ALBIZZIE
07-07-2004, 09:15
era tempo che non discutevamo con la dovuta serenità su religione-scuola-integralismo-musulmani. ecco un buon motivo:
Regione Campania: classi multietniche, libertà di cambiare le feste
«Le scuole possono chiudere per il Ramadan»
I dirigenti scolastici autorizzati a utilizzare giorni «per favorire l’integrazione etnica e religiosa». Divisi i presidi
Chiudere le scuole per festeggiare il Ramadan o il Capodanno cinese se le classi sono multietniche. Sei d'accordo?
NAPOLI - Preambolo rivolto ai lettori della Campania, lettori-genitori, per la precisione: se un giorno del prossimo anno scolastico vostro figlio vi dirà che l’indomani non ci sarà lezione perché è il giorno del Ramadan o del Capodanno cinese o della Pasqua ebraica o cose del genere, non urlategli «tu invece a scuola ci vai, e la prossima volta inventane una migliore», perché vi starà dicendo la verità. In Campania potrà accadere. E non per l’improvvisa conversione di un preside o direttore didattico che sia, ma perché c’è una delibera della giunta regionale che autorizza i dirigenti scolastici a utilizzare quei giorni che ogni istituto può gestire autonomamente, «per favorire l’integrazione etnica e religiosa».
Insomma: se in una scuola ci sono molti alunni musulmani, si potrà celebrare il Ramadan, se ci sono molti cinesi, potrà essere festeggiato il loro Capodanno, e così via. Ovviamente si tratta di una decisione da prendere in assoluta libertà tra dirigente scolastico, consiglio dei docenti e rappresentanti dei genitori. La delibera, proposta dall’assessore alla Formazione, Adriana Buffardi, si limita a una indicazione, non impone nulla. E infatti lo scorso anno - quando fu inviata per la prima volta alla Direzione scolastica regionale e da qui trasmessa a tutti gli istituti - nessuno ne ha tenuto conto. «Capisco che i dirigenti scolastici hanno altre priorità, ma non dispero», dice l’assessore Buffardi, che quest’anno ha riproposto la delibera ottenendo ancora una volta l’approvazione della giunta. «E’ una cosa semplice - aggiunge -, non credo ci sia molto da discutere: io sono convinta che la scuola debba valorizzare le diversità, e questo può essere sicuramente un modo per farlo».
Difficile trovare un preside o un docente che le dia torto. Ma ancora più difficile è trovarne qualcuno che si sia battuto, o che assicuri di essere pronto a battersi, per applicare quanto indicato nella delibera. Probabilmente è, come dice la Buffardi, una questione di priorità. Oppure la spiegazione è quella che fornisce chi dirigente non è e quindi non ha difese di categoria da portare avanti. Come Patrizia Piacente, una insegnante elementare che lavora a Chiaiano, dove la presenza di bambini nati da matrimoni tra immigrati arabi e donne del quartiere è diffusissima. Dice: «Per un preside o un direttore didattico, chiudere la scuola in occasione del Ramadan, tanto per fare un esempio, è un problema: bisogna portare la questione in consiglio di istituto, sentire il parere dei genitori, seguire tutto un percorso che in molti preferiscono evitare. Parliamoci chiaro: la scuola non è pronta per cose come questa. O c’è un dirigente con grandi motivazioni, oppure la circolare viene letta distrattamente e subito dimenticata. Finisce in un cassetto e resta lì per tutto l’anno». Discorso chiaro, quello di Patrizia Piacente, che sa di che parla perché ha in classe bambini di cultura araba e conosce bene anche i genitori: «Dovrebbero essere loro a spingere, ma non lo fanno. Preferiscono che la vita scolastica e la vita religiosa dei figli seguano percorsi separati. E se non sono loro a insistere, figuriamoci se lo fa qualcun altro».
Una che dice di essere pronta a chiudere i cancelli della sua scuola per una festa non tradizionale c’è: è Annarita Quagliarella, preside della Bovio Colletta, un istituto che comprende scuola elementare e scuola media e che si trova nella zona della Ferrovia, dove fortissima è la presenza di famiglie cinesi. «L’anno scorso - racconta - abbiamo festeggiato il loro Capodanno facendo costruire insieme, bambini italiani e cinesi, alcuni aquiloni che poi siamo andati a lanciare in una piazza qui vicino. Ma quest’anno conto di andare più avanti e chiudere la scuola in segno di festa. Porterò la questione in consiglio e credo che non avrò problemi».
Vedremo la prossima primavera. Tanto non ci saranno molte scuole da controllare. «Bisogna aver pazienza, queste cose si realizzano lentamente», dice Alberto Bottino, direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale della Campania. «Oppure bisognerebbe che si sollevasse il caso», aggiunge Giacomo Coco, direttore didattico a Macerata Campania, provincia di Caserta, zona di immigrati africani. «Ma gli unici a poterlo fare sarebbero i genitori dei bambini, e non lo faranno mai perché qui, purtroppo, si sentono ancora ospiti».
