View Full Version : Prigionieri di guerra italiani in Germania, niente indennizzo
Germania - I prigionieri di guerra italiani che furono obbligati dai nazisti a lavorare nelle industrie del Terzo Reich non potranno ricevere alcun indennizzo. Lo ha stabilito la Corte costituzionale tedesca. (AGI)
goldorak
16-07-2004, 23:30
Mi piacerebbe sapere con quale motivazione hanno deciso di non dare l'indennizzo.
mio nonno fu uno di quelli :( : preso a pola e deportato a dortmund.
avrò ascoltato migliaia di volte la sua storia e mi prende una morsa al cuore ogni volta che lo fa: a pensare che lui come tantissimi altri ha buttato gli anni migliori della gioventù (era circa ventenne).
le condizioni pessime dei campi di lavoro, le quotidiane umiliazioni dei nazisti, il giorno più bello: la liberazione da parte degli americani...
il fratello di mia nonna invece ci è morto in un campo di concentramento... l'avevano preso mentre subito dopo l'8 settembre e si era rifiutato di lavorare per i tedeschi
andreamarra
17-07-2004, 02:03
Originariamente inviato da goldorak
Mi piacerebbe sapere con quale motivazione hanno deciso di non dare l'indennizzo.
idem :(
jumpermax
17-07-2004, 02:13
Originariamente inviato da goldorak
Mi piacerebbe sapere con quale motivazione hanno deciso di non dare l'indennizzo.
mi piacerebbe sapere soprattutto perchè dopo 60 anni la questione non è ancora risolta... dico arrivasse OGGI un risarcimento mi sembrerebbe un po' tardivo....
wrathchild
17-07-2004, 02:32
Originariamente inviato da Adric
Lo ha stabilito la Corte costituzionale tedesca. (AGI)
Senz'altro un organismo sopra le parti
:rolleyes:
andreamarra
17-07-2004, 11:23
Originariamente inviato da jumpermax
mi piacerebbe sapere soprattutto perchè dopo 60 anni la questione non è ancora risolta... dico arrivasse OGGI un risarcimento mi sembrerebbe un po' tardivo....
Mah, io ricordo una lezione di storia del mio prof all'uni, in cui denunciava il fatto che storicamente molti nazisti che avevano compiuto stragi immani... erano stati difesi da organismi particolari (non ricordo il nome, ma era importantissimo come ente..) :(
tatrat4d
17-07-2004, 11:31
Originariamente inviato da andreamarra
Mah, io ricordo una lezione di storia del mio prof all'uni, in cui denunciava il fatto che storicamente molti nazisti che avevano compiuto stragi immani... erano stati difesi da organismi particolari (non ricordo il nome, ma era importantissimo come ente..) :(
In parte alcuni finirono nell'Organizzazione Gehlen, l'embrione del servizio segreto della RFT. Riguardo alla questione è triste che la decisione finisca nei tribunali, dove sentenze come questa sono all'ordine del giorno. Se le aziende hanno rifiutato il risarcimento era compito del governo provvedere, anche (anzi, soprattutto) a 60 anni di distanza.
Anch'io aspetto le motivazioni.
tatrat4d
17-07-2004, 11:42
Ho trovato questo: http://www.newsitaliapress.it/interna.asp?sez=265&info=89374
Berlino – La Corte Costituzionale tedesca ha definitivamente negato la possibilità di accordare risarcimenti per le migliaia di soldati italiani prigionieri e costretti ai lavori forzati nei campi di internamento nazisti all'indomani dell'armistizio dell'8 settembre 1943. Il verdetto, sancito il 28 giugno scorso, ma reso noto solo ieri, ribadisce la posizione finora avuta dallo Stato tedesco che ha sempre escluso l'eventualità di attribuire indennizzi ai prigionieri di guerra avviati al lavoro coatto; i risarcimenti, è stato ribadito, vengono riconosciuti esclusivamente ai detenuti civili.
