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View Full Version : Anche i fisici sono filosofi: il ruolo della filosofia nella fisica moderna


frankytop
19-05-2015, 15:40
http://www.lescienze.it/news/2015/05/16/news/discussione_fisici_filosofi_filosofia_morta_viva-2611425/

In sostanza.... i filosofi nel campo della scienza non hanno più molto da dire e anzi sono al traino dei fisici.

jepessen
27-05-2015, 16:44
My two cents.

I filosofi non hanno mai avuto molto da dire riguardo la scienza.

Ai tempi gloriosi degli antichi greci i filosofi come Pitagora ed Anassimandro e Democrito facevano la parte dei fisici ante-litteram, gente che cercava di spiegare il mondo da un punto di vista puramente fisico e razionale, senza salti di fede invocando dei et similia. Il loro limite era alla mancanza totale di un metodo scientifico che li portava a esaminare il mondo reale con la sola ragione, senza metodo scientifico. Cercavano di spiegare il mondo "pensando" che li porta alla categoria dei filosofi.

Con l'andare del tempo la scienza e' progredita molto, sono spuntate le osservazioni che hanno messo nero su bianco la realta' dei fatti, ed ovviamente ci sono stati sempre grossi scontri in concomitanza con grosse scoperte, del tipo sistema eliocentrico, tutte che si possono racchiudere nelle grosse autorita' che affermano nei confronti dei signor nessuno come copernico e galileo che osavano affrontarli "io sono io e tu non sei un ca@@o". Ovviamente poi il tempo da ragione ai fatti e non a mere speculazioni, ma come avviene anche al giorno d'oggi.

Quindi i filosofi sono passati ad un altro tipo di verita', ovvero la verita' dell'umanita', e si sono spostati sull'uomo, chi siamo, dove andiamo etc. Difendevano a spada tratta la superiorita' dell'uomo su tutto l'universo ed anche oltre, sempre basato sul principio "io sono io e tu non sei un ca@@o", con tu riferito al mondo. In quel campo non avevano rivali perche' psicologia e neuroscienze ancora non avevano fatto il loro ingresso.

Ma la scienza andava avanti e arrivava a spiegare anche che la tanto decantata superiorita' dell'uomo tanto superiore non era: arrivo' il darwinismo, spunto' l'evoluzione, Adamo ed Eva diventavano sempre meno reali e sempre piu' metafisici. Anche li ci sono stati i soliti scontri "io sono io e tu non sei un ca@@o" con io che era la chiesa e tutti i filosofi esistenzialisti, e tu che era la scienza, le prove sperimentali e gli anni di metodo scientifico. E chi sta avendo la meglio?

Poi si e' passati alla natura dell'universo, che cercavano sempre di essere superiori perche' volevano spiegare il perche' esistono le cose materiali. Che, casualmente, e' la stessa domanda che si pongono i fisici teorici e di base, che passano il tempo a dividere atomi che tanto non c'hanno niente di meglio da fare.

I filosofi anche in questo caso hanno cercato di rompere le palle (si capisce ch e non mi stanno molto simpatici?). Un filosofo della scienza/scienziato e' Sean Carroll, che dice che una teoria scientifica che e' bella da vedere (tipo le equazioni di maxwell) devono contenere sicuramente una verita' e non c'e' bisogno di dimostrarle. Ora, c'e' veramente bisogno che io controbatta un'affermazione del genere? Se quello che a te piace a me fa schifo che facciamo, buttiamo la teoria? Chi ha ragione? Ma "io sono..." ok, mi hai capito.

Ora, questo filosofeggiare sta portando un po' la scienza alla deriva. Come prova puoi vedere tutta la massa di fisici che sono i cosiddetti "stringhisti", quelli che affermano la teoria delle stringhe come realta' assoluta anche se non e' mai stato dimostrato niente a riguardo. Ma se parli con uno stringhista quello ti dice cose come "ma veramente credi che l'universo possa NON avere undici dimensioni????" e robe cosi'. Quello e' il fisico che ha cominciato ad ignorare le basi della ricerca scientifica ed accetta la sua teoria per fede, perche' e' bella. Paradossalmente sta cominciando a prendere piede un'idea dell'universo piu' stramba, ovvero quella dell'universo olografico, perche' i fisici sostenitori invece di sbandierare la loro teoria come realta' assoluta perche' "io...." cercano prove sperimentali, analizzano i dati raccolti sulla radiazione di fondo e dicono "si', c'e' una discrepanza del 4%, ma adesso proviamo a analizzare di nuovo la teoria per vedere se abbiamo fatto qualche errore" e questo e' quello che secondo me fanno i fisici, ovvero teorizzare, osservare, sperimentare, correggere.

