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View Full Version : Dietro le sbarre da 30 anni; mai fuori


affi
23-02-2004, 20:59
Leggete questo articolo e, se possibile, commentatelo con me trascendendo da pregiudizi di natura politica.

Il brigatista del nucleo storico detenuto dal 27 maggio 1974
Nessuno va a visitarlo, non è mai uscito dal carcere
Ferrari, l'ultimo degli irriducibili: 30 anni in cella senza permessi
Condannato per il sequestro Sossi, non per fatti di sangue


ROMA - Trent'anni di carcere senza un permesso, una visita di un parente o un amico, un giorno di semilibertà, senza nemmeno un avvocato. Da 10 mila 950 giorni Paolo Maurizio Ferrari è sepolto vivo dietro le sbarre di un carcere: pochi si ricordano del primo brigatista arrestato il 27 maggio del 1974 dalla polizia del governo di Mariano Rumor, talmente pochi che di quell'irriducibile è difficile pure sapere in quale carcere è rinchiuso.

Ferrari era uno dei fondatori delle Brigate Rosse, del gruppo dei Curcio, dei Franceschini, di Mara Cagol. Il brigatismo degli albori che sequestrava i "capetti" delle fabbriche e che compì come azione più clamorosa il sequestro del giudice Sossi. Un brigatismo che, quando Ferrari varcò il portone di un carcere, ancora non aveva ucciso nessuno. Ed infatti all'ex operaio modenese non vengono imputati fatti di sangue ma la partecipazione al sequestro Sossi.

Quando è entrato in carcere l'Italia era un'altra; c'era l'austerità, il referendum sul divorzio, le bombe sui treni. La Democrazia Cristiana governava incontrastata e il Pci aveva da poco eletto Enrico Berlinguer alla segreteria mentre Craxi era ancora un oscuro funzionario del Psi. Un'Italia che Ferrari aveva scelto di combattere armi in pugno e che, da quando lesse il famoso proclama dalle sbarre dei detenuti al processo di Torino, non conosce più. L'Italia di oggi non l'ha mai vista e nessuno gliel'ha neppure raccontata, dato che in questi 30 anni da 'sepolto vivo' non ha ricevuto neanche una visita di parenti e amici che non ha.

Quest'anno scade la sua pena e Ferrari potrebbe tornare in libertà. Forse, ma ancora non è certo. Nel suo caso l'unica certezza è quella della pena: è stato il primo brigatista ad entrare in carcere e l'ultimo che ne uscirà senza avere mai passato anche un solo giorno fuori, pur non avendo commesso alcun reato di sangue.

Il primo ad essere arrestato quando le Br erano ancora alle origini e forse l'unico detenuto in Italia che abbia scontato 30 anni di carcere senza esserne mai uscito neppure una volta, né beneficiando del lavoro esterno, né in semilibertà. Mai, così almeno risulta al presidente dell'associazione "A Buon Diritto" Luigi Manconi, che nel '99 presentò un'interrogazione al ministro Diliberto per un presunto pestaggio nel carcere di Novara del brigatista modenese. Da allora sulla sorte di Ferrari è calato il silenzio.

Oggi ha 58 anni, ha passato l'infanzia in comunità senza aver conosciuto i genitori. Operaio a Torino nel '69, poi fondatore e membro del nucleo storico delle Br, da allora Ferrari è rimasto un "irriducibile" ignorato dal mondo e prigioniero anche della propria ostinata coerenza di "rivoluzionario" che lo ha spinto a non "scendere a patti con lo Stato" e a rifiutare perfino l'avvocato d'ufficio.

Senza famiglia e dimenticato dietro le sbarre da tutti, per lui quest'anno potrebbero finalmente spalancarsi le porte del carcere. Ma quale? Dopo aver peregrinato da un supercarcere all'altro fra rivolte e proteste carcerarie, non si sa con certezza se sia ancora a Novara o in qualche altro penitenziario. E a sentire Alberto Franceschini, sulla libertà del suo vecchio compagno non è neppure detta l'ultima parola: "Proprio perché non ha un avvocato non ha mai fatto domanda per il cumulo della pena e quindi non ha diritto a sconti, affidamenti o altri benefici di legge. Potrebbe sommare 80 anni di carcere senza che nessuno intervenga. Quindi non è detto che esca".

Franceschini azzarda anche l'ipotesi che a questo punto sia lo stesso Ferrari a non voler più uscire dal carcere, lasciando quello che ormai è il suo mondo per un altro in cui non troverebbe più niente e nessuno di quelli che ha lasciato: "Sono purtroppo convinto che non voglia uscire. Dopo 30 anni di carcere l'ideologia diventa un alibi e intorno al suo ruolo politico di rivoluzionario irriducibile Ferrari ha costruito le sue abitudini. Anche il carcere diventa un'abitudine. Temo che si sentirebbe spaesato, non sarebbe più nulla. Per questo dico che potrebbe essere il primo a voler restare in carcere".

