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View Full Version : Corporate Social Responsability


SaMu
11-11-2003, 17:30
Tradotto dall'inglese, Responsabilità Sociale delle Imprese.

Conoscete l'argomento? Siete incuriositi? Siete scettici? Avete mai dato un'occhiata a cosa comunicano a riguardo praticamente tutte le principali imprese?


Ad esempio:

ENI: www.eni.it (in alto a sinistra, La Compagnia, Responsabilità dell'impresa)

Coca Cola: http://www2.coca-cola.com/ (in alto a sinistra, Citizenship)

DHL: http://www.dpwn.de/en_de/society_environment/index.html

SaMu
12-11-2003, 16:18
up

homerr
12-11-2003, 16:25
E' molto interessante come tema, fammi finire di preparare Gestione delle amministrazioni pubbliche e se sopravvivo al week end ti tartasso di domande...:D

SaMu
12-11-2003, 16:44
Forse il thread non decolla perchè non è chiaro di cosa parliamo.. allora, in breve nei paradigmi gestionali di qualsiasi impresa è ormai una realtà il concetto di responsabilità sociale dell'impresa.

Si parla stakeholders in luogo di shareholders, dove stakeholders sono i "portatori di interessi" nei confronti dell'impresa che vanno dai clienti ai dipendenti, ai concorrenti, alla comunità locale, all'ambiente, alla comunità finanziaria.


ENI ad esempio scrive:


La responsabilità sociale d'impresa è parte integrante del modo di operare dell'Eni. Il nostro obiettivo è sempre stato quello di coniugare competitività con sostenibilità. E' un impegno che si ritrova nei nostri principi, nelle politiche e nei comportamenti manageriali che caratterizzano l'operato della nostra azienda, e che sono tesi a promuovere una "cultura della sostenibilità" e a rafforzare la fiducia nell'Eni da parte degli stakeholders . E' un impegno teso a valorizzare la creatività e la predisposizione all'innovazione che consideriamo un investimento nella competitività e longevità della nostra azienda, ma anche la chiave per promuovere con successo una maggiore produttività, crescita e sostenibilità. In un mondo dove i ruoli delle istituzioni e delle comunità cambiano rapidamente, dove gli squilibri della globalizzazione dei processi economici richiedono la partecipazione attiva da parte di tutti gli attori della società civile, le imprese possono e devono svolgere un ruolo determinante per contribuire in modo sostenibile a generare crescita e sviluppo, dando vita ad un miglioramento complessivo della qualità della vita.

Le compagnie energetiche come la nostra si trovano pertanto a rispondere a livello locale, così come su scala mondiale, alle crescenti aspirazioni e aspettative della società civile e delle comunità internazionale, sia in termini di riflessione sui valori, che di integrazione degli stessi nell'organizzazione, nelle politiche e nella gestione quotidiana delle loro attività operative.


Operare in modo responsabile è sempre stato parte della cultura e del patrimonio dell'Eni. I principi che ispirano la nostra condotta derivano dai valori che hanno caratterizzato la nostra attività sin dai primi anni. Sono valori presenti nel nostro Codice di Comportamento, nei più rigorosi standard adottati in materia di Corporate Governance, nel pieno rispetto delle leggi nazionali e delle convenzioni e linee guida internazionali, nella ricerca di nuove sfide tecnologiche, nell'adozione di sistemi di gestione e procedure operative di settore, nel costante impegno teso a promuovere e valorizzare le capacità professionali dei nostri dipendenti, nell'attenzione prestata alla diversità, alle culture e alle tradizioni dei popoli e delle comunità con cui la nostra azienda interagisce, ma soprattutto nel comportamento che quotidianamente gli uomini e le donne dell'Eni assumono e promuovono nello svolgimento del loro lavoro.



Cosa ne pensate? Conoscete comportamenti o azioni che confermano o violano questi orientamenti? Vi sembrano vuote parole o avvertite questi concetti nella realtà che vi circonda?

cerbert
12-11-2003, 17:05
Originariamente inviato da SaMu
Tradotto dall'inglese, Responsabilità Sociale delle Imprese.

