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View Full Version : Il metodo scientifico


Gemma
22-07-2004, 14:23
Con questo topic ammetto una mia grande ignoranza: a tutt'oggi non ho capito cosa si intenda per "metodo scientifico".
Provo a documentarmi e trovo un documento su un certo Popper:
La filosofia della scienza si potrebbe dire che nasce per dare una risposta alla domanda : "che cosa è la scienza?" (e "cosa non è scienza?"); nel linguaggio tradizionale si tratta di distinguere tra epistéme, conoscenza scientifica, e doxa, opinione; in seguito si tratterà di distinguere tra fisica e metafisica; poi, per alcuni, tra scienza e superstizione; e così via. Dunque la domanda cui cercheremo di rispondere è: "che cosa è scientifico e che cosa non è scientifico?" E' una domanda di una certa rilevanza perché la scienza nel corso dei secoli, per i suoi meriti e, forse per i suoi demeriti, ha assunto uno statuto molto importante e perché si ritiene comunemente che la conoscenza della realtà sia molto di più "vera conoscenza" se avviene in modo scientifico piuttosto che in altro modo. Per inciso si può osservare che questa ipotesi, se generalizzata a tutti i campi della realtà, è probabilmente molto opinabile: può darsi benissimo che la scienza, almeno per come si è tradizionalmente sviluppata, sia un'ottima via per conoscere una parte della realtà e sia invece inadatta per conoscerne altre parti. Per esempio la scienza che è un ottimo metodo per conoscere quelle parti della realtà oggetto della fisica, della chimica e della biologia, siamo sicuri che lo sia per quelle parti oggetto della geografia umana o dell'economia? o, per essere più precisi, che basti per queste discipline? E che dire della sociologia, della psicologia, dell'analisi dei nostri sentimenti? Eppure anche in questi campi ed anche nell'esperienza comune, si tende ad introdurre il pervasivo linguaggio della scienza, ad esempio l'esigenza, che c'è nelle scienze, di quantificare, di misurare. Tutti noi ricordiamo il fastidio cui ci ha sottoposto la domanda fatidica che "mille fiate" ci è stata rivolta da bambini: "vuoi più bene alla mamma o al papà?" (si tratta di un concetto comparativo, come vedremo) e ricordiamo che sicuramente ci è stata rivolta la domanda da un trepido partner: "quanto mi ami?"; si tratta di un concetto quantitativo molto mal applicato ad un'indagine conoscitiva, che ha meritato la risposta vaga e paradossale che nel migliore dei casi ha avuto. Dunque l'espressione "scienza fisica" ha sicuramente un senso, forse ce l'ha anche "scienza economica", sicuramente non ce l'ha "scienza dell'amore": dal che si dimostra, ad abundantiam che la scienza non può essere tutto, nella vita umana.
e poi trovo:
Ciò che distingue la ricerca scientifica da qualsiasi altra attività del pensiero è il metodo di indagine che essa utilizza. Questo metodo viene comunemente indicato come metodo scientifico (o metodo sperimentale) e consiste, fondamentalmente, nell'analisi sistematica, attraverso l'osservazione e la sperimentazione dei fenomeni, nella organizzazione degli stessi e nella loro interpretazione. Vediamo, in sintesi, le tappe attraverso le quali si sviluppa il lavoro dello scienziato.
Si inizia con l'osservazione, scrupolosa e puntuale, degli aspetti della natura sui quali si desidera indagare e dei fenomeni che ne modificano le proprietà. Si eseguono, successivamente, e dove è possibile, degli esperimenti, cioè le riproduzioni artificiali dei fenomeni precedentemente osservati, per consentire l’esame degli stessi sotto un più attento controllo (Galilei, ad esempio, per studiare la caduta dei gravi, misurava tempi e distanze percorse da alcune biglie di bronzo che faceva rotolare lungo un piano inclinato). Prescindendo quindi dai caratteri occasionali che ciascun corpo e ciascun fenomeno presenta, si misurano quelli essenziali e si passa alla loro catalogazione. I valori numerici, ricavati attraverso la misurazione, rappresentano i cosiddetti dati sperimentali. In verità a volte i dati sperimentali non sono numeri, ma immagini prodotte da particolari apparecchiature in grado di penetrare nella struttura intima della materia o anche, come nel lavoro di Darwin, semplici descrizioni, ad esempio delle parti anatomiche di una particolare forma vivente.

Se all'interno di questi dati sperimentali si notano delle regolarità, queste rappresentano quella che viene chiamata legge scientifica. La legge scientifica quindi non è altro che l’espressione di un comportamento sistematico della natura e può essere descritta a parole o attraverso un'equazione matematica. A tale proposito è appena il caso di far notare che le leggi scientifiche sono ben altra cosa dalle leggi codificate dall'uomo, cioè quelle leggi che servono per disciplinare il comportamento della società in cui si vive. Queste ultime, ad esempio, possono cambiare a seconda delle esigenze organizzative, mentre le leggi scientifiche sono immutabili, perché rappresentano niente altro che la descrizione, in modo sintetico, di un fatto reale, di un particolare aspetto o comportamento della natura. Le leggi scientifiche tutt’al più potrebbero descrivere la realtà in modo incompleto o parziale perché espressione di misure ottenute con strumenti poco precisi o usati in modo inadeguato. La massa di un corpo, ad esempio, in meccanica classica è una costante, mentre in meccanica relativistica è una grandezza che varia con il variare della velocità dell’oggetto di studio, ma le leggi che ne derivano non sono in contraddizione fra loro.

