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View Full Version : Lavori inesistenti


SaMu
10-05-2004, 22:29
Lavori inesistenti, rivolta dei sussidi perduti

Costretto a cambiare uno dietro l'altro 17 lavapiatti, perduti perché troppi puntavano a un sussidio, il cuoco che gestisce la Scuola Alberghiera di San Giovanni in Fiore, s'è fatto un'idea netta dei progetti assistenziali al Sud: «Siano maledetti!». Quanto al sindaco, non gliene parlate: è assediato da febbraio da una folla di disperati che bloccano la statale, occupano il Comune, si incatenano alle ringhiere: «Abbiamo fame!». E intorno c'è chi liscia loro il pelo da destra e chi da sinistra, chi promette leggine e chi interpellanze parlamentari, chi ammicca che può mettere una buona parola e chi assicura che grazie all'onorevole... Al voto! Al voto! Pochi posti come questo bel paese antico tra i pini laricii della Sila, lungo la strada da Cosenza a Crotone, possono illustrare meglio il fallimento di mille toppe provvisorie inutilmente piazzate sugli sbreghi del Mezzogiorno. Fallimento economico, politico, morale. Del quale sono responsabili in tanti: aspiranti benefattori in buonafede e spregiudicati coltivatori di clientele, anime candide e anime nere, generosi teorici meridionalisti e scafatissimi professionisti della promessa a vanvera.
Stando ai dati dell’Ufficio attività produttive, su 18.577 residenti di questo che si picca d’essere il Comune più popoloso d'Italia oltre i mille metri sul mare, le partite Iva sono 984, cioè una ogni 19 abitanti: meno della metà della media veneta. Gli artigiani e quelli che lavorano nelle aziendine sparse qua e là sono sì e no un migliaio. Quelli che campano coi negozi e i negozietti (le botteghe d’abbigliamento sono 65, quelle di scarpe 38, le bigiotterie 42!) un altro migliaio, i professionisti sono una sessantina, i contadini 54. Fine. Al punto che Giovan Battista Barberio, un consulente aziendale che siede nel Consiglio comunale per la Margherita, ha calcolato che «a mettere tutti insieme quelli che fanno impresa da soli o con rari dipendenti non si arrivi al 2,6% della popolazione. Da piangere».
Tutti gli altri lavorano per la macchina pubblica: 496 insegnanti dalle elementati al liceo, 138 bidelli e personale vario scolastico, 328 impiegati all’Asl, 6 all’Inps, 14 all’Ispettorato agrario, 20 all’Enel, 152 al Comune, compresi il sindaco e gli assessori... Oppure tirano avanti aggrappati a una pensione (1557 dell’Inps, quasi altrettante dell’Inpdap...), a un assegno di accompagnamento oppure a un contrattino precario come i 93 benedetti da un posto tra i lavoratori socialmente utili, i 38 del gruppo dei lavoratori di «pubblica utilità» o i 614 del cosiddetto «Fondo sollievo». Quanto agli iscritti come disoccupati all’ufficio collocamento, compresi i tanti che fanno cento lavoretti in nero, sono una marea: 5.997.
Dicono le statistiche macro-economiche che è tutto il Sud ad andare alla deriva verso la sottoccupazione e l’assistenza. E certo non da oggi, se è vero che secondo la Commissione parlamentare sulla miseria del 1951, già allora la popolazione attiva meridionale era cresciuta dal 1861 solo del 4% contro un aumento delle persone a carico del 228%. Ma qui a San Giovanni in Fiore, una realtà storicamente estranea alle infiltrazioni mafiose, la deriva meridionale e l'immensa difficoltà di individuare soluzioni spiccano in modo accecante.
Una dopo l’altra, spiega il sindaco Riccardo Succurro che guida una giunta rossa come rosse son sempre state le amministrazioni dagli anni mitizzati dell'occupazione delle terre, si sono prosciugate tutte le fonti. Prima l’edilizia, che con le rimesse degli emigrati aveva portato a uno sviluppo urbanistico scriteriato dando però lavoro a un sacco di gente. Poi il pozzo dei forestali, che grazie al rimboschimento della Sila dopo la spoliazione per danni di guerra da parte degli inglesi, erano arrivati ad essere addirittura 800 per ridursi oggi, col blocco del turn-over, a 60. Finché, nel dicembre scorso, non ha smesso di buttare anche il terzo pozzo, quello del Reddito minimo d'inserimento che, promosso dal governo dell’Ulivo, per qualche anno aveva portato in paese 1.278 assegni mensili.