Conoscete l'argomento? Siete incuriositi? Siete scettici? Avete mai dato un'occhiata a cosa comunicano a riguardo praticamente tutte le principali imprese?


Più che altro è interessante dare un'occhiata a quello che comunicano a riguardo le principali imprese.

http://www.bechtel.com/relations.htm

e quello che dicono di loro


Just over a year ago, the San Francisco Board of Supervisors canceled a contract with Bechtel for the management of the city's water systems upgrade. Bechtel was doing unnecessary and overpriced work and charged the city for tens of thousands of dollars worth of personal expenses. Many also feared that Bechtel had its eye on privatizing the city's water.

After privatizing the water systems in Cochabamba, Bolivia, a Bechtel subsidiary made the price of water so expensive that many, particularly the poorest users, could no longer afford it. Bechtel then, at best, sat still while the Bolivian government met mass public protests with deadly force. In the end, the people of Cochabamba prevailed and the government canceled Bechtel's contract. In response, Bechtel is suing Bolivia for $25 million in lost profits.

In the 1980's, with the help of then Middle East envoy Donald Rumsfeld, Bechtel aggressively lobbied the Iraqi government to allow Bechtel to build an oil pipeline from Iraq to Jordan, while Hussein was simultaneously bombarding his own people and the people of Iran with chemical weapons. Hussein called off the deal. Now Hussein is out and Bechtel is in - this time, pumping water instead of oil.


http://www.corpwatch.org/action/PAA.jsp?articleid=6969


In Iraq, dal 1983 ai primi anni `90, Bechtel partecipò insieme al gruppo turco Enka alla costruzione della diga e della centrale di Bekme (al confine con la Turchia). Sempre nel 1983 Bechtel entrò in trattativa per costruire un oleodotto dall'Iraq al porto giordano di Aqaba. Il progetto fu discusso da Saddam Hussein e da Donald Rumsfeld che si trovava a Baghdad nel dicembre 1983 come inviato di pace in Medio oriente. Per assicurarsi le retrovie, Bechtel fece entrare in questo progetto Bruce Rappoport, un manager svizzero ben introdotto in Israele, per ottenere la promessa che Israele non avrebbe attaccato l'oleodotto. A sua volta Rappoport assunse l'avvocato Robert Wallach, molto vicino a Edwin Meese III, allora ministro della giustizia (Attorney general). Meese fu messo sotto inchiesta, non fu accusato di nulla ma si dimise. L'oleodotto non fu mai costruito.

Nel Terzo mondo, Bechtel è assurta agli onori delle cronache in Oceania e in America Latina. In Australia Bechtel ha partecipato alla costruzione e alla sicurezza della fonderia di alluminio dell'Alcoa a Portland (tra parentesi, era presidente amministratore delegato dell'Alcoa Paul O'Neill, il ministro dell'economia scelto da Bush il giovane, e poi licenziato perché non abbastanza "falco"). La fonderia suscitò le proteste dei pescatori della zona per i rifiuti tossici dispersi in acqua, e un'azione di resistenza da parte del popolo aborigeno dei Gunditchmara. In Bolivia invece nel 1999 il governo privatizzò la distribuzione dell'acqua e la Bechtel assunse il controllo della compagnia Aguas del Tunari che assicurava il rifornimento idrico della città di Cochabamba (terza città della Bolivia). Nel girò di poche settimane il canone dell'acqua saliva alle stelle, costringendo famiglie che guadagnavano 60 dollari al mese a pagarne 15 solo per l'acqua. Le bollette rimasero impagate e nel 2001 la Bechtel fece addirittura causa per 25 milioni di dollari alla Bolivia! La vicenda è citata in tutti gli studi sui disastri provocati dalla privatizzazione dell'acqua.


http://attac.org/italia/articoli/nowar185.htm

La Corporate Social Responsability (detta anche "social accountability") è una delle grandi conquiste dei consumatori e,ovviamente, ci sono anche esempi positivi (il primo che mi viene in mente: la Granarolo Latte) ma, come si suol dire, più si sale verso l'alto e più le miserie terrene diventano ininfluenti.