Una volta individuate le leggi, si passa ad indagare sul perché della regolarità che esse esprimono. Si formulano allora delle ipotesi che hanno lo scopo di spiegare, in modo chiaro e non contraddittorio, i fatti osservati, lasciandone eventualmente prevedere degli altri da verificare in un secondo tempo. L'osservazione e l'esperimento rappresentano quindi sia il momento iniziale sia quello finale del lavoro dello scienziato.

E' ovvio che un'ipotesi corre sempre il rischio di essere abbandonata in quanto essa rappresenta un suggerimento, una spiegazione provvisoria di una serie di eventi. Basta infatti un solo fenomeno che non si accordi con essa perché cessi la sua validità. Qualora, però, detta ipotesi risulti tanto feconda da abbracciare un numero sempre più ampio di osservazioni e di esperienze, e tutte le verifiche abbiano un esito positivo, essa viene definitivamente acquisita dalla scienza e promossa a dignità di teoria.

Anche la teoria, tuttavia, essendo comunque un prodotto della mente dell'uomo, non potrà mai dare garanzie assolute di validità. Per quante siano state le osservazioni e gli esperimenti in accordo con una determinata teoria, non potremo mai escludere la possibilità di ottenere, una prossima volta, un risultato che la contraddica. Se quindi una teoria si dimostra errata, la si scarta o, eventualmente, la si modifica; in caso contrario si prosegue la verifica. La ricerca scientifica non ha quindi mai fine e non approda mai a verità ultime
Un’altra prerogativa fondamentale della ricerca scientifica sta nella concretezza dei suoi enunciati: nessuna affermazione ha senso se non è verificabile empiricamente almeno in linea di principio. Dire, ad esempio, che il numero telefonico 87120114 corrisponde all'abitazione di mio cugino a Roma ha senso in quanto si tratta di un’affermazione che può essere verificata, ma affermare che il sapore delle felicità è dolce e il suo colore è rosa non può essere in alcun modo verificato e quindi non ha senso, o almeno non ne ha da un punto di vista scientifico.
ed ecco che torna Popper:
Questo concetto è stato ripreso dal filosofo della scienza recentemente scomparso, Karl Popper, secondo il quale non si può mai essere certi che una teoria scientifica sia giusta; al più la si può falsificare, ossia dimostrare, attraverso un esperimento, che è sbagliata. Popper, come abbiamo accennato, generalizzò questo concetto fino ad affermare che una proposizione, per avere valore scientifico, deve essere falsificabile, cioè di essa deve essere concepibile almeno un esperimento in grado di dimostrare (se non dà il risultato previsto) che è falsa.
Un punto di forza del metodo della scienza è che tutti possono verificare che i risultati di una determinata scoperta sono trasparenti e non mostrano parti oscure o misteriose. Quindi lo scienziato ha il dovere di spiegare, nei minimi dettagli, come fare, ad esempio, per riprodurre l’esperimento da lui eseguito in modo che lo stesso possa essere ripetuto e che il medesimo risultato sia ottenuto da un’altra persona in una qualsiasi altra parte del mondo.
Per tutto quanto ho letto mi sento di affermare che il metodo scientifico sia molto limitato e limitante.
Il metodo scientifico viene contrapposto al metodo empirico, il quale, se non ho capito male, si basa sull'osservazione degli eventi sperimentati senza formularne in seguito postulati matematici.
Vorrei confrontarmi con voi su questo tema, perchè ho letto poco e dedotto molto, quindi credo ci sia ancora tanto da dire :)

Delorean
22-07-2004, 14:30
metodo scientifico:
1)formulare un'ipotesi
2)condurre esperimenti pratici per vedere se l'ipotesi è corretta
3)correggere o confermare lipotesi alla luce dagli esperimenti fatti

Delorean
22-07-2004, 14:32
AL liceo ho imparato così.....m potrei anche aver sparato una c@g@t@ colossale :D (anche se non mi pare!)

Berserker
22-07-2004, 14:36
Originariamente inviato da Gemma
Il metodo scientifico viene contrapposto al metodo empirico, il quale, se non ho capito male, si basa sull'osservazione degli eventi sperimentati senza formularne in seguito postulati matematici.
:what:
Il metodo scentifico è basato sull'osservazione e la misurazione di dati empirici. Non capisco cosa intendi con "metodo empirico", e la sua contrapposizione col metodo scientifico...?

Gemma
22-07-2004, 14:37
Originariamente inviato da Berserker
:what:
Il metodo scentifico è basato sull'osservazione e la misurazione di dati empirici. Non capisco cosa intendi con "metodo empirico", e la sua contrapposizione col metodo scientifico...?
veramente ho aperto il 3d proprio perchè sono un po' confusa anche io :p

Gemma
22-07-2004, 15:16
non mi calcola nessuno... :stordita: :cry:

ni.jo
27-07-2004, 11:49
Da profano direi che il metodo scentifico o sperimentale si basa sull'osservazione e la sperimentazione dei fenomeni, per la formulazione di teorie che interpretino bene la realtà e prevedano dei risultati di esperimenti e altre osservazioni... teoria che comunque rimarrà valida solo sino a che una teoria che descriva meglio i fatti non la scalzi...

