sempreio
05-04-2004, 18:12
Il prezzo (alto) del tuo personal computer
Chi sono le ragazze messicane e cinesi che hanno creato il tuo Pc? L'agenzia britannica Cafod è andata a conoscerle e le sorprese purtroppo non mancano
di Sara Sironi 8/3/2004
Donna, giovane, poco abbiente: ecco l'identikit di chi ha prodotto la maggior parte dei personal computer che stiamo utilizzando per lavorare, informarci, divertirci. Purtroppo sembra che la festa dell'otto marzo non riguardi queste ragazze che lavorano nelle fabbriche del settore hi-tech nei paesi in via di sviluppo.
Clean up you computer (ripulisci il tuo computer), è il titolo del rapporto curato dall'agenzia inglese Cafod (Catholic Agency for Overseas Development) che testimonia pesanti violazioni dei diritti umani nelle aziende che producono Pc per i grandi nomi dell'informatica occidentale in Messico, Cina e Thailandia.
Grazie alla crescente esternalizzazione dei processi produttivi (più che di outsourcing si parla ora di offshoring) le grandi aziende del settore come Dell, Hewlett Packard e Ibm risparmiano notevolmente sui costi e concentrano le risorse in altre aree, come per esempio il marketing.
È sorprendente sapere che un lavoratore cinese che assembla componenti elettronici guadagna circa 30 euro al mese e Michael Dell (amministratore delegato dell'omonima azienda) ne ha guadagnati circa 200.000 al giorno nel 2003.
TEST: cerchi lavoro?
» Prova a rispondere a queste domande e alla fine verifica se hai passato la selezione
Il rapporto Cafod evidenzia come spesso non siano le grandi firme a "macchiarsi" direttamente di violazioni delle convenzioni internazionali sul lavoro: delegando a terzi le attività, anche le responsabilità morali e legali che derivano dalla produzione dei loro computer non portano la loro "firma".
Il consumatore che compra un Pc targato Dell, Ibm o Hp (queste aziende sono oggetto dell'indagine Cafod non perché siano più "colpevoli" di altre, ma unicamente perché sono i tre maggiori produttori mondiali nel settore), spesso non si rende conto della lunga catena di sfruttamento e di corsa al ribasso dei costi che ha come ultimo punto di ricaduta proprio chi lavora alla produzione dei componenti elettronici.Dove va il mercato
» i meccanismi dell'offshoring e i neo disoccupati occidentali
L'anello "forte" della catena (che comprende i produttori di componenti, le aziende che li assemblano e le grandi marche che "firmano" e vendono i Pc) è proprio la manodopera a basso costo che viene reclutata da agenzie private di lavoro interinale: i contratti vanno da un minimo di 28 giorni a un massimo di tre mesi, i criteri di selezione sono del tutti arbitrari e prevedono test obbligatori di gravidanza, umilianti visite pesudo-mediche alla ricerca di tatuaggi, sopralluoghi presso le abitazioni dei candidati e interviste ai vicini di casa riguardo alle loro frequentazioni.
In Messico non vengono assunti parenti di sindacalisti o di avvocati, persone sospettate di essere omosessuali o con titoli di studio riguardanti il diritto. Anche l'iscrizione a un qualsiasi partito politico è una discriminante che impedisce l'assunzione. I lavoratori vengono continuamente vessati e minacciati di perdere il lavoro: molti di loro sono ragazze madri che non possono permettersi di perdere l'unica fonte di reddito.
Le norme igieniche e di sicurezza sono spesso inesistenti, nonostante i lavoratori siano in contatto con agenti chimici e radiazioni: gli straordinari sono obbligatori e le catene di montaggio accelerano il ritmo durante i periodi di massima richiesta. A una lavoratrice messicana di Ibm sono stati negati i giorni di ferie richiesti per partecipare al funerale del padre (sebbene le fosse dovuto addirittura un permesso aziendale).
Nonostante i ritmi insostenibili (per esempio assemblare 300 tastiere o testare 150 monitor entro un'ora), chi commette errori viene punito severamente ed è vietata qualsiasi forma di organizzazione sindacale, pena il licenziamento.
