View Full Version : Perché è ora di smettere di parlare solo di smart working: serve un cambiamento organizzativo (e anche lessicale)
Redazione di Hardware Upg
02-07-2021, 09:11
Link alla notizia: https://edge9.hwupgrade.it/news/innovazione/perche-e-ora-di-smettere-di-parlare-solo-di-smart-working-serve-un-cambiamento-organizzativo-e-anche-lessicale_98889.html
Il dibattito sulle nuove modalità di lavoro è stato inquinato da più parti, con un appiattimento dei termini che impedisce di parlare di ciò che conta davvero, ovvero i diritti delle persone. Facciamo il punto
Click sul link per visualizzare la notizia.
filippo1980
02-07-2021, 10:52
Riccardo ... non dirlo troppo ad alta voce che sennò ti guardano male ... da quando in qua coinvolgere i dipendenti nelle scelte organizzative, dare fiducia agli stessi sull'auto gestione del proprio lavoro, porta vantaggi?
A parte gli scherzi, il "nostro" problema è che la mentalità media è quella del furbetto ... lavorare poco e guadagnare il più possibile, e visto che molti dirigenti, secondo me, la pensano esattamente allo stesso modo non passa l'idea che responsabilizzare i dipendenti porti maggiori vantaggi che tenerli a forza in un ufficio 8 ore al giorno 5 giorni a settimana su 7 ... come gli si potrebbe chiedere di dare fiducia ai dipendenti se loro per primi non la meriterebbero in situazioni simili?
speriamo ci sia presto un ricambio generazionale e di mentalità!
Axios2006
02-07-2021, 11:32
In Italia, lo smart working, si e' tradotto in essere reperibili in qualsiasi momento e qualsiasi luogo 24 ore su 24.
Mail alle 20, videochiamata alle 22, riunione in Zoom la domenica.
Poi, si possono usare tutte le parole inglesi o i neologismi che si preferiscono pero' la verita' e' sempre la stessa: massimo sfruttamento delle persone. Perdon, risorse umane. Perche' manco piu' siamo persone.
Si lavora per vivere. Non si vive per lavorare. Ma di questi tempi, devi pure ringraziare che ti danno l'opportunita' di farti lavorare.
Mister24
02-07-2021, 12:00
Personalmente sono in modalità "lavoro da casa" da marzo 2020.
Non ho richieste extra orario, facciamo tutti le nostre 8 ore giornaliere dalle 9 alle 18.
La mia opinione è che lo sto trovando alienante, avevo cambiato lavoro 4 mesi prima dell'inizio del lockdown, la maggior parte dei colleghi che lavorerebbero nel mio ufficio non li conosco.
Non si ha più nessun rapporto umano con i colleghi, ci si sente solo per qualche riunione in cui si parla solo di lavoro.
Non metto in dubbio che questa tipologia di lavoro ha i suoi vantaggi, ma preferirei ritornare almeno ad una situazione ibrida.
Io ho appena cambiato lavoro perchè mancava la possibilità di fare lavoro agile appunto: zero flessibilità e zero voglia di cambiare lo status quo.
Nel mio settore questo anno ha cambiato tutto, con colleghi che hanno lasciato l'azienda per lavorare in remoto per aziende straniere o in aziende con sedi in altre città.
Per me la possibilità di stare a casa tre o quattro giorni a settimana è imprescindibile, così come la flessibilità degli orari nei lavori che lo consentono.
Tornare in azienda significa abbassare drasticamente la produttività.
Nel ramo informatico ho già avvisato tutti i miei capi.
Tornare in azienda significa che le stime saranno sensibilmente più alte.
Non si lamentassero se un problema in produzione NON si riesce a risolverlo nella serata/nottata.
Se ne parla il giorno dopo con risoluzione entro le 18.00.
Altrimenti pagassero a tutti la reperibilità 365 giorni all'anno.
Il concetto è chiaro e vale per la maggioranza dei lavori. E' oltre 1 anno che non torno in azienda e la produttività è aumentata nonostante il covid.
Mister24
02-07-2021, 13:13
Tornare in azienda significa che le stime saranno sensibilmente più alte.
Non si lamentassero se un problema in produzione NON si riesce a risolverlo nella serata/nottata.
Se ne parla il giorno dopo con risoluzione entro le 18.00.
Altrimenti pagassero a tutti la reperibilità 365 giorni all'anno.
Questo significa che stando a casa dai la reperibilità 24h senza essere pagato (GRATIS)?
Mentre se lavorassi in ufficio vorresti essere pagato per la stessa reperibilità?
Non mi torna molto il tuo ragionamento. O forse non sto capendo io.
Personalmente sono in modalità "lavoro da casa" da marzo 2020.
Non ho richieste extra orario, facciamo tutti le nostre 8 ore giornaliere dalle 9 alle 18.
La mia opinione è che lo sto trovando alienante, avevo cambiato lavoro 4 mesi prima dell'inizio del lockdown, la maggior parte dei colleghi che lavorerebbero nel mio ufficio non li conosco.
Non si ha più nessun rapporto umano con i colleghi, ci si sente solo per qualche riunione in cui si parla solo di lavoro.
Non metto in dubbio che questa tipologia di lavoro ha i suoi vantaggi, ma preferirei ritornare almeno ad una situazione ibrida.
stai nella mia stessa situazione, ho cambiato lavoro poco dopo Marzo 2020... e dopo quasi un anno e mezzo posso dire che, una o due volte a settimana, vorrei tornare
canislupus
02-07-2021, 13:39
Smart working da marzo 2020... mi manca il rapporto diretto con i colleghi.
Oltretutto non sempre si lavora in condizioni ottimali (specie quando si hanno bambini piccoli e la casa è condivisa :D :D :D ).
Lavoro sicuramente molto di più di prima perchè alla fine ti colleghi ad ogni problema, anche senza avere la reperibilità e non ti fai grossi problemi a trattenerti un po'.
In ufficio molti allo scadere delle 8 ore, fuggirebbero via perchè devono farsi anche 60-100 km per tornare a casa.
CrapaDiLegno
02-07-2021, 13:54
Il dibattito è complesso, anche da quanto ho visto io.
Ho avuto la fortuna di praticare lo smart working propriamente detto (come definito qui) più di 10 anni fa per un periodo di tempo limitato (aimhè) per una azienda multinazionale e lì si parlava di obiettivi: devi fare questo, quanto ci metti? E per questo? E questo? Ok, ci vediamo lunedì con il lavoro fatto.
Andavo 1 solo giorno la settimana a consegnare il lavoro, sincronizzarmi con gli altri colleghi, sentire di persona se quanto fatto precedentemente aveva problemi, imprecisioni, miglioramenti possibili. Gli altri giorni potevo andare al mare di giorno e lavorare di notte su una mongolfiera che non gliene fregava niente a nessuno.
Quello che contava e valutavano era avere il lavoro pattuito fatto per la data concordata e la qualità dello stesso che veniva valutata poi nei giorni a seguire quando andavano ad utilizzarlo.
Equivaleva per me risparmiare 1 ora e quaranta minuti di viaggio 2 volte al giorno (quindi oltre 3 ore al giorno) x 4 giorni. Equivale a 13 ore la settimana risparmiate in inutile viaggio.
Prima e dopo quell'esperienza, ho sempre dovuto subire (perché per me è una imposizione medievale) il fatto di dovermi recare in un ufficio entro una certa ora, sedermi sulla sedia a me destinata (quando c'era o dover accaparrarmene una) davanti alla scrivania a me riservata e scaldarla per 8 ore. E vi posso garantire che ci sono stati giorni in cui scaldare la sedia è stato il massimo sforzo profuso nell'attività lavorativa.
Manco che essere in un posto con il capo che può guardarti ogni secondo è sinonimo di controllo della qualità del lavoro o della produttività.
Poi è arrivata la pandemia, brutta bestia, con la nota positiva che le aziende sono state forzate a cercare di organizzare il lavoro come avevo sperimentato personalmente anni addietro. Devo dire che c'è un abisso tra quanto fatto prima e con la pandemia.
Lasciare le persone a casa a lavorare come dei lupi solitari non è smart working.
E infatti si hanno gli esempi di gente che lavora senza rispetto degli orari, con l'idea che visto che sei a casa puoi anche fare il doppio delle cose, il sabato mattina perché no, tanto sei a casa che ti costa sederti al PC uno, due o quattro orette, orca c'è l'emergenza... domenica ce la facciamo a sistemare la cosa?
Non è una questione di tecnologia. 15 anni fa quando ho fatto smartworking mica c'era tutta 'sta roba dei meeting, delle chat sempre online. C'era la classica mail e gli SMS per le emergenze (che tali dovevano essere). E tanto bastava.
La questione è la mentalità: nella azienda dove lavoravo erano organizzati per permettere questo tipo di lavoro (almeno verso di me che non avevo necessità di usare attrezzature particolari), in altre "più moderne" invece vige il caos dove l'organizzazione del lavoro è quello che il reparto di marketing decide la mattina, ovvero se oggi è meglio che la nuova funzione sia completata per il rilascio futuro o se il al baco rilevato da tale cliente è più prioritario e va chiuso entro sera. E se non sei presente 8 ore significa che non stai lavorando... e certo...