RiccardoS
27-07-2004, 11:59
bè... per forza Gemma che sei un pò confusa... se per capire cosa sia il metodo scientifico vai a leggerti quello che dice popper che è un filosofo... (con tutte le menate che ne conseguono...) ci credo bene. :D

sostanzialmente cosa sia il metodo scientifico te l'hanno detto chiaro e conciso ni.jo e delorean... :)

Gemma
27-07-2004, 12:02
Originariamente inviato da ni.jo
Da profano direi che il metodo scentifico o sperimentale si basa sull'osservazione e la sperimentazione dei fenomeni, per la formulazione di teorie che interpretino bene la realtà e prevedano dei risultati di esperimenti e altre osservazioni... teoria che comunque rimarrà valida solo sino a che una teoria che descriva meglio i fatti non la scalzi...
ma il fatto di basarsi sulla sperimentazione non è lo stesso che per il metodo empirico?

Cfranco
27-07-2004, 12:04
Originariamente inviato da Gemma
veramente ho aperto il 3d proprio perchè sono un po' confusa anche io :p
"Empirismo" e "metodo" sono un po' in contraddizione , si parla di empirismo quando si affermano cose del tipo "se fai così il risultato é questo" , ecco quindi che manca totalmente una legge che leghi assieme le varie prove e gli unici risultati che si possono prevedere sono quelli relativi a esperimenti già realizzati . E' una situazione tipica di fenomeni non ancora compresi , dove non é ancora stata trovata una legge che possa mettere assieme i pezzi .
Il "metodo scientifico" storicamente si contrappone al "metodo filosofico" adottato dagli antichi che si basa più che altro sul pensiero speculativo .

Athlon64-FX53
27-07-2004, 12:04
Originariamente inviato da Gemma
ma il fatto di basarsi sulla sperimentazione non è lo stesso che per il metodo empirico?


EMPIRICO: BASATO SULL'ESPERIENZA ;)

Nevermind
27-07-2004, 12:06
Originariamente inviato da Athlon64-FX53
EMPIRICO: BASATO SULL'ESPERIENZA ;)

Ovvero in un certo senso detto facile facile per voi donne le provi tutte così impari :D

Saluti.

Athlon64-FX53
27-07-2004, 12:08
Originariamente inviato da Nevermind
Ovvero in un certo senso detto facile facile per voi donne le provi tutte così impari :D

Saluti.


Come sempre hai ragione, ma che te lo dico a fare, tanto è come se parlassi allo specchio. :vicini:

ni.jo
27-07-2004, 12:11
Originariamente inviato da Gemma
ma il fatto di basarsi sulla sperimentazione non è lo stesso che per il metodo empirico?

Empirico, credo, significhi "fondato sull'esperienza" e non su presupposti teorici: in soldoni, che è basato soltanto sulla pratica spicciola;
in questro senso le due cose sono nettamente diverse, il m.e. non segue principi teorici o di metodo, ma si affida solamente alla pratica:

così a naso direi che empiricamente i buchi neri non esistono...:sofico:

Gemma
27-07-2004, 12:13
Originariamente inviato da Athlon64-FX53
EMPIRICO: BASATO SULL'ESPERIENZA ;)
e l'esperienza non è forse sperimentazione?
cioè, è sperimentando, quindi provando, che si crea l'esperienza.
Quindi è tutto sommato corretto dire che il metodo empirico si differenzia da quello scientifico perchè si basa sull'osservazione degli eventi sperimentati senza formularne in seguito postulati che ne definiscano le leggi in forma "numerica".
O no?

Nicky
27-07-2004, 12:19
Se ho capito bene la differenza è che con il metodo empirico hai solo la sicurezza del risultato ottenuto (es: se metti l'acqua in freezer si ghiaccia), mentre con il metodo scientifico si stabiliscono delle regole precise per cui si verifica un determinato evento (l'acqua per diventare ghiaccio deve essere sottoposta ad una temperatura inferiore a tot gradi).

Può essere? :what:

Bet
27-07-2004, 12:27
Originariamente inviato da RiccardoS
bè... per forza Gemma che sei un pò confusa... se per capire cosa sia il metodo scientifico vai a leggerti quello che dice popper che è un filosofo... (con tutte le menate che ne conseguono...) ci credo bene. :D

sostanzialmente cosa sia il metodo scientifico te l'hanno detto chiaro e conciso ni.jo e delorean... :)


Popper ha avuto numerosi riconoscimenti per la sua attività di ricerca, come la nomina a membro della Royal Society e quella a membro dell'International Academy for Philosophy of Science, e, ancora, membro onorario della Royal Society della Nuova Zelanda, membro onorario della London School of Economics and Political Science.
Fu nominato Sir nel 1965 e insignito di molte lauree ad honorem (Inghilterra, Stati Uniti, Nuova Zelanda).
Le sue opere sono state tradotte nelle principali lingue del mondo

pazienza se non ha riconoscimenti da questo forum :boh:

ni.jo
27-07-2004, 12:29
Originariamente inviato da Nicky
Se ho capito bene la differenza è che con il metodo empirico hai solo la sicurezza del risultato ottenuto (es: se metti l'acqua in freezer si ghiaccia), mentre con il metodo scientifico si stabiliscono delle regole precise per cui si verifica un determinato evento (l'acqua per diventare ghiaccio deve essere sottoposta ad una temperatura inferiore a tot gradi).

Può essere? :what:
Immagino che il metodo scientifico spieghi anche perchè quando e come l'acqua ghiaccia, preveda che il passaggio di stato fatto in assenza di vuoto sarà così e ottenga conferma o smentita dal successivo esperimento... invece immagino che il metodo empirico (in assenza di un esperimento col vuoto) non preveda nulla di nulla.

