sempreio
10-06-2004, 20:09
che un comunicato come questo non sia chiuso e soprattutto prima di scagliare la prima pietra contro di me, ci sono ben altre persone che andrebbero richiamate per i loro comportamente al limite della decenza. non aggiungo altro..............
ROMA - «Col favore di Dio si applica oggi la legge del taglione mediante l'epurazione degli ostaggi
italiani per fornire una risposta all'arrogante presidente italiano Berlusconi». È questo il testo del messaggio, firmato
'brigata Al Quds', che avrebbe dovuto accompagnare il video
dell'uccisione di Stefio, Agliana e Cupertino.
A pubblicarlo, secondo fonti investigative, è stato il sito
Ansar Al Islam, che era stato oscurato dopo la decapitazione
dell' ostaggio americano.
AGLIANA A PRATO - Maurizio Agliana, finalmente a casa, ha trovato la forza di parlare. E raccontare tutto quello che può sui drammatici giorni della prigionia in Iraq insieme a Salvatore Stefio, Umberto Cupertino e lo sfortunato Fabrizio Quattrocchi. E proprio all'ostaggio ucciso dai rapitori va il suo primo pensiero. «Un momento difficile è stato il giorno in cui hanno portato via Fabrizio... io lì non ho pensato, ho sperato che comunque lo riportassero nella stanza», ha detto Agliana rispondendo ai giornalisti in conferenza stampa a Prato, accanto alla sorella Antonella e al padre Carlo.
INCHIESTA - Alla domanda su perché i sequestratori avessero scelto di uccidere proprio Quattrocchi, Agliana ha risposto: «Io l'idea me la sono fatta però non posso rispondere». Sull'uccisione di Quattrocchi e sulle modalità del sequestro la Procura di Roma ha aperto un'inchiesta. La morte di Quattrocchi fu annunciata dalla tv araba Al Arabiya due giorni dopo il sequestro, avvenuto il 12 aprile, come confermato da Agliana. All'indomani del sequestro i principali giornali italiani riportarono l'ipotesi che i sequestratori avessero agito sospettando gli italiani di spionaggio. Questa tesi, tra le altre al vaglio degli inquirenti, non è stata confermata.
MERCE DI SCAMBIO - «Penso che siamo stati rapiti per fare di noi merce di scambio come era già successo con altre persone», ha poi aggiunto Agliana, che ha ricordato di essere andato in Iraq per fare il suo lavoro, quello di guardia del corpo. Lavoro che ha annunciato di voler continuare a fare. Agliana ha poi spiegato di aver conosciuto Quattrocchi solo in Iraq, mentre conosceva già gli altri due bodyguard, Salvatore Stefio e Umberto Cupertino. «Io Fabrizio l'ho conosciuto là. (Conoscevo) gli altri due? Sì", ha detto, aggiungendo che Quattrocchi era stato trattato dai sequestratori senza differenze, «uguale a noi».
L'OMICIDIO - «Entrarono nella stanza, ci salutarono e chiamarono lui, gli dissero di alzarsi. Lui si alzò tranquillamente e uscì dalla stanza», ha raccontato, ricordando il momento in cui Quattrocchi fu portato via prima di essere ucciso. Agliana ha anche riferito che durante il sequestro erano stati tenuti sempre sdraiati su uno zerbino e incatenati, che mangiavano riso e bevevano acqua, anche sporca. Il bodyguard toscano ha risposto alla domanda di una eventuale presenza di italiani nel gruppo dei sequestratori, dicendo che uno di loro «conosceva qualche parola (di italiano), niente di più», e che una volta uno di loro disse che «il vostro governo non fa niente per voi».
VIDEO - I carcerieri dei tre ostaggi italiani, che si definivano semplicemente «mujahidin» hanno girato cinque video, di cui finora solo tre sono stati trasmessi. «Ma noi non sappiamo quali video sono stati fatti vedere», ha precisato Maurizio Agliana nella conferenza stampa da lui tenuta a Prato. «Quando venivano girati i video eravamo istruiti su cosa dovevamo dire e cosa dovevamo fare. In quelle occasioni abbiamo mangiato in modo sfarzoso, poi ben poco. Ci veniva messo il riso e il pollo davanti, e ci veniva chiesto di mangiare, non ci spiegavano come», ha raccontato Agliana. «Non ci veniva neppure detto che uso avrebbero fatto di quei video. Certo - ha aggiunto - potevamo immaginare che li avrebbero fatti vedere a qualcuno, forse, per usarli come merce di scambio».
LAVORO - «Nel mio lavoro è contemplata anche la morte. Io lo svolgo a 360 gradi e voglio continuare a farlo - ha detto Maurizio Agliana -. Facciamo una professione seria - ha aggiunto - riconosciuta in tutto il mondo, non quella che è stata descritta finora. Ma la smentirò un'altra volta, oggi non ne ho voglia».
RILASCIO - Sulle dinamiche del rilascio, avvenuto grazie a un blitz della coalizione a guida Usa martedì scorso in una località probabilmente a sud di Bagdad, Agliana non ha voluto fornire dettagli. Si è limitato a dire che in quel momento «c'erano solo due carcerieri» e che non c'erano stati spari. Le descrizioni dei volti dei rapitori rese ieri dai tre italiani davanti ai pm di Roma dopo l'arrivo in Italia sono state ritenute coincidenti e di particolare importanza per le indagini.
