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View Full Version : Berlusconi's Corner


majin mixxi
07-02-2004, 17:16
Vittorio Feltri per Libero

Giuro, questo non è un articolo sulla verifica di cui vi importa poco, e a me ancor meno. È semplicemente il racconto di quanto è accaduto ieri durante una riunione a Palazzo Chigi fra gli alti papaveri della coalizione. Convocata da La Loggia, ministro per la Regioni, vi hanno partecipato Fini, Buttiglione, La Russa, Nania, Volontè, Calderoli e altri.

Qualcuno aveva pensato si trattasse di un incontro pacificatorio dopo le polemiche dei giorni scorsi sulla pretesa necessità di un rimpasto di governo allo scopo di rilanciarne l’azione. In realtà si è parlato di ben altro. E il verbo parlare è improprio se si considera che il colloquio è presto degenerato in turpiloquio. Proprio così. Sono volati gli stracci. Riportiamo per puro dovere di cronaca (anche nelle pagine interne) quanto ci è stato dato sapere, ma confessiamo un certo imbarazzo, perché mai avremmo creduto che la situazione nella Casa delle Libertà fosse tanto grave. Eravamo al corrente come voi delle tensioni, dei contrasti e dei litigi, però non immaginavamo si arrivasse tanto in basso.

Dei presenti alla seduta, il personaggio di maggiore spicco indovinate chi è? Silvio Berlusconi. Il quale prende in mano il pallino e annuncia cosa intende fare per predisporre la maggioranza a vincere le prossime elezioni, sia quelle amministrative sia quelle europee fissate il 13 e 14 giugno.
Punto primo. Modifica della legge elettorale. Abolizione del doppio turno per l’elezione dei sindaci, motivata dal fatto che la Lega pretende di correre in proprio e che gli elettori del centrodestra non amano essere mobilitati due volte a distanza di quindici giorni l’una dall’altra.

Secondo punto. Revisione della legge sulla par condicio. Ogni partito, dice il premier ribadendo una tesi già nota, avrà in tivù uno spazio proporzionato alla propria consistenza numerica. Esempio. Forza Italia ha il 26 per cento, quindi ha diritto a 26 minuti, si fa per dire. Alleanza nazionale ha il 12, quindi, 12 minuti. Figuriamoci la reazione degli ex missini e dei rappresentanti dell’Udc. No caro Cavaliere. Piuttosto, si dia uno spazio ai due schieramenti avversari, poi ciascuno di essi si regolerà seguendo una equa spartizione che non mortifichi né privilegi alcuno.

Quanto alla riforma della legge elettorale, aggiunge Fini, è indispensabile evitarla poiché la partita è già cominciata. Gli stessi concetti, all’incirca, sono espressi da Volontè (Udc). Ed è qui che il premier perde la pazienza e le staffe. Attacca con voce stentorea: «Voi ex democristiani mi avete rotto il cazzo, me lo hai rotto tu e il tuo segretario Follini. Basta con la vecchia politica. Conosco i vostri metodi da irresponsabili. Fate favori di qua e di là e poi raccogliete voti, ma io vi denuncio, non ve la caverete a buon mercato, vi faccio a pezzi. Io le televisioni le so usare e le userò. Chiaro? Mi avete rotto i coglioni. Non mi faccio massacrare due anni e mezzo per poi schiattare come un pollo cinese. Se andiamo avanti in questo modo ci stritolano, lo capite o no, affaristi che non siete altro?».

L’intemerata ammutolisce gli astanti. Volontè ha gli occhi sbarrati. Buttiglione gli tira la giacchetta per impedirgli di rispondere a tono oppure di alzarsi e filarsela. Chi invece si alza e gira i tacchi è Gianfranco Fini, pallido, anzi livido.

Berlusconi non è tipo da sfuriate. Al contrario è avvezzo a ricorrere alla blandizie, e punta a persuadere piuttosto che a intimidire. Se ha mutato registro all’improvviso, significa che ha i nervi logori. Non ne può più di mediare, di rabbonire questo e calmare quello, di predicare la concordia e appellarsi allo spirito di collaborazione. È scoppiato. La menata della verifica lo ha esasperato. Forse non ha idea di come ridurre i poteri a Tremonti e soddisfare le esigenze di An nonché dell’Udc. Inoltre, avverte il pericolo di una nuova sconfitta alle amministrative. E sorvoliamo sulle europee, alle quali è improbabile che la Casa delle Libertà riesca a “iscriversi” con un listone unico, e ciò rischia di indebolire la coalizione, dando l’impressione alla “base” che le beghe distraggano la maggioranza e la conducano alla deriva.

