dataman
25-09-2003, 12:09
So che può sembrare un argomento inutile, ma mi sono reso conto parlando con amici, conoscenti e colleghi, che una delle maggiori cause di stress e nervosismo domestici di una giovane coppia è la difficoltà ad impostare un corretto comportamento alimentare del proprio bambino a tavola.
Chi non ha mai fatto un'urlata furiosa, rifilato sberlotti o semplicemente si deprime, si sente saltare il sistema nervoso di fronte ai pasticci mostruosi che il paragolo fa con la pappa mentre è a tavola ?:muro: :(
Insomma, uno arriva a casa alla sera stanco, nervoso e magari un po' incazzato per il lavoro, per il traffico, per un'influenza incipiente, per un mal di testa, etc..., si mette subito in cucina a spignattare o da' una mano alla moglie a preparare la tavola. Poi bisogna preparare la pappa del piccolo, che sta iniziando lo svezzamento o che ha appena iniziato ad alimentarsi da solo, ed ecco che incominciano i pasticci: rutti, sputini, rifiuto del cucchiaino, manate sui piatti, rovesciamento di stoviglie e bicchieri, spiaccicamento di cibi molli sui muri, lancio di cibo per terra, e chi più ne ha più ne metta. :(
Il problema è che oltre al casino pazzesco generato da questi comportamenti, si instaura una sensazione di ansia nei genitori, che temono che il bambino non mangi abbastanza e che poi deperisca o si ammali.
Io vi giuro che con tutti e due i miei figli ho passato questa fase e devo dire che quando finisce si sta davvero mooooolto meglio
:)
In ogni caso, vorrei riportare qui brevemente per sommi capi il discorso che fece il mio pediatra (oltre che pediatra è anche specializzato in puericoltura e neuropsichiatria infantile) per tranquillizzare mia moglie e me quando eravamo stressati e preoccupati dall'atteggiamento verso il cibo del mio primo figlio.
In sostanza, le cose stanno così:
Dall'inizio dello svezzamento completo (6-8 mesi) fino ai 2 anni di età si possono osservare tre fasi precise e distinte nell'atteggiamento del bambino verso il cibo:
1) Fase esplorativa manuale/materiale: il bambino inizia a percepire il momento dell'alimentazione come un fatto di propria partecipazione attiva (non più solo passiva come l'allattamento al seno o al biberon). Inizia quindi a prendere contatto con il cibo, e l'unico modo che ha per farlo è quello di conoscerlo tramite stimoli diretti e concreti. Lo tocca lo manipola, ne osserva la consistenza, il colore, la forma e poi, se decide di assaggiarlo ed inghiottirlo (cosa che non sempre capita), crea l'associazione del sapore e del gusto. In questo modo il bambino forma le proprie preferenze in ambito "culinario".
2) Fase comparativa: Il bambino crea un nesso, un parallelo con i genitori, che vede assumere cibo in maniera attiva e volontaria, e con la propria alimentazione. E' quindi abbastanza comune il comportamento del bambino che pasticcia con il proprio cibo, lo assaggia e poi lo porge ai genitori perchè lo mangino. Non è nemmeno infrequente il fatto che il bambino voglia a tutti i costi "ribaltare i ruoli" e quindi cerchi di alimentare i propri genitori prendendo cibo dal proprio piatto o da quello dei genitori e lo porga a loro perchè lo mangino, ripentendo e ribaltando così il gesto quotidiano del genitore che alimenta il proprio bambino (il mio piccolino ci ha imboccati, mia moglie e me, per diversi mesi:D :D :) )
3) L'ultima fase di apprendimento alimentare, prima della definitiva normalizzazione, è la cosiddetta fase della autonomia.
Il bambino pretende, pur non essendone completamente capace, di alimentarsi da solo, utilizzando piatti, posate, bicchieri e reagisce in malo modo, con pianti e capricci se si cerca di impedirglielo. Non vi dico quante stoviglie rotte, pappe spiaccicate per terra, tovaglie incrostate ci è costata questa terza fase :D :D.