ROMA - «Col favore di Dio si applica oggi la legge del taglione mediante l'epurazione degli ostaggi
italiani per fornire una risposta all'arrogante presidente italiano Berlusconi». È questo il testo del messaggio, firmato
'brigata Al Quds', che avrebbe dovuto accompagnare il video
dell'uccisione di Stefio, Agliana e Cupertino.
A pubblicarlo, secondo fonti investigative, è stato il sito
Ansar Al Islam, che era stato oscurato dopo la decapitazione
dell' ostaggio americano.
AGLIANA A PRATO - Maurizio Agliana, finalmente a casa, ha trovato la forza di parlare. E raccontare tutto quello che può sui drammatici giorni della prigionia in Iraq insieme a Salvatore Stefio, Umberto Cupertino e lo sfortunato Fabrizio Quattrocchi. E proprio all'ostaggio ucciso dai rapitori va il suo primo pensiero. «Un momento difficile è stato il giorno in cui hanno portato via Fabrizio... io lì non ho pensato, ho sperato che comunque lo riportassero nella stanza», ha detto Agliana rispondendo ai giornalisti in conferenza stampa a Prato, accanto alla sorella Antonella e al padre Carlo.
INCHIESTA - Alla domanda su perché i sequestratori avessero scelto di uccidere proprio Quattrocchi, Agliana ha risposto: «Io l'idea me la sono fatta però non posso rispondere». Sull'uccisione di Quattrocchi e sulle modalità del sequestro la Procura di Roma ha aperto un'inchiesta. La morte di Quattrocchi fu annunciata dalla tv araba Al Arabiya due giorni dopo il sequestro, avvenuto il 12 aprile, come confermato da Agliana. All'indomani del sequestro i principali giornali italiani riportarono l'ipotesi che i sequestratori avessero agito sospettando gli italiani di spionaggio. Questa tesi, tra le altre al vaglio degli inquirenti, non è stata confermata.
MERCE DI SCAMBIO - «Penso che siamo stati rapiti per fare di noi merce di scambio come era già successo con altre persone», ha poi aggiunto Agliana, che ha ricordato di essere andato in Iraq per fare il suo lavoro, quello di guardia del corpo. Lavoro che ha annunciato di voler continuare a fare. Agliana ha poi spiegato di aver conosciuto Quattrocchi solo in Iraq, mentre conosceva già gli altri due bodyguard, Salvatore Stefio e Umberto Cupertino. «Io Fabrizio l'ho conosciuto là. (Conoscevo) gli altri due? Sì", ha detto, aggiungendo che Quattrocchi era stato trattato dai sequestratori senza differenze, «uguale a noi».
L'OMICIDIO - «Entrarono nella stanza, ci salutarono e chiamarono lui, gli dissero di alzarsi. Lui si alzò tranquillamente e uscì dalla stanza», ha raccontato, ricordando il momento in cui Quattrocchi fu portato via prima di essere ucciso. Agliana ha anche riferito che durante il sequestro erano stati tenuti sempre sdraiati su uno zerbino e incatenati, che mangiavano riso e bevevano acqua, anche sporca. Il bodyguard toscano ha risposto alla domanda di una eventuale presenza di italiani nel gruppo dei sequestratori, dicendo che uno di loro «conosceva qualche parola (di italiano), niente di più», e che una volta uno di loro disse che «il vostro governo non fa niente per voi».
VIDEO - I carcerieri dei tre ostaggi italiani, che si definivano semplicemente «mujahidin» hanno girato cinque video, di cui finora solo tre sono stati trasmessi. «Ma noi non sappiamo quali video sono stati fatti vedere», ha precisato Maurizio Agliana nella conferenza stampa da lui tenuta a Prato. «Quando venivano girati i video eravamo istruiti su cosa dovevamo dire e cosa dovevamo fare. In quelle occasioni abbiamo mangiato in modo sfarzoso, poi ben poco. Ci veniva messo il riso e il pollo davanti, e ci veniva chiesto di mangiare, non ci spiegavano come», ha raccontato Agliana. «Non ci veniva neppure detto che uso avrebbero fatto di quei video. Certo - ha aggiunto - potevamo immaginare che li avrebbero fatti vedere a qualcuno, forse, per usarli come merce di scambio».
LAVORO - «Nel mio lavoro è contemplata anche la morte. Io lo svolgo a 360 gradi e voglio continuare a farlo - ha detto Maurizio Agliana -. Facciamo una professione seria - ha aggiunto - riconosciuta in tutto il mondo, non quella che è stata descritta finora. Ma la smentirò un'altra volta, oggi non ne ho voglia».
RILASCIO - Sulle dinamiche del rilascio, avvenuto grazie a un blitz della coalizione a guida Usa martedì scorso in una località probabilmente a sud di Bagdad, Agliana non ha voluto fornire dettagli. Si è limitato a dire che in quel momento «c'erano solo due carcerieri» e che non c'erano stati spari. Le descrizioni dei volti dei rapitori rese ieri dai tre italiani davanti ai pm di Roma dopo l'arrivo in Italia sono state ritenute coincidenti e di particolare importanza per le indagini.