Insomma, Silvio davanti a simili ostacoli ha smarrito la sinderesi.
Oddio, comprendo il suo stato d’animo, lo comprendiamo tutti. Ma abbandonarsi all’ira in momenti delicati e di crisi è deleterio. Perché anche uomini cauti quali Fini non hanno le batterie della tolleranza inesauribili. A furia di strappi la corda è destinata a spezzarsi, e sarebbe un guaio. Se la coalizione va a ramengo, va a ramengo il governo, vanno a ramengo le elezioni.

Poi ci toccherà tornare a votare per le politiche e la sinistra, pur sfranta e sfinita, ha riserve d’energia per risollevarsi e conquistare la prima piazza. Questo, Berlusconi, ripresosi dallo scatto di rabbia, deve averlo intuito. Infatti in serata si è intrattenuto con Follini, e ci auguriamo che la frattura sia stata sanata. Udc e An sono in attesa di una schiarita, consapevoli che senza Berlusconi si affonda, ma con Berlusconi è faticoso galleggiare.

Il problema è aggravato dall’irritazione del capo di governo provocata dal momentaneo accantonamento della legge Gasparri, la cui eventuale bocciatura sarebbe una mazzata mortale per Retequattro, costretta a emigrare sul satellite, anticamera del cimitero.
Comunque Berlusconi non è bollito, nossignori. È semplicemente stato strinato dal fuoco sotto la sedia. Sarà obbligato a estendere il lifting alla schiena dove la carne si fa morbida.

tatrat4d
07-02-2004, 17:27
Berlusconi sbaglia (non può permetterselo numericamente), però ha detto esattamente quello che io (e credo molti altri elettori della C.d.L.) pensavo da tempo.
Purtroppo avere a che fare con alleati cresciuti a pane e manuale Cencelli porta a queste conseguenze.
A questo punto se per accontentare i partiti assetati di poltrone si deve stravolgere la linea del governo, ad esempio "castrando" il ministro più capace (Tremonti IMHO), tanto vale passare ai ricatti e minacciare (sul serio) elezioni anticipate.
Tanto credo a Berlusconi rimanga comunque di che vivere.
Vediamo poi se il partitino da 2% tira ancora tanto la corda.

Alien
07-02-2004, 17:42
Che bella favoletta!
Ne esce un Berlusconi difensore del suo governo e non disposto a scender a compromessi con questi omuncoli che gli tirano la giacchetta per aver un posto da ministro, così cattivi da trascinar un buon uomo come lui nel torpiloqio! mamma mia! :eek:

Per chi ci vuol credere... :rolleyes:

HenryTheFirst
07-02-2004, 17:48
Originariamente inviato da Alien
Che bella favoletta!
Ne esce un Berlusconi difensore del suo governo e non disposto a scender a compromessi con questi omuncoli che gli tirano la giacchetta per aver un posto da ministro, così cattivi da trascinar un buon uomo come lui nel torpiloqio! mamma mia! :eek:

Per chi ci vuol credere... :rolleyes:

Mi sembra che le opinioni di Feltri siano ben separate dal fatto di cronaca. Credo che quello che dice Feltri interessi a pochi e che sia più interessante la notizia in sè, visto che non credo sia possibile che un quotidiano, per quanto di parte, alteri le notizie fino al punto di mettere in bocca al presidente del consiglio parole che non questi non ha mai detto.

tatrat4d
07-02-2004, 17:52
Originariamente inviato da Alien
Che bella favoletta!
Ne esce un Berlusconi difensore del suo governo e non disposto a scender a compromessi con questi omuncoli che gli tirano la giacchetta per aver un posto da ministro, così cattivi da trascinar un buon uomo come lui nel torpiloqio! mamma mia! :eek:

Per chi ci vuol credere... :rolleyes:

