Bet
05-08-2004, 11:26
non sapevo che titolo mettere alla discussione... fondamentalmente mi ha trasmesso molta tristezza anche se sembra che la cosa stia andando bene
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2004/08_Agosto/05/bimbo.shtml
Abbandonato dai genitori è sopravvissuto grazie all’animale
Andrej, il bambino allevato da un cane in Siberia
Da 30 giorni in un orfanotrofio. «Non cammina più a quattro zampe, comunica a gesti e qualcuno lo ha sentito dire papà»
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
MOSCA - Non si è trattato di un branco di lupi come nel romanzo di Kipling, ma solamente del cane di casa. Proprio come il piccolo Mowgli, un bambino russo è vissuto per anni da solo assieme all’animale. E’ stato allevato, educato; ha imparato a mangiare, a latrare e a difendersi come un cane. Quando è stato ritrovato ha cercato di mordere gli uomini che gli stendevano la mano. E per lungo tempo ha continuato ad annusare accuratamente il cibo prima di metterlo in bocca.
Kamala e Amala, due «ragazze lupo»
indiane
Quella di Andrej Tolstikh, un bel bambino biondo con un sorriso dolce che oggi ha sette anni, è una storia di disperazione, di alcoolismo e di abbandono. Una storia comune a tanti piccoli che in questo immenso paese vengono continuamente lasciati soli dai genitori (sono centomila l’anno, secondo le statistiche). Lui si è ritrovato senza nessuno nella fattoria dove abitavano prima i genitori. Aveva come compagno solo un cane e si è adeguato alla situazione, cavandosela in realtà assai brillantemente. Soprattutto se si pensa che, secondo i medici che lo hanno visitato, Andrej è sordomuto dalla nascita e mentalmente ritardato.
L’avventura del piccolo si svolge tutta in un villaggio semidisabitato che si chiama Bespalovskoye, nel distretto di Smeinogorsk (letteralmente: «montagne dei serpenti»). Siamo nell’Altaj, Siberia occidentale. Dopo averlo messo al mondo, la madre alcolizzata se ne va di casa. La nonna firma un documento affermando che non è in grado di occuparsi del bimbo a causa delle sue pessime condizioni economiche. La zia dichiara che non vuole avere nulla a che fare con Andrej perché «è troppo problematico». Così, quando anche il padre invalido abbandona la fattoria, nessuno si preoccupa del bambino. Anzi, è una gara a dimenticarsi di lui. Andrej è già grandicello, forse ha tre o quattro anni. Le notizie sono confuse. Rimane lì. Assieme al cane esce per procurarsi del cibo. Con la bestiola si rifugia in un angolo meno gelido quando viene l’inverno. Dorme abbracciato al cane. I due si tengono caldi a vicenda.
Negli uffici pubblici del distretto, intanto, la burocrazia fa lentamente i suoi passi. Il tribunale, tre anni fa, cerca di convocare la madre per spogliarla dei diritti sul bambino, ma la donna non si trova. Finalmente, un mese fa, il giudice affronta nuovamente il caso e toglie in contumacia ai genitori la patria potestà. Gli addetti dell’orfanotrofio Doverie partono per Bespalovskoye. Alla fattoria vengono affrontati dal cane. Poi esce Andrej che cammina a quattro zampe, abbaia forsennatamente, cerca di morderli.
Adesso, dopo soli trenta giorni, il bambino ha fatto progressi incredibili. Nell’orfanotrofio ha imparato a camminare sulle gambe. «Mangia con un cucchiaio e comunica a gesti», racconta l’infermiera Evgenia Resnikova. «Gli piace molto il suo letto con le lenzuola pulite e ha perso tutte le abitudini che aveva. O quasi». Ha qualche difficoltà con il gabinetto, naturalmente. Ogni tanto mostra ancora segni di una particolare aggressività. Ma gioca con una compagna e dà calci alla palla. Ha anche articolato qualche sillaba. Il direttore dell’orfanotrofio, Nikolaj Moshkin riferisce che qualcuno lo ha sentito dire «papà». Certo Andrej si ricorda di suo padre. A gesti lo descrive: si tocca il mento con la mano chiusa per indicare la barba; poi il braccio, dove il padre ha un tatuaggio. Quindi fa capire che è andato via, ma che a lui non importa affatto.
Andrej non è il primo bambino allevato dai cani in Russia. Nel 1998 ne trovarono un altro nella città di Reutov, vicino Mosca, Vanya Mishukov. Viveva da due anni con un branco di cani selvatici e si nutriva di rifiuti, come loro. Adesso il piccolo ha 11 anni. L’anno scorso è entrato nella scuola dei cadetti della marina di Kronshtadt, vicino San Pietroburgo. E’ molto orgoglioso della divisa. Esce sempre tutto impettito. Appena gira l’angolo, però, tira fuori un avanzo di cibo dalla tasca e lo allunga a uno dei tanti cani randagi.