Il ricorso all'organo giudiziario di Berlino, presentato da due ex deportati italiani, Luigi Ferrini in rappresentanza degli internati civili e Michele Montagano per quelli militari, è stato portato avanti, a partire dal 1998, da Joachim Lau, avvocato tedesco che vive e lavora da vent'anni in Italia. "Si tratta di una decisione vergognosa – commenta il legale, che nella causa intentata contro lo Stato tedesco rappresenta gli interessi di 4200 ricorrenti – oltre che del tutto arbitraria . La Germania ha pensato bene di chiudere questo capitolo della storia con una legge che escludesse qualsiasi pretesa e credito senza mai interpellare i creditori. Tutto ciò rappresenta una decisione unilaterale, il massimo della negligenza costituzionale e legislativa ".
Ripercorrendo le principali tappe che hanno condotto a questa decisione, l'avvocato racconta come nel 1953 il Governo della Germania Federale riuscì tuttavia a far approvare una clausola in virtù della quale venivano sospese le richieste di risarcimento danno da parte dei cittadini italiani, fino ad una conferenza di pace che si sarebbe dovuta svolgere negli anni successivi. In realtà le cose rimasero immutate fino al 1990, all'indomani della riunificazione tedesca, quando la moratoria dei pagamenti venne considerata finalmente interrotta. A partire da questa data, giunsero contro la Germania migliaia di cause, provenienti da parte di tutti i paesi coinvolti nella guerra.
Si pensava di dover far fronte a circa 2000 richieste; ne giunsero invece oltre 120.000. "Rendendosi conto di non avere a disposizione una quantità di denaro sufficiente a coprire le richieste pervenute, la Germania decise di considerare i militari italiani, che rappresentano la parte numericamente più consistente dei richiedenti, prigionieri di guerra. Poichè i prigionieri di guerra non possono veder riconosciuti indennizzi di alcun genere si è pensato in questo modo di cancellare in un colpo solo circa 110.000 domande".
E' su questo punto che si basa la causa presentata_dall'avvocato tedesco sia davanti al Tar di Berlino che alla Corte Costituzionale tedesca. "Si tratta di ribadire che questo atto è totalmente illegale perchè contraddice al principio del trattamento di uguaglianza e lede soprattutto il principio del diritto al ricorso, imprescindibile in ogni stato civile"._
Per quanto riguarda le reazioni a questo ennesimo diniego della Corte Costituzionale di Berlino, da un punto di vista legale, "probabilmente – spiega ancora Lau – sarà inevitabile chiedere a livello internazionale l'intervento di un giudice che valuti ancora una volta la questione in un ambito ed in un'atmosfera più imparziale. Entro sei mesi dalla pubblicazione della decisione ci sono sei mesi di tempo per ricorrere presso la Corte Internazionale dei diritti dell'uomo di Strasburgo . Esistono però anche altre possibilità; non è escluso ad esempio che tutti i 4200 ricorrenti che hanno fatto ricorso attraverso il mio studio si rivolgano ad un tribunale italiano per agire contro la Germania". Al di là di quanto si riuscirà effettivamente ad ottenere da queste nuove strategie legali si acuisce l'amarezza per un atteggiamento di chiusura che negli ultimi anni sembra aver coinvolto anche le richieste di risarcimento provenienti dai deportati civili. I risarcimenti possono oggi venire accordati solo a chi riesca a dimostrare di essere stato recluso presso un campo di sterminio "Inoltre – conclude Lau - gli operai che lavoravano in Germania pagavano i contributi per la cassa di previdenza, ed ora non viene riconosciuta loro alcuna maggiorazione sulla pensione".