Cfranco
27-07-2004, 12:30
Originariamente inviato da Gemma
e l'esperienza non è forse sperimentazione?
cioè, è sperimentando, quindi provando, che si crea l'esperienza.
Quindi è tutto sommato corretto dire che il metodo empirico si differenzia da quello scientifico perchè si basa sull'osservazione degli eventi sperimentati senza formularne in seguito postulati che ne definiscano le leggi in forma "numerica".
O no?
L' empirismo é essenzialmente la prima fase dell' approccio scentifico , manca la sintesi finale ( la teoria ) che permette di estendere i risultati in modo da *prevedere* il comportamento di un sistema anche in situazioni in cui non é stato ancora possibile testarlo .

Tensor
27-07-2004, 12:35
lasciamo per un attimo le teorie di Popper e Khun, che sono dei pensieri al di sopra della implementazione del metodo scintifico, nel senso che sono a monte.

Il metodo scientifico si basa sulla sperimentazione, ed è per questo Empirico. ( non voglio dare un assoluto al riguardo, ma dico quanto ho appreso io. Probabilmente ci sono autori che spiegano molto meglio quello che voglio scrivere qui adesso ).

Premetto innanzitutto che la frase " è scientificamente dimostrato che.." non dovrebbe essere usata, ma al suo posto sarebbe opportuno utilizzare " allo stato attuale delle conoscenze, l'ipotesi più probabile è che... o si ritiene che..."

Prima di procedere ad una sperimentazione, dobbiamo individuare cosa vogliamo verificare di preciso ( sembra ovvio , ma spesso non mi pare sia chiaro ).
Nel caso si vogliano fare esperimenti su qualcosa che non sia una teoria fisica, ma qualcosa di tencologico, come nel campo dell'ingegenria, ad esempio per la messa a punto aerodinamica di un veicolo, la cosa è lievemente diversa visto lo scopo.

In generale si cerca di:

1) data la teoria, si cerca di metterla in una forma da cui si evidenzia bene cosa serva per falsificarla subito; spesso si cerca di vedere se un certo esperimento contraddice un risultato finale se fatto con le ipotesi a monte della teoria. oppure si cerca di vedere un risultato eclatante della stessa.
Si evidenzia come nel caso la sperimentazione coinvolga persone ( esempio qualcosa di sociologico o medico ) allora si deve considerare il Doppio Cieco nel metodo, altrimenti l'esperimento non può essere come scritto in 2.

2) si crea un procedimento sperimentale che sia RIPETIBILE e CONTROLLATO. Un esperimento non ha nessuna valenza se non è possibile ripeterlo quante volte si vuole ( in linea teorica, ovviamente ) ne controllabile ( ogni parametro che influenza l'esperimento deve essere possibile aggiustarlo o includerlo nello stesso ).

3) si procede alla sperimentazione. Se i risultati confermano la teoria, la si ritiene valida.

Se i risultati non confermano la teoria, secondo Popper dovremmo cambiare la proposizione che ne sta alla base. E quindi il progresso della scienza è dato da salti discreti.
Secondo Khun invece, una falsificazione di una proposizione deve modificare solo le idee che circondano la proposizione fondamentale della teoria, in modo tale che la stessa accolga le "anomalie". La proposizione nocciolo della teoria viene modificata se troppe anolmalie sono ormai incluse e la periferia della teoria non riesce più ad adattarsi ad esse ( scusate la scrittura barbara, ma sto tirando veloce ). Quindi si ha uno sviluppo continuo fino al nuovo paradigma.

Nicky
27-07-2004, 12:43
Originariamente inviato da ni.jo
Immagino che il metodo scientifico spieghi anche perchè quando e come l'acqua ghiaccia, preveda che il passaggio di stato fatto in assenza di vuoto sarà così e ottenga conferma o smentita dal successivo esperimento... invece immagino che il metodo empirico (in assenza di un esperimento col vuoto) non preveda nulla di nulla.

Vabbhe tu sei stato più precisino ma il senso era questo :)

Nel primo caso sai cause, conseguenze, motivazioni ecc.
Nel secondo caso sai solo qual'è l'azione ed il suo effetto.

Thalos
27-07-2004, 13:09
Sperando di non scrivere troppe ca@@ate... :cool:

Il metodo scientifico non è affatto approssimativo: prevede la formulazione di un'ipotesi teorica che poi va verificata con esperimenti controllati.
Insomma, fatta una teoria si devono effettuare degli esperimenti; se gli esperimenti danno i risultati previsti significa che, attualmente (in futuro, chissà), la teoria non è contraddetta dai fatti.
Se gli esperimenti danno esiti diversi dal previsto significa che o non sono stati eseguiti correttamente o la teoria va corretta.

Il metodo empirico invece prevede che dall'osservazione della natura (o dagli esperimenti) si ricavino regole.
Qundi, se non sbaglio, non è vero che il metodo empirico non consente di ricavare "regole". Io posso ricavare la regola "l'acqua ghiaccia a 0 °C" sia con il metodo empirico che con quello scientifico: nel primo caso studio le caratteristiche dell'acqua, ne deduco che si dovrebbe ghiacciare a 0 °C, faccio alcuni esperimenti e constato che ho ragione. Nel secondo porto l'acqua a varie temperature e verifico che a 0 o meno e ghiacciata, a 1 o più no, ne deduco che l'acqua ghiaccia a 0 °C.

