ALBIZZIE
12-07-2004, 17:53
Indagati anche due arbitri di A, Gabriele e Palanca, ora sospesi
Calcio scommesse, altri 14 avvisi di garanzia
Nel mirino gli aiuti al Messina. Sentito dal Cin che parla di una «combriccola romana» ritenuta legata alla famiglia Moggi
L'arbitro Palanca (Ap)
NAPOLI - Arrivano nuovi sviluppi sul fronte del calcio-scommesse: sono 14 i nuovi avvisi di garanzia emessi dalla procura della Repubblica di Napoli nell'ambito dell'inchiesta. Tra gli indagati anche gli arbitri di serie A Marco Gabriele e Luca Palanca. I due sono stati sospesi in via cautelativa da ogni attività dal presidente dell'Aia Tullio Lanese.
GIOCATORI E DIRIGENTI - I giocatori indagati sono Aronica del Messina, Nocerino del Benevento, Landini del Sassuolo, Alessi del La Spezia, Pastore del Catanzaro. Tra i dirigenti delle società di calcio coinvolte ci sono i manager Lo Giudice del Catanzaro e Caccavale del Pescara, il dirigente sportivo Salerno del Cagliari e Tosi del Modena, il presidente del Modena, Amadei.
GLI AIUTI AL MESSINA - Il coinvolgimento dei due arbitri, Gabriele e Palanca, nella nuova tranche dell'inchiesta sul calcio scommesse della Procura di Napoli condotta dai pm Beatrice e Narducci deriverebbe, secondo intercettazioni telefoniche e dichiarazioni fornite nel corso di interrogatori, da una loro attività «tesa a favorire il Messina Calcio». Più volte, in telefonate tra indagati alla ricerca di partite sicure sulle quali scommettere, ad esempio, è stata data per sicura la vittoria del Messina nel corso dell'incontro dell'ultimo campionato con il Venezia, arbitrato da Palanca. Il match ebbe sviluppi drammatici nel finale con l'espulsione di tre giocatori del Venezia dopo che si era generata una vera e propria rissa in campo ed era stato allontanato il tecnico del Venezia, Gregucci. Il Messina, dopo aver rimontato la rete di svantaggio subita nel primo tempo, era passato in vantaggio con un calcio di rigore concesso al 36' del secondo tempo. Il 5 giugno scorso la polizia giudiziaria ha ascoltato, quale persona informata dei fatti l'amministratore delegato del Venezia Calcio, Francesco Dal Cin, che peraltro era stato già sentito dall'ufficio indagini della Figc. Dal Cin aveva espresso «l'opinione condivisa dalla maggior parte dei miei colleghi che la società calcio del Messina sia stata in diverse occasioni agevolata allorquando gli incontri da questa disputati erano diretti da un gruppo di arbitri facenti parte della cosiddetta 'combriccola romana'».
LA COMBRICCOLA - Di essa, secondo Dal Cin, farebbe parte Gabriele e un altro arbitro, non coinvolto nell'inchiesta, a loro volta ritenuti legati alla Gea, la società riconducibile alla famiglia Moggi. Sempre Dal Cin aggiungeva che il direttore sportivo del Messina, Mariano Fabiani, sarebbe stato consigliato al presidente della società siciliana da Luciano Moggi. Dal Cin, infine, sosteneva che lo stesso allenatore del Venezia, Gregucci, aveva manifestato timori per l'esito dell'incontro avendo appreso da un suo amico che il Venezia «avrebbe avuto problemi». Lo stesso Gregucci era stato ascoltato dalla polizia giudiziaria confermando le sue perplessità sulla designazione di Palanca, anche se spiegava che ciò derivava dal fatto che riteneva quell'arbitro «non dotato di una spiccata capacita». Palanca, si ricorda nel decreto di perquisizione firmato dai pm Beatrice e Narducci, quest'anno ha arbitrato altre due partite disputate dal Messina, anch'esse seguite da accese polemiche sull'arbitraggio giudicato sempre favorevole alla squadra siciliana. Si tratta di Messina-Napoli, giocata il 12 settembre 2003 e terminata 1-1 con la concessione di un calcio di rigore al 43' del secondo tempo a favore dei siciliani e di Treviso-Messina, giocata il 30 novembre 2003 e terminata 1-2. I fatti, considerati «senz'altro anomali», verificatisi nel corso di quell'incontro, oltre al contenuto delle dichiarazioni raccolte costituiscono, per la Procura, un valido riscontro alle conversazioni telefoniche. Il riferimento a Marco Gabriele è relativo, sempre nel corso di telefonate tra alcuni indagati della prima tranche (il calciatore del Grosseto, Salvatore Ambrosino, il giocatore Nocerino e l'organizzatore di scommesse sportive Luigi Saracino), in particolare alla partita tra Messina e Treviso dell'1 maggio 2004 e finita 3-1 per la squadra siciliana. Venivano consigliate scommesse su quella gara. Due degli indagati parlavano di Gabriele come del «ciociaro». L'arbitro, residente in provincia di Frosinone, nel corso del campionato 2003/2004, ha arbitrato la squadra siciliana in altre occasioni con due vittorie e un pareggio per il Messina. Per la Procura emergono ulteriori elementi «a conferma dell'esistenza di preordinate e non occasionali situazioni di favoritismi arbitrali a vantaggio del Messina, come era già emerso in precedenza». Gli indizi a carico di Gabriele e Palanca vengono ritenuti «particolarmente affidabili in quanto provenienti da tesserati del Messina».
da gazzetta.it
Calcio scommesse, altri 14 avvisi di garanzia
Nel mirino gli aiuti al Messina. Sentito dal Cin che parla di una «combriccola romana» ritenuta legata alla famiglia Moggi
L'arbitro Palanca (Ap)
NAPOLI - Arrivano nuovi sviluppi sul fronte del calcio-scommesse: sono 14 i nuovi avvisi di garanzia emessi dalla procura della Repubblica di Napoli nell'ambito dell'inchiesta. Tra gli indagati anche gli arbitri di serie A Marco Gabriele e Luca Palanca. I due sono stati sospesi in via cautelativa da ogni attività dal presidente dell'Aia Tullio Lanese.
