majin mixxi
13-05-2004, 19:36
dal barbieredellasera:
13.05.2004
Che paura, la verità
di Central Bar
E’ la verità che è mancata troppo a lungo in questa guerra. E ora che forse sta per emergere, chi la guerra l’ha voluta e sostenuta, ne è atterrito
Su Il Messaggero di ieri, mercoledì 12 maggio, Marco Conti narra che Silvio Berlusconi, appresa la notizia dell’intervista al Tg3 della signora Pina Bruno, che così tante polemiche ha scatenato, si è chiesto: “Come ha potuto la signora fare simili dichiarazioni davanti a una telecamera senza prima informare nessuno?”.
In una cronaca di Amedeo La Mattina su La Stampa di giovedì’ 13 maggio, si racconta inoltre che il vice presidente del consiglio Gianfranco Fini, sventolando il suo tesserino da giornalista professionista, ha invocato sanzioni contro il direttore del Tg3 Antonio Di Bella per aver mandato in onda la medesima intervista, accusando il Tg3 di orribili manipolazioni della verità.
“Lo dico da giornalista iscritto all’albo”, ha precisato Fini. Altrettanto ha fatto il ministro per la Comunicazione Maurizio Gasparri, anch’egli rivendicando la patente di giornalista e dunque la sua legittimità nell’impartire lezioni di professionismo.
Berlusconi, da padrone del vapore dell’informazione qual è, non si capacita che qualcuno possa dichiarare quel che cavolo gli pare senza chiedere prima il suo permesso. Lo conosciamo ormai.
Quanto a Fini e Gasparri che sono politici professionisti sappiamo tutti cosa dovrebbero fare del loro tesserino, sia detto senza alcuna volgarità. Nella storia dell’intervista alla signora Bruno, poi, sono destinati ad andare a sbattere contro un tram.
Se la Tv ha qualcosa di buono, c’è proprio che una dichiarazione è una dichiarazione. La puoi al massimo far precedere da una domanda un po’ truccata, ma la sostanza è lì sotto gli occhi di chi guarda senza inganno. Massimo D’Alema, un altro che disprezza i giornalisti, lo ha sempre teorizzato al pari di Berlusconi. La Tv ti fa parlare direttamente ai telespettatori, un’intervista scritta, “diciamo”, non offre le stesse garanzie di fedeltà.
Tutto questo rumore inquieta. L’intervista del Tg3 alla signora Bruno, vedova di una delle sventurate vittime dell’attentato di Nassiriya, ha solo svelato un brandello di verità, terribile, ma nemmeno particolarmente fastidiosa per l’immagine dei soldati italiani.
La signora ha solo detto che il marito sapeva quali brutalità venivano inflitte ai prigionieri iracheni, nelle carceri irachene, da barbari aguzzini iracheni, informazione confermata da più di un’autorevole fonte come il colonnello dei Carabinieri Carmelo Burgio sul Corriere della Sera.
Ma questo pezzetto di verità portato dai media (a cui si spera se ne aggiungeranno altri), e all’apparenza non particolarmente nocivo, ha avuto un effetto deflagrante ben oltre il prevedibile perché galleggia distinto e brilla sull’ immensa distesa di bugie che avvolge fin dall’inizio la brutta storia della guerra irachena: dalle armi di distruzioni di massa mai trovate, alla pericolosità nucleare di Saddam Hussein (remember i 45 minuti che, secondo il governo britannico, sarebbero stati sufficienti a Saddam per scatenare l’inferno atomico?), ai legami dell’Iraq con il terrorismo di Al Qaida, mai provati. Una sequela di balle che i governi della coalizione hanno raccontato al mondo.
Una guerra è una guerra e come tutte le guerre è piena di porcherie inimmaginabili, oltre che di bugie e disinformazia, inutile mettersi a far le mammolette.
Il problema è che la guerra preventiva dei neocon americani si distingue dalle guerre consuete perché è concepita per portare il bene (i valori della democrazia liberale) e dunque è essa stessa “il bene”, se mai guerra benefica vi fu. E’ per questo che anche le torture inflitte ai prigionieri iracheni nelle carceri gestite dagli americani e dagli inglesi sono ancor più inaccettabili.
Sul Corriere della Sera Ernesto Galli della Loggia si è chiesto cosa diavolo è successo all’esercito americano, così diverso da quello che, distribuendo cioccolata e sigarette, liberò il nostro Paese. Non puo’ essere lo stesso esercito che ora le sigarette le spegne sui piedi dei prigionieri.
Nemmeno ai criminali di guerra nazisti risulta che nessuno abbia attaccato un cavo elettrico ai testicoli. A Norimberga ci fu un processo pubblico, un processo celebrato dai vincitori, ma pur sempre un processo che serviva a mostrare al mondo la verità del nazifascismo, dei suoi orrori e dei suoi campi di sterminio.
E’ la verità che è mancata troppo a lungo in questa guerra. E ora che forse sta per emergere, chi la guerra l’ha voluta e sostenuta, come chi ci governa, ne è atterrito.
