Pecos
22-12-2003, 15:27
Butto giù qualche riga di riferimento nel campo delle macro, visto le domande che spesso si susseguono del tipo "Come ottengo belle macro?"
Definizione
Con il termine macrofotografia si definisce, in modo generico, la tecnica della fotografia a distanza molto ravvicinata. Si tratta di un genere di ripresa che prevede di scendere al di sotto del limite normalmente concesso agli obiettivi che non sono dotati di funzioni "macro". La normativa tecnica (norme DIN) classifica le riprese macrofotografiche in modo molto ampio: abbraccia tutte quelle a scala compresa tra 1:10 e 10:1. La pratica suggerisce di considerare "macro" quella capacità che permette ad un obiettivo di operare almeno a scala 1:2, o con maggiore ingrandimento, fino al limite del 10:1 dove si entra nela campo della microfotografia.
La Tecnica
I soggetti più ripresi in questo genere sono i fiori e gli insetti: mentre i primi sono spesso immobili i secondi non attendono di certo di esser fotografati; è per questo che la macrofotografia richiede studio, attrezzatura e soprattutto molta pazienza.
Ci sono molte cose da tenere presenti quale che sia l'attrezzatura a disposizione: più la macchina si approssima al soggetto meno profondità di campo si ha; è per questo che a distanze così ravvicinate la massima profondità di campo ottenibile è dell'ordine di millimetri. Per massimizzarla comunque è d'obbligo usare diaframmi + stretti possibili ma è allo stesso tempo consigliato usare pellicole di bassissima sensibilità che offrono grana fine, colori vivaci e miglior resa dei dettagli cioè ciò che vogliamo da una macro; ne deriva che è sempre necessario operare con esposizioni rapide per fermare il movimento dell'insetto o quello del fiore mosso dal vento ma nello stesso tempo con diaframmi stretti per disporre di una elevata profondità di campo nitido e pellicole di bassa sensibilità.
Per tale somma di ragioni è fortemente consigliato scattare con forte luce ambiente ma nello stesso tempo l'illuminazione deve essere la + uniforme possibile senza ombre che spesso cancellano il dettaglio: si ricorrerà spesso anche all'uso sistematico dei flash elettronici con lettura TTL e durata di emissione del lampo molto breve.
Per la suddetta scarsa profondità di campo nitido a tali brevi distanze per ottenere buone foto si cerca di minimizzare i piani focali rappresentati attraverso l'angolatura di ripresa: ciò vuol dire ad esempio se bisogna fotografare una farfalla non fare una ripresa "a caso" ma cercare di inquadrare in modo che le ali (soggetto + ampio) siano parallele al piano pellicola (all'incirca un unico piano focale che se messo correttamente a fuoco risulterà tutto perfettamente nitido). Qualsiasi movimento sia della macchina sia del soggetto viene notevolmente
amplificato quando si scatta a distanza ravvicinata e può sfocare il soggetto: usare un cavalletto e un flessibile o l'autoscatto integrato renderanno le vostre macro nitide e sorprendentemente dettagliate. Attenti al vento, bisogna proteggere il soggetto perfino dalla brezza + leggera magari con una giacca ma senza proiettare ombre fastidiose su questo. Il primo mattino non solo offre una luce ideale per illuminare soffusamente il soggetto ma è anche il momento della giornata con meno vento.
Altro importante aspetto che rende le macro dei principianti non entusiasmanti è la corretta messa a fuoco :
è di norma preferibile disattivare l'autofocus e usare la messa a fuoco manuale; ciò nonostante avvenendo la messa a fuoco mediante lo spostamento in avanti e indietro dell'obiettivo rispetto al piano pellicola si incontrano sempre molte difficoltà nell'ottenere una perfetta messa a fuoco: tale difficoltà è dovuta al fatto che gli spostamenti dell'obiettivo modificano non soltanto la distanza tra obiettivo e pellicola ma anche quella tra obiettivo e soggetto. Nella fotografia normale la distanza tra obiettivo e soggetto è tanto grande che lievissime diminuzioni causate dall'avanzamento dell'obiettivo non hanno nessuna conseguenza pratica. Ma nella fotografia ravvicinata tali diminuzioni sono percentualmente rilevanti rispetto alla distanza complessiva tra obiettivo e soggetto. Ne risulta che ogni spostamento dell'obiettivo modifica simultaneamente la sua distanza dal soggetto e dal piano pellicola invece di modificare una sola in funzione dell'altra: quindi è spesso difficilissimo raggiungere la giusta messa a fuoco e dare all'immagine la massima nitidezza.
