Cocorito
02-07-2004, 14:58
Berlusconi dormirà molto poco nei prossimi tre giorni: è la battuta di un esponente centrista. Nel governo infatti ognuno gioca per sé. Il premier anche, facendo megafonare alla Lega minacce di elezioni anticipate se non si chiude la «verifica» entro sabato. Alleanza Nazionale alza il tiro con un documento economico che, politicamente, è un proiettile contro Tremonti e la «rotta» del governo sui conti pubblici, ma nel merito economico si discosta dai programmi del superministro solo sul non voler favorire i redditi alti con i tagli alle tasse e insistendo sul Mezzogiorno. Tanto che Tremonti risponde serafico: «Sono le cose che dico io da mesi».
http://www.unita.it/images/2004giugno/finiberlusconi.jpg
Alle sette di sera Ignazio La Russa esce dalla maratona della «task force» economica di An decisamente rabbuiato. Non gli escono battute ma parole dure: «Il nostro documento è chiaro, non so se è duro ma è chiaro: è quello che pensa An sull’economia, senza peli sulla lingua. È la linea di An che non coincide con la linea di Tremonti». Da ciò si capisce che l’incontro tra Berlusconi e Fini, a pranzo a Palazzo Grazioli, non ha risolto nulla, tanto che La Russa ricorre al ricordo di un comitato centrale del Msi e alle parole di Romualdi, quando gli chiesero il termine di uno scontro fra dirigienti: «Ci vogliono i tempi della politica». Insomma, per il coordinatore di An «non si può dire che la verifica si chiuderà venerdì» nel vertice di maggioranza, «il presidente del Consiglio ha detto sabato». Ma nel partito di Fini (che è pressato anche dall’accresciuto potere della Destra Sociale di Alemanno) si usano toni duri: «Il documento è un ultimatum», ovvero se non viene recepito dal premier e dal superministro, An potrebbe anche mettere i bastoni fra le ruote al varo della manovra bis sabato al Conisglio dei Ministri, indispensabile per evitare gli «avvertimenti preventivi» dell’Ecofin. «L’Ecofin è una preoccupazione di tutti, non solo nostra», dice un dirigente di An.
L’Udc affonda ma con passi felpati, e oggi nella direzione nazionale definirà le richieste di modifica della legge elettorale con il ritorno al sistema proporzionale, tema che può sperare di vedere inserito in un documento comune della maggioranza. È proprio la mossa a sospresa del leader centrista a sparigliare le carte nell’agognata «verifica», che l’ex Dc Tabacci scherzando chiama «parola che non si usa più, è da Prima Repubblica». L’asso nella manica tirato fuori da Marco Follini di fatto ha trovato più ascolto di quanto non ne ricevano le proteste di An, e che potrebbe far restare ancora a mani vuote Gianfranco Fini. Che poi davvero sabato la Cdl possa brindare per la verifica chiusa è tutto da vedere nelle prossime 48 ore.
Silvio Berlusconi ieri ha passato la giornata in incontri a tu per tu con Fini e Casini, Tremonti, Buttiglione, infine De Michelis, per tenere insieme i pezzi della sua maggioranza e sventare in fretta le minacce di crisi, mantenendo comunque la corona di «monarca» che Follini mira a fargli deporre, almeno in futuro. Ecco i passaggi: due di partito, con la direzione Udc e il coordinamento di An oggi (al quale non partecipa Fini), poi i due i momenti cruciali: venerdì un vertice di maggioranza, sabato il Consiglio dei Ministri. Tempi strettissimi, quindi.
Ieri mattina alle nove a Palazzo Chigi era già riunita la «consulta» economica di An, capeggiata dal ministro Alemanno. Ha continuato a lavorare quando Gianfranco Fini è andato a Palazzo Grazioli a paranzo, tornando un’ora e mezzo dopo nerissimo in volto. «Fini è perennemente arrabbiato», parola di Andrea Ronchi. Nella sede del governo minivertice di partito con Landolfi, Nania e Ronchi stesso, più i «colonnelli» economici. Poi alle sei e mezza esce il documento «scritto prima», assicura La Russa, ma che sarebbe stato modificato se il premier avesse ceduto qualcosa. Tredici pagine di «alcune analisi sul Dpef 2005-2008» da qui e oltre la fine legislatura, sorvolando sul presente, però: strategia «inadeguata» proseguire con «tagli e misure finanziarie aspettando la ripresa» (ma lo ha detto anche Tremonti), perché «senza misure strutturali» i conti pubblici e il deficit «stanno progressivamente deteriorandosi e sono destinati ad uscire dai parametri europei». Una bocciatura in toto della «finanza creativa» e dei condoni a vuoto, con «stime sbagliate». Insomma Tremonti ha sbagliato le tabelline previste sulle «entrate straordinarie (condono edilizio e concoredato preventivo». Andamenti da «correggere» non solo con i tagli alle spese. L’Italia va a picco, è il senso del documento.
