View Full Version : Giro di vite contro il greenwashing: pubblicata la pagella climatica delle aziende più grandi del mondo
Redazione di Hardware Upg
14-02-2023, 14:12
Link alla notizia: https://auto.hwupgrade.it/news/mercato-green/giro-di-vite-contro-il-greenwashing-pubblicata-la-pagella-climatica-delle-aziende-piu-grandi-del-mondo_114105.html
Food&beverage, hi-tech e informatica, automotive e trasporti navali, moda: l'ultimo rapporto del NewClimate Institute e Carbon Market Watch pubblicato traccia una linea netta fra impegni concreti e greenwashing delle principali aziende dei più importanti settori merciologici
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TorettoMilano
14-02-2023, 14:20
Le migliori: il Gruppo Stellantis, H&M, Apple e Maersk, che sta anche dando il buon esempio anche nella conversione dalla mobilità navale tradizionale a quella sostenibile.
condivido questa parte così da animare un pò il thread :D
In realtà anche questa è una forma di greenwashing, dunque sarebbe errato far passare questo studio come un giro di vite sul greenwashing in generale, che ha un'accezione particolarmente ampia; lo è in realtà limitatamente all'analisi di uno specifico tipo d'inquinamento in relazione a quanto dichiarato dalle aziende stesse. Ampiamente non sufficiente per poter definire questo studio una vera lotta al greenwashing.
Il giorno che si valuterà l'impatto di un'azienda a 360 gradi e non solo la famosa "impronta del carbonio", allora parleremo di qualcosa di serio e davvero utile alla tutela degli equilibri naturali, qualcosa che vada davvero ad affrontare il greenwashing.
D'altra parte l'istituto che ha elaborato questo studio ha come punto focale primario proprio la valutazione dell'impatto di un'azienda a livello di emissioni in atmosfera, senza però occuparsi molto del resto.
In realtà anche questa è una forma di greenwashing, dunque sarebbe errato far passare questo studio come un giro di vite sul greenwashing in generale, che ha un'accezione particolarmente ampia; lo è in realtà limitatamente all'analisi di uno specifico tipo d'inquinamento in relazione a quanto dichiarato dalle aziende stesse. Ampiamente non sufficiente per poter definire questo studio una vera lotta al greenwashing.
Il giorno che si valuterà l'impatto di un'azienda a 360 gradi e non solo la famosa "impronta del carbonio", allora parleremo di qualcosa di serio e davvero utile alla tutela degli equilibri naturali, qualcosa che vada davvero ad affrontare il greenwashing.
D'altra parte l'istituto che ha elaborato questo studio ha come punto focale primario proprio la valutazione dell'impatto di un'azienda a livello di emissioni in atmosfera, senza però occuparsi molto del resto.
un giro di vite spanata, quindi.
ossia che non serve a una ceppa.
Giulia.Favetti
14-02-2023, 15:56
@RM10,
ti invito a leggerti tutto lo studio.
@RM10,
ti invito a leggerti tutto lo studio.
Lo studio ho già avuto modo di affrontarlo perché già lo conoscevo, mi era stato già segnalato. Io invece ti invito a riflettere su alcuni quesiti che se affrontati fanno la differenza fra studio dell'impatto reale e approccio limitato.
Per esempio, sul resto dell'inquinamento atmosferico, impatto di ossidi di azoto? Particolato? Fanno dei controlli su questi aspetti o conta solo il famoso net zero del carbonio? Nel senso, si va al di là dello studio delle emissioni che non sia unicamente finalizzato al cosidetto "impatto climatico"?
Andando oltre. C'è una misurazione approfondita dell'impatto sui suoli, anche dei fornitori? Come inquinamento chimico, prodotti tossici, infiltrazioni, scarichi, interramento, RAAE, metalli pesanti, idrocarburi? Viene citato il consumo di suolo, ma quasi sempre e solo in funzione della sua capacità di assorbire e fissare il carbonio. Benissimo, ma non basta: ci sono tutti gli altri aspetti da valutare, che non sono affatto secondari (anzi oserei dire che hanno la priorità).
C'è una scelta e una selezione delle metarie prime in base a precise garanzie offerte dai fornitori sull'inquinamento dei suoli nei processi di estrazione, lavorazione, riciclo?
Inquinamento delle falde acquifere: Le attività di scarico dell'azienda e dei fornitori seguono precisi e attenti protocolli? Vengono verificati?