All'appello di Franceschini ha risposto Katia Zanotti, parlamentare bolognese dei Ds impegnata sul fronte dei diritti dei detenuti, che ha annunciato un'interrogazione per saperne di più: "Il caso di Ferrari non lo conoscevo e, come faccio per tanti altri detenuti, andrò a trovarlo in carcere per sentire da lui cosa l'aspetta e cosa pensa".


(23 febbraio 2004)

E' riabilitazione questa? Come conciliare questa storia con quella di omicidi confessi agli arresti domiciliari dopo due anni di carcere?

Sono perplesso.

Killian
23-02-2004, 21:08
Originariamente inviato da affi

E' riabilitazione questa? Come conciliare questa storia con quella di omicidi confessi agli arresti domiciliari dopo due anni di carcere?

Sono perplesso.

questione spinosa, in effetti se non ha compiuto direttamente fatti di sangue e non ne è stato il mandante, la pena mi sembra eccessiva, comunque oggi si rischia di avere l'opposto, cioè pene che magari inizialmente sono anche adeguate, ma che tra permessi, arresti domiciliari, riduzioni di pena e via dicendo diventano barzellette (in relazione ai reati commessi ovviamente).

affi
23-02-2004, 21:13
Originariamente inviato da Killian
questione spinosa, in effetti se non ha compiuto direttamente fatti di sangue e non ne è stato il mandante, la pena mi sembra eccessiva, comunque oggi si rischia di avere l'opposto, cioè pene che magari inizialmente sono anche adeguate, ma che tra permessi, arresti domiciliari, riduzioni di pena e via dicendo diventano barzellette (in relazione ai reati commessi ovviamente).

E' l'annosa questione che vede le pene comminate con modalità e peso differente a seconda del periodo storico o, semplicemente, del contesto.
Attenzione, non sto certamente dicendo che il movimento delle BR non sia da condannare "a priori", ma che forse, 30 anni fa, gli sforzi riabilitativi erano, all'opposto di come è oggi, decisamente limitati.

Killian
23-02-2004, 21:20
Originariamente inviato da affi
E' l'annosa questione che vede le pene comminate con modalità e peso differente a seconda del periodo storico o, semplicemente, del contesto.


per quanto riguarda il periodo storico direi che è anche normale, anche se in questi casi 30 anni non sono poi tantissimi.

Per quanto riguarda il contesto, ti riferisci forse al contesto politico? O a cosa?

affi
23-02-2004, 21:25
Originariamente inviato da Killian
per quanto riguarda il periodo storico direi che è anche normale, anche se in questi casi 30 anni non sono poi tantissimi.

Per quanto riguarda il contesto, ti riferisci forse al contesto politico? O a cosa?

Si, il contesto politico, o semplicemente la compagine di governo. ;)

Killian
23-02-2004, 21:29
Originariamente inviato da affi
Si, il contesto politico, o semplicemente la compagine di governo. ;)

comunque in questi ultimi anni abbiamo avuto diversi governi, eppure ci sono state in varie occasioni fatti che hanno coinvolto tizi che avrebbero dovuto essere agli arresti domiciliari, che avevano permessi premio o che semplicemente erano stati carcerati.

Comunque è il giudice che decide le scarcerazioni, non i parlamentari o il governo. Semmai bisogna vedere se le leggi sono troppo "di manica larga" per quanto riguarda le scarcerazioni e i permessi vari.

E' recente la storia di quel tizio che ha ammazzato genitori e fratello e che ora per mezza giornata segue corsi di informatica (per carità, ben venga lo studio, ma che almeno sia dentro al carcere).

conti1968
23-02-2004, 21:40
Pero'..
Ci son le leggi,ci son i giudici e gli avvocati.

E' si vero,che la legge,non è sempre eguale per tutti,ma cio' non è dovuto dal codice,ma dalle persone.

Detto questo,è palesemente vero,che l'avvocato,il contesto socile e altro,fanno spesso la differenza,ma..

è praticamente impossibile,codice alla mano,far 30anni "per un'associazione a delinquere di stampo brigatista" e "sequestro di persona"percorrendo tutte le vie che la legge ogffre.

Chiuaro,che se il detenuto,fa' di tutto per restar in cella..

O meglio..

