Rez
22-12-2002, 00:15
Si avvicina il Natale, molti si sentono più buoni, qualcuno invece si sente in dovere di dire la sua, anche se può risultare come qualcosa di già sentito: il National Institute on Media and the Family se ne è uscito con l'inedita dichiarazione che i videogiochi contengono una incrementata dose di violenza nei confronti delle donne, e richiamano i venditori di videogiochi ad un maggior controllo che i titoli più violenti non finiscano nelle mani dei bambini. L'associazione ha in particolare puntato l'indice contro alcuni titoli di successo di quest'anno, come l'ormai onnipresente Grand Theft Auto: Vice City (che a questo punto mi sono comprato pure io! - ma tanto non ho tempo di giocarlo ^__^), che a dispetto di un divieto di vendita ai minori (vi ricordo che, dal punto di vista legale, le valutazioni sul software hanno il solo valore di "suggerimento all'acquisto", e non sono vincolanti), finisce senza troppi problemi nelle innocenti mani dei bambini.
Il senatore Joseph Lieberman (ormai impegnato a tempo pieno nella sua crociata contro i videogiochi), ha insistito perchè gli sviluppatori smettano di produrre titoli del genere (see, vai a dire a Holywood di chiudere con i film violenti, e tra due mesi dichiara bancarotta), ma ha anche chiesto una maggiore attenzione a genitori e rivenditori al rispetto delle valutazioni della Entertainment Software Rating Board.
Getta un po' di acqua sul fuoco Doug Lowenstein, presidente della IDSA, la Interactive Digital Software Association: «in questo settore l'età media dei consumatori è di 28 anni; gli acquirenti sono per l'ottantadue per cento adulti. I giochi sono classificati in maniera adeguata».
Il rapporto del National Institute on Media and the Family chiude dicendo che solo il settanta per cento dei commercianti ha adottato delle politiche di controllo per impedire l'acquisto, da parte dei bambini, di giochi "vietati ai minori".
E allora io, stanco di leggere e riferire continuamente queste notizie, continuo a chiedermi: esiste una dannata legge che regolamenta cinema ed editoria, in tutto il mondo. Vogliamo farne una che si occupi anche di videogiochi, e li parifichi agli altri mezzi di intrattenimento? Cosa mai ci vorrà? Almeno questa gente (mi riferisco all'associazione di cui sopra) andrà ad occuparsi di altro... Buon fine settimana a tutti!
da tgmonline.it
Il senatore Joseph Lieberman (ormai impegnato a tempo pieno nella sua crociata contro i videogiochi), ha insistito perchè gli sviluppatori smettano di produrre titoli del genere (see, vai a dire a Holywood di chiudere con i film violenti, e tra due mesi dichiara bancarotta), ma ha anche chiesto una maggiore attenzione a genitori e rivenditori al rispetto delle valutazioni della Entertainment Software Rating Board.
Getta un po' di acqua sul fuoco Doug Lowenstein, presidente della IDSA, la Interactive Digital Software Association: «in questo settore l'età media dei consumatori è di 28 anni; gli acquirenti sono per l'ottantadue per cento adulti. I giochi sono classificati in maniera adeguata».
Il rapporto del National Institute on Media and the Family chiude dicendo che solo il settanta per cento dei commercianti ha adottato delle politiche di controllo per impedire l'acquisto, da parte dei bambini, di giochi "vietati ai minori".
E allora io, stanco di leggere e riferire continuamente queste notizie, continuo a chiedermi: esiste una dannata legge che regolamenta cinema ed editoria, in tutto il mondo. Vogliamo farne una che si occupi anche di videogiochi, e li parifichi agli altri mezzi di intrattenimento? Cosa mai ci vorrà? Almeno questa gente (mi riferisco all'associazione di cui sopra) andrà ad occuparsi di altro... Buon fine settimana a tutti!
da tgmonline.it