Perché il metodo scientifico è apprezzabile e quello empirico va evitato? Perché partendo dai dati empirici è molto facile cadere in qualche fraintendimento, interpretare male i dati e ottenere risultati teorici molto sbagliati: ad esempio partendo dal dato "le fiamme salgono verso l'alto" alcuni filosofi dell'antica grecia avevano dedotto che il fuoco è un elemento presente in tutti i corpi infiammabili e che in certe condizioni si "libera" tornando alla sua sede naturale che è la volta celeste.
Ancora i c.d. vitalisti, vedendo che (scusate lo schifo) dopo un certo tempo, lasciando all'aria aperta un pezzo di carne, vi si sviluppavano i vermi ne dedussero che esisteva una "vis vitalis" che faceva nascere cose vive da cose morte. Poi con un altro esperimento si scoprì che le colpevoli erano le mosche.
Quindi trarre teorie dai dati empirici è molto rischioso, mentre usare i dati empirici come test di validità delle teorie è un procedimento più affidabile.

P.S. bella discussione!

Thunderx
27-07-2004, 13:39
dico la mia......
Il metodo scientifico si struttura in varie fasi che hanno lo scopo di spiegare i vari fenomeni che ci circondano.
1)si formula una teoria.
2)attraverso esperimenti e dimostrazioni matematiche si cerca di verificare la validità della teoria, che poi attraverso le generalizzazioni matematiche viene estesa a tutta una serie di fenomeni.
3)un insieme di teorie verificate formano un modello, usato per spiegare la realtà nel suo insieme. Un modello è valido finchè un esperimento(anche 1 solo su un miliardo) non lo contraddica, come è successo per la relatività galileiana, poi soppiantata dalla relatività ristretta e generale di Einstein.
spero di essere stato chiaro.
;)

Gemma
27-07-2004, 13:41
Originariamente inviato da Thalos
Sperando di non scrivere troppe ca@@ate... :cool:

Il metodo scientifico non è affatto approssimativo: prevede la formulazione di un'ipotesi teorica che poi va verificata con esperimenti controllati.
Insomma, fatta una teoria si devono effettuare degli esperimenti; se gli esperimenti danno i risultati previsti significa che, attualmente (in futuro, chissà), la teoria non è contraddetta dai fatti.
Se gli esperimenti danno esiti diversi dal previsto significa che o non sono stati eseguiti correttamente o la teoria va corretta.
Il metodo empirico invece prevede che dall'osservazione della natura (o dagli esperimenti) si ricavino regole.

Qundi, se non sbaglio, non è vero che il metodo empirico non consente di ricavare "regole". Io posso ricavare la regola "l'acqua ghiaccia a 0 °C" sia con il metodo empirico che con quello scientifico: nel primo caso studio le caratteristiche dell'acqua, ne deduco che si dovrebbe ghiacciare a 0 °C, faccio alcuni esperimenti e constato che ho ragione. Nel secondo porto l'acqua a varie temperature e verifico che a 0 o meno e ghiacciata, a 1 o più no, ne deduco che l'acqua ghiaccia a 0 °C.

Perché il metodo scientifico è apprezzabile e quello empirico va evitato? Perché partendo dai dati empirici è molto facile cadere in qualche fraintendimento, interpretare male i dati e ottenere risultati teorici molto sbagliati: ad esempio partendo dal dato "le fiamme salgono verso l'alto" alcuni filosofi dell'antica grecia avevano dedotto che il fuoco è un elemento presente in tutti i corpi infiammabili e che in certe condizioni si "libera" tornando alla sua sede naturale che è la volta celeste.


io invece ho letto una sequenza diversa:
partendo da un avvenimento verificatosi, si cerca attraverso il metodo scientifico di ricavare la formula fisico/algebrico/matematica che regola il meccanismo di tale avvenimento.
Tale formula verrà testata in diverse condizioni, in modo da comprovarne la veridicità.
La comprova della formula la renderà accettata e riapplicabile anche in condizioni non direttamente sperimentabili.
Personalmente non trovo il metodo scientifico più apprezzabile di quello empirico: infatti l'esperienza ha dimostrato più di una volta che i nostri calcoli in prospettiva potevano non risultare esatti.
Inoltre che utilità può avere una formula inapplicabile basata solo sull'estensione teorica?

Ad esempio, sulla carta possiamo affermare che viaggiando ad una velocità superiore a quella della luce si supererebbe la barriera temporale, si tornerebbe cioè indietro nel tempo.
Nessuno afferma però che sia possibile viaggiare oltre la velocità della luce. Quindi il tutto decade.
Attraverso il metodo empirico invece, possiamo avere un riscontro diretto alle esperienze preceentemente catalogate.
(del resto che le mele cadessero a terra lo sapevano tutti anche prima che lo dicesse Newton).

Forse la differenza fra i due metodi non è tanto il percorso, quanto il fine: il fine del metodo sciantifico è quello di poter formulare leggi "estendibili", che siano cioè applicabili anche in circostanze non riproducibili.

Thalos
27-07-2004, 16:23
Ok, adesso mi impegno... ;)
Io parlavo di "metodo empirico" in maniera un po' impropria, come sinonimo di "conoscenza empirica", ossia del non cercare di ricavare una regola generale dagli eventi che si osservano o di rifiutarsi di verificarla con esperimenti. Mi pento e mi dolgo della cavolata. Mi sembra giunta l'ora di riaprire i vecchi libri di filosofia, perché altrimenti Gemma ci prende per cazzeggiatori dell'off-topic :p e questo non è bene.