Fulvio Bufi
7 luglio 2004 - Corriere.it
Regione Campania: classi multietniche, libertà di cambiare le feste
«Le scuole possono chiudere per il Ramadan»
I dirigenti scolastici autorizzati a utilizzare giorni «per favorire l’integrazione etnica e religiosa». Divisi i presidi
Chiudere le scuole per festeggiare il Ramadan o il Capodanno cinese se le classi sono multietniche. Sei d'accordo?
NAPOLI - Preambolo rivolto ai lettori della Campania, lettori-genitori, per la precisione: se un giorno del prossimo anno scolastico vostro figlio vi dirà che l’indomani non ci sarà lezione perché è il giorno del Ramadan o del Capodanno cinese o della Pasqua ebraica o cose del genere, non urlategli «tu invece a scuola ci vai, e la prossima volta inventane una migliore», perché vi starà dicendo la verità. In Campania potrà accadere. E non per l’improvvisa conversione di un preside o direttore didattico che sia, ma perché c’è una delibera della giunta regionale che autorizza i dirigenti scolastici a utilizzare quei giorni che ogni istituto può gestire autonomamente, «per favorire l’integrazione etnica e religiosa».
Insomma: se in una scuola ci sono molti alunni musulmani, si potrà celebrare il Ramadan, se ci sono molti cinesi, potrà essere festeggiato il loro Capodanno, e così via. Ovviamente si tratta di una decisione da prendere in assoluta libertà tra dirigente scolastico, consiglio dei docenti e rappresentanti dei genitori. La delibera, proposta dall’assessore alla Formazione, Adriana Buffardi, si limita a una indicazione, non impone nulla. E infatti lo scorso anno - quando fu inviata per la prima volta alla Direzione scolastica regionale e da qui trasmessa a tutti gli istituti - nessuno ne ha tenuto conto. «Capisco che i dirigenti scolastici hanno altre priorità, ma non dispero», dice l’assessore Buffardi, che quest’anno ha riproposto la delibera ottenendo ancora una volta l’approvazione della giunta. «E’ una cosa semplice - aggiunge -, non credo ci sia molto da discutere: io sono convinta che la scuola debba valorizzare le diversità, e questo può essere sicuramente un modo per farlo».
Difficile trovare un preside o un docente che le dia torto. Ma ancora più difficile è trovarne qualcuno che si sia battuto, o che assicuri di essere pronto a battersi, per applicare quanto indicato nella delibera. Probabilmente è, come dice la Buffardi, una questione di priorità. Oppure la spiegazione è quella che fornisce chi dirigente non è e quindi non ha difese di categoria da portare avanti. Come Patrizia Piacente, una insegnante elementare che lavora a Chiaiano, dove la presenza di bambini nati da matrimoni tra immigrati arabi e donne del quartiere è diffusissima. Dice: «Per un preside o un direttore didattico, chiudere la scuola in occasione del Ramadan, tanto per fare un esempio, è un problema: bisogna portare la questione in consiglio di istituto, sentire il parere dei genitori, seguire tutto un percorso che in molti preferiscono evitare. Parliamoci chiaro: la scuola non è pronta per cose come questa. O c’è un dirigente con grandi motivazioni, oppure la circolare viene letta distrattamente e subito dimenticata. Finisce in un cassetto e resta lì per tutto l’anno». Discorso chiaro, quello di Patrizia Piacente, che sa di che parla perché ha in classe bambini di cultura araba e conosce bene anche i genitori: «Dovrebbero essere loro a spingere, ma non lo fanno. Preferiscono che la vita scolastica e la vita religiosa dei figli seguano percorsi separati. E se non sono loro a insistere, figuriamoci se lo fa qualcun altro».
Una che dice di essere pronta a chiudere i cancelli della sua scuola per una festa non tradizionale c’è: è Annarita Quagliarella, preside della Bovio Colletta, un istituto che comprende scuola elementare e scuola media e che si trova nella zona della Ferrovia, dove fortissima è la presenza di famiglie cinesi. «L’anno scorso - racconta - abbiamo festeggiato il loro Capodanno facendo costruire insieme, bambini italiani e cinesi, alcuni aquiloni che poi siamo andati a lanciare in una piazza qui vicino. Ma quest’anno conto di andare più avanti e chiudere la scuola in segno di festa. Porterò la questione in consiglio e credo che non avrò problemi».
Vedremo la prossima primavera. Tanto non ci saranno molte scuole da controllare. «Bisogna aver pazienza, queste cose si realizzano lentamente», dice Alberto Bottino, direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale della Campania. «Oppure bisognerebbe che si sollevasse il caso», aggiunge Giacomo Coco, direttore didattico a Macerata Campania, provincia di Caserta, zona di immigrati africani. «Ma gli unici a poterlo fare sarebbero i genitori dei bambini, e non lo faranno mai perché qui, purtroppo, si sentono ancora ospiti».
Fulvio Bufi
7 luglio 2004 - Corriere.it