Non vedo di cosa sorprendersi. Purtroppo è ovvio che Berlusconi a compromessi dovrà scendere, quello che esce dall' articolo è solo uno sfogo del tutto verosimile di un Presidente del Consiglio che di queste trattative da mercato delle vacche farebbe volentieri a meno.
Quello che è evidente è che dalla verifica trarranno benefici (se benefici ci saranno, di questo passo inizio a dubitarne) solo AN e UDC, non certo Berlusconi.
Se allo sfogo seguisse anche il tenere la schiena dritta e cedere il meno possibile non potrei che rallegrarmene.

spoonman
07-02-2004, 17:58
Originariamente inviato da majin mixxi
«Voi ex democristiani mi avete rotto il cazzo, me lo hai rotto tu e il tuo segretario Follini. Basta con la vecchia politica. Conosco i vostri metodi da irresponsabili. Fate favori di qua e di là e poi raccogliete voti, ma io vi denuncio, non ve la caverete a buon mercato, vi faccio a pezzi. Io le televisioni le so usare e le userò. Chiaro? Mi avete rotto i coglioni. Non mi faccio massacrare due anni e mezzo per poi schiattare come un pollo cinese. Se andiamo avanti in questo modo ci stritolano, lo capite o no, affaristi che non siete altro?».

"Basta con la vecchia politica"? Parla lui che grazie alla vecchia politica non ha fatto altro che arricchirsi? non ha ancora finito di ringraziare Craxi che già sputa sulla sua tomba. è veramente incredibile quest'uomo.

"Io le televisioni le so usare e le userò"? Niente conflitto di interessi? No alpitour!

"Io vi denuncio"? .... [edit]


Cmq questa è grossa signori miei. Se il virgolettato è vero (e non credo che Feltri sia tanto scemo da tirarsi la zappa sui piedi) c'è tanto da riflettere sull'attuale condizione del Governo. Per 3 anni hanno massacrato i coglioni con le loro facce da bravi fratelli della porta accanto. Ora hanno finalmente scoperto che queste alleanze, questi "poli", sono degli enormi buchi nell'acqua e che qualcosa va davvero cambiato.

Nel frattempo me la godo

quickenzo
07-02-2004, 17:58
In ogni caso, devo dire, al bar preferirei portarci altra gente (non quelli dell'altro schieramento, per carità...).
Mettono paura ai bambini.:(

Alien
07-02-2004, 18:02
Originariamente inviato da HenryTheFirst
Mi sembra che le opinioni di Feltri siano ben separate dal fatto di cronaca. Credo che quello che dice Feltri interessi a pochi e che sia più interessante la notizia in sè, visto che non credo sia possibile che un quotidiano, per quanto di parte, alteri le notizie fino al punto di mettere in bocca al presidente del consiglio parole che non questi non ha mai detto.

Feltri dice "ciò che ci è dato di sapere". Significa che non era presente alla riunione ma scrive qualcosa che gli è stato riportato da altri (o almeno si spera che non sia frutto della sua fantasia) quindi smentibilissimo in qualsiasi momento.
Poi "casualmente" ne esce un eroico Berlusconi che non è disposto a scender a compromessi con gli alleati (dopo averli costretti a votar leggi e leggine varie pro domo sua, non ultima la gasparri che però sembra abbastanza indigesta!)

HenryTheFirst
07-02-2004, 19:11
Spoonman, ho l'impressione che la tua provocazione sull'onestà di Berlusconi ti esponga a qualche rischio... fossi in te editerei!

majin mixxi
09-02-2004, 17:45
Renato Farina per Libero


Ma lei, presidente Cossiga, ci crede?
«Al turpiloquio di Silvio Berlusconi? Che abbia detto “mi avete rotto il c...?”»


Be’, questa è la questione del giorno, e c’è stata una smentita...
«È andata proprio come ha scritto Feltri. Mi risulta da vari partecipanti alla riunione. Devo dire però che la cosa mi ha stupito. Non in sé (il turpiloquio in politica ha una scuola di grande rango), ma che ne sia stato autore Silvio Berlusconi. Abbiamo storie personali e politiche diverse e pure marcate differenze ideologiche. Questo non mi impedisce di essere da molti anni suo amico personale. È uomo di gentilezza squisita. E' più incline - e non per consiglio di Gianni Letta, ma per propria indole -, alla trattativa e al compromesso che non allo scontro. E questo mio giudizio mi accomuna a Massimo D’Alema. Salvo quando fa il tribuno...».