Allora, volendo usare i termini nel loro significato proprio, "metodo empirico" è un sinonimo di "metodo scientifico", per la precisione inventato da Bacone, e significa operare così:
- osservi la realtà
- formuli un'ipotesi sulle leggi che regolano i fenomeni che vedi
- verifichi con esperimenti se le leggi "funzionano".
Il metodo serve a "trovare" delle leggi che regolano i fenomeni naturali e quindi, ovviamente, a fare previsioni per il futuro. Ad esempio un ingegnere utilizza queste regole per stabilire se un palazzo, modificato in un certo modo, crollerà o no.

Ovviamente il limite del metodo scientifico sta nel fatto che non possiamo, a priori, sapere con assoluta certezza se la legge che abbiamo ricavato è esatta finché non constatiamo che non funziona.
Metodo scientifico però non significa "sulla carta", anzi! Infatti se una teoria non è verificabile con esperimenti non è una "legge scientifica", al massimo un'ipotesi, qualcosa di molto vicino ad una fantasia...

Gli esempi che citavo prima invece sono casi in cui, dall'osservazione della realtà, venivano tratte leggi che però non erano verificate con esperimenti. Insomma, un tempo, quando non si seguiva il metodo scientifico, agli esperimenti non si pensava proprio: una teoria non era "affidabile" perché verificata nei fatti ma ad esempio perché sostenuta da un personaggio illustre o dedotta da postulati sostenuti da un personaggio illustre.

Mi sto strappando i miei pochi capelli per la confusione fatta prima. Spero di fermarmi prima di averli strappati tutti (il che capiterà molto molto in fretta :( )

3mentina
27-07-2004, 17:23
Originariamente inviato da Gemma
Con questo topic ammetto una mia grande ignoranza: a tutt'oggi non ho capito cosa si intenda per "metodo scientifico".
Provo a documentarmi e trovo un documento su un certo Popper:


IL PADRE DEL METODO SCIENTIFICO E' GALILEO

ni.jo
27-07-2004, 17:29
Originariamente inviato da Nicky
Vabbhe tu sei stato più precisino ma il senso era questo :)

Nel primo caso sai cause, conseguenze, motivazioni ecc.
Nel secondo caso sai solo qual'è l'azione ed il suo effetto.
:flower:

Originariamente inviato da 3mentina
IL PADRE DEL METODO SCIENTIFICO E' GALILEO
non credo intendesse attribuirne la paternità a Popper.

Cmq. a proposito di empirismo e metodo scientifico non dimentichiamo neanche Bacone:

Francesco Bacone (Londra 1561-1626) filosofo, scienziato e uomo di stato britannico, si dedicò soprattutto ad attività legali e alla vita politica, ma lasciò un enorme contributo anche nella scienza: con lo sviluppo di un metodo di ragionamento chiamato "induzione", che permette di giungere a conclusioni generali partendo da una situazione particolare, contribuì alla nascita del pensiero scientifico moderno.

E' considerato il padre del metodo sperimentale e della logica induttiva. Opponendosi all'idea che l'autorità (identificata nell'aristotelismo dominante) fosse unica depositaria della verità, criticò la validità dei tradizionali sillogismi aristotelici e l'uso della sola speculazione filosofica nei saperi scientifici introducendo metodi come l'analogia che, procedendo dalle caratteristiche di un insieme, porta ad inferire quelle proprie di un singolo dato considerato, lasciando all'esperienza futura il compito di correggere gli errori

Gli scritti di Bacone si possono suddividere in tre categorie: scritti filosofici, opere letterarie, opere di diritto e politica. Le opere filosofiche più importanti sono Il progresso della conoscenza (1605), sullo stato della conoscenza del suo tempo, e il Novum Organum (1620) che, assieme alla Historia naturalis et experimentalis (1622) è parte della cosiddetta Instauratio magna.

La metodologia presentata nel Novum Organum comprende una pars destruens intesa a rimuovere tutti i pregiudizi e i preconcetti che generano concezioni erronee, denominate "idoli". Alla pars destruens segue il metodo vero e proprio (pars construens) ottenuto classificando i fenomeni naturali secondo parametri di osservazione, formulando ipotesi e cercando di verificarle nell'esperienza. Scopo del procedimento è padroneggiare i processi naturali e riprodurli artificialmente.

I principi contenuti nel Novum organum ebbero un'influenza decisiva sullo sviluppo successivo dell'empirismo.

(da Enciclopedia Microsoft Encarta)

3mentina
27-07-2004, 17:31
Originariamente inviato da Gemma
Ad esempio, sulla carta possiamo affermare che viaggiando ad una velocità superiore a quella della luce si supererebbe la barriera temporale, si tornerebbe cioè indietro nel tempo.

dove l'hai letto???

è forse una cattiva interpretazione del paradosso dei gemelli?

se ti interessa la relatività leggi "I misteri del tempo" di Paul Davies.
E' un libro interessantissimo, da leggere con attenzione: i concetti sono complessi anche se spiegati in modo egregio.

ni.jo
27-07-2004, 17:36
Originariamente inviato da 3mentina
dove l'hai letto???

è forse una cattiva interpretazione del paradosso dei gemelli?

se ti interessa la relatività leggi "I misteri del tempo" di Paul Davies.
E' un libro interessantissimo, da leggere con attenzione: i concetti sono complessi anche se spiegati in modo egregio.

