GioFX
18-05-2004, 08:52
Da Repubblica.it (http://www.repubblica.it/2004/e/sezioni/cronaca/tic/tic/tic.html):
I maniaci della porta accanto. Come guarire dall'assedio dei tic.
ROMA - Non riuscire a farne a meno. Lavarsi continuamente le mani, anche sessanta volte al giorno. Andare a controllare che il gas sia spento, alzarsi di notte per controllare di nuovo. Dieci, quindici, venti volte. È chiuso il gas? È spento il ferro da stiro? Chiudere la porta di casa a chiave e tornare indietro per verificare di averla chiusa.
E poi ricontrollare, ok, tutto a posto, ma dopo continuare a pensarci, ancora e ancora, tornare a vedere, in un crescendo d'angoscia. Parcheggiare la macchina e non dormire di notte per il sospetto di non aver tirato il freno a mano, la strada è lievemente in discesa... Camminare contando sempre i passi, senza mai calpestare le connessure, e ogni certo numero di passi, quasi sempre dispari, fare un certo rituale scaramantico.
Gabbie mentali, prigioni, auto-trappole. Quanta gente oggi soffre di queste ossessioni, o manie, o compulsioni? In quanti si avvelenano la vita con atti ripetitivi, con cerimoniali e rituali che scandiscono esistenze sempre più nevrotiche? È una vera e propria malattia psichiatrica, catalogata in medicina come disturbo ossessivo-compulsivo (Doc): una malattia che interessa il due per cento circa della popolazione adulta. Oltre un milione di persone in Italia, tra cui molti bambini e adolescenti, ne soffrono.
Una malattia sottovalutata, misconosciuta, non diagnosticata, liquidata spesso come una banale fisima, una fissazione. E invece il disturbo ossessivo-compulsivo è considerato la quarta patologia psichiatrica più frequente dopo i disturbi fobici, quelli legati a sostanze tossiche come alcol e droghe e la depressione.
Come ribellarsi alla dittatura dei rituali? A che punto bisogna correre ai ripari, qual è il momento-chiave in cui una mania diventa patologica? Quando questa mania ci impone dei rituali che occupano oltre un'ora al giorno è la risposta. Sta per uscire un libro che può fare chiarezza su un disturbo dalle cause ancora oggi molto misteriose. Si intitola "Non riesco a fare a meno di...", sottotitolo: "verificare, contare, lavare, controllare. Come riconoscere e liberarsi dai disturbi ossessivo-compulsivi", edizioni Tea. Lo ha scritto lo psichiatra francese Alain Sauteraud, specializzato nel trattamento del Doc.
È un libro-manuale che spiega cos'è "normale" e cosa invece sconfina nella malattia, un libro che segnala le emergenze del disturbo, e sollecita ad agire senza perdere tempo, dando istruzioni al malato ma anche ai suoi famigliari, spettatori quotidiani e impotenti di una sofferenza esasperante per tutti.
Nevrosi ossessiva: il termine è stato coniato da Sigmund Freud. Ve ne sono centinaia di tipi diversi, ognuna ha la sua peculiarità e i suoi riti, ognuna in genere peggiora verso la fine della settimana, quando si è più stanchi, ma sono tutte riconducibili a quattro grandi categorie. La prima è quella delle ossessioni da contaminazione, che affliggono più spesso le donne che gli uomini.
Sono ossessioni spesso legate ai rifiuti, alle secrezioni, ai microbi, ai germi, ai liquidi organici, agli animali domestici, all´alimentazione, all´ambiente e naturalmente a tutte le malattie, compreso il cancro. La seconda categoria - come diffusione - è quella delle ossessioni da errore (timore di non aver chiuso qualcosa, di fare male il proprio lavoro, dire cose sbagliate, paura ossessiva di perdere/ dimenticare/ buttare via qualcosa), i rituali di controllo sono più diffusi fra gli uomini).
La terza è la categoria delle ossessioni da malaugurio, legate a superstizioni, numeri, calcoli aritmetici, colori, disposizione di oggetti, ordine, simmetrie, allineamenti. La quarta infine riguarda le ossessioni di aggressività: la paura ossessiva di nuocere ad altri, specie bambini, o a se stessi, per disattenzione, per errore, ma anche con un atto volontario. Ci sono poi le ossessioni sessuali e quelle religiose.
Tutte possono provocare un'ansia lancinante che si placa in un unico modo: mettendo in atto gli infiniti e snervanti rituali stereotipati, che danno però un sollievo solo momentaneo. Chi soffre di questi disturbi, oltre a stare oggettivamente male, vive con vergogna e senso di colpa i propri gesti, rimproverandosi e tenendo nascosta la propria malattia.
Una malattia che si può e si deve curare, le guarigioni spontanee essendo rarissime e il rischio di cronicizzazione molto alto. Due sono le strade che si possono seguire, spiega Sauteraud: la psicoterapia (da 20 a 30 ore la durata media di una cura, da accompagnare con esercizi terapeutici) oppure gli psicofarmaci antidepressivi, interrompendo i quali si rischia però una ricaduta.
Il Doc è una malattia che affligge soprattutto i giovani: il 65 per cento dei pazienti ne descrive l'insorgenza prima dei 25 anni e un terzo sin dall'infanzia. L'età di inizio è in genere fra i 3 e i 18 anni, in media intorno ai 12. Le ossessioni più frequenti fra i bambini riguardano i germi, la paura di provocare catastrofi, la preoccupazione a proposito di ciò che è vero o falso, la sensazione di avere "una musichetta in testa".