Era una manna, quella pioggia di soldi che avrebbe complessivamente sparpagliato 14.335.885 euro pari a quasi 30 miliardi delle vecchie lire. Una manna perfino più ghiotta dei rimborsi regionali per il bestiame divorato dal lupo della Sila, nobile fiera che deve aver rischiato l’estinzione per indigestione se è vero che in una sola notte si sarebbe mangiato 22 bestie tra vacche, pecore, cavalli e montoni. Tanto più che i compiti assegnati in cambio dello stipendio assistenziale erano così vaghi da sfondare la barriera del ridicolo. Come nel caso dei 6 incaricati di «sviluppo relazionale» o i 403 addetti al «sostegno dei propri genitori».
Da tutta Europa arrivarono, per avere il sussidio. E chi rientrò dalla Svizzera e chi dalla pianura padana. Chi si licenziò dal lavoro. Chi chiuse l'officina, chi il negozio, chi il laboratorio artigiano. Chi per fare punteggio si separò dalla moglie pur restando a dormirci insieme. Chi si segnò a carico il parentando intero. Per lo spirito collettivo del lavoro, già lontano dal calvinismo, fu una devastazione. L'obiettivo di tutti pareva lo stesso: avere la prebenda statale per poi arrotondare con qualche lavoro in nero. Chiuso il rubinetto, a dicembre del 2003, è dilagata la disperazione. Manifestazioni. Picchettaggi. Blocchi stradali. Occupazioni del Municipio, sgomberato l'altro giorno dalla polizia: «Abbiamo fame!».
«Il guaio è che per un sacco di tempo il ribellismo ha pagato», sospira il sindaco. «Per ben tre volte, nell’86, nel ’92 e nel ’96, rivolte di questo genere si sono chiuse coi ribelli che davano un elenco di gente da assumere e i commissari prefettizi che cedevano. I 634 del «fondo sollievo» vengono da lì. Ma quella stagione è finita. Fi-ni-ta. Noi abbiamo cercato di costruire qualcosa di più duraturo. Alternativo a quelle soluzioni provvisorie e clientelari. E da tempo insistiamo perché venga applicata la legge regionale che prevedendo un uomo ogni 65 ettari di parco ci dovrebbe garantire 415 forestali. Ma sono cose difficili da spiegare, a chi per tanto tempo è stato illuso dalla promessa di un assegno. Molto difficile».
«Facevo il cuoco a Udine, sono tornato perché questo è il mio paese», spiega Piero Bibbiani, uno dei 200 manifestanti in guerra da febbraio. «Sono tre notti che non dormo! Ho il frigorifero vuoto! I miei figli! Che ci do da mangiare, ai miei figli?». E non chiedetegli perché mai sia tornato se aveva un lavoro: «Voglio vivere qui. Non voglio regali, voglio lavorare. Ma qui». Antonio Barile, consigliere comunale di Forza Italia, gli dà ragione. Come dà ragione a tutti gli altri manifestanti orfani del reddito minimo: «Sono vittime di cinquant'anni di politica sbagliata. Non credo che la risposta possa essere solo no». Ma certo, sa che al governo, a Roma e a Catanzaro, c'è proprio il suo partito. E sa che il sindaco di sinistra si trova a dover negare ciò che Berlusconi e il governatore Chiaravalloti per primi devono negare da destra. «Però...». Però? «Insomma, si può fare di più...».
Mica è facile cavalcare la tigre, dopo decenni di promesse e aggiustamenti, di scambi elettorali e clientele. E mica è facile andare alle elezioni così, tenendo ferma la barra, a destra e a sinistra, tra furbizie di imbroglioni e sfoghi di disperazione autentica. E il dramma scuote l’intero Mezzogiorno. Da Orta di Atella, Caserta, dove addirittura il 54% degli abitanti venne benedetto dal regalo del reddito minimo, a Isola Capo Rizzuto dove, tra le proteste e le rivolte seguite all'inchiesta su 600 assegni (su 1800 in totale) incassati da chi non ne aveva diritto, il commissario prefettizio Antonio Ruggiero allarga le braccia sconsolato: «E' spaventoso: stanno facendo tutti campagna elettorale promettendo sussidi su sussidi. E intanto le officine chiudono e i campi vengono abbandonati e tutte le attività produttive vanno in malora».

