slump72
25-10-2017, 10:56
Prendo il titolo del topic, paro paro da un'articolo di Leganerd.
Dalla chiusura di Visceral games, in rete si è come alzata un'onda di marea che pubblicizza un'ipotetica sentenza di morte del gaming classico in favore di multiplayer on-line e transazioni economiche di vario genere.
Vorrei semplicemente esprimere la mia opinione di giocatore di vecchia data (antichissima data in termini informatici).
Ho avuto la fortuna e privilegio di vivere in prima persona tutta la rivoluzione informatica e videoludica avvenuta in Italia, avevo 10 anni quando mio padre portò in casa un misterioso scatolotto di plastica nera targato Phillips con ben 12 varianti di PONG.
Gli anni seguenti furono un susseguirsi d'incontri con nomi storici come Commodore VIC20, C64, Intellivision, ATARI VCS, Colecovision e così via fino all'attuale generazione di macchine.
Posso ritenermi un privilegiato per questo iter, nessuno oggi può capire le sensazioni che noi pionieri provavamo facendo quei primi timidi passi in un modo sconosciuto, stando un pò inebetiti di fronta al tubo catodico (a fosfori verdi che faceva tanto professionale).
Il senso di meraviglia che permeava la prima partita a dei capolavori senza tempo che non starò a citare, ma che tutti possiamo cercare di rispolverare grazie a qualsiasi emulatore, era senza prezzo.
Lasciando stare il discorso nostalgia, il media videoludico, salvo sporadici titoli mirati è nato ed è maturato come esperienza single player. Quel ritaglio di tempo in cui, isolato dal mondo esterno, puoi diventare volta volta, un astronauto, un alieno, un'astronave, una palla di pongo una rana che travrsa la strada ecc...
Curiosamente, c'è da dire che nonostante la natura single player, almeno nella mia esperienza personale, quei giochini fungevano comunque da aggregatore sociale, perchè buona parte delle ore passate con il joystick in mano erano in compagnia di almeno 2-3 amici per volta con cui condividevamo i tentativi di abbattere quel mostro di fine livelo particolarmente ostico piuttosto che a condividere idee su cosa fare su un'isola del tesoro con quello strano cotton fioc gigante.
La velocità con cui ha galoppato la tecnologia in ambito videoludico ha del miracoloso, si è evoluto anche il modo di giocare. Lo sviluppo della rete e relative infrastrutture ha portato alla creazione e diffusione del gioco on-line.
Il mio primo approccio serio è stato con COD o Resistance, non ricordo bene, sulla PS3, ho trovato l'idea di base del match anche divertente, ma non riesco a motivarmi a giocare se non ho uno scopo che vada oltre la semplice autocelbrazione, ragion per cui ho presto archiviato l'argomento.
Trovai al contrario geniale, l'approccio tenuto da MM con Little Big PLanet, un approccio in cui la rete era solo la struttura di condivisione di qualcosa che comunque era stato creato da zero dall'utente.
Negli anni purtroppo mi sono reso conto della direzione intrapresa dal mercato e, nonostante continui a rimanere indifferente alle lusinghe del multiplayer, devo purtroppo ammettere che la tendenza non accenna a fermarsi, come se questo non bastasse, un altro cancro ha attaccato il mio passatempo di una vita: le microtransazioni.
Non sto a domandarmi se questo sia giusto o sbagliato, in fondo le softco sono delle compagnie che pensano al profitto e, come fatto notare da più articoli on-line e non, se esistono persone disposte a spendere centinaia se non migliaia di dollari in fronzoli ed orpelli, chi siamo noi per privarle di questa gioia?
Quindi la conclusione qual è? Forse che tra qualche anno dovrò cambiare hobby o dirottarmi definitivamente sul mercato Indie in cui, per fortuna, i creativi viaggiano ancora sull'onda della passione per quello che fanno.
Eppure ripenso all'anno in corso e mi vengono in mente Uncharted4, Horizon, The lost legacy, Last Day of June, Zelda, l'imminente Mario, così come altri titoli passati tipo The Witcer o GTA e mi dico che, in fondo il gaming, quello vero, quello genuino, fine a se stesso, quello che ti chiudi in una stanza al buio, senza parlare con nessuno, magari con la compagnia di una Coca e rutto libero, è vivo e vegeto, ha raggiunto una piena maturità d'intenti e contenuti, e se EA e qualcun altro pensa di dimostrarmi il contrario... beh possono prendere le loro convinzioni, arrotolarle in un bel salamone gigante e ficcarsele sù, bene bene nel .... (buco a piacimento del lettore).
Per quanto mi riguarda il gaming classico è ben lontano dall'essere sul viale del tramonto, magari ci saranno meno titoli validi, ma se sono tutti come quelli sopra elencati, per me può bastare.
Ok, ho scritto un bel pippone fine a se stesso, ma mi andava di farlo, e quale posto migliore di questo forum?
