twinpigs
22-04-2004, 16:45
Parla lo sceicco mediatore con i rapitori degli italiani: "Imprudenti
le dichiarazioni dei vostri politici. Ci vuole saggezza"
Kubeissi:"Stanno bene
ma voi dovete fare di più"
"Non ho alcun contatto con chi li tiene in ostaggio
ma il tam tam della gente dice che sono ancora in vita"
dal nostro inviato RENATO CAPRILE
Kubeissi con gli ostaggi
giapponesi liberati
BAGDAD - Ormai è popolare da noi quasi quanto lo è in Iraq. Membro autorevole del Consiglio degli ulema sunniti, docente di filosofia islamica - è oltre tutto lui che stabilisce la data di inizio del Ramadan - e in ultimo "mediatore" nella vicenda degli ostaggi. Ne ha già liberati una ventina e si sta adoperando perché tornino a casa anche gli italiani.
Dottor Abdul Salam al Kubeissi, soltanto ventiquattro ore fa sembrava fatta. E ora invece scopriamo che non era così: Agliana, Stefio e Cupertino restano nelle mani dei rapitori e nessuno sembra più in grado di dire se e quando verrannno liberati. Se è un passo indietro, ci sarà pure un perché?
"Io non sono nella testa dei vostri politici. Di chi si è spinto troppo avanti in una vicenda che era e rimane complicata. Ci vuole pazienza, sarei tentato di dire saggezza. C'è di mezzo la vita di tre persone, la logorante attesa delle loro famiglie e in questo momento una parola di troppo può fare più danni di un colpo di fucile".
E quali sarebbero queste parole di troppo?
"Quelle di Berlusconi ad esempio che continua in ogni occasione a ribadire il suo americanismo. Il suo recentissimo siamo i migliori amici dell'America era decisamente fuor di luogo. La verità è che nell'area di Falluja si continua a sparare e a morire. E allora in questa particolare circostanza sarebbe più che mai opportuno tenere un basso profilo".
Sta dicendo che da Roma hanno complicato tutto?
"No, la speranza che questa tragica vicenda possa concludersi nel migliore dei modi rimane in piedi. Io ero e rimango ottimista. Ma il governo italiano è una cosa, il popolo italiano un'altra. Questo il messaggio che attraverso tutte le autorità civili e religiose di Falluja abbiamo fatto arrivare ai rapitori. Non dimenticate - abbiamo detto - i milioni di uomini e donne scesi in piazza per dire no a questa guerra. Sarebbe un errore, abbiamo incalzato, inimicarci quella brava gente".
Ma stanno davvero bene, Maurizio, Salvatore e Umberto?
"Devo credere di sì. Noi non abbiamo rapporti diretti con gli uomini che li tengono in ostaggio. Se così fosse sarei andato personalmente a sincerarmi delle loro condizioni. Posso riferire soltanto quel che si dice in giro, il tam tam della gente. Sono vivi debbo supporre, altrimenti lo avremmo saputo".
Si sarà fatto almeno un'idea del perché abbiano ucciso Fabrizio Quattrocchi?
"Le faccio io una domanda. Se la resistenza di un paese che si considera sotto occupazione sequestra qualcuno per spingere il governo di quell'uomo o di quegli uomini a richiamare le proprie truppe, ma si sente rispondere a muso duro: non ci impaurite, non ritireremo il nostro contingente, cosa può fare per dimostrare che non bluffa? Forse ucciderne uno e aspettare. Probabilmente è quello che hanno pensato i rapitori dei vostri quattro connazionali. Non posso nemmeno escludere una qualche reazione di Quattrocchi che abbia fatto perdere la testa a uno dei sequestratori, un incidente di percorso in altre parole. Ma sia chiaro che le mie sono soltanto considerazioni".
Dimentica forse che anche Tokyo ha detto le stesse cose, non ce ne andiamo, subito dopo il sequestro dei tre umanitari giapponesi?
"E' vero, ma quelli erano degli operatori umanitari, cosa che non si può certo dire per i vostri connazionali che erano armati e non si sa a che titolo erano nella zona di Falluja. Poi ci è stato detto che erano qui in cerca di un lavoro e noi ci abbiamo creduto girando il messaggio agli uomini che li tengono prigionieri".
Dottor Abdul Salam, lei forse sa molto di più di quello che dice...
"Si sbaglia se crede che io o qualcuno del Consiglio degli Ulema abbia contatti diretti con le sedicenti Brigate verdi dell'esercito di Maometto. La nostra è un'autorità morale e religiosa, noi non trattiamo, non facciamo mediazioni e davvero non sappiamo chi sia quella gente".
L'apertura del corridoio umanitario verso Falluja, con la Croce rossa italiana in prima fila, le sembra una condizione sufficiente per risolvere la questione e far tornare a casa i tre ostaggi?
"Sono stato proprio io a suggerire il coinvolgimento di un'istituzione al di sopra delle parti come la vostra Croce rossa che si è guadagnata sul campo la stima e l'affetto di tutti gli iracheni. Una buona idea, anzi ottima. Ma non credo che un po' d'acqua, di viveri e medicinali, un gesto comunque apprezzabilissimo, siano sufficienti a risolvere il problema. Intendiamoci, io me lo auguro con tutto il cuore ma temo non bastino. Vede anche ieri a Falluja sono ritornati i carri armati. Altre bombe sono piovute sul quartiere di al Jolan. Altra gente è morta o è rimasta ferita. Se non si allenta la tensione in quella zona potrebbero esserci dei rallentamenti nel rilascio di quei tre poveri ragazzi. L'Italia più di altri, il governo italiano è ovvio, può fare pressioni sulla Casa Bianca perché quella città torni a vivere. D'altra parte siete o non siete i migliori amici di Bush?".