Gian Antonio Stella


In questo forum siamo tutti abbastanza giovani da non avere alcuna responsabilità nello stato delle cose, e abbastanza giovani da poter avere ancora speranza di cambiarle.. ma chi e come riuscirà a cambiarle?

SaMu
10-05-2004, 23:13
«Ci pagano per non far niente». E gli altri emigrano"

Sicilia, una generazione persa nei lavori socialmente utili. L'esodo verso il Nord spopola i paesi e divide le famiglie

di Fabrizio Gatti

Corriere della Sera, 19 aprile 2004

«Parlano, parlano. Dicono che cercano lavoro. Ma se è 'u travagliu che cerca loro, non si fanno trovare». È un brutto giorno per il geometra comunale di Sant'Angelo Muxaro, provincia di Agrigento. L'acqua continua a uscire da un tubo rotto, nella piazza si sta aprendo un baratro. E non si trovano due persone capaci di riparare il guasto. Telefonano da ore, anche nei paesi vicini. Nessuno che sappia come fare uno scavo. Come cercare una falla. Come sostituire una tubatura. Succede nella Sicilia della nuova emigrazione. Chi conosceva un mestiere, se l'è portato al Nord, o in Germania e in Inghilterra. Chi è rimasto, non sa che fare.
Appello a vuoto perfino tra gli ellesseù , i lavoratori socialmente utili, gli articolisti come li chiamano qui: a Sant'Angelo sono 43, per un Comune che ha 28 dipendenti, compresi impiegati e segretario. In tutta la Sicilia sono più di 50 mila. L'impronta di una generazione impantanata nel precariato. Di ex giovani che vivacchiano tra contratti part-time e cariche in consiglio comunale. E di un bilancio pubblico che non sa più come liberarsi di loro. «Il problema è che né la Regione Sicilia, né le Province, né i Comuni vogliono e possono liberarsi di loro - sostiene Domenico Catalano, tecnico all'Enel e rappresentante di una lista sconfitta alle ultime amministrative a Santa Elisabetta -. Perché dopo che li hanno creati con una legge dell'88, restano un potere fortissimo. Dobbiamo fare due conti per capire». Facciamoli... «Se prendiamo i paesi dell'interno come i nostri, Santa Elisabetta, Sant'Angelo, San Biagio, un articolista guadagna 400 euro al mese per lavorare part-time. Se anche sua moglie è articolista e aggiungiamo indennità, assegni di sussidio, qualche lavoretto in nero, e così via, il bilancio familiare arriva tranquillamente a duemila euro al mese. E qui, con duemila euro si vive davvero bene. Nelle indennità, mettiamoci magari quelle di consigliere comunale o assessore. Tra mogli, genitori, suoceri, fratelli e cugini, ogni elettore articolista garantisce almeno dieci voti. Cinquanta articolisti fanno un pacchetto di 500 voti. E in questi paesi che si spopolano, vince le elezioni la lista che, in cambio di qualche posto da consigliere, si accaparra quei 500 voti. Il risultato qual è?».
«Il risultato - si risponde Domenico Catalano - è la paralisi. È uno schieramento di politici a pagamento. È che nessuno li schioda più, questi articolisti. Hanno occupato ogni settore della vita pubblica. Determinano la politica. E tolgono alle nuove generazioni ogni possibilità di lavoro, perché per legge hanno la prelazione su tutti i posti pubblici. Ecco perché le generazioni dopo di loro sono costrette a emigrare. È la Sicilia di sempre che ritorna: si fa tutto, perché niente cambi». L'antica inquietudine che Franco Soldano, 46 anni, disoccupato e poeta, riassume così: «...Io dubito senza sosta/non v'è mai certezza ferma/che non muta di volta in volta...».
Giuseppe Russo ha 36 anni ed è articolista da 15. Non ha mai fatto altro e spera di non cambiare. Gianfranco Inglima, 29 anni, è già partito una volta. Quattro anni a lavorare in Inghilterra, è tornato e ha capito che in Sicilia non ha più speranza: è ripartito in febbraio, autista di camion a Mira in Veneto. Lorenzo Rizzo, 18 anni, è salito su un pullman per la Germania pochi giorni fa. Comincerà come lavapiatti, in un ristorante.
Tre generazioni a confronto. E se le metti insieme, scoccano scintille. Come nelle discussioni serali alla pizzeria Eden a Sant'Angelo, dove una margherita costa ancora 3 euro e 10 e una birra soltanto un euro e 50. «Prendo 400 euro al mese - racconta Giuseppe Russo -. Curo a mezza giornata l'ufficio informazioni del Comune. La Regione ci ha offerto una via d'uscita: 80 milioni in lire per toglierci di mezzo. Con 80 milioni puoi comprarti un negozio, ma a chi vendi se tutti emigrano? Così ho deciso di rimanere articolista. Quei 400 euro sono una garanzia. Per non perdere il punteggio in graduatoria, non si sa mai, ora che le assunzioni nel pubblico sono state bloccate». Non la pensa così l'odontotecnico del paese, Luca Santrini, una generazione in meno: «Io ho faticato per crearmi un lavoro, voi siete pagati per non fare nulla». Giuseppe Russo gli sorride: «Hai ragione - dice - solo che quando io ho finito la scuola non c'era altro. E se una legge mi aiutava, che dovevo fare? Fare finta di niente?». Fine della discussione.