Quindi?
«È sicuro: ha detto parolacce. Le mie fonti sono molteplici e concordi».

E la smentita di Paolo Bonaiuti?
«Uno dei compiti principali del sottosegretario di Stato per l’informazione è di coprire il suo capo. È una vecchia scuola. Pio XI diede ordine di smentire le notizie segrete, ma trapelate sulla stampa, di un colloquio tra governo fascista e Santa Sede per i futuri Patti Lateranensi. Gli obiettarono che così avrebbe detto una bugia. Rispose: “Sono le notizie vere che si smentiscono. Perché le false presto o tardi si smentiscono da sole”».


Vuol dire che Bonaiuti è pagato per contar balle?
«Stia attento. Le dichiarazioni di un sottosegretario di Stato all'informazione di qualsiasi governo - di destra, di sinistra o di centro - non possono essere misurate con il metro della verità, ma con quello dell’utile o dell’inutile, del credibile o del non credibile».

In questo caso?
«Dichiarazione dannosa e non credibile».

Che significa l’abbandono berlusconiano del consueto linguaggio di “squisita cortesia”?
«Ha reagito così come se fosse dinanzi ad un’apparizione improvvisa. Di colpo la realtà gli è parsa diversa da quanto ha sempre supposto. Nella sua mente lo Stato è un’azienda, il Parlamento l’assemblea dei soci con voto limitato, il Consiglio dei ministri è un consiglio di amministrazione, il presidente della Repubblica è l’unico sindaco della società. Ed il presidente del Consiglio dei ministri è insieme presidente e amministratore delegato che aspira ad avere delegati tutti i compiti della stessa assemblea dei soci, alias Parlamento nazionale».


Ma questa è una caricatura, senatore Cossiga!
«Si fidi, si fidi. Berlusconi in un lampo ha visto lo scarto tra la sua idea di Stato e la realtà. E si è osservato dall’esterno, lì, sul palcoscenico detestato del teatrino della politica. In più nella parte di protagonista principale di una faccenda odiatissima come la “gestione del rimpasto”. Lui! Ma come sono presidente e amministratore delegato, socio di maggioranza, e voi mi tirate dentro nel vecchio gioco con le richieste di posti, gli equilibri di forze e, secondariamente, i cambiamenti di programma? Roba inaccettabile per lui. E non si è tenuto».

E via con le parolacce. Però come si fa a dargli torto? A non essere contro teatrini e rimpasti?
«Uno intelligente come lui deve tener conto della realtà. Una volta egli mi confidò questo suo smarrimento, ed io gli diedi un consiglio puramente tecnico. Ma egli non ascolta i consigli».


Sarà stato un cattivo consiglio, avrà pensato che lei volesse fregarlo…
«No. Semplicemente non ascolta i consigli. Per gli stessi motivi per cui è incapace di dire grazie. Accettare i consigli significa fare propria un’idea che lui non ha avuto e ciò lo mette in condizione di inferiorità. Così come, dire grazie al di fuori della cortesia formale e privata, significa ammettere che gli è stato dato qualcosa che lui non aveva o non si sarebbe potuto procacciare da solo».

Meno male che lei è suo amico...
«Amico sì, non servo. C’è una differenza che forse sta imparando a cogliere. Il mio consiglio, comunque, era di seguire l’esempio di Aznar. Scrivere in segreto, eventualmente con il consiglio dei fedelissimi: Fedele Confalonieri, Gianni Letta, Marcello Dell’Utri e Cesare Previti...».

Fermo: li ha elencati in ordine gerarchico?
«No. In ordine gerarchico il primo è Previti. Dicevo: scrivere in segreto, con l’assistenza giornalistica di Paolo Bonaiuti, una lista di ministri, prudentemente dosata, recarsi poi in Consiglio dei ministri e ottenere che i membri dello stesso diano a lui le proprie dimissioni. Poi portarle, insieme con le proprie, al presidente della Repubblica e contestualmente proporgli la lista dei nuovi ministri».


Si fa ancora in tempo?
«Forse ormai è troppo tardi. Con l’aria che tira potrebbe accadere che An e Udc non votino la fiducia».

Non ci credo. Dove vanno senza il Berlusca?
«Anche questo è vero. Ma Berlusconi, se non vuole essere temerario, sa bene che nei conflitti non bisogna mai mettere l’avversario spalle al muro, nelle condizioni di arrendersi o combattere fino alla fine. In politica ogni soperchieria nei confronti del più debole dev’essere ammantata di carinerie, concessioni, addirittura regalie».