(22 aprile 2004)
da Repubblica.it
le dichiarazioni dei vostri politici. Ci vuole saggezza"
Kubeissi:"Stanno bene
ma voi dovete fare di più"
"Non ho alcun contatto con chi li tiene in ostaggio
ma il tam tam della gente dice che sono ancora in vita"
dal nostro inviato RENATO CAPRILE
Kubeissi con gli ostaggi
giapponesi liberati
BAGDAD - Ormai è popolare da noi quasi quanto lo è in Iraq. Membro autorevole del Consiglio degli ulema sunniti, docente di filosofia islamica - è oltre tutto lui che stabilisce la data di inizio del Ramadan - e in ultimo "mediatore" nella vicenda degli ostaggi. Ne ha già liberati una ventina e si sta adoperando perché tornino a casa anche gli italiani.
Dottor Abdul Salam al Kubeissi, soltanto ventiquattro ore fa sembrava fatta. E ora invece scopriamo che non era così: Agliana, Stefio e Cupertino restano nelle mani dei rapitori e nessuno sembra più in grado di dire se e quando verrannno liberati. Se è un passo indietro, ci sarà pure un perché?
"Io non sono nella testa dei vostri politici. Di chi si è spinto troppo avanti in una vicenda che era e rimane complicata. Ci vuole pazienza, sarei tentato di dire saggezza. C'è di mezzo la vita di tre persone, la logorante attesa delle loro famiglie e in questo momento una parola di troppo può fare più danni di un colpo di fucile".
E quali sarebbero queste parole di troppo?
"Quelle di Berlusconi ad esempio che continua in ogni occasione a ribadire il suo americanismo. Il suo recentissimo siamo i migliori amici dell'America era decisamente fuor di luogo. La verità è che nell'area di Falluja si continua a sparare e a morire. E allora in questa particolare circostanza sarebbe più che mai opportuno tenere un basso profilo".
Sta dicendo che da Roma hanno complicato tutto?
"No, la speranza che questa tragica vicenda possa concludersi nel migliore dei modi rimane in piedi. Io ero e rimango ottimista. Ma il governo italiano è una cosa, il popolo italiano un'altra. Questo il messaggio che attraverso tutte le autorità civili e religiose di Falluja abbiamo fatto arrivare ai rapitori. Non dimenticate - abbiamo detto - i milioni di uomini e donne scesi in piazza per dire no a questa guerra. Sarebbe un errore, abbiamo incalzato, inimicarci quella brava gente".
Ma stanno davvero bene, Maurizio, Salvatore e Umberto?
"Devo credere di sì. Noi non abbiamo rapporti diretti con gli uomini che li tengono in ostaggio. Se così fosse sarei andato personalmente a sincerarmi delle loro condizioni. Posso riferire soltanto quel che si dice in giro, il tam tam della gente. Sono vivi debbo supporre, altrimenti lo avremmo saputo".
Si sarà fatto almeno un'idea del perché abbiano ucciso Fabrizio Quattrocchi?
"Le faccio io una domanda. Se la resistenza di un paese che si considera sotto occupazione sequestra qualcuno per spingere il governo di quell'uomo o di quegli uomini a richiamare le proprie truppe, ma si sente rispondere a muso duro: non ci impaurite, non ritireremo il nostro contingente, cosa può fare per dimostrare che non bluffa? Forse ucciderne uno e aspettare. Probabilmente è quello che hanno pensato i rapitori dei vostri quattro connazionali. Non posso nemmeno escludere una qualche reazione di Quattrocchi che abbia fatto perdere la testa a uno dei sequestratori, un incidente di percorso in altre parole. Ma sia chiaro che le mie sono soltanto considerazioni".
Dimentica forse che anche Tokyo ha detto le stesse cose, non ce ne andiamo, subito dopo il sequestro dei tre umanitari giapponesi?
"E' vero, ma quelli erano degli operatori umanitari, cosa che non si può certo dire per i vostri connazionali che erano armati e non si sa a che titolo erano nella zona di Falluja. Poi ci è stato detto che erano qui in cerca di un lavoro e noi ci abbiamo creduto girando il messaggio agli uomini che li tengono prigionieri".
Dottor Abdul Salam, lei forse sa molto di più di quello che dice...
"Si sbaglia se crede che io o qualcuno del Consiglio degli Ulema abbia contatti diretti con le sedicenti Brigate verdi dell'esercito di Maometto. La nostra è un'autorità morale e religiosa, noi non trattiamo, non facciamo mediazioni e davvero non sappiamo chi sia quella gente".
L'apertura del corridoio umanitario verso Falluja, con la Croce rossa italiana in prima fila, le sembra una condizione sufficiente per risolvere la questione e far tornare a casa i tre ostaggi?
"Sono stato proprio io a suggerire il coinvolgimento di un'istituzione al di sopra delle parti come la vostra Croce rossa che si è guadagnata sul campo la stima e l'affetto di tutti gli iracheni. Una buona idea, anzi ottima. Ma non credo che un po' d'acqua, di viveri e medicinali, un gesto comunque apprezzabilissimo, siano sufficienti a risolvere il problema. Intendiamoci, io me lo auguro con tutto il cuore ma temo non bastino. Vede anche ieri a Falluja sono ritornati i carri armati. Altre bombe sono piovute sul quartiere di al Jolan. Altra gente è morta o è rimasta ferita. Se non si allenta la tensione in quella zona potrebbero esserci dei rallentamenti nel rilascio di quei tre poveri ragazzi. L'Italia più di altri, il governo italiano è ovvio, può fare pressioni sulla Casa Bianca perché quella città torni a vivere. D'altra parte siete o non siete i migliori amici di Bush?".
(22 aprile 2004)
da Repubblica.it