Come ti globalizzo il Pc
» bassi costi a ogni costo?
I salari sono bassi (anche comparati con il costo della vita del paese) e vengono ulteriormente ridotti in periodi di scarsa domanda da parte dei committenti: alcune lavoratrici cinesi non riescono nemmeno a saldare il debito contratto con l'agenzia che ha procurato loro il posto di lavoro. Molti lavoratori non hanno un contratto scritto, ma accettano qualsiasi condizione pur di lavorare: «La Cina è piena di ragazze con occhi buoni e mani forti» ha dichiarato un manager di un'azienda elettronica.
In Cina spesso i lavoratori risiedono e mangiano all'interno dell'azienda: i dormitori ospitano tra le dieci e le quindici persone in un'unica camerata e in alcuni le condizioni sanitarie sono precarie.
Hp, Dell e Ibm hanno risposto alle accuse mosse dal rapporto Cafod: alcune aziende posseggono già un codice di condotta, altre lo stanno implementando e promettono di migliorare le condizioni di chi lavora alla propria catena di fornitura.
Purtroppo nessuna si è impegnata a collaborare in modo trasparente con organizzazioni non governative locali o con i sindacati, nonostante siano aziende attive in settori quali la salvaguardia dell'ambiente e la riduzione del digital divide: evidentemente il rispetto dei diritti umani non "pesa" ancora a sufficienza sull'immagine aziendale.
Non è quindi per ora possibile acquistare un computer che sia stato prodotto in modo "equo" o "trasparente": non esistono reti di economia solidale in grado di gestire questo settore. Ma il peso dell'opinione pubblica può essere rilevante (come è già successo per aziende tessili che sfruttano manodopera infantile) e stimolare nuove assunzioni di responsabilità.
L'appello lanciato da Cafod è rivolto alle aziende, ai governi, ma anche ai consumatori affinché pretendano di poter scegliere un prodotto hi-tech che non sia stato "pagato" troppo salato.
Chi sono le ragazze messicane e cinesi che hanno creato il tuo Pc? L'agenzia britannica Cafod è andata a conoscerle e le sorprese purtroppo non mancano
di Sara Sironi 8/3/2004
Donna, giovane, poco abbiente: ecco l'identikit di chi ha prodotto la maggior parte dei personal computer che stiamo utilizzando per lavorare, informarci, divertirci. Purtroppo sembra che la festa dell'otto marzo non riguardi queste ragazze che lavorano nelle fabbriche del settore hi-tech nei paesi in via di sviluppo.
Clean up you computer (ripulisci il tuo computer), è il titolo del rapporto curato dall'agenzia inglese Cafod (Catholic Agency for Overseas Development) che testimonia pesanti violazioni dei diritti umani nelle aziende che producono Pc per i grandi nomi dell'informatica occidentale in Messico, Cina e Thailandia.
Grazie alla crescente esternalizzazione dei processi produttivi (più che di outsourcing si parla ora di offshoring) le grandi aziende del settore come Dell, Hewlett Packard e Ibm risparmiano notevolmente sui costi e concentrano le risorse in altre aree, come per esempio il marketing.
È sorprendente sapere che un lavoratore cinese che assembla componenti elettronici guadagna circa 30 euro al mese e Michael Dell (amministratore delegato dell'omonima azienda) ne ha guadagnati circa 200.000 al giorno nel 2003.
TEST: cerchi lavoro?
» Prova a rispondere a queste domande e alla fine verifica se hai passato la selezione
Il rapporto Cafod evidenzia come spesso non siano le grandi firme a "macchiarsi" direttamente di violazioni delle convenzioni internazionali sul lavoro: delegando a terzi le attività, anche le responsabilità morali e legali che derivano dalla produzione dei loro computer non portano la loro "firma".