C'è ancora un bel po' da fare...

StefAno Giammarco
12-11-2003, 17:10
Cerby mi spieghi meglio la Granarolo? In cosa da il buon esempio?

Riguardo all'argomento non ne so nulla, quello che posso dire che le piccole medie aziende dalle mie parti fanno, chi più chi meno dichiarazioni simili però non rispettano quasi mai la 626 non dico nella lettera, non pretendo nello spirito ma nemmeno nella forma. Basterebbe vedere il mio ufficio (tra l'altro si è rotto il riscaldamento e non si arriva a farlo aggiustare...).

Scusate la miseria dei miei argomenti ;)

Suoch
12-11-2003, 17:39
In Italia si sta parlando molto di bilancio sociale. Qui a Torino, come commercialisti, abbiamo un gruppo di studio sulla materia, che ha fra l'altro affiancato il Comune di Torino nella predisposizione del suo bilancio sociale.
E' un discorso trasversale, che interessa tanto i pubblici che i privati, tanto i soggetti di impresa quanto i no profit.
Sinceramente io mi sono avvicinato al gruppo di studio, ma, constatato che non avevo il tempo di seguirne i lavori (e che non ci tiravo su una lira ;)) ho abbandonato.

cerbert
13-11-2003, 08:24
Sulla Granarolo

Dicono di sè:
http://www.granarolo.it/mappa.php

Dicono gli altri:
http://www.improntaetica.it/sez/pag136.htm

http://www.tatavasco.it/altromondo/consumo/punt_etico.htm (voce "le migliori")

Consultando la "Guida al Consumo Critico" - edizioni EMI, la Granarolo figura in testa alle aziende "profit" per rispetto ambientale, trasparenza, tutela del consumatore e diritti sindacali.
Ovviamente i dati fanno riferimento al 2001, quest'anno esce la nuova edizione.

Altra ditta "profit" ad avere punteggi quasi analoghi e la "Illy Caffè", che paga ai produttori circa il 30% in più del prezzo di mercato e aggiunge un premio annuo di incentivo qualità, praticamente una mosca bianca nelle importazioni alimentari. Oltre a tutti gli adempimenti in tutela del consumatore e trasparenza.

Quello che mi preme dire, ed è un peccato che questo thread non decolli, è che esistono sicuramente imprese che, per diversi motivi (convinzione, orgoglio, promozione) mantengono profili etici.
Purtroppo non si può sperare che questo accada sempre e, soprattutto, man mano che l'azienda si allontana dagli occhi del proprio cliente o non produce/distribuisce beni di consumo, questo stimolo diventa sempre meno avvertibile.
Del resto, la società civile non si basa solo sulla buona volontà delle persone (altrimenti avremmo l'utopia anarchica realizzata), ma anche sul diritto (altrimenti avremmo l'anarchia reale).
Le persone rispettano la legge e si comportano correttamente, alcune per orgoglio personale, ma la maggior parte per coscienza delle sanzioni.

Lo stesso dovrebbe valere per le aziende ma, nel momento in cui queste si slegano dall'appartenenza nazionale, le leggi non riescono più a seguirle e la sola sorveglianza o sanzione dei clienti, per quanto forte, può non bastare.

Un esempio di ciò è la Nestlè. La sua politica commerciale sia criminalmente corresponsabile della morte di migliaia di neonati l'anno. Per questo è sotto boicottaggio da anni ma solo ultimamente ha accettato di negoziare con i rappresentanti della campagna di boicottaggio. A livello istituzionale, tutto ciò che si è riuscito a fare sono state due multe miliardarie comminategli dall'OMS ma che non equivalgono neanche ad un anno dei profitti che gli porta la politica commerciale scellerata che tiene nel Sud economico del mondo.
Se in Italia una ditta fornisse ai consumatori informazioni false sul proprio prodotto, la legge interverrebbe prima con sanzioni e poi con sequestri, ma questo non è possibile a livello internazionale.

