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View Full Version : Addio grande LEOPARDO


bluelake
22-01-2004, 19:53
Si è spenta questa mattina una delle voci più amate della radio italiana: Leopardo, presenza storica dagli anni '70 ad oggi, su Radio Milano International, Radio 105, RTL 102.5 e in tempi recenti Hit Channel. Per i piü giovani, questo nome non vuol dir nulla; per i piü "anziani", la sua "erre" graffiante resterà uan delle pagine piü belle degli albori della radiofonia. Il funerale si svolgerà Sabato alle ore 14 alla chiesa di Lesmo.
Per ricordarlo, ho scelto due brani, il primo riportato oggi sul sito di Radio MonteCarlo (http://www.radiomontecarlo.net/radionews_index?storico=200401&article=Leopardo), l'altro tratto da un sito dedicato agli anni '70 (http://www.pagine70.com/vmnews/wmview.php?ArtID=331).
Riposa in pace, Leopardo. I tuoi ruggiti continueranno ad echeggiare nella memoria di coloro che ti hanno conosciuto, anche solo al di qua di un altoparlante.

Attento e sensibile, preparato e competente, con un enciclopedia musicale nella testa.
Sornione e squisito allo stesso tempo, in onda e fuori onda.
Se n'è andato un bravo collega, un grande amico della musica e di milioni di ascoltatori. Una voce che ha scritto una pagina importante nella storia della radio privata in Italia e in quella di Radio Monte Carlo.
Di seguito l'ultimo suo divertente scritto per il sito di RMC:
"Sono nato il primo settembre 1953 a Milano nella clinica S.Giuseppe, ma mi hanno chiamato Leonardo. Per mia madre si è trattato di un parto drammatico. Infatti, l'ostetrica dice che quando sono emerso dall'utero avevo la testa che ballonzolava al ritmo di una musica immaginaria, ma la verità è che in sala parto la radio era accesa e suonava "Shake Rattle and Roll" di Bill Haley and His Comets. Penso che questo sia uno dei motivi per i quali non ho né fratelli, né sorelle minori.
Il primo giorno di scuola al "Marconi" mi hanno chiesto di bigiare, ma mi sono rifiutato. E' stato in quei giorni che ho scoperto di avere una sorella molto più grande di me che ascoltava dischi di Frankie Lane, Nico Fidenco e Gene Pitney. Purtroppo al tempo non esisteva il Telefono Azzurro e per un po' ho dovuto sottostare a quella sorta di tortura. Poi, per vendetta, ho cominciato a finalizzare i miei pomeriggi nel renderle la vita molto impossibile e la cosa, per sua disgrazia, mi è sempre riuscita molto bene.
I cassetti della mia camera sono stati sempre pieni di modellini Dinky e Corgy toys e spesso me ne portavo uno nella tasca dei pantaloni. Il mio preferito era quello della MG A 1600, che poi da grande mi sono comprato, che figata!!
Nel 1963 ho visto i Beatles in tv e mi piacevano, però quando più tardi ho letto che i Rolling Stones erano stati arrestati perché facevano pipì sul muro di recinzione di Buckingham Palace, la mia preferenza si spostò subito su di loro e sulla siepe del vicino, che ancora oggi si chiede come la sua bouganville dopo anni di meticolose cure sia sempre alta, sì e no, 90 cm.