è una teoria molto diffusa: il tempo è relativo a c, più ci si avvicina a c più rallenta...qualcuno ritiene o prende in considerazione l'ipotesi che superando c il tempo torni indietro.

In via molto teorica e salvo imprecisioni mie, dato che per ora, sino a per me inaspettate unificazioni di fisica quantistica e relatività generale, c non la si raggiunge a meno di non disporre di una quantità infinità di energia o di immaginare particelle che già sussistono a >c.

3mentina
27-07-2004, 17:36
Originariamente inviato da ni.jo
:flower:

non credo intendesse attribuirne la paternità a Popper.



Popper non è uno scienziato, quindi lo spero bene.
L'ho urlato perchè nessuno ha citato GALILEO!
;)

ni.jo
27-07-2004, 17:38
Originariamente inviato da 3mentina
Popper non è uno scienziato, quindi lo spero bene.
L'ho urlato perchè nessuno ha citato GALILEO!
;)
sembrava un rimprovero personale per la povera Gemma, che anzi ha dato il via ad una interessante discussione. :)

3mentina
27-07-2004, 17:42
hey ni.jo guarda qui http://www.vialattea.net/esperti/fis/vel_luce.html

per tutti quelli interessati alla scienza questo è un gran sito:
http://www.vialattea.net

3mentina
27-07-2004, 17:43
Originariamente inviato da ni.jo
sembrava un rimprovero personale per la povera Gemma, che anzi ha dato il via ad una interessante discussione. :)


Gemma :kiss:

ni.jo
27-07-2004, 17:49
precisazioni su >c
DeAgostini
La luce ha messo il turbo!

"Nessun segnale può viaggiare ad una velocità superiore a quella della luce nel vuoto."

Questo è uno dei principi su cui si basa la teoria della relatività ristretta di Einstein (esiste anche la relatività generale, che però tratta altri argomenti). Tale è la portata di questo principio che, come sua conseguenza, persino spazio e tempo si "deformano". Ma si tratta di un principio, appunto, cioè di una verità evidente per la quale non ci sono motivazioni teoriche e la sua validità è legata al risultato di esperimenti. Scienziati curiosi, quindi, stanno "solleticando" la natura per ottenere la risposta definitiva.

Ed ora la situazione sembra davvero cambiare, alla luce di esperimenti che realizzano segnali cosiddetti superluminari, ovvero che viaggiano più veloci della luce. In realtà, questo tipo di situazione non è del tutto nuova: è infatti noto che alcuni tipi di onde elettromagnetiche, quando si trasmettono tra due mezzi opportunamente scelti, possono accelerare raggiungendo velocità superiori a quella luce. Queste onde però viaggiano per distanze molto brevi perché vengono rapidamente assorbite (per questo sono dette onde evanescenti) e la questione se esse portino o meno informazione (quindi se si possano considerare un segnale) è ancora dibattuta.

Due nuovi esperimenti, uno statunitense e uno italiano, saliti recentemente alla ribalta, sfruttano invece principi diversi; vediamoli un poco in dettaglio.

Primi i soliti americani…
In ordine di tempo il primo esperimento è stato quello americano.
Il professor Lijun Wang, del NEC Research Insitute di Princeton, New York, ha utilizzato un amplificatore per raggi laser per accelerare la luce fino a 300 volte il suo valore normale. I dettagli dell'esperimento non sono noti perché l'articolo, sottoposto alla rivista scientifica "Nature", non è stato ancora pubblicato, ma alcune anticipazioni sono tuttavia disponibili. Per capire il principio su cui si basa l'esperimento è però necessaria una piccola introduzione.

Le onde elettromagnetiche, e quindi la luce, viaggiano di solito a gruppetti, detti pacchetti d'onda; all'interno del pacchetto le singole onde componenti godono di una certa libertà, per cui possono viaggiare nel pacchetto stesso, sia nel verso del moto sia in quello opposto. Con un'immagine che spesso si usa in questo tipo di esempi, possiamo pensare il pacchetto d'onda come un treno in corsa e le singole onde che lo compongono come i passeggeri: nel treno essi possono muoversi su e giù per i vagoni, ma non possono lasciare il convoglio. Utilizzando lo stesso esempio, possiamo pensare che l'informazione contenuta nel pacchetto d'onda risieda nel vagone postale del treno; anche se i passeggeri, ovvero le onde componenti il pacchetto, possono camminare per un po' nella direzione del moto del treno (quindi teoricamente con una velocità maggiore di quella della luce), essi non possono portare informazione (che è tutta nel vagone postale) e quindi il principio einsteiniano non è violato.

Parte di quello che sembra accadere nell'esperimento del dottor Wang usa appunto la libertà di movimento delle onde del pacchetto. Il lato di una scatola contenente vapori di cesio gassoso (l'amplificatore laser di cui dicevamo) viene raggiunta da un opportuno segnale luminoso; appena la prima onda che compone il pacchetto entra nella scatola, sul lato opposto (e questo è il punto cruciale ancora poco chiaro) viene generata un'altra onda che esce dalla scatola nella direzione del moto, molto prima che se la luce incidente l'avesse attraversata, quindi come se il segnale avesse viaggiato nella scatola con una velocità ben maggiore di quella della luce. Cosa succede però all'onda originaria? Anch'essa dovrebbe attraversare la scatola con la normale velocità della luce ed apparire all'altro estremo: dovremmo, quindi, avere un'onda entrante e due uscenti. Invece accade che il nuovo pacchetto d'onda che si è generato sul lato "lontano" della scatola si estende subito in tutta la scatola anche nel verso opposto a quello di propagazione dell'onda e va ad annullare, secondo il principio di interferenza distruttiva, l'onda iniziale che sta ancora entrando. È "come se" i passeggeri del treno cominciassero a correre in verso opposto a quello di movimento del treno a una velocità molto maggiore di quella del treno stesso. Risultato finale per un osservatore esterno: l'onda incidente nella scatola ne fuoriesce "come se" al suo interno avesse viaggiato a velocità superluminare.