SaMu
13-11-2003, 12:09
Anche a me spiace che il thread non decolli, ma onestamente speravo in una discussione più "neutra".. ora, io non conosco nulla della Bechtel che hai citato alla prima risposta la sento ora per la prima volta, però mi chiedo..

E' possibile che non si possa discutere di un tema che riguarda qualsiasi impresa del mondo dal calzolaio sotto casa mia alle Fortune100, senza citare Bush Rumsfield e O'Neill Attac le privatizzazioni e gli (immancabili) oleodotti?

Voglio farti capire Cerbert che non ho un pregiudizio a discutere di questi argomenti.. ma se impostiamo un argomento generale come "corporate social responsability" così, non può che diventare teatro della solita contrapposizione sterile e ideologica.. io ora rispondo qualcosa, tu mi rispondi qualcos'altro, chi interviene nel thread vede da una parte Bush le privatizzazioni e l'oleodotto dall'altra le imprese il liberismo.. entro la fine della prima pagina questa discussione sarà uguale a 1000 altre, entro la seconda qualcuno citerà i morti del comunismo e qualcun altro quelli del nazismo.. temo.

Quando ho aperto questa discussione mi veniva in mente ad esempio di parlare di uomini, vale a dire un'impresa è un'organizzazione di uomini, arriva ad un concetto come la Corporate Social Responsability.. le imprese, le organizzazioni, definiscono il concetto, ma poi sono le singole persone che lavorano nell'impresa dalla base al vertice a renderlo reale.. le persone sono pronte o no a questo concetto? Chi di noi lavora è raggiunto da questo concetto? Quando lavora lo fa proprio, lo include nelle sue azioni o rimane lettera morta? Il panettiere di fianco alla Chiesa cosa pensa della CSR?

Se su certi temi siamo ancora separati da idee troppo diverse, evitiamoli.. abbiamo un giudizio radicalmente diverso dell'impresa multinazionale? Parliamo rigorosamente di imprese mononazionali italiane.. abbiamo un giudizio radicalmente diverso della privatizzazione? Parliamo di imprese rigorosamente già private.. evitiamo per una volta di farne una discussione prevalentemente ideologica.

Esisterà un'impresa italiana privata che non abbia avvelenato bambini in Africa, non abbia costruito oleodotti illegali a Chucuchamba, e su cui si possa discutere in maniera "neutra" il concetto di CSR? Secondo me sì.. proviamoci.

Bet
13-11-2003, 12:27
oggi provero' a chiedere al mio panettiere cosa pensa della Corporate Social Responsability, poi domani cerco di riprodurti la pernacchia che mi avrà fatto :D

a parte la battuta... anzi no, a proposito della battuta, Samu, ho l'impressione che sia un argomento dove esprimere il proprio parere necessiti di conoscenze non proprio superficiali... a meno di non voler dire banalità

prova iniziare a dire qualcosa tu, al massimo ti facciamo una pernacchia col mio panettiere :D

cerbert
13-11-2003, 12:44
SaMu, hai in parte frainteso il mio intento.
Ho citato la Bechtel perchè, nella mia ignoranza, era il primo caso che veniva alla mente oltre alla ormai abusata Nestlè.

E anche perchè è una delle imprese il cui sito trasuda di attenzione etica.
Attenzione etica, tralasciando la questione Iraq, ampiamente contraddetta nei fatti.
Perchè è già grave che una ditta che si accolla un servizio alzi le tariffe con nessuna attenzione al reddito locale.
Ed e' ancora più grave che lo faccia dopo aver promesso di lavorare "mano a mano" con la comunità locale (vedi sito).


Questo per dire che non basta la dichiarazione dell'impresa ma occorre che il consumatore si documenti in proprio.
E per dire anche che non basta neanche la documentazione del consumatore ma occorre a livello internazionale la stessa "certezza del diritto", che vi è a livello nazionale sulle leggi che regolano i diritti e i doveri d'impresa, come insegna il caso Nestlè.