Sono così tanti che qualcuno ha cominciato a chiamarli lavoratori socialmente inutili. Un periodo di grande lavoro, però, l'hanno avuto anche qui. Almeno una volta. Per grazia, o per colpa, di Padre Pio. Era il 31 dicembre 1996 e alcune donne sulla roccia della grotta dei Ciauli, dietro le statue del presepe, riconobbero il volto del frate. Gli articolisti di Sant'Angelo si improvvisarono parcheggiatori, accompagnatori, ciceroni. L'ultimo grande affare per i quattro bar e i tre ristoranti del paese. Più di mille visitatori al giorno. E il solito seguito di umanità. Ma anche di superstizione, spiriti, fantasmi e catapinnuli.
Una mattina tra i fedeli nella grotta si presentò un signore tutto nero, dal cappello alle scarpe: «Sono lo iettatore di Licata», disse al sindaco, annunciando l'urgenza di un esorcismo. Il sindaco mandò a chiamare i carabinieri. E i carabinieri, traditi dalla fretta e dalla roccia bagnata, rotolarono giù dal sentiero. «Jittamulu fora», gridavano i fedeli. Ma il maresciallo, malconcio per la caduta, preferì soprassedere: «Signor sindaco, lasciamolo qui. Chistu jettatore vera scarogna porta».
«Io me ne sono andato a 25 anni per uscire da questa Sicilia immobile - confessa Gianfranco Inglima -. Sono stato il primo emigrante della mia famiglia, perché nessuno dei miei, nemmeno negli anni duri del Dopoguerra, era mai partito. Ma adesso è diverso. Da quando Di Pietro ha cominciato Mani Pulite, per la Sicilia è stato il crollo. Il Nord se n'è fottuto e le conseguenze economiche più gravi sono state qui. I lavori pubblici sono saltati, le grandi industrie sono andate in crisi. La Sicilia è finita con Mani Pulite... In realtà la mancanza di lavoro non è la prima ragione che mi ha spinto a partire». E qual è? «È la necessità di andare via da questo mondo arretrato. Ho due fratelli e una sorella. Si sono diplomati e sono rimasti disoccupati. Io mi sono fermato alla terza media e il lavoro l'ho trovato subito. Ho fatto dal carpentiere all'autista di camion. Il problema è che qui i nostri imprenditori fanno di tutto per fregarti e nessuno li manda a quel paese. Sulla busta paga dichiarano mille 200 euro netti, ma poi te ne danno 800. Quando io ho rifiutato perché non mi stava bene, gli altri dopo di me hanno detto che il fesso ero io e hanno accettato. Mi ricordo ancora quando ho proprio deciso di andarmene. Era la notte del 14 agosto 1998. Stavo guidando il camion, tornavo da Roma. Si rompe il tappo della coppa dell'olio. Telefono al padrone e lui mi stacca il telefono. Quello notte ho detto: basta, mi sono rotto i cabasisi a lavorare per la Sicilia. A fine settembre ero già in Inghilterra». E adesso perché si riparte? «Perché pensavo che dal 1998 la Sicilia fosse cambiata. Invece no - dice Gianfranco Inglima -. Tutti i miei amici sono emigrati. E chi resta ha il vizio di troppi siciliani. Quello di accontentarsi e di mettere in vendita la propria libertà. Così restano schiavi di questa bellissima terra».
Vista dalle guglie dei Monti Sicani, la Sicilia di questi giorni è verde di primavera. Come l’Irlanda nella canzone di Fiorella Mannoia: «Un oceano di nuvole e luce» e «Un tappeto che corre veloce». Giangi Alfano, 34 anni, e cinque amici hanno provato a mettere su Internet queste immagini. All'indirizzo www.valdikam.it: «La nuova emigrazione ha svuotato centinaia di case a Sant’Angelo - racconta Alfano -. E un anno fa con alcuni dei proprietari abbiamo creato una rete di case da affittare. Il successo è arrivato subito: 900 turisti già alla prima estate, metà italiani e metà stranieri».
Ma se si esclude il turismo, che resta? «Il dato più sconfortante è una certa rassegnazione - commenta Ignazio Alessi, 59 anni, assessore comunale ai Beni culturali, archeologo e attento osservatore di queste zone -. Qui è proprio cambiato il clima sociale: manca l'entusiasmo, nelle discussioni tra la gente si parla solo di sport, si parla solo di calcio. Dagli anni '90 è scomparsa la discussione politica. Sanno tutto di Inter, Milan e Roma. Ma difficilmente senti nascere una discussione sui nostri problemi. Così quando i nostri ragazzi vanno al Nord o all'estero, si sentono bestie da lavoro e basta. Non vedono spiragli di umanità in quel tipo di vita. La nostra vita in Sicilia ha aspetti positivi, più umani. Ma noi al momento non vediamo alternative. In una terra di filosofi e scrittori, non ci sono più nemmeno i riferimenti culturali. L'ultimo è stato Leonardo Sciascia: abbiamo perduto anche in questo».
Alle 8 del mattino Lorenzo Rizzo, 18 anni, di Raffadali, scende dalla vecchia Ritmo bianca del papà e sale sul pullman degli emigranti. Una valigia, una scatola di cartone con farina, vino rosso e olio d'oliva regalati dal nonno. E nello zainetto di scuola, i cd con le hit-parade da discoteca. Si parte da Agrigento, giù nella Valle dei Templi. Con i pullman tirati a lucido di Giuseppe Cuffaro, fratello del presidente della Regione, Salvatore Cuffaro. «È la prima volta che esco dalla Sicilia, vado da mio zio in Germania - risponde Lorenzo Rizzo, mescolando italiano e siciliano -. Lui è partito un anno fa, lavora in un ristorante. Io da quando ho finito la terza media facevo l'imbianchino con mio padre. Ma per tutti e due qui non c'è più lavoro». Squilla il telefonino. Pausa. Sorriso. «Era mia mamma... - si scusa -. È preoccupata. Io no. Se sono triste di lasciare la Sicilia? No, no, di più. Felicissimo sono».