Ora che l'emergenza pandemia sta rientrando sto vedendo quello che temevo: il ritorno alle vecchie care abitudini di avere il dipendente lì seduto sulla sedia a fissare il suo bel monitor sicuri che stia lavorando sodo e meglio che da casa (o in vero smart working là dove possibile). Tanto che il traffico è esattamente quello pre pandemia nonostante le suole chiuse.
Scommetto che alla fine dell'emergenza di questa esperienza rimarrà veramente poco. Soltanto pochissimi potranno godere delle nuove modalità lavorative e fino a che il proprio responsabile rimarrà lo stesso, perché se cambia cambierà cambieranno anche le aspettative (aspettative più alte = devi lavorare in ufficio, a casa poltrisci).
Dicevo all'inizio che è complesso il tema, perché ci sono anche delle esperienze dove il lavoro fuori dall'ufficio è impossibile (non solo per la manifattura in genere, ma anche per chi sviluppa usando attrezzature particolari che non può portarsi a casa o non è conveniente farlo, tipo non so quanti di voi sarebbero disposti a prendersi carico di un macchinario che costa 40 o 100 mila euro magari da trasportare avanti e indietro) o per alcuni individui che, come detto precedentemente, sono lì solo per "rubare" lo stipendio e se riescono a fare nulla in ufficio (perché si può fare, visto per anni in situazioni che definire ridicole è poco, dove la parola obiettivo era intesa solo come lente della macchina fotografica) figuriamoci quando dediti al lavoro sarebbero a casa propria.
Ci sono quindi anche persone il cui compito sarebbe quello di controllo ma che manco quello riescono a fare quando il dipendente è in presenza, provate a pensare con quali mezzi o metriche potrebbero essere capaci di valutare la produttività di qualcuno che lavora in remoto. Dalla mia esperienza sono spesso quelle persone che sono incapaci (o molto meno efficienti) a fare un determinato lavoro e vengono promosse a fare qualcosa d'altro che non sia produrre in maniera diretta (con tutto il rispetto per chi copre questi ruoli per merito... ma fatevi una domanda da soli... sareste capaci di fare il lavoro di chi controllate/coordinate? E quindi lo capite veramente quanto è l'impegno necessario per fare una cosa? Dalla mia esperienza chi non sa fare per davvero il lavoro i chi controlla non sa valutare veramente l'impegno e da qui nascono una serie di incomprensioni di cui spesso godo o soffro, perché l'impegno richiesto è decisamente inferiore o maggiore al tempo stimato da qualcuno che appunto non ha alcuna idea di quel che si parla ma è lì solo per tirare linee in un Gantt).
Quindi per quieto vivere anche verso i loro superiori, meglio che ce ne stiamo in ufficio a guardare il monitor, magari acceso con lo sfondo del desktop, e goderci l'aria condizionata piuttosto che a casa a lavorare in pantaloncini e ciabatte nel caldo afoso con un proprio responsabile capace di valutare veramente quello che possiamo fare, concordiamo di fare e facciamo realmente.
Va be', speriamo che quanto vissuto non andrà tutto perso, ma secondo me rimarrà ben poco.
Il lavoro può essere smart, ma i cervelli molto meno.
Buon viaggio di rientro a tutti.
Phoenix Fire
02-07-2021, 13:57
Personalmente sono in modalità "lavoro da casa" da marzo 2020.
Non ho richieste extra orario, facciamo tutti le nostre 8 ore giornaliere dalle 9 alle 18.
La mia opinione è che lo sto trovando alienante, avevo cambiato lavoro 4 mesi prima dell'inizio del lockdown, la maggior parte dei colleghi che lavorerebbero nel mio ufficio non li conosco.
Non si ha più nessun rapporto umano con i colleghi, ci si sente solo per qualche riunione in cui si parla solo di lavoro.
Non metto in dubbio che questa tipologia di lavoro ha i suoi vantaggi, ma preferirei ritornare almeno ad una situazione ibrida.
io sono stato in una situazione simile, assunto ad agosto, per mia fortuna dei colleghi organizzarono un evento informale a cui potei partecipare, così ho conosciuto un po di gente di persona. Quando mesi dopo è stato possibile andare in ufficio, l'ho fatto e ho anche iniziato collaborazioni con altri gruppi aziendali. Collaborazioni nate da chiacchiere alla macchinetta del caffè o a tavola :D
Però non andando in ufficio riesco a sbrigare qualche commissione in giornata quando serve o a fare un po di allenamenti la sera senza fare troppo tardi o avere la stanchezza del viaggio addosso.
Quindi anche per me, con questa tipologia di lavoro che sto facendo ora, la scelta migliore è il modello ibrido, maggioranza da remoto (più o meno smart, perchè non ho un orario preciso, ma dovendo fare spesso riunioni, queste sono mediamente fatte in "orario lavorativo standard")
Tasslehoff
02-07-2021, 16:22
Premesso che anch'io come altri lavoro in smart da marzo 2020.
All'inizio ho avuto qualche difficoltà, lo trovavo alienante e claustrofobico, ora lo adoro.
Cosa è cambiato?
Semplicemente le condizioni, teniamo presente che la scorsa primavera eravamo tutti rinchiusi in lockdown, c'era il coprifuoco, palestre, piscine, luoghi di svago erano chiusi, idem le scuole. E' normale e sacrosanto che lavorare da casa in queste condizioni fosse vissuto come qualcosa di pesante e oppressivo.
Ora faccio i miei orari, a mezzogiorno se mi fa di mangiare in riva al lago o in montagna prendo la moto, vado e quando torno riprendo il lavoro, la sera se voglio uscire posso farlo senza problemi, poi quando torno riprendo a lavorare e faccio quello che mi sono prefissato.
Per fare un esempio ieri sera ho concluso una attività tra una flotta e l'altra a Eve Online :asd:
Insomma come si può paragonare la condizione di anno fa con quella attuale?
Isolamento? Mancanza di rapporti con i colleghi/clienti?
Ma io con i clienti e i colleghi mi sento costantemente, e tutte le volte si cazzeggia anche, ci si trova al pub, si fanno aperitivi.
Questa è una scusa bella e buona, i rapporti sociali si coltivano anche lavorando da casa...
Smart vs ufficio vs ibrido
Su questo tema io credo sia stupido da parte delle aziende imporre un rientro che va contro i loro stessi interessi, è palese che il lavoro remoto abbia rappresentato un forte taglio nei costi per le aziende.
La mia ad esempio ha chiuso la sede di Milano, era la scelta più ovvia e razionale, era chiusa da un anno e non serviva a nulla (tranne che a prendere polvere); siccome tutti lavoriamo benissimo da casa e il fatturato non ne ha risentito minimamente, allora il titolare ha giustamente deciso di abbandonare la sede e continuare a lavorare così come facciamo da oltre un anno.
Che senso ha fare 3 giorni in ufficio e 2 casa? O 2 in ufficio e 3 a casa?
E perchè non 4 vs 1? O 1 vs 4?
Cioè qual'è la ragione per suddividere in questo modo a prescindere?
Semplicemente non c'è, è giusto andare in ufficio o dal cliente ma solo se serve, se è necessario per fare qualcosa che altrimenti non può essere fatto, altrimenti non ha alcun senso.
Io sono disposto a tornare fisso dal cliente per settimane, mesi, anche più se è necessario, altrimenti sarebbe stupido; non a caso i nostri principali clienti (quasi tutta PA, giusto per smentire certe frottole secondo cui la PA è monolitica e inamovibile) si sono già affrettati ad avvisare che tutto il personale esterno di operare da remoto salvo diversa necessità, in quel caso occorre fare richiesta di ingresso al proprio referente e farsela approvare.
Riguardo al fatturato o al carico di lavoro.
Non dubito che per alcuni lo smart working abbia portato anche una maggiore ingerenza del lavoro nello spazio della vita privata, però ragazzi bisogna anche saper dire di no, o per lo meno farlo pesare e farselo riconoscere.
Da parte mia ho sicuramente visto un aumento nel numero di interventi in reperibilità o notturni, ma solo perchè approfittando della chiusura delle sedi molti clienti hanno deciso di fare attività manutentive straordinarie o di rinnovamento infrastrutturale che richiedeva orari notturni e una copertura maggiore, tutte cose organizzate e programmate.
Quello che sicuramente è cambiato è una maggiore flessibilità nel lavoro su progetti diversi o clienti diversi; prima lavorando da/per un cliente specifico era più difficile che qualche collega si intromettesse per chiedere aiuto su altro cliente/progetto; ora con la scusa che si lavora da casa invece tutti provano a entrare a gamba tesa ignorando le commesse su cui si è allocati.
Anche qui però dipende dalla singola persona far presente la cosa e cercare di mitigare con buon senso ma anche con una certa decisione (della serie "o faccio questo o faccio quello, dimmi quale è prioritario").
canislupus
02-07-2021, 16:34
Premesso che anch'io come altri lavoro in smart da marzo 2020.
All'inizio ho avuto qualche difficoltà, lo trovavo alienante e claustrofobico, ora lo adoro.
Cosa è cambiato?
Semplicemente le condizioni, teniamo presente che la scorsa primavera eravamo tutti rinchiusi in lockdown, c'era il coprifuoco, palestre, piscine, luoghi di svago erano chiusi, idem le scuole.
E' normale e sacrosanto che lavorare da casa in queste condizioni fosse vissuto come qualcosa di pesante e oppressivo.
Ora faccio i miei orari, a mezzogiorno se mi fa di mangiare in riva al lago o in montagna prendo la moto, vado e quando torno riprendo il lavoro, la sera se voglio uscire posso farlo senza problemi.
Insomma come si può paragonare la condizione di anno fa con quella attuale?
Isolamento? Mancanza di rapporti con i colleghi/clienti?
Ma io con i clienti e i colleghi mi sento costantemente, e tutte le volte si cazzeggia anche, ci si trova al pub, si fanno aperitivi.
Questa è una scusa bella e buona, i rapporti sociali si coltivano anche lavorando da casa...
Smart vs ufficio vs ibrido
Su questo tema io credo sia stupido da parte delle aziende imporre un rientro che va contro i loro stessi interessi, è palese che il lavoro remoto abbia rappresentato un forte taglio nei costi per le aziende.
La mia ad esempio ha chiuso la sede di Milano, era la scelta più ovvia e razionale, era chiusa da un anno e non serviva a nulla (tranne che a prendere polvere); siccome tutti lavoriamo benissimo da casa e il fatturato non ne ha risentito minimamente, allora il titolare ha giustamente deciso di abbandonare la sede e continuare a lavorare così come facciamo da oltre un anno.
Che senso ha fare 3 giorni in ufficio e 2 casa? O 2 in ufficio e 3 a casa?
E perchè non 4 vs 1? O 1 vs 4?
Cioè qual'è la ragione per suddividere in questo modo a prescindere?
Semplicemente non c'è, è giusto andare in ufficio o dal cliente ma solo se serve, se è necessario per fare qualcosa che altrimenti non può essere fatto, altrimenti non ha alcun senso.
Io sono disposto a tornare fisso dal cliente per settimane, mesi, anche più se è necessario, altrimenti sarebbe stupido; non a caso i nostri principali clienti (quasi tutta PA, giusto per smentire certe frottole secondo cui la PA è monolitica e inamovibile) si sono già affrettati ad avvisare che tutto il personale esterno di operare da remoto salvo diversa necessità, in quel caso occorre fare richiesta di ingresso al proprio referente e farsela approvare.
Riguardo al fatturato o al carico di lavoro.
Non dubito che per alcuni lo smart working abbia portato anche una maggiore ingerenza del lavoro nello spazio della vita privata, però ragazzi bisogna anche saper dire di no, o per lo meno farlo pesare e farselo riconoscere.
Da parte mia ho sicuramente visto un aumento nel numero di interventi in reperibilità o notturni, ma solo perchè approfittando della chiusura delle sedi molti clienti hanno deciso di fare attività manutentive straordinarie o di rinnovamento infrastrutturale che richiedeva orari notturni e una copertura maggiore, tutte cose organizzate e programmate.
Quello che sicuramente è cambiato è una maggiore flessibilità nel lavoro su progetti diversi o clienti diversi; prima lavorando da/per un cliente specifico era più difficile che qualche collega si intromettesse per chiedere aiuto su altro cliente/progetto; ora con la scusa che si lavora da casa invece tutti provano a entrare a gamba tesa ignorando le commesse su cui si è allocati.
Anche qui però dipende dalla singola persona far presente la cosa e cercare di mitigare con buon senso ma anche con una certa decisione (della serie "o faccio questo o faccio quello, dimmi quale è prioritario").
Nel mio lavoro... le riunioni (cosa altamente inutile e dispersiva) in call sono impossibili... troppe persone collegate e ci sovrastiamo spesso... con i rumori in sottofondo (ci si può silenziare, ma non si vedono le facce... e non è la stessa cosa).
A me andrebbe benissimo fare 2 giorni a lavoro e 3 da casa... un mio collega che abita molto lontano 5 su 5 da casa :D :D :D
Tasslehoff
02-07-2021, 16:50
Nel mio lavoro... le riunioni (cosa altamente inutile e dispersiva) in call sono impossibili... troppe persone collegate e ci sovrastiamo spesso... con i rumori in sottofondo (ci si può silenziare, ma non si vedono le facce... e non è la stessa cosa).
A me andrebbe benissimo fare 2 giorni a lavoro e 3 da casa... un mio collega che abita molto lontano 5 su 5 da casa :D :D :DPer me invece non è assolutamente un problema, o meglio lo è stato all'inizio perchè eravamo in pochi ad esserci abituati (quindi problemi di ogni sorta, gente non riusciva a collegarsi, rumori molesti, gente che si sovrappone, etc etc...), poi col tempo vedo che tutti sono diventati molto più disciplinati e funziona tutto piuttosto bene.
Anzi stando a casa ho modo di passeggiare liberamente per casa mentre sono in riunione, è una cosa che mi aiuta enormemente e aumenta molto la mia concentrazione (non a caso anche quando sono al telefono non riesco a star fermo).
Se poi la riunione è inutile e serve solo fare presenza basta disattivare l'audio e fare cose ben più utili, come lavare i piatti o rifare il letto :asd:
Phoenix Fire
02-07-2021, 16:57
/cut
concordo su quasi tutto, rispondo sui due punti che non condivido
discorso ripartizione giorni. Il rapporto ovviamente dipende da tante cose, potrebbe essere anche 2 giorni al mese per dire, non deve per forza essere fisso. Nel mio caso particolare, ci fa comodo avere un giorno in cui riusciamo a vederci fisicamente perchè parliamo di cose diverse che coprono troppi "gruppi/tavoli di lavoro" per essere fatta agilmente online.
Inoltre, essendo l'azienda in forte crescita, è difficile far comunicare per bene i diversi rami aziendali, cosa che invece si è spesso risolta velocemente incontrandoci in azienda e parlando
Discorso ingerenze nel lavoro, li è un problema "soprattutto" italico anche a causa della scarsa mobilità lavorativa che ti porta a dover dire "si signore"
Tasslehoff
02-07-2021, 22:02
concordo su quasi tutto, rispondo sui due punti che non condivido
discorso ripartizione giorni. Il rapporto ovviamente dipende da tante cose, potrebbe essere anche 2 giorni al mese per dire, non deve per forza essere fisso. Nel mio caso particolare, ci fa comodo avere un giorno in cui riusciamo a vederci fisicamente perchè parliamo di cose diverse che coprono troppi "gruppi/tavoli di lavoro" per essere fatta agilmente online.
Inoltre, essendo l'azienda in forte crescita, è difficile far comunicare per bene i diversi rami aziendali, cosa che invece si è spesso risolta velocemente incontrandoci in azienda e parlando
Discorso ingerenze nel lavoro, li è un problema "soprattutto" italico anche a causa della scarsa mobilità lavorativa che ti porta a dover dire "si signore"Però vedi, il fatto di trovarvi un giorno (alla settimana, al mese, non importa) è perchè serve a voi che lavorate per organizzarvi.
Il punto è proprio questo, se serve ben venga tornare in ufficio/cliente, ma appunto se serve, farlo a prescindere imho non ha senso.
Poi beninteso non ho le fette di salame sugli occhi, capisco benissimo che ci sono datori di lavoro (mi vien difficile usare la parola imprenditore, perchè nel nostro paese è fortemente abusata e in tutta onestà io ne vedo davvero pochi... :rolleyes: ) o responsabili che non si fidano... ma capiamoci ragazzi, questo è un ulteriore sintomo del fatto che non sono in grado di fare il loro lavoro, perchè se un responsabile sa il fatto suo allora conosce le persone che lavorano per lui, e sa benissimo chi è volenteroso e si da da fare, e chi invece è un imboscato (e sappiamo tutti che c'era pieno di imboscati in tutte le aziende ben prima della pandemia quando tutti erano diligentemente presenti in ufficio).
mrk-cj94
03-07-2021, 01:03
Nessuno:
Assolutamente nessuno:
La redazione: "è ora di smettere di parlare solo di smart working: serve un cambiamento lessicale"
da un lato c'è il lavoro da casa, dall'altro il lavoro da remoto, dall'altro ancora lo smart working vero e proprio. La differenza di quest'ultimo dagli altri due sta nel fatto che è quasi più una filosofia
quindi... nulla?:mbe:
Il lavoro ibrido è [...]. Il lavoratore è libero, entro limiti concordati con il datore di lavoro, di scegliere quando essere presente in ufficio e quando, invece, rimanere a casa.
Lo smart working è, per certi versi, una variante del lavoro ibrido e viene definito "smart" perché consente di organizzare al meglio la propria settimana, non solo rimanendo a casa quando è necessario riposarsi maggiormente o quando sono presenti impegni (un esempio può essere l'accudimento dei figli), ma perché è presente la possibilità di gestire i propri orari
mah
"facciamo chiarezza"
"c'è troppa confusione"
"abuso di parole"
e poi nella spiegazione non cambia praticamente nulla tra l'una e l'altra... tanto per lavorare con altri colleghi o responsabili avrai comunque bisogno di comunicare e organizzare (di conseguenza concordare) orari di lavoro con e senza presenza fisica
Slater91
04-07-2021, 12:33
Nessuno:
Assolutamente nessuno:
La redazione: "è ora di smettere di parlare solo di smart working: serve un cambiamento lessicale"
Quindi ci si può soltanto accodare alla massa? Non si può sentire l'esigenza di lanciare una nuova discussione? Il fatto che molti tra i commenti si trovino concordi segnala che, forse, sei tu che non senti l'esigenza di questa discussione: ciò non significa, però, che questa esigenza non esista affatto.
mah
"facciamo chiarezza"
"c'è troppa confusione"
"abuso di parole"
e poi nella spiegazione non cambia praticamente nulla tra l'una e l'altra... tanto per lavorare con altri colleghi o responsabili avrai comunque bisogno di comunicare e organizzare (di conseguenza concordare) orari di lavoro con e senza presenza fisica
Mi spiace non essere riuscito a farti cogliere le differenze, ma in questo caso ritengo che ci sia una mancanza da parte tua nel non coglierle. Provo comunque a farti un breve riepilogo:
- lavoro ibrido: è come il lavoro normale in ufficio, ma stabilisci a priori con il tuo datore di lavoro che fai X giorni a casa e Y giorni in ufficio. Non ci sono variazioni agli orari, quindi devi lavorare quando ti dice il tuo datore di lavoro di farlo (ad esempio, dalle 9 alle 18).
- smart working: decidi tu come, quando e dove lavorare. Puoi teoricamente anche lavorare di notte o dalle Bahamas. E come faceva presente CrapaDiLegno, lui non aveva bisogno di concordare nulla riguardo i propri orari, ma solo rispetto alla data di consegna del lavoro, che non richiede necessariamente l'incontro fisico.
A me pare una differenza estremamente rilevante. Forse, però, per coglierla bisognerebbe avere un atteggiamento meno polemico e più volto a comprendere ciò che l'altro dice - cosa che capisco essere a volte complicata per certe persone.
canislupus
04-07-2021, 13:47
Quindi ci si può soltanto accodare alla massa? Non si può sentire l'esigenza di lanciare una nuova discussione? Il fatto che molti tra i commenti si trovino concordi segnala che, forse, sei tu che non senti l'esigenza di questa discussione: ciò non significa, però, che questa esigenza non esista affatto.
Mi spiace non essere riuscito a farti cogliere le differenze, ma in questo caso ritengo che ci sia una mancanza da parte tua nel non coglierle. Provo comunque a farti un breve riepilogo:
- lavoro ibrido: è come il lavoro normale in ufficio, ma stabilisci a priori con il tuo datore di lavoro che fai X giorni a casa e Y giorni in ufficio. Non ci sono variazioni agli orari, quindi devi lavorare quando ti dice il tuo datore di lavoro di farlo (ad esempio, dalle 9 alle 18).
- smart working: decidi tu come, quando e dove lavorare. Puoi teoricamente anche lavorare di notte o dalle Bahamas. E come faceva presente CrapaDiLegno, lui non aveva bisogno di concordare nulla riguardo i propri orari, ma solo rispetto alla data di consegna del lavoro, che non richiede necessariamente l'incontro fisico.
A me pare una differenza estremamente rilevante. Forse, però, per coglierla bisognerebbe avere un atteggiamento meno polemico e più volto a comprendere ciò che l'altro dice - cosa che capisco essere a volte complicata per certe persone.
Diciamo che in Italia è più semplice il lavoro ibrido che lo smart working.
Obiettivi e progetti sono tipici di professioni nelle quali si produce un servizio (esempio classico programmatori).
Un sistemista come me, non potrebbe mai fare smart working.
Salvo quei rari casi in cui si debba mettere in piedi una nuova infrastruttura e quindi si abbiano degli step organizzativi (che si possono modificare all'occorrenza nelle tempistiche).
Nella gestione quotidiana al massimo possiamo parlare di telelavoro (o lavoro ibrido).
io ho cambiato azienda (stesso identico lavoro) da quasi un mese e sono passato dalla presenza obbligatoria (o quella o la cassa) al lavoro ibrido..
attualmente siamo in presenza al 50%, non sono ancora sicuro di aver conosciuto di persona tutti i miei colleghi :asd:
l'azienda sembra che voglia continuare al 50% (non obbligatorio) anche dopo il termine dello stato di emergenza.. la filiale francese ha già firmato il nuovo accordo in questo verso, per noi dovrebbe succedere a breve..
però sempre di lavoro ibrido si tratta..
In Italia, lo smart working, si e' tradotto in essere reperibili in qualsiasi momento e qualsiasi luogo 24 ore su 24.
Mail alle 20, videochiamata alle 22, riunione in Zoom la domenica.
Poi, si possono usare tutte le parole inglesi o i neologismi che si preferiscono pero' la verita' e' sempre la stessa: massimo sfruttamento delle persone. Perdon, risorse umane. Perche' manco piu' siamo persone.
Si lavora per vivere. Non si vive per lavorare. Ma di questi tempi, devi pure ringraziare che ti danno l'opportunita' di farti lavorare.
per fortuna la mia nuova azienda ha all'80% base in Francia, il diritto alla disconnessione è il fulcro di tutto...
bio
Mister24
04-07-2021, 22:51
Diciamo che in Italia è più semplice il lavoro ibrido che lo smart working.
Obiettivi e progetti sono tipici di professioni nelle quali si produce un servizio (esempio classico programmatori).
Un sistemista come me, non potrebbe mai fare smart working.
Salvo quei rari casi in cui si debba mettere in piedi una nuova infrastruttura e quindi si abbiano degli step organizzativi (che si possono modificare all'occorrenza nelle tempistiche).
Nella gestione quotidiana al massimo possiamo parlare di telelavoro (o lavoro ibrido).
Io sono uno sviluppatore, anche in questo caso spesso è difficile il vero smart working. Lavoro su app mobile che sono client, sento continuamente i colleghi del backend oppure altri colleghi del reparto QA. Ho colleghi che scrivono le userstory.
In generale si lavora in agile che prevede il concetto di team, di riunioni giornaliere e di coordinamento tra colleghi, come sarebbe concigliabile questo con orari di lavoro variabili?
Slater91
05-07-2021, 17:36
Diciamo che in Italia è più semplice il lavoro ibrido che lo smart working.
Obiettivi e progetti sono tipici di professioni nelle quali si produce un servizio (esempio classico programmatori).
Un sistemista come me, non potrebbe mai fare smart working.
Salvo quei rari casi in cui si debba mettere in piedi una nuova infrastruttura e quindi si abbiano degli step organizzativi (che si possono modificare all'occorrenza nelle tempistiche).
Nella gestione quotidiana al massimo possiamo parlare di telelavoro (o lavoro ibrido).
Questo, però, è un altro paio di maniche ed è ben diverso dall'affermare che non ci siano differenze o che non ci sia la necessità di fare chiarezza sui termini. Sono d'accordo con te: in molti lavori non è possibile lo smart working e bisogna limitarsi al lavoro ibrido. La mia intenzione era però proprio quella di fare maggiore chiarezza sul significato dei termini, per quanto sottili possano apparire le differenze tra loro.
Certo e' un argomento complesso nella sua variegata applicazione laddove per diverse organizzazioni aziendali, obiettivi e aspettative dei datori di lavoro variano radicalmente anche a parità di profili in aziende diverse.
Imho a parte la interessante questione lessicale che ha probabilmente radici ben piu' lontane del periodo del lavoro "a distanza", a prescindere dal luogo, tempo e dimensione, radici che appunto stanno nella questione mediatica e percezione del lessico "comune", anche laddove questa diversificazione trovasse la giusta terminologia resta il problema principale, la quantità e qualità del lavoro odierno che sia a distanza o in una sede aziendale sarebbe un problema secondario.
Si potrebbe giustamente riflettere che nell' epoca in cui viviamo non abbia molto senso un idea lavorativa in stile ottocentesco con i cancelli chiusi a chiave quando l'ultimo lavoratore entrava per cui imho ben vengano forme che possano prendere il meglio per entrambe le parti. Perchè non si puo' dire che fare 50km avanti e indietro tutti i giorni sia "naturale" cosi' come naturale non sia forse stare tutti i giorni a stretto contatto con decine di persone che magari non si sopportano ma in una sorta di allegra recitazione teatrale.
Ma e' anche necessaria formazione (quando mai), interfacciamento con altri e mantenimento di buona socializzazione nei gruppi di lavoro appunto etc.. per cui essere messi nelle condizioni di lavorare a distanza nel modo corretto pare onere dell' azienda e non del lavoratore. Perche' si ha come l'impressione che oggi si "nasca imparati". Basti vedere le offerte di lavoro "Cercasi astronauta con pregressa esperienza sul suolo lunare, per stage impiegatizio, benefit buono pasto (tramezzino)". Mi preoccupa piu' questa tendenza che non il dove poi si debba lavorare sebbene appunto non mi pare che tornare al sistema impazzito del quotidiano caos stradale mattutino possa essere la soluzione in ottica di produttività.
Sul punto della responsabilizzazione del dipendente mah.. la piramide ha una forma precisa e ho come l'impressione che senza accorgersene spesso in alcuni contesti sia capovolta. Es. aziende con piu' dirigenti, capi e coordinatori che personale base da coordinare...
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