Per inciso, prima della Bechtel volevo puntare il dito sulla Coca-Cola. Purtroppo hanno un sito impossibile da consultare con Opera... maledetti corporativi!!! :D

smeg47
13-11-2003, 13:03
Io ho l'impressione che quello che viene detto non trova poi riscontro nella pratica, nel senso che le linne guida che vengono ad esempio citate da Eni si applichino fin tanto che non rappresentino un ostacolo allo sviluppo del business vero e proprio.

Sarà banale, ma da quel poco che vedo e capisco le cose, a mio parere, vanno così

fabio69
16-11-2003, 14:49
Originariamente inviato da cerbert
La Corporate Social Responsability (detta anche "social accountability") è una delle grandi conquiste dei consumatori e,ovviamente, ci sono anche esempi positivi (il primo che mi viene in mente: la Granarolo Latte) ma, come si suol dire, più si sale verso l'alto e più le miserie terrene diventano ininfluenti.

C'è ancora un bel po' da fare...

di quali consumatori vai parlando
immagino che tu ti riferisca alle potentissime associazioni di consumatori americani, le uniche in grado di influire realmente sulle decisioni delle corporation e delle big-corporation americane
quelle italiane non contano nulla

fabio69
16-11-2003, 15:00
Originariamente inviato da cerbert
Sulla Granarolo

Dicono di sè:
http://www.granarolo.it/mappa.php

Dicono gli altri:
http://www.improntaetica.it/sez/pag136.htm

http://www.tatavasco.it/altromondo/consumo/punt_etico.htm (voce "le migliori")

Consultando la "Guida al Consumo Critico" - edizioni EMI, la Granarolo figura in testa alle aziende "profit" per rispetto ambientale, trasparenza, tutela del consumatore e diritti sindacali.
Ovviamente i dati fanno riferimento al 2001, quest'anno esce la nuova edizione.

Altra ditta "profit" ad avere punteggi quasi analoghi e la "Illy Caffè", che paga ai produttori circa il 30% in più del prezzo di mercato e aggiunge un premio annuo di incentivo qualità, praticamente una mosca bianca nelle importazioni alimentari. Oltre a tutti gli adempimenti in tutela del consumatore e trasparenza.

Quello che mi preme dire, ed è un peccato che questo thread non decolli, è che esistono sicuramente imprese che, per diversi motivi (convinzione, orgoglio, promozione) mantengono profili etici.
Purtroppo non si può sperare che questo accada sempre e, soprattutto, man mano che l'azienda si allontana dagli occhi del proprio cliente o non produce/distribuisce beni di consumo, questo stimolo diventa sempre meno avvertibile.
Del resto, la società civile non si basa solo sulla buona volontà delle persone (altrimenti avremmo l'utopia anarchica realizzata), ma anche sul diritto (altrimenti avremmo l'anarchia reale).
Le persone rispettano la legge e si comportano correttamente, alcune per orgoglio personale, ma la maggior parte per coscienza delle sanzioni.

Lo stesso dovrebbe valere per le aziende ma, nel momento in cui queste si slegano dall'appartenenza nazionale, le leggi non riescono più a seguirle e la sola sorveglianza o sanzione dei clienti, per quanto forte, può non bastare.

Un esempio di ciò è la Nestlè. La sua politica commerciale sia criminalmente corresponsabile della morte di migliaia di neonati l'anno. Per questo è sotto boicottaggio da anni ma solo ultimamente ha accettato di negoziare con i rappresentanti della campagna di boicottaggio. A livello istituzionale, tutto ciò che si è riuscito a fare sono state due multe miliardarie comminategli dall'OMS ma che non equivalgono neanche ad un anno dei profitti che gli porta la politica commerciale scellerata che tiene nel Sud economico del mondo.
Se in Italia una ditta fornisse ai consumatori informazioni false sul proprio prodotto, la legge interverrebbe prima con sanzioni e poi con sequestri, ma questo non è possibile a livello internazionale.