13.05.2004
Che paura, la verità
di Central Bar
E’ la verità che è mancata troppo a lungo in questa guerra. E ora che forse sta per emergere, chi la guerra l’ha voluta e sostenuta, ne è atterrito
Su Il Messaggero di ieri, mercoledì 12 maggio, Marco Conti narra che Silvio Berlusconi, appresa la notizia dell’intervista al Tg3 della signora Pina Bruno, che così tante polemiche ha scatenato, si è chiesto: “Come ha potuto la signora fare simili dichiarazioni davanti a una telecamera senza prima informare nessuno?”.
In una cronaca di Amedeo La Mattina su La Stampa di giovedì’ 13 maggio, si racconta inoltre che il vice presidente del consiglio Gianfranco Fini, sventolando il suo tesserino da giornalista professionista, ha invocato sanzioni contro il direttore del Tg3 Antonio Di Bella per aver mandato in onda la medesima intervista, accusando il Tg3 di orribili manipolazioni della verità.
“Lo dico da giornalista iscritto all’albo”, ha precisato Fini. Altrettanto ha fatto il ministro per la Comunicazione Maurizio Gasparri, anch’egli rivendicando la patente di giornalista e dunque la sua legittimità nell’impartire lezioni di professionismo.
Berlusconi, da padrone del vapore dell’informazione qual è, non si capacita che qualcuno possa dichiarare quel che cavolo gli pare senza chiedere prima il suo permesso. Lo conosciamo ormai.
Quanto a Fini e Gasparri che sono politici professionisti sappiamo tutti cosa dovrebbero fare del loro tesserino, sia detto senza alcuna volgarità. Nella storia dell’intervista alla signora Bruno, poi, sono destinati ad andare a sbattere contro un tram.
Se la Tv ha qualcosa di buono, c’è proprio che una dichiarazione è una dichiarazione. La puoi al massimo far precedere da una domanda un po’ truccata, ma la sostanza è lì sotto gli occhi di chi guarda senza inganno. Massimo D’Alema, un altro che disprezza i giornalisti, lo ha sempre teorizzato al pari di Berlusconi. La Tv ti fa parlare direttamente ai telespettatori, un’intervista scritta, “diciamo”, non offre le stesse garanzie di fedeltà.
Tutto questo rumore inquieta. L’intervista del Tg3 alla signora Bruno, vedova di una delle sventurate vittime dell’attentato di Nassiriya, ha solo svelato un brandello di verità, terribile, ma nemmeno particolarmente fastidiosa per l’immagine dei soldati italiani.
La signora ha solo detto che il marito sapeva quali brutalità venivano inflitte ai prigionieri iracheni, nelle carceri irachene, da barbari aguzzini iracheni, informazione confermata da più di un’autorevole fonte come il colonnello dei Carabinieri Carmelo Burgio sul Corriere della Sera.
Ma questo pezzetto di verità portato dai media (a cui si spera se ne aggiungeranno altri), e all’apparenza non particolarmente nocivo, ha avuto un effetto deflagrante ben oltre il prevedibile perché galleggia distinto e brilla sull’ immensa distesa di bugie che avvolge fin dall’inizio la brutta storia della guerra irachena: dalle armi di distruzioni di massa mai trovate, alla pericolosità nucleare di Saddam Hussein (remember i 45 minuti che, secondo il governo britannico, sarebbero stati sufficienti a Saddam per scatenare l’inferno atomico?), ai legami dell’Iraq con il terrorismo di Al Qaida, mai provati. Una sequela di balle che i governi della coalizione hanno raccontato al mondo.
Una guerra è una guerra e come tutte le guerre è piena di porcherie inimmaginabili, oltre che di bugie e disinformazia, inutile mettersi a far le mammolette.
Il problema è che la guerra preventiva dei neocon americani si distingue dalle guerre consuete perché è concepita per portare il bene (i valori della democrazia liberale) e dunque è essa stessa “il bene”, se mai guerra benefica vi fu. E’ per questo che anche le torture inflitte ai prigionieri iracheni nelle carceri gestite dagli americani e dagli inglesi sono ancor più inaccettabili.
Sul Corriere della Sera Ernesto Galli della Loggia si è chiesto cosa diavolo è successo all’esercito americano, così diverso da quello che, distribuendo cioccolata e sigarette, liberò il nostro Paese. Non puo’ essere lo stesso esercito che ora le sigarette le spegne sui piedi dei prigionieri.
Nemmeno ai criminali di guerra nazisti risulta che nessuno abbia attaccato un cavo elettrico ai testicoli. A Norimberga ci fu un processo pubblico, un processo celebrato dai vincitori, ma pur sempre un processo che serviva a mostrare al mondo la verità del nazifascismo, dei suoi orrori e dei suoi campi di sterminio.
E’ la verità che è mancata troppo a lungo in questa guerra. E ora che forse sta per emergere, chi la guerra l’ha voluta e sostenuta, come chi ci governa, ne è atterrito.