… e poi gli italiani del CNR
Secondo in ordine di tempo l'esperimento italiano, realizzato dai ricercatori del CNR Mugnai, Ranfagni e Ruggeri e pubblicato sulla rivista scientifica Physical Review Letters, si fonda sulla ricerca dei cosiddetti raggi di Bessel, onde superluminari previste a livello teorico. Nella sua realizzazione esso è più sobrio, ma ugualmente efficace: nell'apparato vengono usate microonde (tipo onde radio) che sono opportunamente focalizzate da un sistema di lenti e che in questo modo sono accelerate a una velocità di fino a un quarto superiore a quella della luce su una distanza dell'ordine di un metro.

Forse un futuro di comunicazione "turbo"
Il punto cruciale di entrambi gli esperimenti è il seguente: data per assodata l'esistenza di effetti superluminari, qual è il loro impatto sulla teoria della relatività, che si è mostrata valida in un numero così grande di esperimenti e verifiche fino ad oggi? Al momento i fisici teorici non hanno ancora trovato delle risposte coerenti al problema e non c'è accordo sul fatto che queste onde superluminari rechino con sé informazioni o meno, ed è necessario attendere il responso di nuovi e più accurati esperimenti. Quello che si può dire se la luce potesse viaggiare "più veloce della luce" è che l'applicazione di questo nuova opportunità sarebbe possibile in numerosi campi: ad esempio, nell'ambito dell'elettronica porterebbe a microchip capaci di velocità molto più elevate di quelli che ad oggi si possono realizzare con le attuali tecnologie.
E forse l'applicazione principe si troverebbe nelle comunicazioni spaziali: attualmente il tempo necessario per trasmettere un segnale a un satellite inviato, ad esempio, su Marte è dell'ordine della decina di minuti, e varia in dipendenza della posizione del pianeta rispetto alla terra; con Giove i tempi si allungano a quasi un'ora mentre per arrivare fino a Plutone la luce impiega più di cinque ore. Inoltre questi tempi vanno raddoppiati, perché altrettanto impiegano i segnali di risposta dei satelliti a tornare a terra. Tutto questo rende chiaramente impossibile comandare i satelliti in tempo reale dalla base a terra. Queste comunicazioni diventerebbero istantanee se si avesse modo di applicare le eventuali nuove scoperte alle trasmissioni.
E se un giorno i viaggi spaziali verso stelle lontane anni luce diventassero possibili, non sarebbe più necessario attendere degli anni per comunicare con i futuri astronauti.

(a cura di Riccardo Simonazzi)

Thalos
27-07-2004, 17:55
Signor Sulu, velocità warp...
;)

ni.jo
27-07-2004, 17:58
Originariamente inviato da Thalos
Signor Sulu, velocità warp...
;)

qualcuno ha letto la fisica (o la scienza) di star trek?

Thalos
27-07-2004, 18:02
Originariamente inviato da ni.jo
qualcuno ha letto la fisica (o la scienza) di star trek?

Cerrrto! Per un fan della serie questo è il minimo!

ni.jo
27-07-2004, 18:10
Originariamente inviato da Thalos
Cerrrto! Per un fan della serie questo è il minimo!
orbene?dicci dicci:
è uno dei miei papabili prossimi liberculi !
Recenzione pleze! :)
(log out ma leggo volentieri cosa ne pensi del libro)

Thalos
27-07-2004, 18:33
Originariamente inviato da ni.jo
orbene?dicci dicci:
è uno dei miei papabili prossimi liberculi !
Recenzione pleze! :)
(log out ma leggo volentieri cosa ne pensi del libro)

Innanzitutto il libro inizia con la citazione: "non si possono cambiare le leggi della fisica", del mitico Scott.
Dunque, il libro La fisica di star trek in effetti non è, come pensavo io quando l'ho preso :rolleyes: , una specie di vademecum per l'appassionato della serie. In effetti il libro parla della serie prendendo spunto da alcune "fantasie scientifiche" e dalle tecnologie disponibili a Picard e soci (dal teletrasporto agli ologrammi) per parlare delle scoperte scientifiche di oggi. L'autore si chiede se certe tecnologie sono semplicemente non ancora alla nostra portata ma futuribili o se, allo stato delle nostre conoscenze teoriche, sono del tutto impossibili da realizzare.
Insomma, il libro è innanzitutto un testo scientifico molto divulgativo che prende spunto da star trek per spiegare l'abc della fisica e dell'astronomia.
Ci sono poi alcune chicche, tipo quella sul teletrasporto: pare sia stato inventato dagli autori originari della saga perché far atterrare tutte le volte l'enterprise costava troppo in scenografie ed effetti speciali! ;)
Talvolta il libro diventa un po' scherzoso, come nel capitolo in cui vengono elencate una serie di "papere" fisiche presenti nelle varie puntate.
Dopo tutto 'sto lavoro mi hai fatto venire voglia di aprire un thread sulle frasi celebri della serie! Provvedo...