ALBIZZIE
09-09-2003, 14:39
Bruno Cacco, storico preside della Manin:
«Occorre maggiore certezza sui finanziamenti: così è difficile fare una programmazione seria»
Riforma scolastica: presidi costretti al “fai da te”
A sei giorni dalla ripresa delle lezioni mancano ancora insegnanti d’inglese e laboratori di informatica
di RAFFAELLA TROILI
Non è un problema politico, piuttosto pratico, se la riforma non decollerà. O meglio: quel che andrà in scena, tra pochi giorni, sarà una rivoluzione fai da te, sempre per colpa di quella famosa vecchia coperta troppo corta, che copre da una parte e scopre dall’altra. L’ingresso a 2 anni mezzo alla materna? Non se ne parla. Alle elementari a 5 anni e mezzo? In media una decina di bambini per scuola, «ma già lo sperimentavamo», precisano molti istituti. E poi, l’inglese e l’informatica: degli insegnanti per ora non c’è traccia, ma i presidi sono fiduciosi, i genitori pieni di aspettative (la legge prevede un’ora a settimana in prima e due ore in seconda). La riforma nemmeno ha portato all’istante laboratori e computer. Dove c’erano già, sono rimasti. Dove mancavano, non sono magicamente comparsi. Quanto a tutor, portfolio, maestro prevalente, i capi d’istituto romani alzano le spalle. E continuano a portare avanti esperienze simili già avviate senza tanti proclami. L’Unione italiana genitori che ha avviato un monitoraggio a livello nazionale, annuncia: «Le famiglie verificheranno a giorni, sul campo, la reale portata delle tanto annunciate sperimentazioni».
Nell’istituto comprensivo Leonori di Acilia la macchina è rodata ma lo stesso sono giorni frenetici, questi, per la preside Iole Buccellato. «Per l’inglese sto aspettando i docenti che possano insegnarlo - spiega - Qualche problema per l’informatica: laboratorio e computer ce l’ho alla media. Come posso assicurarla, se non ho la struttura né l’insegnante competente?». Nemmeno sa, la Buccellato, se qualche docente sia preparato: «Ho più di venti insegnanti con incarico annuale: che ne so che sanno fare?». E l’ingresso alla materna a 2 anni e mezzo? «Non esiste. A parte che non c’è disponibilità né di posti, né di ambienti attrezzati». Due o tre, invece, i bambini iscritti in prima a 5 anni e mezzo.
«Io li sottoporrei a una prova di maturità scolastica: ci sono bambini pronti e altri che avrebbero bisogno di un altro anno di scuola giocosa», riflette Rosa Morigi, direttrice dell’istituto comprensivo Visconti, che racchiude le elementari Palombella, Ruspoli e Settembrini, e le medie Viscontino, via S.Agata dei Goti e piazza S.Eustachio. Undici gli alunni accolti in prima in anticipo nel suo istituto. «L’insegnamento dell’inglese a tutte le prime e le seconde sarà attuato se ci arrivano risorse. Ho chiesto al ministero due insegnanti specializzati, ancora non sono stati mandati, ma la gente se li aspetta. Per l’informatica stiamo un po’ meglio: abbiamo fatto i corsi, perché gli insegnanti di vecchia generazione non sono formati, e abbiamo i laboratori». Resta un altro problema: «Il taglio drastico al sostegno: sono veramente poche le ore disponibili anche per i bambini più gravi».
Nessuna improvvisazione anche per Bruno Cacco, preside storico della Manin. «L’ingresso a due anni e mezzo non si fa, per carità: le domande sono talmente tante, non ci sono posti nemmeno per i più grandi... Di fatto, non è una novità neanche l’inserimento a 5 anni e mezzo (una decina le richieste), già avevamo un’impostazione flessibile, quando c’erano le condizioni. Le sperimentazioni dell’inglese che già c’erano nelle prime, addirittura alla materna, continueranno. Abbiamo docenti specializzati, riusciamo a dare una risposta con le risorse interne. Quest’anno proviamo ad attivare un laboratorio scientifico-tecnologico». Qualche problema col tempo pieno: «Abbiamo dovuto convogliare le nostre risorse economiche e professionali su due classi di tempo normale. Perché le domande non erano state esaudite». E più in generale: «Ci vorrebbe maggiore certezza sui finanziamenti alla scuola, così è difficile fare una programmazione precisa».
Lo stesso denuncia Silverio Ceccarelli, preside della Principe di Piemonte e della Leonardo da Vinci: «Confusione normativa ed estrema incertezza di risorse in cui l’amministrazione ci costringe a lavorare. Così la riforma è sulla carta, quel tanto che c’è di apparentemente nuovo in realtà si faceva già. Ma sono anni che non abbiamo una briciola di personale in più, le limitazioni riguardano i docenti di sostegno, il personale amministrativo, i collaboratori scolastici. Ora, per l’inglese ci hanno promesso un minimo di insegnanti aggiuntivi per garantire il servizio. Più in là arriveranno, per il 15 non ci conto. L’informatica dobbiamo avviarla con le nostre risorse: gli insegnanti stanno già facendo i corsi di formazione, i laboratori ci sono. Siamo coperti? Diciamo di sì, con molti adattamenti».