GIOCATORI E DIRIGENTI - I giocatori indagati sono Aronica del Messina, Nocerino del Benevento, Landini del Sassuolo, Alessi del La Spezia, Pastore del Catanzaro. Tra i dirigenti delle società di calcio coinvolte ci sono i manager Lo Giudice del Catanzaro e Caccavale del Pescara, il dirigente sportivo Salerno del Cagliari e Tosi del Modena, il presidente del Modena, Amadei.
GLI AIUTI AL MESSINA - Il coinvolgimento dei due arbitri, Gabriele e Palanca, nella nuova tranche dell'inchiesta sul calcio scommesse della Procura di Napoli condotta dai pm Beatrice e Narducci deriverebbe, secondo intercettazioni telefoniche e dichiarazioni fornite nel corso di interrogatori, da una loro attività «tesa a favorire il Messina Calcio». Più volte, in telefonate tra indagati alla ricerca di partite sicure sulle quali scommettere, ad esempio, è stata data per sicura la vittoria del Messina nel corso dell'incontro dell'ultimo campionato con il Venezia, arbitrato da Palanca. Il match ebbe sviluppi drammatici nel finale con l'espulsione di tre giocatori del Venezia dopo che si era generata una vera e propria rissa in campo ed era stato allontanato il tecnico del Venezia, Gregucci. Il Messina, dopo aver rimontato la rete di svantaggio subita nel primo tempo, era passato in vantaggio con un calcio di rigore concesso al 36' del secondo tempo. Il 5 giugno scorso la polizia giudiziaria ha ascoltato, quale persona informata dei fatti l'amministratore delegato del Venezia Calcio, Francesco Dal Cin, che peraltro era stato già sentito dall'ufficio indagini della Figc. Dal Cin aveva espresso «l'opinione condivisa dalla maggior parte dei miei colleghi che la società calcio del Messina sia stata in diverse occasioni agevolata allorquando gli incontri da questa disputati erano diretti da un gruppo di arbitri facenti parte della cosiddetta 'combriccola romana'».
LA COMBRICCOLA - Di essa, secondo Dal Cin, farebbe parte Gabriele e un altro arbitro, non coinvolto nell'inchiesta, a loro volta ritenuti legati alla Gea, la società riconducibile alla famiglia Moggi. Sempre Dal Cin aggiungeva che il direttore sportivo del Messina, Mariano Fabiani, sarebbe stato consigliato al presidente della società siciliana da Luciano Moggi. Dal Cin, infine, sosteneva che lo stesso allenatore del Venezia, Gregucci, aveva manifestato timori per l'esito dell'incontro avendo appreso da un suo amico che il Venezia «avrebbe avuto problemi». Lo stesso Gregucci era stato ascoltato dalla polizia giudiziaria confermando le sue perplessità sulla designazione di Palanca, anche se spiegava che ciò derivava dal fatto che riteneva quell'arbitro «non dotato di una spiccata capacita». Palanca, si ricorda nel decreto di perquisizione firmato dai pm Beatrice e Narducci, quest'anno ha arbitrato altre due partite disputate dal Messina, anch'esse seguite da accese polemiche sull'arbitraggio giudicato sempre favorevole alla squadra siciliana. Si tratta di Messina-Napoli, giocata il 12 settembre 2003 e terminata 1-1 con la concessione di un calcio di rigore al 43' del secondo tempo a favore dei siciliani e di Treviso-Messina, giocata il 30 novembre 2003 e terminata 1-2. I fatti, considerati «senz'altro anomali», verificatisi nel corso di quell'incontro, oltre al contenuto delle dichiarazioni raccolte costituiscono, per la Procura, un valido riscontro alle conversazioni telefoniche. Il riferimento a Marco Gabriele è relativo, sempre nel corso di telefonate tra alcuni indagati della prima tranche (il calciatore del Grosseto, Salvatore Ambrosino, il giocatore Nocerino e l'organizzatore di scommesse sportive Luigi Saracino), in particolare alla partita tra Messina e Treviso dell'1 maggio 2004 e finita 3-1 per la squadra siciliana. Venivano consigliate scommesse su quella gara. Due degli indagati parlavano di Gabriele come del «ciociaro». L'arbitro, residente in provincia di Frosinone, nel corso del campionato 2003/2004, ha arbitrato la squadra siciliana in altre occasioni con due vittorie e un pareggio per il Messina. Per la Procura emergono ulteriori elementi «a conferma dell'esistenza di preordinate e non occasionali situazioni di favoritismi arbitrali a vantaggio del Messina, come era già emerso in precedenza». Gli indizi a carico di Gabriele e Palanca vengono ritenuti «particolarmente affidabili in quanto provenienti da tesserati del Messina».
da gazzetta.it