Il consumatore che compra un Pc targato Dell, Ibm o Hp (queste aziende sono oggetto dell'indagine Cafod non perché siano più "colpevoli" di altre, ma unicamente perché sono i tre maggiori produttori mondiali nel settore), spesso non si rende conto della lunga catena di sfruttamento e di corsa al ribasso dei costi che ha come ultimo punto di ricaduta proprio chi lavora alla produzione dei componenti elettronici.Dove va il mercato
» i meccanismi dell'offshoring e i neo disoccupati occidentali
L'anello "forte" della catena (che comprende i produttori di componenti, le aziende che li assemblano e le grandi marche che "firmano" e vendono i Pc) è proprio la manodopera a basso costo che viene reclutata da agenzie private di lavoro interinale: i contratti vanno da un minimo di 28 giorni a un massimo di tre mesi, i criteri di selezione sono del tutti arbitrari e prevedono test obbligatori di gravidanza, umilianti visite pesudo-mediche alla ricerca di tatuaggi, sopralluoghi presso le abitazioni dei candidati e interviste ai vicini di casa riguardo alle loro frequentazioni.
In Messico non vengono assunti parenti di sindacalisti o di avvocati, persone sospettate di essere omosessuali o con titoli di studio riguardanti il diritto. Anche l'iscrizione a un qualsiasi partito politico è una discriminante che impedisce l'assunzione. I lavoratori vengono continuamente vessati e minacciati di perdere il lavoro: molti di loro sono ragazze madri che non possono permettersi di perdere l'unica fonte di reddito.
Le norme igieniche e di sicurezza sono spesso inesistenti, nonostante i lavoratori siano in contatto con agenti chimici e radiazioni: gli straordinari sono obbligatori e le catene di montaggio accelerano il ritmo durante i periodi di massima richiesta. A una lavoratrice messicana di Ibm sono stati negati i giorni di ferie richiesti per partecipare al funerale del padre (sebbene le fosse dovuto addirittura un permesso aziendale).
Nonostante i ritmi insostenibili (per esempio assemblare 300 tastiere o testare 150 monitor entro un'ora), chi commette errori viene punito severamente ed è vietata qualsiasi forma di organizzazione sindacale, pena il licenziamento.
Come ti globalizzo il Pc
» bassi costi a ogni costo?
I salari sono bassi (anche comparati con il costo della vita del paese) e vengono ulteriormente ridotti in periodi di scarsa domanda da parte dei committenti: alcune lavoratrici cinesi non riescono nemmeno a saldare il debito contratto con l'agenzia che ha procurato loro il posto di lavoro. Molti lavoratori non hanno un contratto scritto, ma accettano qualsiasi condizione pur di lavorare: «La Cina è piena di ragazze con occhi buoni e mani forti» ha dichiarato un manager di un'azienda elettronica.
In Cina spesso i lavoratori risiedono e mangiano all'interno dell'azienda: i dormitori ospitano tra le dieci e le quindici persone in un'unica camerata e in alcuni le condizioni sanitarie sono precarie.
Hp, Dell e Ibm hanno risposto alle accuse mosse dal rapporto Cafod: alcune aziende posseggono già un codice di condotta, altre lo stanno implementando e promettono di migliorare le condizioni di chi lavora alla propria catena di fornitura.
Purtroppo nessuna si è impegnata a collaborare in modo trasparente con organizzazioni non governative locali o con i sindacati, nonostante siano aziende attive in settori quali la salvaguardia dell'ambiente e la riduzione del digital divide: evidentemente il rispetto dei diritti umani non "pesa" ancora a sufficienza sull'immagine aziendale.
Non è quindi per ora possibile acquistare un computer che sia stato prodotto in modo "equo" o "trasparente": non esistono reti di economia solidale in grado di gestire questo settore. Ma il peso dell'opinione pubblica può essere rilevante (come è già successo per aziende tessili che sfruttano manodopera infantile) e stimolare nuove assunzioni di responsabilità.
L'appello lanciato da Cafod è rivolto alle aziende, ai governi, ma anche ai consumatori affinché pretendano di poter scegliere un prodotto hi-tech che non sia stato "pagato" troppo salato.