Durante l'estate la nostra famiglia si spostava sull'Adriatico, tra Rimini e Gabicce. Per anni mi hanno fatto credere che quello fosse il mare. Una volta cresciuto e libero di scegliere la meta delle vacanze ho scoperto che, in realtà, il mare è blu. Piada, musica solare e 200 metri a piedi per avere l'acqua alle ginocchia, per i tuffi bisognava arrivare in Yugoslavia. Ma c'era un lato positivo: quello era il posto adatto per iniziare a scrivere il proprio manuale personale di anatomia femminile.
Hai mai notato come cambiano le nostre abitudini? Al mare negli anni '60 si rinforzavano le braccia remando sui pattìni, nei '70 si dava tono ai muscoli delle gambe con i pedalò, negli '80 ci siamo presi una pausa con gli acquascooter e nei '90 ci si è gonfiati con le palestre e i pieni di Winstrol, lo steroide più venduto alle Olimpiadi di Seul.
Alle superiori avevo un rapporto splendido con la preside che mi fruttava diversi plus, tra cui la possibilità di organizzare feste nell'auditorio, uscire dalla classe quando volevo anche durante la lezione, entrare regolarmente in ritardo senza giustificazioni e altro ancora. Ancora oggi, ripensandoci, godo moltissimo.
Floriana era molto carina, ma soprattutto aveva un fratello da liceo classico, della serie "attento a quello che fai o ti metto in tasca e ti meno quando ho tempo". Mi avevano detto che un diamante è per sempre, e così per il nostro primo anniversario le avevo regalato una punta da trapano al diamante, quelle che usano i geologi nei programmi di perforazione spinta fino a dieci chilometri di profondità. D'altronde questo era il massimo consentito dal mio reddito personale. Da quel giorno è sparita, ma so che è felicemente sposata con un giornalista che scrive di economia. A pensarci bene, quella punta di trapano è stata la sua fortuna.
A proposito di economia, il mio portafoglio soffriva moltissimo in quel periodo, così, visto che era molto di moda, mi sono messo a vendere a scuola l'effigie del "Che". Cartoncino da un metro per ottanta e disegno in carboncino. La rivoluzione cubana ha avuto effetti economici devastanti in altre parti del mondo, ma molto positivi sul mio bilancio personale e con Che Guevara (mi perdoni) ho pagato molti pieni di benzina e casini vari. Sarà stato anche per questo, ma la pittura è ancora oggi una delle mie passioni condivisa forzatamente anche da chi vive con me. Non chiedetemi di mostre o cose del genere, diplomi e premi sono nel box in uno scatolone sigillato con Saratoga e nastro americano. All'università ho sempre subito lo sguardo altezzoso degli ingegneri davanti alle porte di architettura. C'erano diversi oceani che ci separavano. Col tempo ho imparato comunque a nuotarci.
Incontro un geometra che mi dice: "Perché non vieni a lavorare nella mia radio? Gli dico, sei matto? Cosa faccio un programma su tinteggiature e posa parquet?!". Ho accettato.
Dopo due mesi mi hanno chiamato dalla prima radio privata italiana per offrirmi uno show e dopo pochi anni sono a Radio 105. Poi in un'altra ed eccomi qui a Radio Monte Carlo.
Vuoi mettere il panorama?! Ogni tanto ho dei disturbi, ma tutto sommato sto bene e considerando che è cominciato tutto per caso, non ho la forza di chiudere con il destino. Ho sempre una gran voglia di musica e di parlarvi. Ciao !!!"
- Leopardo -

