Korn
25-05-2004, 16:43
pare sia andato bene
ROMA - Aule vuote e pochissime udienze. E' questa la situazione in tutti i tribunali d'Italia nel giorno dello sciopero proclamato dall'Associazione nazionale magistrati. Nove magistrati su dieci in tutta hanno incrociato le braccia contro la riforma
dell'ordinamento giudiziario. "A livello nazionale l'adesione allo sciopero è intorno al 90 per cento", ha fatto sapere il presidente dell'Associazione nazionale magistrati Edmondo Bruti Liberati.
E' stata perciò superata la partecipazione che c'era stata allo sciopero di due anni fa, il primo contro la riforma dell' ordinamento giudiziario: allora protestò l'85 per cento delle toghe. Il sorpasso era in qualche misura prevedibile, visto che nel 2002 alla protesta non aderì una delle correnti dell'Anm, Magistratura Indipendente.
L'adesione è stata dell'80% nel Veneto, di oltre il 90% in Trentino, del 98% nel salernitano, del 95% nelle Marche, del 66% nel Piemonte, del del 95% in Sardegna.
A Milano sono stati celebrati solo i processi con detenuti o quelli sui quali incombe la prescrizione. I magistrati occupano regolarmente i loro uffici a Palazzo di Giustizia, ma le aule processuali sono quasi tutte deserte. Secondo il magistrato Piercamillo Davigo, ex del pool Mani pulite, l'adesione a Milano è dell'88,8 per cento. Di fronte al tribunale del capoluogo lombardo, il movimento dei Girotondi ha organizzato un proprio presidio a sostegno dello sciopero.
Simile la situazione a Roma: poche le aule aperte e attività praticamente ferma. Anche nella capitale si continuano a celebrare soltanto i procedimenti con particolari connotati di urgenza. Tra questi, il processo contro Cesare Geronzi, presidente di Capitalia, per false comunicazioni alla Banca d'Italia: la prescrizione del reato è imminente.
Si è fermato invece, a Palermo, il processo per concorso in associazione mafiosa contro Marcello Dell'Utri, senatore di Forza Italia. Il presidente del tribunale, Leonardo Guarnotta, ha preso atto dell'impossibilità di tenere stamani l'udienza a causa dell'assenza dei pm che avrebbero dovuto proseguire la requisitoria. Il processo è stato aggiornato a lunedì prossimo. Nel capoluogo siciliano hanno aderito 102 magistrati su 113 in organico in tribunale.
A Napoli, in procura, secondo dati diffusi dall'Anm distrettuale, si sono astenuti dalle udienze - salvo quelle con imputati detenuti - 70 magistrati su 90, e hanno comunicato adesione alla protesta 4 dei 6 procuratori aggiunti. Adesione totale anche in Corte di Cassazione: l'Anm riferisce che "tutte le udienze, sette penali e sei civili, sono state rinviate".
"L'adesione è stata larghissima - commenta soddisfatto il presidente presidente dell'Associazione nazionale magistrati.Edmondo Bruti Liberati -. Il che vuol dire che i magistrati valutano negativamente questa riforma ed esprimono la loro preoccupazione per i mancati interventi sulla funzionalità del servizio giustizia". Una riforma che, invece, il ministro della Giustizia Roberto Castelli difende e su cui torna a premere l'acceleratore proprio nel giorno dello sciopero dei magistrati. "Il tempo è scaduto - avverte rivolto a chi tra i suoi alleati pensa ancora a modifiche al testo - la riforma o si fa o non si fa".
ROMA - Aule vuote e pochissime udienze. E' questa la situazione in tutti i tribunali d'Italia nel giorno dello sciopero proclamato dall'Associazione nazionale magistrati. Nove magistrati su dieci in tutta hanno incrociato le braccia contro la riforma
dell'ordinamento giudiziario. "A livello nazionale l'adesione allo sciopero è intorno al 90 per cento", ha fatto sapere il presidente dell'Associazione nazionale magistrati Edmondo Bruti Liberati.
E' stata perciò superata la partecipazione che c'era stata allo sciopero di due anni fa, il primo contro la riforma dell' ordinamento giudiziario: allora protestò l'85 per cento delle toghe. Il sorpasso era in qualche misura prevedibile, visto che nel 2002 alla protesta non aderì una delle correnti dell'Anm, Magistratura Indipendente.
L'adesione è stata dell'80% nel Veneto, di oltre il 90% in Trentino, del 98% nel salernitano, del 95% nelle Marche, del 66% nel Piemonte, del del 95% in Sardegna.
A Milano sono stati celebrati solo i processi con detenuti o quelli sui quali incombe la prescrizione. I magistrati occupano regolarmente i loro uffici a Palazzo di Giustizia, ma le aule processuali sono quasi tutte deserte. Secondo il magistrato Piercamillo Davigo, ex del pool Mani pulite, l'adesione a Milano è dell'88,8 per cento. Di fronte al tribunale del capoluogo lombardo, il movimento dei Girotondi ha organizzato un proprio presidio a sostegno dello sciopero.
Simile la situazione a Roma: poche le aule aperte e attività praticamente ferma. Anche nella capitale si continuano a celebrare soltanto i procedimenti con particolari connotati di urgenza. Tra questi, il processo contro Cesare Geronzi, presidente di Capitalia, per false comunicazioni alla Banca d'Italia: la prescrizione del reato è imminente.
Si è fermato invece, a Palermo, il processo per concorso in associazione mafiosa contro Marcello Dell'Utri, senatore di Forza Italia. Il presidente del tribunale, Leonardo Guarnotta, ha preso atto dell'impossibilità di tenere stamani l'udienza a causa dell'assenza dei pm che avrebbero dovuto proseguire la requisitoria. Il processo è stato aggiornato a lunedì prossimo. Nel capoluogo siciliano hanno aderito 102 magistrati su 113 in organico in tribunale.
A Napoli, in procura, secondo dati diffusi dall'Anm distrettuale, si sono astenuti dalle udienze - salvo quelle con imputati detenuti - 70 magistrati su 90, e hanno comunicato adesione alla protesta 4 dei 6 procuratori aggiunti. Adesione totale anche in Corte di Cassazione: l'Anm riferisce che "tutte le udienze, sette penali e sei civili, sono state rinviate".
"L'adesione è stata larghissima - commenta soddisfatto il presidente presidente dell'Associazione nazionale magistrati.Edmondo Bruti Liberati -. Il che vuol dire che i magistrati valutano negativamente questa riforma ed esprimono la loro preoccupazione per i mancati interventi sulla funzionalità del servizio giustizia". Una riforma che, invece, il ministro della Giustizia Roberto Castelli difende e su cui torna a premere l'acceleratore proprio nel giorno dello sciopero dei magistrati. "Il tempo è scaduto - avverte rivolto a chi tra i suoi alleati pensa ancora a modifiche al testo - la riforma o si fa o non si fa".