Killian
11-05-2004, 12:47
penso che ci si possa discutere sopra.

Ma i siciliani del forum che cosa ne pensano al riguardo?

PaTLaBoR
11-05-2004, 12:55
Dico la mia..

Posso parlare di una realtà piccola come la mia.
Un paesello come tanti in sicilia.

Chi svolge un impiego pubblico non mette impegno o almeno un minimo di dedizione per quello che fa.
Si è nel più totale abbandono in qualsiasi campo. Dall'impiego comunale all'impiegato delle poste.

Credo di esser l'unico in questo forum(fra i siciliani) della provincia di Caltanissetta... e potrei parlarvi in dettaglio riguardo a come stanno le cose veramente.
Beh una sola parola: Totale Abbandono...
La provincia di caltanissetta è la più disastrata e abbandonata provincia della sicilia(d'Italia non so)..

Altre provincie in sicilia in questi anni si sono risvegliate da un sonno profondo e sono molto attive come la provincia di Ragusa per esempio.
Catania invece credo sia la più attiva di tutte.
Ho conosciuto impiegati, gente che lavora per strada, al comune e posso dirvi che si dedicano alla loro città, si interessano.. si preocuppano..si mangieranno pure i soldi...non mi interessa, è una cosa che non può essere evitata ma almeno fanno molto per la città e la gente.

Ci sono realtà e realtà....

speck
11-05-2004, 13:09
colpa del totale abbandono ?
Degli enti locali (regione , provincia comuni ) che sprecano soldi o non li spendono o dai vari governi ?