beh capirai lo sforzo
un azienda che produce latte che va direttamente dalla mucca al bambino che lo beve (lo dice anche la publicità) e si lecca i baffi non è che ci voglia tanto per essere ambientalista e politicamente corretta, forse, magari è un pò più difficile per una azienda di prodotti chimici
in quanto al caffè illy, non so che politica pratica con i produttori, ma io che non sono un consumatore sprovveduto (o che almeno non mi reputo tale) compro il caffè no-brand discount, che costa la metà e mi piace di più
mi spieghi come concretamente la nestlè sia corresponsabile della morte di migliaia di neonati o è la solita sparata della solita campagna no-global contro le solite multinazionali?

SaMu
16-11-2003, 15:11
Originariamente inviato da smeg47
Io ho l'impressione che quello che viene detto non trova poi riscontro nella pratica, nel senso che le linne guida che vengono ad esempio citate da Eni si applichino fin tanto che non rappresentino un ostacolo allo sviluppo del business vero e proprio.

Sarà banale, ma da quel poco che vedo e capisco le cose, a mio parere, vanno così

E' una questione di management, che dichiara qualcosa ma non predispone gli strumenti (strategia? organizzazione? controllo di gestione?) per realizzarlo?

Oppure forse i dipendenti non sono ancora pronti a far proprio un nuovo modo di operare?

Oppure ci sono altri motivi ancora (ho pensato ai primi che mi sono venuti in mente, ma dato che lavori in un'impresa magari ce ne puoi dire altri che ritieni più effettivi)?

SaMu
16-11-2003, 15:20
Originariamente inviato da fabio69
beh capirai lo sforzo
un azienda che produce latte che va direttamente dalla mucca al bambino che lo beve (lo dice anche la publicità) e si lecca i baffi non è che ci voglia tanto per essere ambientalista e politicamente corretta, forse, magari è un pò più difficile per una azienda di prodotti chimici
in quanto al caffè illy, non so che politica pratica con i produttori, ma io che non sono un consumatore sprovveduto (o che almeno non mi reputo tale) compro il caffè no-brand discount, che costa la metà e mi piace di più
mi spieghi come concretamente la nestlè sia corresponsabile della morte di migliaia di neonati o è la solita sparata della solita campagna no-global contro le solite multinazionali?

Vorrei precisare (probabilmente è il caso :D) che CSR non è un concetto determinato dal rispetto di leggi, regolamenti ed altre normative.

Leggi regolamenti e normative sono da rispettare in quanto tali, a prescidendere che un'impresa fondi o no una cultura di CSR.

Non confondiamo CSR con "rispetto delle leggi" primo perchè va decisamente oltre (anzi, potremmo definire CSR come quell'insieme di azioni nell'interesse di tutti i portatori di interessi dell'azienda che vanno OLTRE la normativa, dove portatori di interessi sono dai dipendenti allo stato, alle comunità locali ai finanziatori, agli azionisti al mercato ai fornitori) secondo perchè "qualcuno" :D potrebbe utilizzare al rovescio il concetto per sottointendere che "no CSR=illegalità".



Traducendo dalla teoria alla pratica, un'impresa che ha intrinsecamente maggiore impatto ambientale (vedi ENI) potrebbe essere molto più orientata nei fatti e nei risultati alla CSR, rispetto ad una compagnia di servizi o produzione leggera che al contrario si limita al rispetto formale degli obblighi normativi e li si ferma.

fabio69
16-11-2003, 15:24
mah in effetti
spesso sono enunciazioni, dichiarazioni d'intenti, linee guida a cui l'impresa dichiara d'attenersi
nel concreto, nell'applicazione pratica tali (buoni) propositi si diluiscono, non sempre risondono alle solenni dichiarazioni, come è normale che sia, il mondo ideale non corrisponde quasi mai al mondo reale anche se è un qualcosa a cui ciascuno singolo individuo o impresa dovrebbe sforzare d'arrivare

tranne ovviamente che nel mondo agreste della granarolo-latte :rolleyes: