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View Full Version : Non metti il velo? Ed io ti torturo


twinpigs
10-04-2004, 10:58
Altra storia della follia umana e dell'ignoranza dell'integralismo islamico :eek:



Ragazza turca segregata in casa e seviziata dal marito integralista islamico che voleva imporle le sue regole
Picchiata perché non mette il velo
scandalo nella provincia francese
Quando è arrivata la polizia, era sotto choc
Aveva il cranio rasato e lividi sul corpo
dal nostro corrispondente GIAMPIERO MARTINOTTI

http://www.repubblica.it/2004/b/sezioni/esteri/velo/picchiata/stor_4763887_56320.jpg
Marsiglia, protesta contro
la legge sui simboli religiosi

PARIGI - E' stata seviziata, picchiata, terrorizzata. Il marito, i due cognati e la suocera non hanno esitato a utilizzare tutti i mezzi, compresi i più brutali, per imporre la loro volontà: doveva portare il velo. E non doveva parlare con gli uomini per la strada, doveva occuparsi delle faccende domestiche. Doveva obbedire, insomma. Come una serva. I poliziotti l'hanno ritrovata sotto choc, con metà cranio rasato, con i capelli che restavano bruciacchiati, con i lividi su tutto il corpo. Scene di brutalità e di violenza, per fortuna non ancora ordinarie, in un quartiere popolare di Belfort, nell'est della Francia. Quando ha visto i poliziotti, la giovane donna si è letteralmente gettata nelle loro braccia, stravolta da un incubo che durava da quattro anni.

Protagonista della terribile vicenda è una ragazza di vent'anni, madre di un bambino di venti mesi. E' turca, originaria di Ankara e non parla francese. Nel 2000, quando aveva appena sedici anni, la famiglia l'ha obbligata a sposare un uomo che non aveva mai visto prima, un francese di origine turca. Il marito, che oggi ha 26 anni, la porta a Belfort e impone le sue regole: la ragazza deve portare il velo, non uscire di casa senza di lui e occuparsi delle pulizie. Una serie di imposizioni cui la giovane donna tenta di ribellarsi, scontrandosi subito con la violenza del marito, che non avrebbe esitato a prenderla a calci nel ventre anche quando era incinta. Una violenza costante, ripetuta: la ragazza era accusata di non occuparsi abbastanza della casa e del figlio.

Il culmine è stato raggiunto una settimana fa. Una cognata la vede per strada mentre parla con alcuni giovani del quartiere e la denuncia immediatamente al marito. L'uomo, i due fratelli più giovani (23 e 24 anni) e la madre (54 anni, di nazionalità turca) decidono di "dare una lezione" alla donna che rifiuta le regole della sottomissione. I quattro si accaniscono contro la poveretta, la colpiscono duramente con l'intenzione di lasciarle delle cicatrici e costringerla così a portare il velo una volta per tutte. Sono state le grida della vittima a spingere i vicini a intervenire e a chiamare la polizia. La donna è stata ricoverata in ospedale, il suo bambino affidato all'assistenza sociale fino al suo ristabilimento.



Il marito, la suocera e un cognato sono finiti in carcere, l'altro cognato è stato lasciato in libertà vigilata. Tutti e quattro sono stati incriminati per fatti gravissimi: "Atti di tortura e di barbarie in sodalizio". Un reato giudicato in corte d'assise e per il quale è prevista una pena di quindici anni di carcere. Il marito è perseguito anche per le ripetute violenze coniugali.

Un fatto di cronaca drammatico, che sarebbe rimasto confinato alle pagine delle cronache locali se non fosse per quel terribile particolare: la donna è stata martoriata perché non voleva portare il velo. Non si sa niente della famiglia e più che di fronte a un integralismo politico qui si tratta di un pretesto: il velo come simbolo di sottomissione alla violenza dell'uomo, come accettazione di una condizione di inferiorità e, in questo caso, di vero e proprio servaggio.

In un paese che ha discusso con passione la legge che vieta il velo islamico nelle scuole pubbliche, la vicenda di Belfort conforta chi ha sostenuto la necessità di un provvedimento legislativo. Certo, si tratta di un caso limite, che dimostra però come il velo sia spesso un'imposizione, più o meno violenta, cui molte bambine e ragazze non possono sottrarsi. Un caso limite, ma emblematico, che turba anche i più tolleranti, i meno favorevoli a quella legge votata alla quasi unanimità dal parlamento.


(10 aprile 2004)

anonimizzato
10-04-2004, 11:17
Semplicemente raccapricciante, dimostra ancora una volta quanto il fanatismo e l'integralismo (qualunque essi siano), portino a situazioni di violenza inaudita nel disprezzo dei più elementari diritti umani.