CIAO ENRICO !

lnessuno
11-05-2004, 13:13
quando prenderò ferie prometto di leggere tutto :eek:


qualcuno che fa un riassuntino? :sofico:

PaTLaBoR
11-05-2004, 13:13
Originariamente inviato da speck
colpa del totale abbandono ?
Degli enti locali (regione , provincia comuni ) che sprecano soldi o non li spendono o dai vari governi ?


CIAO ENRICO !


Ammesso che hanno colpa loro.. e si sa e sarà sempre così per l'eternità (almeno finchè non ritornerà il re in sicilia) una parte della colpa cell'ha sempre il cittadino.
Che si lascia trascinare dalle inettitudini dei politici corrotti.
non ci vuole niente a dire "è colpa di quello, o di quell'altro" ..

ma noi cosa facciamo per migliorare quel poco che abbiamo? quel lavoro che (per fortuna) abbiamo? niente...

sempreio
11-05-2004, 13:33
Originariamente inviato da lnessuno
quando prenderò ferie prometto di leggere tutto :eek:


qualcuno che fa un riassuntino? :sofico:


riassumo brevissimamente: "in sicilia manca tanta benzina"
:O

arimans
11-05-2004, 13:38
Secondo voi perché la Sicilia é un feudo di Forza Italia? :D :D

SaMu
11-05-2004, 14:02
Originariamente inviato da arimans
Secondo voi perché la Sicilia é un feudo di Forza Italia? :D :D

Non è proprio il caso di farne una questione di parte.

Finché, nel dicembre scorso, non ha smesso di buttare anche il terzo pozzo, quello del Reddito minimo d'inserimento che, promosso dal governo dell’Ulivo, per qualche anno aveva portato in paese 1.278 assegni mensili.
Era una manna, quella pioggia di soldi che avrebbe complessivamente sparpagliato 14.335.885 euro pari a quasi 30 miliardi delle vecchie lire.

PaTLaBoR
11-05-2004, 14:50
Originariamente inviato da arimans
Secondo voi perché la Sicilia é un feudo di Forza Italia? :D :D

Perchè il siciliano si aggrappa e spera in qualcuno che gli proponga un cambiamento...

Veramente....

Anche se poi sbaglia...

ecco il perchè

arimans
11-05-2004, 15:12
Originariamente inviato da SaMu
Non è proprio il caso di farne una questione di parte.

:confused:

Non é una questione di parte, é una questione di mentalitá, le cose sono andate sempre cosi, prima con la DC, ora con Forza Italia.
E secondo te perche´votano cosi´?Perché evidentemente gli sta bene una tale situazione che gli viene data dai politici votati.
Se non gli andesse bene non credi che cercherebbero di cambiare qualcosa?

arimans
11-05-2004, 15:12
Dopo di che ovviamente la situazione non é cosi´semplice ma ben piu´articolata.

Killian
11-05-2004, 15:16
Originariamente inviato da PaTLaBoR
Perchè il siciliano si aggrappa e spera in qualcuno che gli proponga un cambiamento...

Veramente....

Anche se poi sbaglia...

ecco il perchè

secondo me votano per convenienza, se la questione meridionale non viene risolta da decenni come potrebbe pensare la gente che a qualche politico freghi qualcosa di loro (tranne in campagna elettorale)?

Se il popolo vuole cambiare rotta, è il popolo che si deve muovere.

SaMu
11-05-2004, 18:11
Originariamente inviato da arimans
:confused:

Non é una questione di parte, é una questione di mentalitá, le cose sono andate sempre cosi, prima con la DC, ora con Forza Italia.
E secondo te perche´votano cosi´?Perché evidentemente gli sta bene una tale situazione che gli viene data dai politici votati.
Se non gli andesse bene non credi che cercherebbero di cambiare qualcosa?

A tua avviso è solo una questione di governo regionale? Hai letto gli articoli oppure no?

Il "Fondo sollievo" l'hanno varato i governi dell'Ulivo.. l'esercito dei "lavoratori socialmente inutili" è passato indenne attraverso gli anni dei governi di centrosinistra.. il sindaco del paese "incriminato" guida una giunta di sinistra.. ti pare:

a.tutta colpa di Berlusconi
b.tutta colpa dei governi democristiani
c.una questione di degrado sociale culturale e politico molto complessa, che coinvolge tutti gli abitanti di quelle zone a prescindere dalla bandierina che segnano alle elezioni?

