bandierarossa
15-05-2004, 17:37
I giganti dell'abbigliamento sportivo stanno violando i diritti di milioni di lavoratori nel mondo per riempire i propri negozi con le novità all’ultima moda, le scarpe sportive più economiche, abiti e accessori sportivi in tempo per le prossime Olimpiadi: questa la pesante accusa contenuta nel rapporto Play Fair at the Olympics, “gioca pulito alle olimpiadi”, che fa strada ad una massiccia campagna mondiale per il rispetto dei diritti dei lavoratori nell’industria dell'abbigliamento sportivo.
Promossa da Clean Clothes Campaign, Global Unions e Oxfam la campagna non risparmia nessuno: da Nike a Adidas, da Reebok a Puma, Fila, ASICS, Mizuno, Lotto, Kappa e Umbro. Tutti accusati di violare i diritti umani dei lavoratori nei paesi in via di sviluppo: denuncia peraltro non nuova per alcune di queste aziende, alle quali in passato è già stato imputato di sfruttare il lavoro minorile. La campagna richiama alla responsabilità verso i lavoratori dopo che la ricerca Play Fair at the Olympics ha rilevato la violazione dei diritti dei lavoratori, costretti a lavorare duramente e a lungo – 18 ore di lavoro senza pause, 7 giorni lavorativi – affinché i prodotti arrivino sul mercato in tempo per le Olimpiadi.
Play Fair contiene interviste a lavoratori come Phan della Thailand e Fatima che lavorano in una fabbrica indonesiana fornitori di per Fila, Puma, Nike, Adidas e Lotto: “Non crediamo di poter rivendicare più alti stipendi, e più benessere” dice Phan. “Se non termino il mio lavoro quotidiano durante le regolari ore di lavoro, devo lavorare fuori orario senza essere pagato. Non sento di avere sicurezze nel lavoro”, ribadisce Fatima.
“L'industria degli abiti sportivi - dichiara Guy Ryder, portavoce di Global Unions - sta spendendo molto in operazioni di marketing per i Giochi Olimpici di quest’anno. Ma con lo sfruttamento e l'abuso dei diritti degli operai l'industria dello sport sta violando lo stesso spirito Olimpico”. “Questo modello globale di business sta permettendo alle grosse aziende di scaricare costi e rischi in fondo alla catena di produzione, a coloro che sono più deboli”, dichiara Adrie Papma, portavoce per Oxfam di Play Fair. “Le donne sono le più sfruttate: costrette a lavorare fuori orario e eccessivamente senza essere pagate. Esse si devono battere contro la discriminazione e combattere per uno stipendio che le consenta di vivere, per i diritti sindacali, il diritto alla maternità e alla pensione.”
La campagna Play Fair at the Olympics invita lavoratori e consumatori a riunirsi insieme per far cambiare le regole del gioco. Per questo, al sito dedicato della campagna http://www.fairolympics.org/en/index.htm nella sezione “act now”, gli utenti possono inviare una e-mail alle aziende sportive per chiedere il rispetto dei diritti dei lavoratori.
Promossa da Clean Clothes Campaign, Global Unions e Oxfam la campagna non risparmia nessuno: da Nike a Adidas, da Reebok a Puma, Fila, ASICS, Mizuno, Lotto, Kappa e Umbro. Tutti accusati di violare i diritti umani dei lavoratori nei paesi in via di sviluppo: denuncia peraltro non nuova per alcune di queste aziende, alle quali in passato è già stato imputato di sfruttare il lavoro minorile. La campagna richiama alla responsabilità verso i lavoratori dopo che la ricerca Play Fair at the Olympics ha rilevato la violazione dei diritti dei lavoratori, costretti a lavorare duramente e a lungo – 18 ore di lavoro senza pause, 7 giorni lavorativi – affinché i prodotti arrivino sul mercato in tempo per le Olimpiadi.
Play Fair contiene interviste a lavoratori come Phan della Thailand e Fatima che lavorano in una fabbrica indonesiana fornitori di per Fila, Puma, Nike, Adidas e Lotto: “Non crediamo di poter rivendicare più alti stipendi, e più benessere” dice Phan. “Se non termino il mio lavoro quotidiano durante le regolari ore di lavoro, devo lavorare fuori orario senza essere pagato. Non sento di avere sicurezze nel lavoro”, ribadisce Fatima.
“L'industria degli abiti sportivi - dichiara Guy Ryder, portavoce di Global Unions - sta spendendo molto in operazioni di marketing per i Giochi Olimpici di quest’anno. Ma con lo sfruttamento e l'abuso dei diritti degli operai l'industria dello sport sta violando lo stesso spirito Olimpico”. “Questo modello globale di business sta permettendo alle grosse aziende di scaricare costi e rischi in fondo alla catena di produzione, a coloro che sono più deboli”, dichiara Adrie Papma, portavoce per Oxfam di Play Fair. “Le donne sono le più sfruttate: costrette a lavorare fuori orario e eccessivamente senza essere pagate. Esse si devono battere contro la discriminazione e combattere per uno stipendio che le consenta di vivere, per i diritti sindacali, il diritto alla maternità e alla pensione.”
La campagna Play Fair at the Olympics invita lavoratori e consumatori a riunirsi insieme per far cambiare le regole del gioco. Per questo, al sito dedicato della campagna http://www.fairolympics.org/en/index.htm nella sezione “act now”, gli utenti possono inviare una e-mail alle aziende sportive per chiedere il rispetto dei diritti dei lavoratori.