"L'inganno perpetrato ai danni dei lavoratori italiani in Germania – argomenta il sociologo Francesco Carchedi, esperto di diritti umani_– è stato agevolato da una precedente, intensa, catena migratoria che da alcuni anni esisteva tra l'Italia e la Germania .Una data fondamentale da questo punto di vista – continua Carchedi - è quella del 1937, quando Mussolini e Hitler siglano un accordo per un piano quinquennale che prevedeva l'invio di circa 250.000 lavoratori italiani in Germania. Questo evento è decisivo per capire quanto avvenne successivamente. Quando avvennero i rastrellamenti, dopo il 1943, Per quanto riguarda i deportati civili infatti, quando avvennero i rastrellamenti, a molti di loro veniva fatto credere di andare a svolgere mansioni come lavoratori liberi ai quali sarebbe stato corrisposto un salario. Il raggiro è stato possibile proprio perchè chi aveva in precedenza lavorato in Germania raccontava a chi partiva di condizioni piuttosto favorevoli". Arrivati in Germania prigionieri militari da una parte e civili dall'altra svolgevano mansioni differenti: i primi erano occupati nell'industria bellica, i secondi lavoravano invece nella ricostruzione delle infrastrutture danneggiate dai bombardamenti. Inoltre, per il timore di possibili insurrezioni organizzate, i militari erano sottoposti ad un regime di sorveglianza particolarmente duro.
Tuttavia, non erano infrequenti casi di commistione tra lo status di prigioniero militare e quello di deportato civile. Michele Montagano, l'ex deportato che ha intentato la causa civile presso la Corte Costituzionale tedesca, consigliere nazionale dell'Associazione Nazionale Reduci della Prigionia (A.N.R.P), spiega questa particolare situazione, vissuta in prima persona. "Quando venni fatto prigioniero svolgevo il mio compito di ufficiale tra le province di Gorizia e Lubiana. I tedeschi ci sorpresero al mattino, nei locali di una caserma abbandonata. Ci chiesero se volevamo unirci a loro o subire un'altra sorte. Rifiutammo di allearci e fummo deportati; io avevo ventidue anni". Trasferito nel campo di concentramento di Torun, vicino a Danzica, Montagano viene censito come prigioniero di guerra. "Ci chiamavano internati militari e non avevamo diritto alla protezione della Croce Rossa; eppure Germania e Italia non si erano mai dichiarate guerra. L'unico diritto rispettato era quello stabilito dalla convenzione di Ginevra per cui gli ufficiali, diversamente dai soldati semplici, non dovevano essere impiegati come forza lavoro".
Nel '44 in base ad un accordo ratificato tra Mussolini ed Hitler, gli ufficiali dell'esercito italiano prigionieri in Germania vennero dichiarati civili e costretti a lavorare. "Ci hanno fatto uscire dal campo di concentramento e ci hanno consegnato un congedo. In pratica durante il mio periodo di prigionia sono stato considerato prima militare e poi civile. Ciò mi ha permesso di ottenere da parte della Germania parte del risarcimento dovutomi". "La mia è oggi una situazione particolare" conclude il reduce di guerra. "Io mi trovo ad essere rappresentante per la causa dei prigionieri militari, quando a procedura legale iniziale, l'anno scorso,ho ottenuto metà del risarcimento dovutomi in quanto prigioniero civile".
Certo che un risarcimento di 7500 € era altrettanto vergognoso.
Blue Spirit
17-07-2004, 12:18
Originariamente inviato da wrathchild
Senz'altro un organismo sopra le parti
:rolleyes:
eh certo :rolleyes: sarei stato curioso di sentire cosa avrebbero detto i signori teteski se le parti fossero state invertite... :rolleyes:
Frank1962
17-07-2004, 12:26
secondo me parlare di indenizzi per fatti avvenuti in tempo di guerra fa un pò "sorridere" .........tenendo conto oltretutto che l'italia fu un paese che per prima dichiarò guerra a molti altri paesi che fino a quel momento erano neutrali e non centravano nulla con la seconda guerra mondiale: cioè in pratica dai un calcio nei coglioni a qualcuno e poi ti sorprendi se questo reagisce? :rolleyes:
andreamarra
17-07-2004, 13:08
Originariamente inviato da Frank1962
secondo me parlare di indenizzi per fatti avvenuti in tempo di guerra fa un pò "sorridere" .........tenendo conto oltretutto che l'italia fu un paese che per prima dichiarò guerra a molti altri paesi che fino a quel momento erano neutrali e non centravano nulla con la seconda guerra mondiale: cioè in pratica dai un calcio nei coglioni a qualcuno e poi ti sorprendi se questo reagisce? :rolleyes:
Diciamo che nel caso paesi come la Polonia potevano tranquillamente avere degli enormi crediti nei confronti dei tedeschi, così come Inghilterra e tante altre nazioni.
