PDA

View Full Version : Buona Pasqua, senza allegria


Flajan
10-04-2004, 14:20
Buona Pasqua, senza allegria

DI ENZO BIAGI (noto giornalista italiano, ndFlajan)

Una volta Cesare Zavattini scrisse anche dei versi celebrativi: «È Pasqua, è Pasqua: noi siam tutti contenti/gridiamo ai quattro venti/evviva la bontà». Non mi sembra attuale. Piccola selezione dei titoli dei quotidiani di ieri: «300 morti a Falluja in rivolta», «Uccide i due figli per punire la moglie», «Allarme Sismi: in Italia si prepara un attentato», «Disagi e paure dei bambini sotto i tre anni».

«Allegria!» non lo dice più nemmeno Mike che forse obbediva a un copione. È Pasqua. Sfilano lente colonne di automobili. Sono i miei compatrioti che marciano, sfidando anche la pioggia, verso le spiagge e le montagne. Siamo uno dei Paesi all’avanguardia delle ferie che alterniamo con le vacanze. Nel calendario c’è stata l’epurazione dei santi dubbi ma ci soccorrono le celebrazioni belliche o patriottiche: tranne Lissa, Caporetto e l’8 settembre, le date della nostra storia le ricordano perfino gli studenti che sono contro il nozionismo.

Eppure mi dichiaro ottimista e desidero esprimere fiducia nel futuro. Per migliaia di italiani il mese dovrebbe essere di tre settimane: nella quarta si trovano ad affrontare notevoli difficoltà. E poi negli ambienti sociologici, solitamente bene informati, si ha la sensazione, vedi scuola, ferrovie e Alitalia, che più giù non si possa tecnicamente andare. Sarà forse l’aria di Pasqua a rianimarmi, ma sento che la ripresa è inevitabilmente vicina. Con l’aiuto della cattiva volontà degli italiani recupereremo. C’è qualcosa che è più forte di noi, e ci sostiene; forse il clima mediterraneo, forse Padre Pio, una tradizionale stanchezza che non ci fa perseverare in nulla. Coraggio, dunque. Siamo, ufficialmente, quasi 60 milioni di cattolici: la redenzione è vicina. Il mio povero amico Gianni Roghi chiese una volta a Schweitzer qual era, secondo lui, il peccato più grave. «La stupidità» rispose il Grand Docteur .

Ci sono opere pubbliche che sono già state inaugurate tre volte. E siamo una democrazia: si vota liberamente. Bisognerebbe pensare prima e non credere ai propagandisti politici come ai venditori di lamette da barba. Non vengono tutte da Solingen. Siamo nei giorni della Passione di Cristo, un personaggio che resiste. Anche al fumetto, al cinema, alla tv. Ha molte doti che lo fanno piacere. L’aspetto per cominciare, quei capelli lunghi, ad esempio, che sono tanto di moda (oltre, s’intende, la discendenza), lo capisci subito che non potevano essere apprezzati da Hitler o da Stalin: sfumatura alta era la regola.

E poi la barba, che è un classico simbolo di indipendenza: ai dittatori, massimo due baffetti, come Adolf o il Caudillo. Il bambino del carpentiere Giuseppe comincia in un certo senso a contestare fin dall’infanzia: a dodici anni lo trovano al tempio che discute coi dottori, i quali dovendo far finta di essere democratici, stanno ad ascoltarlo. Già allora si tiravano le pietre: se ne rendevano conto le adultere che si salvavano normalmente dalla lapidazione perché la zona era desertica e scarseggiavano i ciottoli. Gesù Cristo era anche un grande inventore di slogan: «Se passa il cammello dalla cruna, anche il ricco arriva sulla Luna» diceva, più o meno e, rivolto ai Farisei: «Fate pure il vostro girotondo, tanto il mio regno non è di questo mondo».

Buona Pasqua a tutti, brava gente. Se qualcuno dei miei congiunti, con uno slancio imprevedibile, avesse intenzione di regalarmi un uovo di Pasqua, grazie anticipate: ma per favore, si astenga, perché di sorprese ne ho già avute troppe.