Poi però Follini rifiuta la regalia del ministero della Salute...
«Quella non era una carineria ma una sòla. Marco Follini è un vecchio moroteo che ha avuto la fortuna di unire il rigore di questa lezione alla duttilità insegnatagli da Arnaldo Forlani e Toni Bisaglia. Sa di aver più forza rimanendo fuori dal governo che entrandoci. Proprio questa mattina gli ho consigliato di accettare al massimo un ministero senza portafoglio e senza deleghe, per poter sedere in un eventuale consiglio di gabinetto, ma mantenendo il suo ufficio nella sede dell’Udc, di cui dovrebbe rimaner segretario».

Quali regalìe consiglia a Berlusconi di elargire ad Udc e An?
«Svendere i posti nelle liste per le elezioni europee - intanto il parlamento europeo nulla ha contato finora e nulla conterà . Pretendere la lista unitaria con Forza Italia, An e Udc (senza Lega perché mai vi entrerebbe), esserne il capolista e chiedere su di sé il rinnovo del plebiscito che già ebbe».

E sul piano della composizione del governo?
«Il Paese non ne può più del conflitto permanente tra il ministro dell’Economia e il governatore della Banca d’Italia. Come ha scritto il mio allievo Franco Mauri, il conflitto non è stato risolto con l’approvazione in Consiglio dei ministri, che nella prima parte è davvero una gran puttanata e nella seconda una piccola puttanata».

Vedo che anche lei scivola nel turpiloquio.
«Infatti, ne sono un maestro. Io gli consiglierei, poiché non ha la forza di sollevare o costringere alle dimissioni - ciò che sarebbe la via maestra - Antonio Fazio...».



E perché non ne avrebbe la forza?
«Fazio è difeso da Casini, Fini e Follini. Soprattutto Fazio ha ritrovato il suo antico protettore, Marcello Dell’Utri. Dunque Berlusconi potrebbe promuovere Tremonti ministro degli Esteri, e sostituirlo al ministero dell'Economia con Giampiero Cantoni, gran gentiluomo ed esperto di economia, finanza, banche e banchieri (di Paolo Savona neanche a parlarne, perché come egli ha detto: “Ha troppo il marchio cossighiano”); oppure, se gli riuscisse, lo stesso Fazio. Sostituendolo a Palazzo Koch col suo beniamino e candidato ad ogni carica passata presente e futura: Giuliano Amato».

Ha appena detto di essere pure lei maestro di turpiloquio.
«È sempre stato usato in tutti i Paesi e dagli uomini più insigni. Ho avuto modo di leggere alcune estreme battute pronunciate con aplomb a Westminster da Wiston Churchill, il quale dopo tutto era nipote del duca di Marlborough, che superano le ultime incriminate parolacce di Silvio Berlusconi. Comunque il meglio nel ramo sono io. Ma io non sono il nipote del duca di Marlborough né il proprietario di Fininvest».

Camperà cent'anni Berlusconi...
«Non gliele auguro. Sarebbe costretto a un altro lifting. Questo gli ha rovinato la fisionomia. Gli ha trasformato il riso maschio e quadrato nel viso paffuto ma inespressivo e falso di un ragazzino. Comunque conta quel che c’è dietro il viso. E certo Berlusconi è uomo di grande intelligenza anche se ancora non misurata alla politica».

Chi vincerà le elezioni europee?
«Lui».