Il metodo + facile per aggirare questo ostacolo consiste nel mettere a fuoco approssimativamente e quindi spostare cautamente (magari con l'ausilio di un cavalletto) avanti e indietro o l'apparecchio o l'oggetto da fotografare fino a quando questo appare nitido sul vetro smerigliato o altro dispositivo.
E' per questo che i grandi maestri della macrofotografia usano oltre ad apparecchi di grande formato macchine con dispositivo per la messa a fuoco dorsale: in tali apparecchi l'obiettivo rimane fisso e il dorso può essere spostato per portare a fuoco l'immagine. In tal modo la distanza tra obiettivo e soggetto rimane inalterata e la distanza tra obiettivo e piano pellicola può essere regolata senza difficoltà.
L'attrezzatura
Ci si accorgerà comunque che la maggiore difficoltà risiede nel non fare scappare il soggetto avvicinandosi: è quindi consigliata ricorrere ai teleobiettivi macro da 100-200 mm o a volte anche da 300 mm di focale tutti ottimizzati per una massima correzione della distorsione e per offrire una elevata planarità di campo; la luminosità raramente supera f/2,8 e spesso il diaframma raggiunge f/32.
In taluni casi una soluzione limite può essere quella dell'uso di tubi di prolunga e di moltiplicatori di focale
Le lenti addizionali da applicare davanti all'obiettivo sono di differente potenza (da +2 a +4) e offrono un vantaggio pratico notevole ovvero non richiedono alcuna compensazione di esposizione; lo svantaggio è quelllo di introdurre aberrazioni indesiderate: le migliori comunque sono quelle composte da due lenti incollate per compensare almeno l'aberrazione cromatica.
I tubi di prolunga sono anelli di allungamento che vanno interposti tra il corpo e l'obiettivo: quest'ultimo risulta così notevolmente allontanato dal piano pellicola e questo cosìddetto aumento di "tiraggio" porta ad un maggiore ingrandimento. I contro sono che spesso impazziscono i rilevamenti di autificus e di lettura esposimetrica.
I soffietti di prolunga operano allo stesso modo dei tubi ma con il vantaggio di consentire una variazione continua dell'allungamento.
FINE :)
Spero che tale trattazione sia d'aiuto a qualcuno e prego segnalarmi possibili errori e/o mancanze dovute alla mia piccola conoscenza del vasto mondo che è la fotografia.
Saluti a tutti!
;)
Definizione
Con il termine macrofotografia si definisce, in modo generico, la tecnica della fotografia a distanza molto ravvicinata. Si tratta di un genere di ripresa che prevede di scendere al di sotto del limite normalmente concesso agli obiettivi che non sono dotati di funzioni "macro". La normativa tecnica (norme DIN) classifica le riprese macrofotografiche in modo molto ampio: abbraccia tutte quelle a scala compresa tra 1:10 e 10:1. La pratica suggerisce di considerare "macro" quella capacità che permette ad un obiettivo di operare almeno a scala 1:2, o con maggiore ingrandimento, fino al limite del 10:1 dove si entra nela campo della microfotografia.
La Tecnica
I soggetti più ripresi in questo genere sono i fiori e gli insetti: mentre i primi sono spesso immobili i secondi non attendono di certo di esser fotografati; è per questo che la macrofotografia richiede studio, attrezzatura e soprattutto molta pazienza.
Ci sono molte cose da tenere presenti quale che sia l'attrezzatura a disposizione: più la macchina si approssima al soggetto meno profondità di campo si ha; è per questo che a distanze così ravvicinate la massima profondità di campo ottenibile è dell'ordine di millimetri. Per massimizzarla comunque è d'obbligo usare diaframmi + stretti possibili ma è allo stesso tempo consigliato usare pellicole di bassissima sensibilità che offrono grana fine, colori vivaci e miglior resa dei dettagli cioè ciò che vogliamo da una macro; ne deriva che è sempre necessario operare con esposizioni rapide per fermare il movimento dell'insetto o quello del fiore mosso dal vento ma nello stesso tempo con diaframmi stretti per disporre di una elevata profondità di campo nitido e pellicole di bassa sensibilità.
Per tale somma di ragioni è fortemente consigliato scattare con forte luce ambiente ma nello stesso tempo l'illuminazione deve essere la + uniforme possibile senza ombre che spesso cancellano il dettaglio: si ricorrerà spesso anche all'uso sistematico dei flash elettronici con lettura TTL e durata di emissione del lampo molto breve.
