c.m.g
15-03-2017, 12:37
mercoledì 15 marzo 2017
di D. Giorio - La Pubblica Amministrazione italiana non è al riparo dagli attacchi informatici: il programma nazionale per la sicurezza informatica va affiancato a una presa di coscienza
Roma - Di recente molti quotidiani a larga tiratura hanno parlato di spionaggio e cybercrime, portando all'attenzione delle masse un argomento spesso relegato ad analisi specialistiche, o classificato come seccatura se qualche collega un po' paranoide fa presente che forse non è una buona idea tenere la password su un post-it appiccicato al monitor.
Anche La Repubblica, oltre che i siti di informazione specializzata come Punto Informatico, ha parlato del rapporto CLUSIT, che fotografa una situazione non troppo incoraggiante relativamente alla situazione della sicurezza informatica in Italia, e che ci vede, per la prima volta, entrare nella lista dei primi dieci Paesi sotto attacco.
A ben vedere, però, si tratta di una notizia positiva: il fatto che risultiamo così appetibili agli hacker implica che l'utilizzo delle nuove tecnologie è cresciuto, per cui noi Italiani non risultiamo più così insignificanti come prima. Lo stesso si può dire per il Ministero degli Esteri a guida Gentiloni, che sarebbe stato attaccato da hacker russi. La notizia, rimbalzata su tutti i giornali, mi ha reso fiero del mio Paese: il fatto che in Russia sappiano chi è Gentiloni e che si interessino all'Italia non può che riempire di orgoglio patrio! Battute a parte, il primo concetto che si insegna in una scuola di giornalismo è che un cane che morde un uomo non fa notizia, un uomo che morde un cane sì. Ora, lo scopo per cui i servizi di intelligence esistono è precisamente quello di fornire informazioni a chi deve prendere decisioni. Mi sembra dunque assolutamente normale che la CIA, il FSB (come si chiama ora il KGB) e gli altri grandi servizi delle varie nazioni cerchino di spiare il nostro Stato, come - spero - i nostri apparati cercano di fare con i loro rispettivi governi. È così da millenni e ritengo ipocrita far finta di indignarsi quando qualcuno viene pescato con le mani nella marmellata.
Continua su Punto Informatico =========>> (http://punto-informatico.it/4376173/PI/Commenti/lasciapassare-a38-sicuri-che-siamo-sicuri.aspx)
Fonte: Punto Informatico (http://punto-informatico.it/4376173/PI/Commenti/lasciapassare-a38-sicuri-che-siamo-sicuri.aspx)
di D. Giorio - La Pubblica Amministrazione italiana non è al riparo dagli attacchi informatici: il programma nazionale per la sicurezza informatica va affiancato a una presa di coscienza
Roma - Di recente molti quotidiani a larga tiratura hanno parlato di spionaggio e cybercrime, portando all'attenzione delle masse un argomento spesso relegato ad analisi specialistiche, o classificato come seccatura se qualche collega un po' paranoide fa presente che forse non è una buona idea tenere la password su un post-it appiccicato al monitor.
Anche La Repubblica, oltre che i siti di informazione specializzata come Punto Informatico, ha parlato del rapporto CLUSIT, che fotografa una situazione non troppo incoraggiante relativamente alla situazione della sicurezza informatica in Italia, e che ci vede, per la prima volta, entrare nella lista dei primi dieci Paesi sotto attacco.
A ben vedere, però, si tratta di una notizia positiva: il fatto che risultiamo così appetibili agli hacker implica che l'utilizzo delle nuove tecnologie è cresciuto, per cui noi Italiani non risultiamo più così insignificanti come prima. Lo stesso si può dire per il Ministero degli Esteri a guida Gentiloni, che sarebbe stato attaccato da hacker russi. La notizia, rimbalzata su tutti i giornali, mi ha reso fiero del mio Paese: il fatto che in Russia sappiano chi è Gentiloni e che si interessino all'Italia non può che riempire di orgoglio patrio! Battute a parte, il primo concetto che si insegna in una scuola di giornalismo è che un cane che morde un uomo non fa notizia, un uomo che morde un cane sì. Ora, lo scopo per cui i servizi di intelligence esistono è precisamente quello di fornire informazioni a chi deve prendere decisioni. Mi sembra dunque assolutamente normale che la CIA, il FSB (come si chiama ora il KGB) e gli altri grandi servizi delle varie nazioni cerchino di spiare il nostro Stato, come - spero - i nostri apparati cercano di fare con i loro rispettivi governi. È così da millenni e ritengo ipocrita far finta di indignarsi quando qualcuno viene pescato con le mani nella marmellata.
Continua su Punto Informatico =========>> (http://punto-informatico.it/4376173/PI/Commenti/lasciapassare-a38-sicuri-che-siamo-sicuri.aspx)
Fonte: Punto Informatico (http://punto-informatico.it/4376173/PI/Commenti/lasciapassare-a38-sicuri-che-siamo-sicuri.aspx)