majin mixxi
11-02-2004, 11:53
SIRTE (LIBIA) - Silvio Berlusconi continua a offrire un ospedale, «un centro medico all'avanguardia», costo stimato 62 milioni di euro. Il Colonnello continua a rispondere picche: per riparare i danni prodotti dal colonialismo e dimenticare le sofferenze causate dall'occupazione italiana ci vuole molto di più, almeno venti volte di più, andrebbe bene un'autostrada da fare scorrere lungo tutto il litorale della Libia, dalla Tunisia al confine egiziano, 1700 chilometri, «un'opera da fare tremare i polsi e anche il portafoglio», ammette il Presidente del Consiglio.
La seconda visita del capo del governo in Libia non centra gli obiettivi programmati, Gheddafi non cambia registro, conferma le richieste pregresse, Roma prepara un risposta ufficiale, le posizioni restano distanti nonostante due ore di faccia a faccia. La Jamahiriya affronta un nuovo corso internazionale, collabora con la Cia, rinuncia alle armi non convenzionali, intrattiene rapporti con Londra e riapre contatti diplomatici con Washington, ma con Roma il bilancio rimane claudicante. Eccellente sotto il profilo commerciale, ancora monco dal punto di vista politico.
Nel bel mezzo del deserto della Sirte, a pochi chilometri dalla città natale del leader libico, il Presidente del Consiglio è arrivato per complimentarsi «della svolta della Libia, che prelude a un pieno inserimento nella comunità internazionale», rivendicare soddisfazione «per avere svolto una parte in questo processo, con incontri e lunghe telefonate con Gheddafi», ma soprattutto per «dare vita a una piena e nuova collaborazione commerciale e culturale» con Tripoli, «mettere una pietra sul passato e guardare al futuro».
Il lungo incontro sotto una grande tenda montata nella sabbia, come ama Gheddafi, non ha sortito però gli effetti sperati. Dei 22 punti del memorandum di intesa firmato dal governo D'Alema nel 1998 tre erano e rimangono irrisolti. Qualche passo in avanti per i crediti vantati dalle aziende italiane (fra 700 e 850 milioni di euro): «Siamo vicini a trovare un punto di incontro - ha dichiarato Berlusconi - attendiamo le conclusioni della commissione mista italo-libica, che dovrebbero arrivare molto presto». Una promessa e nulla più per il problema dei visti agli italiani espulsi, fin qui concessi da Tripoli con il contagocce: «C'è l'impegno di Gheddafi a ridarli». Niente di fatto invece per il gesto simbolico che la Libia rivendica, come riparazione per i danni del colonialismo, e che l'Italia si è impegnata a concedere sei anni fa.
Il Presidente del Consiglio lo ammette apertamente, «non è stata trovata un’intesa». Gheddafi dice che se venisse trovata «la Libia sarebbe disposta a importare solo i nostri prodotti e a preferire le imprese italiane a tutte le altre». Una dialettica fondata sulle iperboli conferma la distanza siderale delle posizioni. Per il Trattato di amicizia inseguito finora senza successo dall'Italia bisognerà attendere. Mentre la Libia sembra aprirsi a possibili investimenti angloamericani per Roma il tempo comincia a scorrere più velocemente. E' di ieri la notizia che gli Stati Uniti invieranno funzionari diplomatici e si avviano a riaprire dopo oltre 20 anni la rappresentanza, mentre la visita del ministro degli Esteri libico a Londra apre la strada per un imminente incontro fra il Colonnello e Tony Blair.
Questa la cornice e i risultati di un incontro definito comunque da Berlusconi «molto amichevole e cordiale», tappa intermedia - sono ancora parole del premier - per «definire un rapporto che con la Libia vogliamo speciale, anzi specialissimo, anche perché i due popoli nella storia hanno avuto tantissimi contatti, che oggi vogliono incrementare». Ma fuori dalla tenda dell'incontro l'entourage di Gheddafi fa il lungo elenco dei guasti dell'occupazione italiana, l'omissione di sviluppo, persino i cammelli che ogni tanto muoiono ancora saltando sopra una vecchia mina tricolore. E dentro il Colonnello non abbassa di una virgola il prezzo del risarcimento storico che potrebbe cancellare il passato.
Unica concessione sul filo dell’ironia: «Se fate l’autostrada sono pronto a costruire per Berlusconi una villa in riva al mare». «Ho ovviamente rifiutato - risposta del Presidente del Consiglio - semmai sarebbe a spese mie».