Per la suddetta scarsa profondità di campo nitido a tali brevi distanze per ottenere buone foto si cerca di minimizzare i piani focali rappresentati attraverso l'angolatura di ripresa: ciò vuol dire ad esempio se bisogna fotografare una farfalla non fare una ripresa "a caso" ma cercare di inquadrare in modo che le ali (soggetto + ampio) siano parallele al piano pellicola (all'incirca un unico piano focale che se messo correttamente a fuoco risulterà tutto perfettamente nitido). Qualsiasi movimento sia della macchina sia del soggetto viene notevolmente
amplificato quando si scatta a distanza ravvicinata e può sfocare il soggetto: usare un cavalletto e un flessibile o l'autoscatto integrato renderanno le vostre macro nitide e sorprendentemente dettagliate. Attenti al vento, bisogna proteggere il soggetto perfino dalla brezza + leggera magari con una giacca ma senza proiettare ombre fastidiose su questo. Il primo mattino non solo offre una luce ideale per illuminare soffusamente il soggetto ma è anche il momento della giornata con meno vento.
Altro importante aspetto che rende le macro dei principianti non entusiasmanti è la corretta messa a fuoco :
è di norma preferibile disattivare l'autofocus e usare la messa a fuoco manuale; ciò nonostante avvenendo la messa a fuoco mediante lo spostamento in avanti e indietro dell'obiettivo rispetto al piano pellicola si incontrano sempre molte difficoltà nell'ottenere una perfetta messa a fuoco: tale difficoltà è dovuta al fatto che gli spostamenti dell'obiettivo modificano non soltanto la distanza tra obiettivo e pellicola ma anche quella tra obiettivo e soggetto. Nella fotografia normale la distanza tra obiettivo e soggetto è tanto grande che lievissime diminuzioni causate dall'avanzamento dell'obiettivo non hanno nessuna conseguenza pratica. Ma nella fotografia ravvicinata tali diminuzioni sono percentualmente rilevanti rispetto alla distanza complessiva tra obiettivo e soggetto. Ne risulta che ogni spostamento dell'obiettivo modifica simultaneamente la sua distanza dal soggetto e dal piano pellicola invece di modificare una sola in funzione dell'altra: quindi è spesso difficilissimo raggiungere la giusta messa a fuoco e dare all'immagine la massima nitidezza.
Il metodo + facile per aggirare questo ostacolo consiste nel mettere a fuoco approssimativamente e quindi spostare cautamente (magari con l'ausilio di un cavalletto) avanti e indietro o l'apparecchio o l'oggetto da fotografare fino a quando questo appare nitido sul vetro smerigliato o altro dispositivo.
E' per questo che i grandi maestri della macrofotografia usano oltre ad apparecchi di grande formato macchine con dispositivo per la messa a fuoco dorsale: in tali apparecchi l'obiettivo rimane fisso e il dorso può essere spostato per portare a fuoco l'immagine. In tal modo la distanza tra obiettivo e soggetto rimane inalterata e la distanza tra obiettivo e piano pellicola può essere regolata senza difficoltà.
L'attrezzatura
Ci si accorgerà comunque che la maggiore difficoltà risiede nel non fare scappare il soggetto avvicinandosi: è quindi consigliata ricorrere ai teleobiettivi macro da 100-200 mm o a volte anche da 300 mm di focale tutti ottimizzati per una massima correzione della distorsione e per offrire una elevata planarità di campo; la luminosità raramente supera f/2,8 e spesso il diaframma raggiunge f/32.
In taluni casi una soluzione limite può essere quella dell'uso di tubi di prolunga e di moltiplicatori di focale
Le lenti addizionali da applicare davanti all'obiettivo sono di differente potenza (da +2 a +4) e offrono un vantaggio pratico notevole ovvero non richiedono alcuna compensazione di esposizione; lo svantaggio è quelllo di introdurre aberrazioni indesiderate: le migliori comunque sono quelle composte da due lenti incollate per compensare almeno l'aberrazione cromatica.
I tubi di prolunga sono anelli di allungamento che vanno interposti tra il corpo e l'obiettivo: quest'ultimo risulta così notevolmente allontanato dal piano pellicola e questo cosìddetto aumento di "tiraggio" porta ad un maggiore ingrandimento. I contro sono che spesso impazziscono i rilevamenti di autificus e di lettura esposimetrica.
I soffietti di prolunga operano allo stesso modo dei tubi ma con il vantaggio di consentire una variazione continua dell'allungamento.
FINE :)
Spero che tale trattazione sia d'aiuto a qualcuno e prego segnalarmi possibili errori e/o mancanze dovute alla mia piccola conoscenza del vasto mondo che è la fotografia.
Saluti a tutti!
;)