Inquinamento acustico: c'è attenzione nel controllo di ultrasuoni e infrasuoni, di decibel emessi, in relazione alla posizione fisica dell'azienda rispetto ad aree tutelate o tutelabili?
Inquinamento luminoso: c'è attenzione alle insegne proprio come quantità di luce emessa e nella direzione in cui è emessa, non quindi solo come valutazione del mero consumo di elettricità da fonti più o meno rinnovabili?
Inquinamento elettromagnetico: Esempio onde, cablaggio laddove possibile al posto del wireless, etc., queste cose vengono valutate con attenzione?
Utilizzo razionale delle risorse? C'è cura ad esempio nella valutazione della durata del ciclo di vita, dell'obsolescenza? C'è attenzione nel tipo di materiali impiegato? Si parla di ciclo di vita sempre e solo finalizzato all'impronta del carbonio, ma quasi niente su tutti gli altri aspetti correlati.
Ancora, frammentazione degli habitat: viene valutata? L'ubicazione degli impianti produttivi e le vie d'accesso garantiscono il corretto funzionamento dei corridoi ecologici? Si valuta anche qui praticamente solo l'habitat in funzione dell'assorbimento del carbonio. E il resto?
Questi sono solo alcuni spunti, ma ci sarebbe molto altro da dire. Alla luce di queste cose, c'è nei portatori d'interesse capacità di distinzione di cosa è un problema reale per l'ambiente e cosa invece è un problema in realtà soprattutto per l'economia e l'immagine? Tutte queste cose non sono secondarie nella famosa "emergenza ambientale". La sottovalutazione delle varie problematiche ambientali in favore e in funzione di un singolo aspetto è solo frutto dell'ideologia ecologista. La neutralità del carbonio è una piccola parte di un problema molto più grande e con aspetti persino più urgenti.
Notturnia
14-02-2023, 17:02
oddio.. anche qua passano queste cose :D
sarà che realizzo questi documenti da molti anni ormai e quindi so cosa c'è dentro.. ma veramente ci voleva uno studio per capire quando fuffa ci sia in queste dichiarazioni pubbliche delle aziende ? :D
Informative
14-02-2023, 17:05
Lo studio ho già avuto modo di affrontarlo perché già lo conoscevo, mi era stato già segnalato. Io invece ti invito a riflettere su alcuni quesiti che se affrontati fanno la differenza fra studio dell'impatto reale e approccio limitato.
Per esempio, sul resto dell'inquinamento atmosferico, impatto di ossidi di azoto? Particolato? Fanno dei controlli su questi aspetti o conta solo il famoso net zero del carbonio? Nel senso, si va al di là dello studio delle emissioni che non sia unicamente finalizzato al cosidetto "impatto climatico"?
Andando oltre. C'è una misurazione approfondita dell'impatto sui suoli, anche dei fornitori? Come inquinamento chimico, prodotti tossici, infiltrazioni, scarichi, interramento, RAAE, metalli pesanti, idrocarburi? Viene citato il consumo di suolo, ma quasi sempre e solo in funzione della sua capacità di assorbire e fissare il carbonio. Benissimo, ma non basta: ci sono tutti gli altri aspetti da valutare, che non sono affatto secondari (anzi oserei dire che hanno la priorità).
C'è una scelta e una selezione delle metarie prime in base a precise garanzie offerte dai fornitori sull'inquinamento dei suoli nei processi di estrazione, lavorazione, riciclo?
Inquinamento delle falde acquifere: Le attività di scarico dell'azienda e dei fornitori seguono precisi e attenti protocolli? Vengono verificati?
Inquinamento acustico: c'è attenzione nel controllo di ultrasuoni e infrasuoni, di decibel emessi, in relazione alla posizione fisica dell'azienda rispetto ad aree tutelate o tutelabili?
Inquinamento luminoso: c'è attenzione alle insegne proprio come quantità di luce emessa e nella direzione in cui è emessa, non quindi solo come valutazione del mero consumo di elettricità da fonti più o meno rinnovabili?
Inquinamento elettromagnetico: Esempio onde, cablaggio laddove possibile al posto del wireless, etc., queste cose vengono valutate con attenzione?
Utilizzo razionale delle risorse? C'è cura ad esempio nella valutazione della durata del ciclo di vita, dell'obsolescenza? C'è attenzione nel tipo di materiali impiegato? Si parla di ciclo di vita sempre e solo finalizzato all'impronta del carbonio, ma quasi niente su tutti gli altri aspetti correlati.