da il messaggero.it
«Occorre maggiore certezza sui finanziamenti: così è difficile fare una programmazione seria»
Riforma scolastica: presidi costretti al “fai da te”
A sei giorni dalla ripresa delle lezioni mancano ancora insegnanti d’inglese e laboratori di informatica
di RAFFAELLA TROILI
Non è un problema politico, piuttosto pratico, se la riforma non decollerà. O meglio: quel che andrà in scena, tra pochi giorni, sarà una rivoluzione fai da te, sempre per colpa di quella famosa vecchia coperta troppo corta, che copre da una parte e scopre dall’altra. L’ingresso a 2 anni mezzo alla materna? Non se ne parla. Alle elementari a 5 anni e mezzo? In media una decina di bambini per scuola, «ma già lo sperimentavamo», precisano molti istituti. E poi, l’inglese e l’informatica: degli insegnanti per ora non c’è traccia, ma i presidi sono fiduciosi, i genitori pieni di aspettative (la legge prevede un’ora a settimana in prima e due ore in seconda). La riforma nemmeno ha portato all’istante laboratori e computer. Dove c’erano già, sono rimasti. Dove mancavano, non sono magicamente comparsi. Quanto a tutor, portfolio, maestro prevalente, i capi d’istituto romani alzano le spalle. E continuano a portare avanti esperienze simili già avviate senza tanti proclami. L’Unione italiana genitori che ha avviato un monitoraggio a livello nazionale, annuncia: «Le famiglie verificheranno a giorni, sul campo, la reale portata delle tanto annunciate sperimentazioni».
Nell’istituto comprensivo Leonori di Acilia la macchina è rodata ma lo stesso sono giorni frenetici, questi, per la preside Iole Buccellato. «Per l’inglese sto aspettando i docenti che possano insegnarlo - spiega - Qualche problema per l’informatica: laboratorio e computer ce l’ho alla media. Come posso assicurarla, se non ho la struttura né l’insegnante competente?». Nemmeno sa, la Buccellato, se qualche docente sia preparato: «Ho più di venti insegnanti con incarico annuale: che ne so che sanno fare?». E l’ingresso alla materna a 2 anni e mezzo? «Non esiste. A parte che non c’è disponibilità né di posti, né di ambienti attrezzati». Due o tre, invece, i bambini iscritti in prima a 5 anni e mezzo.
«Io li sottoporrei a una prova di maturità scolastica: ci sono bambini pronti e altri che avrebbero bisogno di un altro anno di scuola giocosa», riflette Rosa Morigi, direttrice dell’istituto comprensivo Visconti, che racchiude le elementari Palombella, Ruspoli e Settembrini, e le medie Viscontino, via S.Agata dei Goti e piazza S.Eustachio. Undici gli alunni accolti in prima in anticipo nel suo istituto. «L’insegnamento dell’inglese a tutte le prime e le seconde sarà attuato se ci arrivano risorse. Ho chiesto al ministero due insegnanti specializzati, ancora non sono stati mandati, ma la gente se li aspetta. Per l’informatica stiamo un po’ meglio: abbiamo fatto i corsi, perché gli insegnanti di vecchia generazione non sono formati, e abbiamo i laboratori». Resta un altro problema: «Il taglio drastico al sostegno: sono veramente poche le ore disponibili anche per i bambini più gravi».
Nessuna improvvisazione anche per Bruno Cacco, preside storico della Manin. «L’ingresso a due anni e mezzo non si fa, per carità: le domande sono talmente tante, non ci sono posti nemmeno per i più grandi... Di fatto, non è una novità neanche l’inserimento a 5 anni e mezzo (una decina le richieste), già avevamo un’impostazione flessibile, quando c’erano le condizioni. Le sperimentazioni dell’inglese che già c’erano nelle prime, addirittura alla materna, continueranno. Abbiamo docenti specializzati, riusciamo a dare una risposta con le risorse interne. Quest’anno proviamo ad attivare un laboratorio scientifico-tecnologico». Qualche problema col tempo pieno: «Abbiamo dovuto convogliare le nostre risorse economiche e professionali su due classi di tempo normale. Perché le domande non erano state esaudite». E più in generale: «Ci vorrebbe maggiore certezza sui finanziamenti alla scuola, così è difficile fare una programmazione precisa».
Lo stesso denuncia Silverio Ceccarelli, preside della Principe di Piemonte e della Leonardo da Vinci: «Confusione normativa ed estrema incertezza di risorse in cui l’amministrazione ci costringe a lavorare. Così la riforma è sulla carta, quel tanto che c’è di apparentemente nuovo in realtà si faceva già. Ma sono anni che non abbiamo una briciola di personale in più, le limitazioni riguardano i docenti di sostegno, il personale amministrativo, i collaboratori scolastici. Ora, per l’inglese ci hanno promesso un minimo di insegnanti aggiuntivi per garantire il servizio. Più in là arriveranno, per il 15 non ci conto. L’informatica dobbiamo avviarla con le nostre risorse: gli insegnanti stanno già facendo i corsi di formazione, i laboratori ci sono. Siamo coperti? Diciamo di sì, con molti adattamenti».
da il messaggero.it