Che ne pensate voi altri? :uh:
I maniaci della porta accanto. Come guarire dall'assedio dei tic.
ROMA - Non riuscire a farne a meno. Lavarsi continuamente le mani, anche sessanta volte al giorno. Andare a controllare che il gas sia spento, alzarsi di notte per controllare di nuovo. Dieci, quindici, venti volte. È chiuso il gas? È spento il ferro da stiro? Chiudere la porta di casa a chiave e tornare indietro per verificare di averla chiusa.
E poi ricontrollare, ok, tutto a posto, ma dopo continuare a pensarci, ancora e ancora, tornare a vedere, in un crescendo d'angoscia. Parcheggiare la macchina e non dormire di notte per il sospetto di non aver tirato il freno a mano, la strada è lievemente in discesa... Camminare contando sempre i passi, senza mai calpestare le connessure, e ogni certo numero di passi, quasi sempre dispari, fare un certo rituale scaramantico.
Gabbie mentali, prigioni, auto-trappole. Quanta gente oggi soffre di queste ossessioni, o manie, o compulsioni? In quanti si avvelenano la vita con atti ripetitivi, con cerimoniali e rituali che scandiscono esistenze sempre più nevrotiche? È una vera e propria malattia psichiatrica, catalogata in medicina come disturbo ossessivo-compulsivo (Doc): una malattia che interessa il due per cento circa della popolazione adulta. Oltre un milione di persone in Italia, tra cui molti bambini e adolescenti, ne soffrono.
Una malattia sottovalutata, misconosciuta, non diagnosticata, liquidata spesso come una banale fisima, una fissazione. E invece il disturbo ossessivo-compulsivo è considerato la quarta patologia psichiatrica più frequente dopo i disturbi fobici, quelli legati a sostanze tossiche come alcol e droghe e la depressione.
Come ribellarsi alla dittatura dei rituali? A che punto bisogna correre ai ripari, qual è il momento-chiave in cui una mania diventa patologica? Quando questa mania ci impone dei rituali che occupano oltre un'ora al giorno è la risposta. Sta per uscire un libro che può fare chiarezza su un disturbo dalle cause ancora oggi molto misteriose. Si intitola "Non riesco a fare a meno di...", sottotitolo: "verificare, contare, lavare, controllare. Come riconoscere e liberarsi dai disturbi ossessivo-compulsivi", edizioni Tea. Lo ha scritto lo psichiatra francese Alain Sauteraud, specializzato nel trattamento del Doc.
È un libro-manuale che spiega cos'è "normale" e cosa invece sconfina nella malattia, un libro che segnala le emergenze del disturbo, e sollecita ad agire senza perdere tempo, dando istruzioni al malato ma anche ai suoi famigliari, spettatori quotidiani e impotenti di una sofferenza esasperante per tutti.
Nevrosi ossessiva: il termine è stato coniato da Sigmund Freud. Ve ne sono centinaia di tipi diversi, ognuna ha la sua peculiarità e i suoi riti, ognuna in genere peggiora verso la fine della settimana, quando si è più stanchi, ma sono tutte riconducibili a quattro grandi categorie. La prima è quella delle ossessioni da contaminazione, che affliggono più spesso le donne che gli uomini.
Sono ossessioni spesso legate ai rifiuti, alle secrezioni, ai microbi, ai germi, ai liquidi organici, agli animali domestici, all´alimentazione, all´ambiente e naturalmente a tutte le malattie, compreso il cancro. La seconda categoria - come diffusione - è quella delle ossessioni da errore (timore di non aver chiuso qualcosa, di fare male il proprio lavoro, dire cose sbagliate, paura ossessiva di perdere/ dimenticare/ buttare via qualcosa), i rituali di controllo sono più diffusi fra gli uomini).
La terza è la categoria delle ossessioni da malaugurio, legate a superstizioni, numeri, calcoli aritmetici, colori, disposizione di oggetti, ordine, simmetrie, allineamenti. La quarta infine riguarda le ossessioni di aggressività: la paura ossessiva di nuocere ad altri, specie bambini, o a se stessi, per disattenzione, per errore, ma anche con un atto volontario. Ci sono poi le ossessioni sessuali e quelle religiose.
Tutte possono provocare un'ansia lancinante che si placa in un unico modo: mettendo in atto gli infiniti e snervanti rituali stereotipati, che danno però un sollievo solo momentaneo. Chi soffre di questi disturbi, oltre a stare oggettivamente male, vive con vergogna e senso di colpa i propri gesti, rimproverandosi e tenendo nascosta la propria malattia.
Una malattia che si può e si deve curare, le guarigioni spontanee essendo rarissime e il rischio di cronicizzazione molto alto. Due sono le strade che si possono seguire, spiega Sauteraud: la psicoterapia (da 20 a 30 ore la durata media di una cura, da accompagnare con esercizi terapeutici) oppure gli psicofarmaci antidepressivi, interrompendo i quali si rischia però una ricaduta.
Il Doc è una malattia che affligge soprattutto i giovani: il 65 per cento dei pazienti ne descrive l'insorgenza prima dei 25 anni e un terzo sin dall'infanzia. L'età di inizio è in genere fra i 3 e i 18 anni, in media intorno ai 12. Le ossessioni più frequenti fra i bambini riguardano i germi, la paura di provocare catastrofi, la preoccupazione a proposito di ciò che è vero o falso, la sensazione di avere "una musichetta in testa".
Che ne pensate voi altri? :uh: