c'è un gran parlare di "musulmani moderati" e di "Islam moderato". "Dove sono i musulmani moderati?" "Che fine hanno fatto i musulmani moderati?" "Perché i musulmani moderati non alzano la voce?" e via dicendo. Se lo chiedono tutti e nessuno li trova. Sembrano vapore, fantasmi, miraggi ... A guardare i giornali e i TG i musulmani sono tutti anti-americani, anti-semiti, complici dei terroristi e chi più ne ha più ne metta. Beh, prima di affrontare l'argomento, dobbiamo innanzitutto intenderci sul concetto di musulmano moderato. Ma prima di farlo dobbiamo iniziare col definire la parola stessa di Musulmano. Perché? Vedete...Quando scrissi il post intitolato "E l'Iran, eh?" rispondevo ad un lettore che se la prendeva con me (chiedendo se invece in Iran le chiese le costruivano) in quanto prima avevo scritto (in "Arabia mon amour") che tutto ciò che viene normalmente rinfacciato agli arabi (divieto di costruzione di chiese, decapitazioni ecc) era in realtà un'esclusiva dei sauditi. Nel rispondere, mi sono scordato però di sottolineare l'errore di fondo nel commento del lettore in questione, che non solo non era informato sui rapporti relativi all'Iran di "Aiuto alla chiesa che soffre" ma che confondeva anche facilmente gli arabi - di cui parlavo nel post - con gli iraniani, e quindi con i musulmani più in generale.
Provate a dire ad un iraniano che è un arabo solo in virtù del fatto che è musulmano e come minimo vi beccate una lezione sulla storia della Persia da Kosroe allo Shah. I persiani (ergo gli iraniani), nonostante siano musulmani, con gli arabi hanno ben poco in comune sia sul piano "razziale" che su quello "linguistico". E questo nonostante il contributo notevole dato dal loro paese alla storia dell'Islam e la loro lingua che adopera ancora oggi i caratteri arabi. Provate ora a dire ad un egiziano o un libanese in Italia che un marrochino è un arabo, e quello subito se la prenderà con voi. "Ma se non capisco manco cosa dicono sti qua !" sbottano, arrabbiati e sotto sotto indignati dal fatto che i marrochini - a cui vengono attributi dai media gran parte dei mali di questo paese - siano considerati arabi e quindi loro "conterranei" e, secondo la logica di questi tempi, loro complici ed amici. Il dialetto marrochino è infatti cosi influenzato dall'eredità berbera che risulta incomprensibile ad un arabo proveniente da una zona diversa dal Maghreb e si finisce per parlare arabo classico (sempre che l'interlocutore l'abbia studiato a scuola) o italiano, perfino tra "arabi".
A qualche egiziano invece (generalmente cristiani copti) provate a dire, in privato, che è arabo e quello subito ti fa la lezione sulla civiltà faraonica, i geroglifici ed i Tolomei. E, a titolo di prova, ti ricorda che la denominazione ufficiale della Repubblica Araba d'Egitto è - in realtà - "Repubblica d'Egitto, araba" ossia che il concetto dell' "egizianità" viene prima ancora di quello dell' arabismo quest'ultimo prodotto del nazionalismo di stampo nasseriano. Intanto, e col rischio di far arrabbiare un pò i miei amici copti, il luogo comune in base al quale i copti siano i veri egiziani e che i musulmani egiziani siano invece degli "intrusi" è un falso storico. Anche se è vero che i copti hanno mantenuto sino al giorno d'oggi abitudini oltre che una lingua derivante da quella degli antichi egizi, è risaputo ormai che il numero dei conquistatori arabi era cosi esiguo da non compromettere assolutamente la composizione demografica del paese. E quelli che sono considerati oggi "intrusi" sono in realtà copti, e quindi egiziani doc pure loro, che hanno scelto di aderire all'Islam col tempo (Apriti cielo...so che adesso si scatenerà un putiferio, ma vi prometto che della conquista araba, delle relazioni conquistatori-conquistati, dhimitudine e tributo e altre cose ancora parlerò in futuro).
In poche parole, il concetto di "arabo" è cosi vago che perfino gli arabi stessi stentano a capirlo. E quando, tempo addietro, mi trovavo nella mensa universitaria con un gruppo di libanesi, palestinesi ed arabi d'Israele (cioè palestinesi con cittadinanza israeliana) non mancavano liti e accuse. E mi sembrava di assisstere ad una versione ridotta della Lega Araba. Non a caso, e nonostante i vari legami culturali, linguistici e religiosi, gli arabi non sono riusciti a creare un'unione. Con un po' di volontà però, si riesce ad identificare il mondo arabo (cioè quegli stati che parlano l'arabo nelle sue varie forme dialettali) e così scopriamo che rappresentano solo il 20 % del totale dei musulmani nel mondo. Per quello mi viene da ridere quando qualcuno se la prende con "i musulmani" o "gli arabi" in generale solo perché qualche sconosciuto gruppo nascosto in qualche buco dell'Irak ha rapito dei giornalisti o altri. Un indonesiano o un cinese dello Xinyang (che sono musulmani), un iraniano o un pachistano (che sono musulmani ma non arabi) un libanese ed un siriano (che sono arabi ma già in disaccordo tra di loro in seguito a, diciamo, una precendete conversazione sulla presenza militare siriana in Libano) si chiederanno di sicuro " E noi con questo casino cosa c'entriamo?". E hanno ragione ovviamente... è come prendersela con tutti gli italiani o meglio ancora con tutti i cattolici, solo perché un italiano è stato arrestato in Tailandia per pedofilia.