Devo dire che questo discorsetto del mio pediatra, pur non togliendo nulla alla fatica della gestione dei piccini, mi ha sicuramente aiutato a stressarmi di meno ed a prendere con un po' di filosofia e pazienza alcune fasi della crescita dei miei due cuccioli :)
Ciao a tutti.
Chi non ha mai fatto un'urlata furiosa, rifilato sberlotti o semplicemente si deprime, si sente saltare il sistema nervoso di fronte ai pasticci mostruosi che il paragolo fa con la pappa mentre è a tavola ?:muro: :(
Insomma, uno arriva a casa alla sera stanco, nervoso e magari un po' incazzato per il lavoro, per il traffico, per un'influenza incipiente, per un mal di testa, etc..., si mette subito in cucina a spignattare o da' una mano alla moglie a preparare la tavola. Poi bisogna preparare la pappa del piccolo, che sta iniziando lo svezzamento o che ha appena iniziato ad alimentarsi da solo, ed ecco che incominciano i pasticci: rutti, sputini, rifiuto del cucchiaino, manate sui piatti, rovesciamento di stoviglie e bicchieri, spiaccicamento di cibi molli sui muri, lancio di cibo per terra, e chi più ne ha più ne metta. :(
Il problema è che oltre al casino pazzesco generato da questi comportamenti, si instaura una sensazione di ansia nei genitori, che temono che il bambino non mangi abbastanza e che poi deperisca o si ammali.
Io vi giuro che con tutti e due i miei figli ho passato questa fase e devo dire che quando finisce si sta davvero mooooolto meglio
:)
In ogni caso, vorrei riportare qui brevemente per sommi capi il discorso che fece il mio pediatra (oltre che pediatra è anche specializzato in puericoltura e neuropsichiatria infantile) per tranquillizzare mia moglie e me quando eravamo stressati e preoccupati dall'atteggiamento verso il cibo del mio primo figlio.
In sostanza, le cose stanno così:
Dall'inizio dello svezzamento completo (6-8 mesi) fino ai 2 anni di età si possono osservare tre fasi precise e distinte nell'atteggiamento del bambino verso il cibo:
1) Fase esplorativa manuale/materiale: il bambino inizia a percepire il momento dell'alimentazione come un fatto di propria partecipazione attiva (non più solo passiva come l'allattamento al seno o al biberon). Inizia quindi a prendere contatto con il cibo, e l'unico modo che ha per farlo è quello di conoscerlo tramite stimoli diretti e concreti. Lo tocca lo manipola, ne osserva la consistenza, il colore, la forma e poi, se decide di assaggiarlo ed inghiottirlo (cosa che non sempre capita), crea l'associazione del sapore e del gusto. In questo modo il bambino forma le proprie preferenze in ambito "culinario".
2) Fase comparativa: Il bambino crea un nesso, un parallelo con i genitori, che vede assumere cibo in maniera attiva e volontaria, e con la propria alimentazione. E' quindi abbastanza comune il comportamento del bambino che pasticcia con il proprio cibo, lo assaggia e poi lo porge ai genitori perchè lo mangino. Non è nemmeno infrequente il fatto che il bambino voglia a tutti i costi "ribaltare i ruoli" e quindi cerchi di alimentare i propri genitori prendendo cibo dal proprio piatto o da quello dei genitori e lo porga a loro perchè lo mangino, ripentendo e ribaltando così il gesto quotidiano del genitore che alimenta il proprio bambino (il mio piccolino ci ha imboccati, mia moglie e me, per diversi mesi:D :D :) )
3) L'ultima fase di apprendimento alimentare, prima della definitiva normalizzazione, è la cosiddetta fase della autonomia.
Il bambino pretende, pur non essendone completamente capace, di alimentarsi da solo, utilizzando piatti, posate, bicchieri e reagisce in malo modo, con pianti e capricci se si cerca di impedirglielo. Non vi dico quante stoviglie rotte, pappe spiaccicate per terra, tovaglie incrostate ci è costata questa terza fase :D :D.
Devo dire che questo discorsetto del mio pediatra, pur non togliendo nulla alla fatica della gestione dei piccini, mi ha sicuramente aiutato a stressarmi di meno ed a prendere con un po' di filosofia e pazienza alcune fasi della crescita dei miei due cuccioli :)
Ciao a tutti.