Fabrizio Dragosei
5 agosto 2004 - Corriere.it
Incuriosito poi dall'immagina e dalla scritta sotto ho cercato su google ed ho trovato quest'altra storia ancora più pazzesca e triste che linko perchè troppo lunga
Amala e Kamala (http://www.feralchildren.com/en/pager.php?df=pagano2000&pg=7)
+ Amala e Kamala - continua - (http://www.feralchildren.com/en/pager.php?df=pagano2000&pg=8)
...ma sono documentati alcune centinaia di casi di questi esseri muti, cresciuti con animali e che, avendone acquisito le abitudini, si muovono per esempio con rapidità su quattro arti, o mangiano carne cruda e, reinseriti in ambiente umano, sopravvivono pochi anni senza acquisire il linguaggio né, quindi, la possibilità del pensiero simbolico... da http://www.lacan.com/lingua.htm
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2004/08_Agosto/05/bimbo.shtml
Abbandonato dai genitori è sopravvissuto grazie all’animale
Andrej, il bambino allevato da un cane in Siberia
Da 30 giorni in un orfanotrofio. «Non cammina più a quattro zampe, comunica a gesti e qualcuno lo ha sentito dire papà»
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
MOSCA - Non si è trattato di un branco di lupi come nel romanzo di Kipling, ma solamente del cane di casa. Proprio come il piccolo Mowgli, un bambino russo è vissuto per anni da solo assieme all’animale. E’ stato allevato, educato; ha imparato a mangiare, a latrare e a difendersi come un cane. Quando è stato ritrovato ha cercato di mordere gli uomini che gli stendevano la mano. E per lungo tempo ha continuato ad annusare accuratamente il cibo prima di metterlo in bocca.
Kamala e Amala, due «ragazze lupo»
indiane
Quella di Andrej Tolstikh, un bel bambino biondo con un sorriso dolce che oggi ha sette anni, è una storia di disperazione, di alcoolismo e di abbandono. Una storia comune a tanti piccoli che in questo immenso paese vengono continuamente lasciati soli dai genitori (sono centomila l’anno, secondo le statistiche). Lui si è ritrovato senza nessuno nella fattoria dove abitavano prima i genitori. Aveva come compagno solo un cane e si è adeguato alla situazione, cavandosela in realtà assai brillantemente. Soprattutto se si pensa che, secondo i medici che lo hanno visitato, Andrej è sordomuto dalla nascita e mentalmente ritardato.
L’avventura del piccolo si svolge tutta in un villaggio semidisabitato che si chiama Bespalovskoye, nel distretto di Smeinogorsk (letteralmente: «montagne dei serpenti»). Siamo nell’Altaj, Siberia occidentale. Dopo averlo messo al mondo, la madre alcolizzata se ne va di casa. La nonna firma un documento affermando che non è in grado di occuparsi del bimbo a causa delle sue pessime condizioni economiche. La zia dichiara che non vuole avere nulla a che fare con Andrej perché «è troppo problematico». Così, quando anche il padre invalido abbandona la fattoria, nessuno si preoccupa del bambino. Anzi, è una gara a dimenticarsi di lui. Andrej è già grandicello, forse ha tre o quattro anni. Le notizie sono confuse. Rimane lì. Assieme al cane esce per procurarsi del cibo. Con la bestiola si rifugia in un angolo meno gelido quando viene l’inverno. Dorme abbracciato al cane. I due si tengono caldi a vicenda.
Negli uffici pubblici del distretto, intanto, la burocrazia fa lentamente i suoi passi. Il tribunale, tre anni fa, cerca di convocare la madre per spogliarla dei diritti sul bambino, ma la donna non si trova. Finalmente, un mese fa, il giudice affronta nuovamente il caso e toglie in contumacia ai genitori la patria potestà. Gli addetti dell’orfanotrofio Doverie partono per Bespalovskoye. Alla fattoria vengono affrontati dal cane. Poi esce Andrej che cammina a quattro zampe, abbaia forsennatamente, cerca di morderli.
Adesso, dopo soli trenta giorni, il bambino ha fatto progressi incredibili. Nell’orfanotrofio ha imparato a camminare sulle gambe. «Mangia con un cucchiaio e comunica a gesti», racconta l’infermiera Evgenia Resnikova. «Gli piace molto il suo letto con le lenzuola pulite e ha perso tutte le abitudini che aveva. O quasi». Ha qualche difficoltà con il gabinetto, naturalmente. Ogni tanto mostra ancora segni di una particolare aggressività. Ma gioca con una compagna e dà calci alla palla. Ha anche articolato qualche sillaba. Il direttore dell’orfanotrofio, Nikolaj Moshkin riferisce che qualcuno lo ha sentito dire «papà». Certo Andrej si ricorda di suo padre. A gesti lo descrive: si tocca il mento con la mano chiusa per indicare la barba; poi il braccio, dove il padre ha un tatuaggio. Quindi fa capire che è andato via, ma che a lui non importa affatto.
Andrej non è il primo bambino allevato dai cani in Russia. Nel 1998 ne trovarono un altro nella città di Reutov, vicino Mosca, Vanya Mishukov. Viveva da due anni con un branco di cani selvatici e si nutriva di rifiuti, come loro. Adesso il piccolo ha 11 anni. L’anno scorso è entrato nella scuola dei cadetti della marina di Kronshtadt, vicino San Pietroburgo. E’ molto orgoglioso della divisa. Esce sempre tutto impettito. Appena gira l’angolo, però, tira fuori un avanzo di cibo dalla tasca e lo allunga a uno dei tanti cani randagi.
Fabrizio Dragosei
5 agosto 2004 - Corriere.it
Incuriosito poi dall'immagina e dalla scritta sotto ho cercato su google ed ho trovato quest'altra storia ancora più pazzesca e triste che linko perchè troppo lunga
Amala e Kamala (http://www.feralchildren.com/en/pager.php?df=pagano2000&pg=7)
+ Amala e Kamala - continua - (http://www.feralchildren.com/en/pager.php?df=pagano2000&pg=8)
...ma sono documentati alcune centinaia di casi di questi esseri muti, cresciuti con animali e che, avendone acquisito le abitudini, si muovono per esempio con rapidità su quattro arti, o mangiano carne cruda e, reinseriti in ambiente umano, sopravvivono pochi anni senza acquisire il linguaggio né, quindi, la possibilità del pensiero simbolico... da http://www.lacan.com/lingua.htm