Ancora, frammentazione degli habitat: viene valutata? L'ubicazione degli impianti produttivi e le vie d'accesso garantiscono il corretto funzionamento dei corridoi ecologici? Si valuta anche qui praticamente solo l'habitat in funzione dell'assorbimento del carbonio. E il resto?
Questi sono solo alcuni spunti, ma ci sarebbe molto altro da dire. Alla luce di queste cose, c'è nei portatori d'interesse capacità di distinzione di cosa è un problema reale per l'ambiente e cosa invece è un problema in realtà soprattutto per l'economia e l'immagine? Tutte queste cose non sono secondarie nella famosa "emergenza ambientale". La sottovalutazione delle varie problematiche ambientali in favore e in funzione di un singolo aspetto è solo frutto dell'ideologia ecologista. La neutralità del carbonio è una piccola parte di un problema molto più grande e con aspetti persino più urgenti.
Condivido: le solite carbonisterie semplificatorie grullambientalaro-bait con in genere altro dietro, ovvero controllo politico.
Già solo l'espressione "neutralità carbonica" è esilarante: tonnellate di cipiglio istituzionale di stocazzo per infiocchettare propositi molto meno benefici. Sembra una qualche mossa di qualche robottone anime anni 90 :asd: "abbiamo rilevato un consumo di 1 kwh superiore alla media quest'anno, che facciamo" "scusateci adesso sistemiam.." "No tardi NEUTRALITA' CARBONICAAAAAAAAH" boooom
Giulia.Favetti
14-02-2023, 18:37
@RM10
Scusami, ma non capisco dove tu voglia arrivare.
E' come se in una discussione volta a evidenziare che i panda sono a rischio di estinzione tu te ne saltassi su dicendo "E le orchidee? Qualcuno pensa alle orchidee rare?"
Belle le orchidee, ma cosa c'entra?
L'ente si chiama " NewClimate Institute e Carbon Market Watch"
Carbon Market Watch.
Secondo te di cosa dovrebbe occuparsi?
Fra l'altro nessuno ha mai sostenuto che l'unico problema al mondo sia la CO2 - risolto questo siamo a posto - nessuno, e ad esempio, il tema dell'inquinamento luminoso è talmente sentito che ogni anno si decide di spegnere le luci, per sensibilizzare l'opinione pubblica a riguardo.
Vale tanto, vale poco, ma non mi risulta capiti lo stesso con nessun'altra delle problematiche che tu hai evidenziato.
Il tuo commento e le tue osservazioni in un primo momento possono sembrare ponderate e intelligenti, ma non lo sono.
E' più l'evoluzione dell'evergreen "I problemi veri/le vere priorità sono altri/e"
Come se ognuno di noi fosse mono-funzionale, quindi se si segue una determinata tematica, o si fa una determinata cosa, basta, finito.
Abbiamo esaurito la nostra capacità di fare altro, quindi dobbiamo scegliere con cura su cosa ci concentriamo, perché possiamo prendere un'unica decisione.
Anche no.
Se sei così attento/preoccupato, perché non redigi tu un documento su:
"C'è una misurazione approfondita dell'impatto sui suoli, anche dei fornitori? Come inquinamento chimico, prodotti tossici, infiltrazioni, scarichi, interramento, RAAE, metalli pesanti, idrocarburi? Viene citato il consumo di suolo, ma quasi sempre e solo in funzione della sua capacità di assorbire e fissare il carbonio. Benissimo, ma non basta: ci sono tutti gli altri aspetti da valutare, che non sono affatto secondari (anzi oserei dire che hanno la priorità.
C'è una scelta e una selezione delle metarie prime in base a precise garanzie offerte dai fornitori sull'inquinamento dei suoli nei processi di estrazione, lavorazione, riciclo?
Inquinamento delle falde acquifere: Le attività di scarico dell'azienda e dei fornitori seguono precisi e attenti protocolli? Vengono verificati?
Inquinamento acustico: c'è attenzione nel controllo di ultrasuoni e infrasuoni, di decibel emessi, in relazione alla posizione fisica dell'azienda rispetto ad aree tutelate o tutelabili?
Inquinamento luminoso: c'è attenzione alle insegne proprio come quantità di luce emessa e nella direzione in cui è emessa, non quindi solo come valutazione del mero consumo di elettricità da fonti più o meno rinnovabili?
Inquinamento elettromagnetico: Esempio onde, cablaggio laddove possibile al posto del wireless, etc., queste cose vengono valutate con attenzione?