majin mixxi
19-02-2004, 12:44
DIMISSIONI
Decenza, decoro e Silvio Berlusconi


Decenza e decoro sono due sostantivi che in politica vanno maneggiati con cura, soprattutto se usati da un politico che ha avuto nella sua vita più di un problema a conformarvisi. Ieri la scoppiettante intervista radiofonica di Silvio Berlusconi - che ci ha risvegliato dagli abissi di sopore in cui ci aveva sprofondato la rassegna stampa di Federico Orlando - ha sciorinato l’intero repertorio del Grande Comunicatore, che dopo le fatiche del lifting e della verifica è ora pronto per lanciarsi nella sua abilità di maggior successo, quella di venditore. L’auto da piazzare è usata, e lui lo sa, ma la presentazione è brillante come la riverniciatura, e darà non poco filo da torcere ai suoi avversari. Come ha detto Enrico Letta, Berlusconi parla alla pancia del paese; e questo, si sa, è un paese dallo stomaco grande e resistente.
Su un solo punto ci permettiamo di contestare le affermazioni del capo del governo. Non credevamo che egli avrebbe apposto il suo personale sigillo a quel pessimo strumento di propaganda che consiste nel chiedere le dimissioni di Romano Prodi da presidente della Commissione europea. E non lo credevamo per una residua fiducia nelle virtù della logica e della coerenza. A chiedere quelle dimissioni per conflitto di interessi è infatti un politico che allo stesso tempo si candida al parlamento europeo dove non può essere eletto; che ha annunciato - a nostro avviso giustamente - che non si dimetterà da primo ministro nemmeno se perderà le prossime elezioni; che ebbe a dire - ancora giustamente a nostro avviso - che non si sarebbe dimesso dalla sua carica neanche nel caso che fosse stato condannato per il reato di corruzione di giudici; e che del conflitto di interesse è diventato un caso di scuola, studiato in tutto il mondo.
Questa campagna per le dimissioni di Prodi è sciocca, perché Prodi non si è candidato proprio perché non intendeva dimettersi. Ed è ancora una volta autolesionista, perché fornisce all’Europa che conta un nuovo motivo per sghignazzare di noi e per confermarsi nella convinzione che siamo un paese poco serio, nel quale la politica estera è la prosecuzione della politica interna con gli stessi mezzi.

majin mixxi
24-03-2004, 22:03
24.03.2004
Berlusconi impone la «sua» legge per la tv e dà uno schiaffo a Ciampi
di Natalia Lombardo

Uno schiaffo mascherato, ma di secondo schiaffo si tratta, verso il presidente della Repubblica. Carlo Azeglio Ciampi il 15 dicembre dell’anno scorso aveva rimandato la legge Gasparri alle Camera, chiedendo «una nuova deliberazione» sul sistema tv. Nel suo messaggio motivato ha osservato come quella legge non garantisse il pluralismo e la libertà d’informazione, criticandone tre punti cruciali. Ora la Gasparri bis è passata liscia come l’olio alla Camera, simulando l’accoglienza dei rilievi posti da Ciampi: in realtà è stato inascoltato sulle telepromozioni che favoriscono le tv e danneggiano la carta stampata; non ascoltato abbastanza sul Sic, il sistema integrato delle comunicazioni che resta troppo ampio e favorisce «posizioni dominanti»; fintamente ascoltato nella richiesta di regole e tempi certi in mano all’Autorità per le telecomunicazioni nell’indagine sul digitale terrestre, tema strettamente legato al non toccare Rete4.

La maggioranza farà di tutto per approvare definitivamente il ddl al Senato entro il 30 aprile. Una ennesima corsa contro le scadenze che mettono i bastoni fra le ruote di Mediaset: entro quella data, infatti, sarà chiusa l’istruttoria dell’Autorità per le Telecomunicazioni sulle posizioni dominanti nel mercato radiotelevisivo (Rai e Mediaset). Sempre entro il 30 giugno il Garante Cheli dovrà concludere la sua indagine sul digitale terrestre.

La Casa delle Libertà in coro, per primo il «tenore» Gasparri, proclama di aver «raccolto le indicazioni del presidente Ciampi». Certo avrebbero potuto non cambiare nulla, infatti il Capo dello Stato avrebbe dovuto promulgarla in ogni caso, non potendo respingerla una seconda volta. In realtà la legge è cambiata ben poco. Vediamo se, come e quanto Ciampi è stato ascoltato.