Applausoni a chi è arrivato alla fine.
Dalla chiusura di Visceral games, in rete si è come alzata un'onda di marea che pubblicizza un'ipotetica sentenza di morte del gaming classico in favore di multiplayer on-line e transazioni economiche di vario genere.
Vorrei semplicemente esprimere la mia opinione di giocatore di vecchia data (antichissima data in termini informatici).
Ho avuto la fortuna e privilegio di vivere in prima persona tutta la rivoluzione informatica e videoludica avvenuta in Italia, avevo 10 anni quando mio padre portò in casa un misterioso scatolotto di plastica nera targato Phillips con ben 12 varianti di PONG.
Gli anni seguenti furono un susseguirsi d'incontri con nomi storici come Commodore VIC20, C64, Intellivision, ATARI VCS, Colecovision e così via fino all'attuale generazione di macchine.
Posso ritenermi un privilegiato per questo iter, nessuno oggi può capire le sensazioni che noi pionieri provavamo facendo quei primi timidi passi in un modo sconosciuto, stando un pò inebetiti di fronta al tubo catodico (a fosfori verdi che faceva tanto professionale).
Il senso di meraviglia che permeava la prima partita a dei capolavori senza tempo che non starò a citare, ma che tutti possiamo cercare di rispolverare grazie a qualsiasi emulatore, era senza prezzo.
Lasciando stare il discorso nostalgia, il media videoludico, salvo sporadici titoli mirati è nato ed è maturato come esperienza single player. Quel ritaglio di tempo in cui, isolato dal mondo esterno, puoi diventare volta volta, un astronauto, un alieno, un'astronave, una palla di pongo una rana che travrsa la strada ecc...
Curiosamente, c'è da dire che nonostante la natura single player, almeno nella mia esperienza personale, quei giochini fungevano comunque da aggregatore sociale, perchè buona parte delle ore passate con il joystick in mano erano in compagnia di almeno 2-3 amici per volta con cui condividevamo i tentativi di abbattere quel mostro di fine livelo particolarmente ostico piuttosto che a condividere idee su cosa fare su un'isola del tesoro con quello strano cotton fioc gigante.
La velocità con cui ha galoppato la tecnologia in ambito videoludico ha del miracoloso, si è evoluto anche il modo di giocare. Lo sviluppo della rete e relative infrastrutture ha portato alla creazione e diffusione del gioco on-line.
Il mio primo approccio serio è stato con COD o Resistance, non ricordo bene, sulla PS3, ho trovato l'idea di base del match anche divertente, ma non riesco a motivarmi a giocare se non ho uno scopo che vada oltre la semplice autocelbrazione, ragion per cui ho presto archiviato l'argomento.
Trovai al contrario geniale, l'approccio tenuto da MM con Little Big PLanet, un approccio in cui la rete era solo la struttura di condivisione di qualcosa che comunque era stato creato da zero dall'utente.
Negli anni purtroppo mi sono reso conto della direzione intrapresa dal mercato e, nonostante continui a rimanere indifferente alle lusinghe del multiplayer, devo purtroppo ammettere che la tendenza non accenna a fermarsi, come se questo non bastasse, un altro cancro ha attaccato il mio passatempo di una vita: le microtransazioni.
Non sto a domandarmi se questo sia giusto o sbagliato, in fondo le softco sono delle compagnie che pensano al profitto e, come fatto notare da più articoli on-line e non, se esistono persone disposte a spendere centinaia se non migliaia di dollari in fronzoli ed orpelli, chi siamo noi per privarle di questa gioia?
Quindi la conclusione qual è? Forse che tra qualche anno dovrò cambiare hobby o dirottarmi definitivamente sul mercato Indie in cui, per fortuna, i creativi viaggiano ancora sull'onda della passione per quello che fanno.
Eppure ripenso all'anno in corso e mi vengono in mente Uncharted4, Horizon, The lost legacy, Last Day of June, Zelda, l'imminente Mario, così come altri titoli passati tipo The Witcer o GTA e mi dico che, in fondo il gaming, quello vero, quello genuino, fine a se stesso, quello che ti chiudi in una stanza al buio, senza parlare con nessuno, magari con la compagnia di una Coca e rutto libero, è vivo e vegeto, ha raggiunto una piena maturità d'intenti e contenuti, e se EA e qualcun altro pensa di dimostrarmi il contrario... beh possono prendere le loro convinzioni, arrotolarle in un bel salamone gigante e ficcarsele sù, bene bene nel .... (buco a piacimento del lettore).
Per quanto mi riguarda il gaming classico è ben lontano dall'essere sul viale del tramonto, magari ci saranno meno titoli validi, ma se sono tutti come quelli sopra elencati, per me può bastare.
Ok, ho scritto un bel pippone fine a se stesso, ma mi andava di farlo, e quale posto migliore di questo forum?
Applausoni a chi è arrivato alla fine.