"E' uno stRumentista italiano molto bRavo, si chiama Pino Daniele. Questa è Je sto vicino a te".
Leopardo ha la erre arrotatissima, nel senso che non è più raschiante di tutti quelli che ce l'hanno, ma la sua è diventata la più calda, amicale, amata e famosa d'Italia dalla seconda metà degli anni Settanta, quando cominciò a trasmettere dai microfoni di Radio Milano International. Questo era il nome della prima radio privata fondata in Italia, nel 1975, per merito di Angelo Borra (che continua a metterci il grano ancora oggi) e di suo fratello Rino, che (purtroppo) continua a metterci la voce e addirittura manda in onda il figlio Aleardo che ha solo 9 anni. Quell'annuncio, "è uno stRumentista italiano molto bRavo", lo conosco a memoria perché l'ho ascoltato miliardi di volte: per me fu una conquista. Devo raccontarla dall'inizio.
Tutti i miei amici parlavano di questa Radio Milano International, ma in casa quel poco che si ascoltava la radio, era per mio padre che amava il "Gierreuno" (il giornale radio Rai in AM), il "Gazzettino Padano" (il giornale radio lombardo locale, sempre della Rai), e "Il gambero", il gioco a quiz condotto da Enzo Tortora che d'estate si alternava a Renzo Palmer o Franco Nebbia. Qualche volta, se non sbaglio il venerdì con l'aggiornamento del martedì in cui faceva ascoltare solo dei brevi pezzi delle canzoni, papà consentiva a me e alle mie sorelle (una del '56, l'altra del '63, io del '61) di ascoltare Lelio Luttazzi e la sua "Hit Parade". Cui vanno dedicate milioni di pagine a parte. Non amava, invece, "Alto gradimento" perché gli erano antipatici Arbore e Boncompagni e trovava un idiota quel mito di Mario Marenco che vendeva "panini caldi, patate calde, aranciate calde". Li avrebbe apprezzati anni dopo, a "Quelli della notte", anche se Boncompagni non c'era e girava canale quando compariva Andy Luotto. (Qualche volta, di nascosto, alle 8 di sera, mentre i nostri genitori guardavano il Telegiornale, ci acquattavamo in cucina per ascoltare "Supersonic - Dischi a Mac 2", con Gigi Marziali.
La domenica, la radio era mia. Solo mia. Cominciavo la mattina, mettendomi in sala dove avevamo una filodiffusione in legno e metallo, che non saprei descrivere diversamente da una radio elegantissima con un suono caldissimo. Alle 10 in punto, tornato di corsa dalla messa, mi sdraiavo sul divano: c'era "Gran Varietà" con Johnny Dorelli, Bice Valori, Paolo Panelli, Franca Valeri e un sacco di ospiti. A mezzogiorno, Giancarlo Guardabassi, tifoso del Perugia e del Francavilla, anche lui con una "erre" alla LeopaRdo, presentava "Dischi caldi", cioè i più venduti dall'11° al 20° posto, che premevano per entrare nella hit parade, ovviamente. Quindi si poteva pranzare e, poco dopo le 15.15, quel mitico annuncio: "La Stock di Trieste vi invita all'ascolto di Tutto il calcio minuto per minuto" all'inizio dei secondi tempi; e poi Roberto Bortoluzzi che scandiva il suo rituale: "I campi con cui saremo collegati sono Milano per Inter-Bologna, Torino per Torino-Roma, Cagliari per Cagliari-Juventus..." e via fino a quando Enrico Ameri, Sandro Ciotti, Alfredo Provenzali e gli altri radiocronisti, col nostro batticuore impazzito, davano i parziali).
Insomma, sapevo bene cos'era la radio, l'amavo, la bevevo. Quando cominciò a girare tra gli amici la storia di questa "Radio Milano", mi feci regalare una radio-registratore. Per avere sempre musica senza comprare i vinili e le cassette incise, l'unico modo era infatti di incidere i programmi radio sulle cassette vergini. Chi aveva quelle stereo e al cromo, era un gallo. Trovai Radio Milano, chiaramente cominciai a conoscere le voci di Piero e Mino Cozzi, poi quella di Gigio D'Ambrosio che è ancora lì, attapirato e con la voce impostata, che oggi trasmette la domenica "American Top 40" ed è rimasto
l'ultimo idealista di quella linea radiofonica filo americana, ispirata e nata evidentemente sulla scia dell'epico "American Graffiti" (1973) col Lupo Solitario. Che potrebbe benissimo essere Gigio, sennonché odia i ghiaccioli.
Ecco. Poter esibire sulla mia prima Mini Minor, ormai già nel 1979, l'autoradio in cui inserivo la cassetta con Leopardo che presentava "uno strumentista italiano molto bravo...", mi faceva gonfiare il petto. D'estate, fermi al portichetto di Arenzano (Genova) con le portiere aperte e la radio alta, si avvicinavano le ragazzine e si allontanava Francesco Sopranis di Radio Babboleo, risposta genovese alla nostra Milano International.
Non stiamo a dire qui com'è cambiata la nostra vita con la radio privata, e come ancora oggi dopo 28 anni non dia segni di stanchezza. Diciamo solo che continuiamo a non poterne fare a meno, e che Radio Milano International ha battezzato personaggi come Gerry Scotti, Claudio Cecchetto, Enrico Bertolino, Fausto Terenzi, Massimo Valli, Dario Desi, Giacomo Valenti, persino un manager come Giovanni Branchini che faceva il disc-jockey. Oggi si chiama Radio 101, OneOOne network, ha accolto solo da metà anni Novanta le canzoni italiane che ne erano rigorosamente bandite, e ci sono quelli come me, che trasmettono notizie e commenti sportive, ma che si emozionano ogni volta che aprono la porta degli studi in via Locatelli.


Per PAGINE 70:
Luca Serafini (Mediaset Sport)

majin mixxi
22-01-2004, 20:10
cacchio mi dispiace molto :(

SPhinX
22-01-2004, 20:55
R.I.P. :(

Mailandre
22-01-2004, 23:07
Ho acceso la Radio con lui.....mitico il suo Gingle con il ruggito......Milano international 101 (one &one) ,..era il 1975 la disco era la sua religione.
Ciao LEO......ti ricordo.

nicovent
22-01-2004, 23:10
Quando ho sentito la notizia questa mattina i miei pensieri sono tornati indietro di molti anni...

Un saluto ad un grandissimo.
CIAO E GRAZIE LEO!