Killian
12-05-2004, 15:07
Originariamente inviato da SaMu
A tua avviso è solo una questione di governo regionale? Hai letto gli articoli oppure no?

Il "Fondo sollievo" l'hanno varato i governi dell'Ulivo.. l'esercito dei "lavoratori socialmente inutili" è passato indenne attraverso gli anni dei governi di centrosinistra.. il sindaco del paese "incriminato" guida una giunta di sinistra.. ti pare:

a.tutta colpa di Berlusconi
b.tutta colpa dei governi democristiani
c.una questione di degrado sociale culturale e politico molto complessa, che coinvolge tutti gli abitanti di quelle zone a prescindere dalla bandierina che segnano alle elezioni?

voto la risposta C.

Ho vinto qualcosa? :D

Diciamo che ho voluto portare su la discussione perchè secondo me se affrontata civilmente puù essere interessante.

Espinado
12-05-2004, 15:48
mah, il problema fondamentale è di tipo culturale, c'è un'inclinazione a comportarsi in quel modo. aggiungiamo poi che molte menti eccellenti vanno a studiare al nord e in patria ci tornano solo per le vacanze, e la situazione dipinta appare desolante.

SaMu
12-05-2004, 16:41
Sul Corriere di ieri c'era un articolo di Giuliano Zincone, su Marinella (il famoso camiciaio napoletano).

Non riesce a trovare 10 giovani tagliatori di seta che servirebbero per ingrandire il laboratorio.. gli rispondono "vabbè, ma che dobbiamo stare a tagliar seta tutta la vita?"

Killian
13-05-2004, 16:24
Originariamente inviato da SaMu
Sul Corriere di ieri c'era un articolo di Giuliano Zincone, su Marinella (il famoso camiciaio napoletano).

Non riesce a trovare 10 giovani tagliatori di seta che servirebbero per ingrandire il laboratorio.. gli rispondono "vabbè, ma che dobbiamo stare a tagliar seta tutta la vita?"

se è veramente così significa che la disoccupazione è solo un pretesto per avere aiuti statali.

Se, come presumo, il lavoro era in regola e non in nero, se ci fosse veramente stato un disoccupato in zona penso che lo avrebbe accettato, dopotutto mica si trattava di andare in miniera...

Andreucciolo
13-05-2004, 16:39
Originariamente inviato da Killian
se è veramente così significa che la disoccupazione è solo un pretesto per avere aiuti statali.

Se, come presumo, il lavoro era in regola e non in nero, se ci fosse veramente stato un disoccupato in zona penso che lo avrebbe accettato, dopotutto mica si trattava di andare in miniera...

Ragazzi, non cominciamo con certi discorsi........SE esiste gente che emigra, e esiste (statistiche ufficiali) cerchiamo di non dire cose tipo "il lavoro c'è , solo che non gli va" altrimente non si capisce perchè tanta gente il LAVORO lo va a cercare a 1000km di distanza: oltre che sfaticati anche fessi?;)

Killian
13-05-2004, 17:26
Originariamente inviato da Andreucciolo
Ragazzi, non cominciamo con certi discorsi........SE esiste gente che emigra, e esiste (statistiche ufficiali) cerchiamo di non dire cose tipo "il lavoro c'è , solo che non gli va" altrimente non si capisce perchè tanta gente il LAVORO lo va a cercare a 1000km di distanza: oltre che sfaticati anche fessi?;)

hai ragione, comunque in quello specifico caso direi che chi ha rifiutato non aveva voglia di lavorare (o non ne aveva bisogno, perchè magari vive ancora con i genitori), visto che ad occhio non mi sembra un lavoro umiliante o di grande fatica fisica (tra l'altro il datore di lavoro avendo raccontato il fatto ad un giornale non penso che avesse offerto il lavoro in nero).

SaMu
13-05-2004, 17:40
Gli aiuti dello stato distruggono l'incentivo a lavorare per davvero.

Chi te lo fa fare di stare a tagliar seta tutto il giorno a 700€ al mese con contratto di formazione?

Stando a casa puoi ricevere un assegno da 500€ e non far nulla.. e magari arrotondi con qualcosa in nero, fai il cameriere la sera nei weekend tiri su altri 300-400 al mese.