Però, nella fattispecie, qui si parla della deportazione di italiani in campi di lavoro forzato.
Se la Germania avesse dovuto pagare un indennizzo per avere causato morte o invalidità permanenti, fisiche o psichiche a ciascuno dei prigionieri internati sul suo territorio (inteso sia come territorio nazionale sia come territorio conquistato durante le operazioni belliche) adesso non esisterebbe più come stato.
Le pagine della Storia dolorose come questa non si saldano con il denaro, ma si debbono tenere vive nella memoria, in modo che siano di monito ai giovani delle generazioni a venire.
E' l'unico modo per render giustizia a chi è caduto per colpa della barbarie: fare in modo che il suo sacrificio non sia stato inutile.
:(
Anabolik
17-07-2004, 13:38
Mio nonno fu catturato come prigioniero di guerra poco dopo l'8 settembre e deportato a Colonia a lavorare fino alla fine della guerra. Dopo la caduta di Hitler e la disastrosa situazione in Germania tornò a piedi fino a casa in provincia di Rovigo, quando arrivò pesava 45kg (è alto circa 170cm). Alcuni anni fà fece richiesta come molti altri al governo tedesco di risarcimento, ma come vedo siamo arrivati all'epilogo di questa triste storia.
goldorak
17-07-2004, 13:44
Originariamente inviato da dataman
Se la Germania avesse dovuto pagare un indennizzo per avere causato morte o invalidità permanenti, fisiche o psichiche a ciascuno dei prigionieri internati sul suo territorio (inteso sia come territorio nazionale sia come territorio conquistato durante le operazioni belliche) adesso non esisterebbe più come stato.
Le pagine della Storia dolorose come questa non si saldano con il denaro, ma si debbono tenere vive nella memoria, in modo che siano di monito ai giovani delle generazioni a venire.
E' l'unico modo per render giustizia a chi è caduto per colpa della barbarie: fare in modo che il suo sacrificio non sia stato inutile.
:(
Quello che dici e' putroppo vero, ma cio' non toglie che la Germania poteva comunque fare un gesto simbolico.
Invece con questa sentenza e' come se si distaccassi dal suo passato.
Insomma dovranno pur prendere atto delle loro responsabilita' in questo vicenda si o no ?
E faccio notare come non si trattava di industrie qualunque nascoste chissa' dove, ma si parla di Siemens (proprio quella dei cellulari), Krupp, IG Farben e cosi' via...
crucchi ... :mad: :mad: :mad:
:sob:
Originariamente inviato da goldorak
Quello che dici e' putroppo vero, ma cio' non toglie che la Germania poteva comunque fare un gesto simbolico.
Invece con questa sentenza e' come se si distaccassi dal suo passato.
Insomma dovranno pur prendere atto delle loro responsabilita' in questo vicenda si o no ?
Sono d'accordo, ma una vita umana non può essere liquidata con una somma che purtroppo non potrebbe che essere, appunto, simbolica, e quindi addirittura offensiva.
Piuttosto, mi fa incazzare l'atteggiamento di connivenza e omertà di molti stati europei (Italia compresa) e sudamericani che hanno insabbiato le atrocità naziste e coperto, occultato la presenza di criminali di guerra nel loro territorio per anni, decenni.
Per esempio, ad oggi non si sa bene dove sia (se ancora in vita) il famigerato Josef Mengele :mad: .
Queste sono le cose su cui incazzarsi, non il mancato indennizzo, e queste sono colpe che peseranno sulla coscienza di ogni cittadino tedesco che voglia definirsi tale.
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