BEL_AIR
02-03-2003, 19:12
Kazaa: un giudice blocca la denuncia delle major
Il celebre software peer-to-peer è proprietà di un'azienda residente nelle isole Vanuatu: un giudice deciderà se le major statunitensi possono perseguirlo legalmente per pirateria in territorio americano
[20/01/03] L'aspra battaglia antipirateria condotta dalle major contro il filesharing si arricchisce di un nuovo capitolo: in un'udienza organizzata per il 2 dicembre appositamente per valutare alcuni problemi di natura giuridica sovranazionale, una corte degli Stati Uniti dovrà valutare se le major statunitensi possono perseguire legalmente Sharman Networks, l'azienda proprietaria del software Kazaa, per reati legati alla violazione del copyright. Da circa sei mesi, infatti, Kazaa è entrato nel mirino delle multinazionali del cinema e della musica, che addossano alla pirateria multimediale via Internet le colpe del calo vistoso di incassi nei negozi di dischi e al botteghino dei cinema.
L'azienda responsabile della creazione di Kazaa, tuttavia, ha sede legale nelle isole Vanuatu (un paradiso fiscale off-shore), non lavora in Australia (paese da cui sono partite alcune denunce ad opera di sezioni locali delle major) e, soprattutto, utilizza server non americani per distribuire il proprio software.
Per gli avvocati di Sharman Networks (questo è il nome dei responsabili di Kazaa) l'azienda non ha alcun business o attività negli Stati Uniti, non ha contatti all'interno del suo sistema economico e non realizza alcun profitto negli States. Tutto ciò dovrebbe essere sufficiente ad evitare che le major possano perseguire legalmente Kazaa, visto che non avrebbero diritto a denunciare Sharman Networks negli Stati Uniti, trattandosi di un'azienda straniera ospite in un paese che non ha accordi legali con gli USA.
Anche se la situazione può rievocare il caso Napster, trattandosi sempre di denunce delle major contro software che stimolano il libero scambio tra utenti Internet, la realtà è ben diversa. Napster aveva un'architettura basata su server situati negli Stati Uniti, quindi è stato relativamente facile chiederne la chiusura, per i colossi dei media: è stato sufficiente provare che il materiale copiato illegalmente transitava sui suoi network e sui suoi server, anche se brevemente, per portarlo immediatamente alla chiusura e alla sua fine come software di filesharing (ora pare stia per rinascere come marchio, essendo appena stato venduto).
Programmi come Kazaa, Grokster, Gnutella, WinMX, ecc., non utilizzano alcun server centralizzato, e non possono essere chiusi per il fatto stesso che non c'è nulla da chiudere se non migliaia e migliaia di personal computer di utenti sparsi per tutto il Pianeta
Il celebre software peer-to-peer è proprietà di un'azienda residente nelle isole Vanuatu: un giudice deciderà se le major statunitensi possono perseguirlo legalmente per pirateria in territorio americano
[20/01/03] L'aspra battaglia antipirateria condotta dalle major contro il filesharing si arricchisce di un nuovo capitolo: in un'udienza organizzata per il 2 dicembre appositamente per valutare alcuni problemi di natura giuridica sovranazionale, una corte degli Stati Uniti dovrà valutare se le major statunitensi possono perseguire legalmente Sharman Networks, l'azienda proprietaria del software Kazaa, per reati legati alla violazione del copyright. Da circa sei mesi, infatti, Kazaa è entrato nel mirino delle multinazionali del cinema e della musica, che addossano alla pirateria multimediale via Internet le colpe del calo vistoso di incassi nei negozi di dischi e al botteghino dei cinema.
L'azienda responsabile della creazione di Kazaa, tuttavia, ha sede legale nelle isole Vanuatu (un paradiso fiscale off-shore), non lavora in Australia (paese da cui sono partite alcune denunce ad opera di sezioni locali delle major) e, soprattutto, utilizza server non americani per distribuire il proprio software.
Per gli avvocati di Sharman Networks (questo è il nome dei responsabili di Kazaa) l'azienda non ha alcun business o attività negli Stati Uniti, non ha contatti all'interno del suo sistema economico e non realizza alcun profitto negli States. Tutto ciò dovrebbe essere sufficiente ad evitare che le major possano perseguire legalmente Kazaa, visto che non avrebbero diritto a denunciare Sharman Networks negli Stati Uniti, trattandosi di un'azienda straniera ospite in un paese che non ha accordi legali con gli USA.
Anche se la situazione può rievocare il caso Napster, trattandosi sempre di denunce delle major contro software che stimolano il libero scambio tra utenti Internet, la realtà è ben diversa. Napster aveva un'architettura basata su server situati negli Stati Uniti, quindi è stato relativamente facile chiederne la chiusura, per i colossi dei media: è stato sufficiente provare che il materiale copiato illegalmente transitava sui suoi network e sui suoi server, anche se brevemente, per portarlo immediatamente alla chiusura e alla sua fine come software di filesharing (ora pare stia per rinascere come marchio, essendo appena stato venduto).
Programmi come Kazaa, Grokster, Gnutella, WinMX, ecc., non utilizzano alcun server centralizzato, e non possono essere chiusi per il fatto stesso che non c'è nulla da chiudere se non migliaia e migliaia di personal computer di utenti sparsi per tutto il Pianeta