http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=HP&TOPIC_TIPO=&TOPIC_ID=35791
http://www.unita.it/images/2004giugno/finiberlusconi.jpg
Alle sette di sera Ignazio La Russa esce dalla maratona della «task force» economica di An decisamente rabbuiato. Non gli escono battute ma parole dure: «Il nostro documento è chiaro, non so se è duro ma è chiaro: è quello che pensa An sull’economia, senza peli sulla lingua. È la linea di An che non coincide con la linea di Tremonti». Da ciò si capisce che l’incontro tra Berlusconi e Fini, a pranzo a Palazzo Grazioli, non ha risolto nulla, tanto che La Russa ricorre al ricordo di un comitato centrale del Msi e alle parole di Romualdi, quando gli chiesero il termine di uno scontro fra dirigienti: «Ci vogliono i tempi della politica». Insomma, per il coordinatore di An «non si può dire che la verifica si chiuderà venerdì» nel vertice di maggioranza, «il presidente del Consiglio ha detto sabato». Ma nel partito di Fini (che è pressato anche dall’accresciuto potere della Destra Sociale di Alemanno) si usano toni duri: «Il documento è un ultimatum», ovvero se non viene recepito dal premier e dal superministro, An potrebbe anche mettere i bastoni fra le ruote al varo della manovra bis sabato al Conisglio dei Ministri, indispensabile per evitare gli «avvertimenti preventivi» dell’Ecofin. «L’Ecofin è una preoccupazione di tutti, non solo nostra», dice un dirigente di An.
L’Udc affonda ma con passi felpati, e oggi nella direzione nazionale definirà le richieste di modifica della legge elettorale con il ritorno al sistema proporzionale, tema che può sperare di vedere inserito in un documento comune della maggioranza. È proprio la mossa a sospresa del leader centrista a sparigliare le carte nell’agognata «verifica», che l’ex Dc Tabacci scherzando chiama «parola che non si usa più, è da Prima Repubblica». L’asso nella manica tirato fuori da Marco Follini di fatto ha trovato più ascolto di quanto non ne ricevano le proteste di An, e che potrebbe far restare ancora a mani vuote Gianfranco Fini. Che poi davvero sabato la Cdl possa brindare per la verifica chiusa è tutto da vedere nelle prossime 48 ore.
Silvio Berlusconi ieri ha passato la giornata in incontri a tu per tu con Fini e Casini, Tremonti, Buttiglione, infine De Michelis, per tenere insieme i pezzi della sua maggioranza e sventare in fretta le minacce di crisi, mantenendo comunque la corona di «monarca» che Follini mira a fargli deporre, almeno in futuro. Ecco i passaggi: due di partito, con la direzione Udc e il coordinamento di An oggi (al quale non partecipa Fini), poi i due i momenti cruciali: venerdì un vertice di maggioranza, sabato il Consiglio dei Ministri. Tempi strettissimi, quindi.
Ieri mattina alle nove a Palazzo Chigi era già riunita la «consulta» economica di An, capeggiata dal ministro Alemanno. Ha continuato a lavorare quando Gianfranco Fini è andato a Palazzo Grazioli a paranzo, tornando un’ora e mezzo dopo nerissimo in volto. «Fini è perennemente arrabbiato», parola di Andrea Ronchi. Nella sede del governo minivertice di partito con Landolfi, Nania e Ronchi stesso, più i «colonnelli» economici. Poi alle sei e mezza esce il documento «scritto prima», assicura La Russa, ma che sarebbe stato modificato se il premier avesse ceduto qualcosa. Tredici pagine di «alcune analisi sul Dpef 2005-2008» da qui e oltre la fine legislatura, sorvolando sul presente, però: strategia «inadeguata» proseguire con «tagli e misure finanziarie aspettando la ripresa» (ma lo ha detto anche Tremonti), perché «senza misure strutturali» i conti pubblici e il deficit «stanno progressivamente deteriorandosi e sono destinati ad uscire dai parametri europei». Una bocciatura in toto della «finanza creativa» e dei condoni a vuoto, con «stime sbagliate». Insomma Tremonti ha sbagliato le tabelline previste sulle «entrate straordinarie (condono edilizio e concoredato preventivo». Andamenti da «correggere» non solo con i tagli alle spese. L’Italia va a picco, è il senso del documento.
http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=HP&TOPIC_TIPO=&TOPIC_ID=35791