Utilizzo razionale delle risorse? C'è cura ad esempio nella valutazione della durata del ciclo di vita, dell'obsolescenza? C'è attenzione nel tipo di materiali impiegato? Si parla di ciclo di vita sempre e solo finalizzato all'impronta del carbonio, ma quasi niente su tutti gli altri aspetti correlati.
Ancora, frammentazione degli habitat: viene valutata? L'ubicazione degli impianti produttivi e le vie d'accesso garantiscono il corretto funzionamento dei corridoi ecologici? Si valuta anche qui praticamente solo l'habitat in funzione dell'assorbimento del carbonio. E il resto?"
(Ah fra l'altro, Greenpeace annualmente pubblica lo stato dell'arte degli habitat terrestri, fluviali e marini, indagando quanto è stato disboscato, quanto bruciato, quanto piantato e così via...)
O perché non scrivi una lettera aperta a Tim, Fastweb, Vodafone, Wind, Tre, e compagnia danzante per chiedere come e quanto impattano le loro reti wireless?
Ovviamente è solo un suggerimento, ma magari porterebbe questa conversazione a un livello più alto dell'attuale.
blackshard
14-02-2023, 20:09
"Giulia Wins!", a mani basse :sofico:
@RM10
Scusami, ma non capisco dove tu voglia arrivare.
[...]L'ente si chiama " NewClimate Institute e Carbon Market Watch"
Carbon Market Watch.
Secondo te di cosa dovrebbe occuparsi?
Lo dico senza alcuna polemica, ma in realtà credevo di essere stato abbastanza chiaro nel mio primo post. Non ce l'ho contro lo studio in sé, che viene da un istituto che come avevo detto anch'io
ha come punto focale primario proprio la valutazione dell'impatto di un'azienda a livello di emissioni in atmosfera, senza però occuparsi molto del resto
ma mi riferivo al fatto che
anche questa è una forma di greenwashing, dunque sarebbe errato far passare questo studio come un giro di vite sul greenwashing in generale, che ha un'accezione particolarmente ampia; lo è in realtà limitatamente all'analisi di uno specifico tipo d'inquinamento in relazione a quanto dichiarato dalle aziende stesse. Ampiamente non sufficiente per poter definire questo studio una vera lotta al greenwashing.
Ossia, ce l'avevo con l'attribuzione a questo studio della definizione di "fare un giro di vite sul greenwashing". In questo senso, non è all'altezza di una simile definizione. Per esserlo, dovrebbe considerare anche i restanti punti (e anche altri ancora per la verità). La discussione era nata semplicemente da questo punto.
Il tuo commento e le tue osservazioni in un primo momento possono sembrare ponderate e intelligenti, ma non lo sono.
E' più l'evoluzione dell'evergreen "I problemi veri/le vere priorità sono altri/e"
Come se ognuno di noi fosse mono-funzionale, quindi se si segue una determinata tematica, o si fa una determinata cosa, basta, finito.
Se eleviamo questo studio, che è limitato a un singolo aspetto, al livello di "giro di vite sul greenwashing", allora è inevitabile che mi senta invitato a presentare le mie obiezioni. Ho già spiegato qual è il problema insito in questo approccio: dando troppo peso alla questione climatica, si perde di vista tutto il resto. Che ci sia una frenesia climatica negli ultimi anni presso una parte dell'opinione pubblica (e presso le aziende che le stanno dietro, nonché presso una parte degli studiosi) è un fatto evidente e anche innegabile; ma questa frenesia che pone su un piedistallo un fenomeno (di cui non conosciamo appieno neppure tutte le reali cause profonde) a scapito del resto (giacché è esattamente ciò che spesso si sta facendo) porterà a fare danni forse anche più gravi. Perché è ciò che sta succedendo, come ho cercato di spiegare anche in passato. Vorrei che non mi si attribuisse un pensiero qualunquista, dato che in realtà sto segnalando che si sta ipertrofizzando un fenomeno a scapito del resto.
Ovviamente è solo un suggerimento, ma magari porterebbe questa conversazione a un livello più alto dell'attuale.
Stiamo affrontando qua una tematica di tutto rispetto, dove si parla di impatti e di valutazioni; dal mio punto di vista lo sto cercando di fare da una prospettiva non ideologica, ma meramente basata sulle conoscenze acquisite nel corso degli anni, poiché sulle questioni non di mia pertinenza professionale (scienze della natura in generale, scienze della Terra, astronomia) solitamente non ci metto il becco. Se ti riferisci invece ai commenti di altri, io sono responsabile dei commenti che scrivo io, non di quelli degli altri.
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