Pubblicità (telepromozioni). Non è cambiato nulla
È stato totalmente ignorato il nodo della raccolta pubblicitaria. Ciampi si è riferito alla sentenza delle Corte Costituzionale 231 del 1895: questa richiede che sia evitato «il pericolo che la radiotelevisione, inaridendo una tradizionale fonte di finanziamento della libera stampa, rechi grave pregiudizio ad una libertà che la Costituzione fa oggetto di energica tutela». Le telepromozioni restano fuori dal calcolo sull’affollamento orario degli spot. In pratica legalizzano i «siparietti» (lo showman che cambia giacca e reclamizza un materasso), una prassi giudicata illegale dal Consiglio di Stato. Tutto ciò solo per Mediaset, mentre è vietato per la Rai. Un regalo che Paolo Gentioloni, deputato della Margherita, quantifica in «330 milioni di euro l’anno solo per Mediaset». Quello che già guadagna con la prassi illegale, ma basta accendere Rete4 di notte per vedere come l’approssimarsi della Gasparri le abbia aumentate.

Il Sic. Sistema Integrato delle Comunicazioni. Una cura dimagrante che ingrassa Mediaste
Ciampi, sulla concentrazione di mezzi finanziari, aveva osservato come il Sic «potrebbe consentire, a causa della sua dimensione, a chi ne detenga il 20 per cento di disporre di strumenti di comunicazione in misura tale da dar luogo a posizioni dominanti». La riduzione non evita questo. Il Sic è ancora difficilmente calcolabile, date la quantità di voci che contiene. Una stima del «Sole24ore» lo aveva quantificato in 31.800 miliardi di euro, (circa 64mila miliardi di vecchie lire); ora il relatore di FI, Paolo Romani assicura sia stato ridotto di 9,5 miliardi di euro, quindi sarebbe di 22 miliardi, ma già si contradice con Felede Confalonieri che conta fino a 25 miliardi. E soprattutto il presidente Mediaset (e con lui il mero proprietario Berlusconi Silvio) già assapora il piatto: il Sic permetterà a Mondadori-Mediaset «prospettive di ricavi in più per 1-2 miliardi». La riduzione? «Una presa in giro», contestano gli esperti del centrosinistra, fra i quali Gentiloni, anche perché molte voci del Sic, «uscite dalla porta sono rientrate dalla finestra: i libri sono stati esclusi ma sono stati rimessi quelli venduti in edicola». E, fatti di nuovo i conti, il paniere è più «alto, circa 27, 28 miliardi di euro. Così Mediaset, un’azienda che è già in posizione dominante e che dopo il 30 aprile dovrebbe “dimagrire”, crescerà a almeno del 50 per cento del suo peso attuale».

L’indagine del Garante sul digitale. Ovvero, il pluralismo virtuale.
Ciampi aveva notato che, sul pluralismo dell’informazione, la legge non era «in linea con la giurisprudenza della Corte Costituzionale». Si riferiva alla sentenza 466 della Consulta che stabiliva la data del 31 dicembre 2003 per l’invio sul satellite di Rete4, poi elusa. Il Capo dello Stato aveva chiesto di ridurre il tempo a disposizione dell’Autorità per le Comunicazioni per effettuare la sua indagine sul digitale terrestre (che, aumentando i canali, permette alla rete Mediaset eccedente di trasmettere anche in analogico). Ora, il decreto «salva Rete4» varato a Natale e convertito in legge, è stato inglobato nell’art. 25 della Gasparri. Il Garante Cheli entro il 30 aprile dovrà chiudere l’indagine, ma i suoi poteri restano ambigui: se inizialmente il decreto prevedeva che Rete4 e la pubblicità su RaiTre restassero tali con «l’effettivo aumento del pluralismo» con nuovi programmi nelle tv degli italiani, ora si parla solo di «copertura del 50 per cento del territorio»: ovvero solo l’accensione degli impianti (tralicci e antenne). E i «programmi diversi da quelli analogici», possono essere trasmessi non in contemporanea. Anche sulla diffusione dei decoder i numeri sono fumosi. Il Garante Cheli resta senza parametri e tempi certi, che pure aveva chiesto. Su di lui, «si accenderanno i riflettori il 30 aprile», osserva Roberto Zaccaria, e dovrà stabilire se davvero quello che è un evento «virtuale», il passaggio al digitale, garantirà il pluralismo. E per l’ex presidente Rai, «le incostituzionalità di principio nella legge rimangono», la Cdl «non può dire di avere tenuto conto delle indicazioni di Ciampi».

Mediaset brinda alla Gasparri: «Per noi vuol dire due miliardi in più» di Roberto Rossi

PaTLaBoR
24-03-2004, 22:32
Majin hai visto il "documentario" su berlusconi intitolato Citizen Berlusconi?