A"parita' di reato"(ipoteticamente"cè chi vien condannato a' tot,e chi fa' fino a 1/6 di tot di cui tra benefici concessi all'uno e non all'altro diventan due pesi e due misure..

vero,ma è anche vero,che questo soggetto,se mai ha fatto richiesta al tribunale della liberta',non ha mai contattato l'avvocato,magari lo fanculizza,da' dei"servi del potere"agli assistenti sociali,magari sputa alle guardie(con normale reazione,almeno dal punto di vista umano che fa' si che venga bastonato)..

insomma,ragazzi..
brusca non fa' tanto(questo non lo trovo giusto,fossi io a combatter la criminalita',altro che 41bis...)

eddai,questo è un poveroirriducibile,che si sente realizzato solo dietro al contesto in cui vive..

quando uscira',manco sapra' chi è...

mi fa' anche un po' pena,tutto sommato,sia sul piano umano,sia perchè poi,nessuno di quelli preposti a giudicare è stato superiore e lo ha' scarcerato.

comunque,è una mia impressione cosi',istintiva,poi bisogna saper tutti i perchè e i retroscena..

ciao;)

*ReSta*
23-02-2004, 21:47
in effetti 30 anni sono troppi e poi senza alcun contatto esterno questa pena è inutile non c'è nessun tipo di recupero. Credo che anche lui un po' se la sia cercata. D'altronde se tu non sei il primo a sbatterti per te stesso è difficile che altri lo facciano per te.

Fuori dal carcere si uccide dopo 2 ore...

gpc
24-02-2004, 12:49
E' stato giudicato colpevole da un tribunale regolare e gli e' stata comminata una condanna conforme alle leggi italiane? Non vedo perche' debba uscire. Il fatto di non avere amici o famiglia non e' una attenuante, mi risulta.

Pot
24-02-2004, 13:17
La questione è : non come mai lui sia rimasto dentro così tanto senza permessi.. ma come mai non siano ancora dentro anche gli altri...
ciao
Alessio

gpc
24-02-2004, 13:18
Originariamente inviato da Pot
La questione è : non come mai lui sia rimasto dentro così tanto senza permessi.. ma come mai non siano ancora dentro anche gli altri...
ciao
Alessio

Esatto, questo e' il vero scandalo. Non l'unico che sta facendo cio' che avrebbero dovuto fare tutti gli altri...

affi
24-02-2004, 13:22
Originariamente inviato da Pot
La questione è : non come mai lui sia rimasto dentro così tanto senza permessi.. ma come mai non siano ancora dentro anche gli altri...
ciao
Alessio

La questione che ponevo io è un po più complessa e semplicistica dell'ipergarantismo Vs giustizialismo (anche perchè, altrimenti, ci sarebbe ben da ridere visti i capi di imputazione che pesano sul capo di governo! :D:D ).
La questione è un altra; questa persona non sarà mai "riabilitata", nel senso vero del termine, perchè non ne ha avuto l'opportunità o perchè non l'ha voluta cogliere.
Che senso ha tale detenzione senza una speranza di riabilitazione?
Inoltre, per chi, superficialmente, potrebbe aver letto "BR, 30 anni, non esce", estrapolando un po maldestramente un succo del discorso deviante, lui, probabilmente, non vuole proprio uscire, e la sua pena non è legata ad alcun fatto di sangue.

gpc
24-02-2004, 13:24
La funzione del carcere e' prima di tutto la difesa della comunita', poi quando possibile la riabilitazione.

affi
24-02-2004, 13:44
Gradirei ricordare, a chi dovesse deficere in diritto costituzionale ed, invece, eccellere in ipergiustizialismo (one way, ovviamente. :D ) quello che recita l'articolo 27 della Costituzione. Sì, l'articolo 27, quell'ingombrante, velleitaria e ingenua proposizione post bellíca, secondo cui «le pene devono tendere alla rieducazione del condannato; quell'ingannevole simbolo di una civiltà che non abbiamo conseguito e forse non meritiamo nemmeno, ma alla quale non possiamo di certo rinunciare.

gpc
24-02-2004, 13:47
Ricordo ai superscandalisti (one way, ovviamente :D , perche' se fosse stato uno di destra probabilmente si farebbero raccolte di firme per l'introduzione della pena di morte) che io ho scritto "prima di tutto la protezione della comunita', poi la riabilitazione", non "SOLO la protezione della comunita' e della riabilitazione chi se ne frega".

Killian
24-02-2004, 14:14
Originariamente inviato da gpc
La funzione del carcere e' prima di tutto la difesa della comunita', poi quando possibile la riabilitazione.

Cesare Beccaria, nel suo libro "Dei delitti e delle pene" parla del carcere come strumento di riabilitazione, infatti se non erro critica la pena di morte in quanto non può per definizione riabilitare.

AlexGatti
24-02-2004, 14:15
Originariamente inviato da Pot
La questione è : non come mai lui sia rimasto dentro così tanto senza permessi.. ma come mai non siano ancora dentro anche gli altri...
ciao
Alessio

Perchè lui ha rifiutato di avere un avvocato, anche d'ufficio. Gli altri invece hanno usato gli avvocati per chiedere (perchè li devi chiedere) tutti gli sconti di pena e le facilitazioni possibili.