Ora arriviamo al punto... dove sono i musulmani moderati? Beh innanzitutto se per musulmano moderato intendiamo uno che a pausa pranzo mangia un panino al prosciutto inaffiato di una Heineken fresca, si può tranquillamente affermare che il tale in questione, in base al diritto islamico e quello sociale, viene ritenuto un musulmano mancato o in errore e - secondo i fondamentalisti - nemmeno degno della definizione di infedele ma, invece, di quella di apostata. La sua colpa è in effetti ancora maggiore, essendo - a differenza di chi non è nato musulmano - uno venuto in contatto con il "messaggio divino" e quindi consapevole del divieto e delle sue conseguenze "sulla sua anima". Ergo, per i musulmani non è musulmano, o quasi. Quindi inutile aggiungerci vicino l'aggettivo "moderato".
Se per musulmano moderato intendiamo uno che appoggia gli schemi della democrazia delle cannoniere stile far west, o come in alcuni casi addirittura filo-sionista, allora non ci stiamo. Cosa c'entra la religione di una persona con le sue opinioni politiche? Non si fa mica la distinzione cattolico moderato / cattolico estremista in base alle rispettive opinioni sullo stato d'Israele o quanto siano, o meno, a favore dei piani dell'amministrazione Bush ! Un musulmano può benissimo essere moderato senza per quello dover annullare completamente le proprie idee politiche a favore di quelle che suonano o suonerebbero accettabili all'occidente o a una parte di esso !
Rimane quindi l'ultima possibilità: il musulmano moderato come persona che non condivide la battaglia dei fondamentalisti islamici, come persona che non condivide l'utilizzo del rapimento e dell'esplosivo come metodo per risolvere i problemi attuali e che però prega cinque volte al giorno osservando le restrizioni alimentari. Ci sono? Certo che ci sono, basta andare a fare un giro sul sito dell'emittente Alarabiya e vedere qualche commento oppure sentire l'autista del pullman che mi portava in giro con il gruppo che accompagnavo al Cairo, a Pasqua scorsa, mentre indignato gridava "Non c'è religione al mondo che ordina di uccidere gli innocenti". Solo che questi non fanno notizia, quindi non vengono menzionati.
Il guaio però è che certe questioni (vedasi quella palestinese per esempio) si sono lasciate incancrenire così a lungo che ora si sono trasformate da lotte indipentiste di stampo nazionalista in lotte di stampo religioso con la conseguenza che ciò che era o poteva (a seconda dei punti di vista) essere considerato giusto si è fuso nel vortice di ciò che è sbagliato. E cosi il desiderio di veder nascere uno stato palestinese o di vedere un Irak in mano agli iracheni (ma per davvero) si è perso nel quadro più ampio a cui tutti - indistintamente - neoconservatori e fondamentalisti islamici inclusi, stanno lavorando: la guerra di civiltà. E cosi, l'uomo comune che ritiene che uno stato per i palestinesi è un sacrosanto diritto si trova costretto a giustificare o legittimare coloro che appaiono come i loro unici difensori, ovvero i seguaci di Bin Laden.
Il punto quindi è che se si vuole davvero un Islam moderato, si devono innanzitutto aiutare i moderati stessi. Senza però pretendere che abbandonino prima idee politiche che loro ritengono giuste. E' ridicolo il ricatto attuato oggigiorno da taluni mezzi di stampa o partiti politici, riassunto nel dilemma "O sei un musulmano che appoggia Sharon e Bush (e quindi moderato) oppure sei un musulmano integralista". Ma siamo matti? Ci sono israeliani e americani contro Bush e Sharon e non per questo vengono descritti come ebrei o protestanti fondamentalisti ! Dare più voce, aiuto e sostegno all'Islam moderato è un dovere, ma nel rispetto delle idee politiche di ognuno. Finora l'Occidente la voce l'ha data ai fondamentalisti.
Da quando la Gran Bretagna, tanti anni fa, ha concesso l'asilo al famoso predicatore Abu Hamza al Masri (ora sotto processo) fino ai fenomeni da circo televisivo di Porta a Porta portati in mostra di recente, non mi risulta di aver visto parlare un solo musulmano moderato. Almeno non uno che fosse libero di affermare - senza paura di essere linciato - di non condividere la politica di Sharon e di Bush. Perché gli "altri", quelli che si definiscono moderati e in virtù di questo non criticano il folle sistema che ci ha portato alla situazione attuale - o addirittura si pronunciano a suo favore - sono ancora meno rappresentativi dei fedeli dell'Islam di quelli che si spacciano come tali sugli schermi nazionali mentre ineggiano all'Islam di 1400 anni fa.
Il blog di Sherif El Sebaie. (http://sherif.clarence.com/) Email:[email protected]