Tieni conto che (sempre my two cents), non e' detto che l'uomo arrivi mai alla realta' delle cose. E' vero che ci sono un sacco di teorie scientifiche, ma ricorda che le teorie servono a descrivere un fenomeno, non rivelano la realta' e se quelle cose esistono realmente. Sembra strano ma e' cosi. Pensa alle equazioni di maxwell: dicono che c'e' un'onda elettromagnetica ma in realta' non esiste; e' solo il modello matematico macroscopico di un universo quantistico. E chi ti dice che l'universo quantistico sia la realta'? Davvero credi che il mondo sia regolato da particelle probabilistiche? E' semplicemente un modello che spiega determinati fenomeni. Ad esempio non spiega la gravita'? Pensi che quando ci sara' una teoria del tutto che spieghi la gravita' le cose rimarranno come sono?

Esagero: tu riusciresti a spiegare la meccanica quantistica ad un cane? No. Ma non e' che non ci riusciresti perche' e' scemo; non ci riusciresti perche' non e' anatomicamente adatto a capire certe cose. Il suo cervello non e' adatto a concepire certi concetti. E chi ti dice che il nostro cervello sia adatto a capire l'effettiva realta' delle cose? Chi ti dice che noi siamo talmente bravi da andare al di la' di semplici descrizioni approssimative? Magari non siamo proprio anatomicamente adatti a carpire i segreti dell'universo. I filosofi ovviamente scarterebbero questa possibilita', ma un uomo di scienza la escluderebbe a priori?

Il_Grigio
28-05-2015, 10:17
Chiedo scusa in anticipo per la prolissità. :asd:
jepessen si è impegnato a riportare le sue idee e mi sembrava giusto prendermi un po' di spazio per rispondergli.
Spero che un messaggio così lungo non suoni come un'accanimento nei suoi confronti. Anzi, mi sono molto divertito a scrivere su questi argomenti e sono contento che mi abbia dato l'occasione di farlo. :D
I filosofi non hanno mai avuto molto da dire riguardo la scienza.
BUM! :D

Non volermene, ma mi sembra che tu abbia un'idea abbastanza ristretta della filosofia. Fai un po' lo stesso errore che viene denunciato dall'articolo de LeScienze: ti riferisci alla filosofia come alla sola metafisica, trascurando il resto.
Ai tempi gloriosi degli antichi greci i filosofi come Pitagora ed Anassimandro e Democrito [...] Cercavano di spiegare il mondo "pensando" che li porta alla categoria dei filosofi.
Citi loro, ma non citi, esempio a caso, Aristotele, che si è dedicato parecchio all'osservazione della natura, oltre che al pensiero.
O Eratostene: è famoso per aver calcolato con notevole precisione la lunghezza del meridiano terrestre, ma è stato anche cartografo, ha studiato la relazione della luna sulle maree e i mutamenti delle linee costiere.

Tra gli esempi da te citati, ricordo che proprio Pitagora applicò il metodo sperimentale allo studio del suono: costruì appositamente uno strumento "semplificato", per osservare la relazione tra la lunghezza di una corda e il suono prodotto.
Non solo pensiero, quindi, ma anche sperimentazione in condizioni controllate.
Con l'andare del tempo la scienza e' progredita molto, sono spuntate le osservazioni che hanno messo nero su bianco la realta' dei fatti, ed ovviamente ci sono stati sempre grossi scontri in concomitanza con grosse scoperte, del tipo sistema eliocentrico, tutte che si possono racchiudere nelle grosse autorita' che affermano nei confronti dei signor nessuno come copernico e galileo che osavano affrontarli "io sono io e tu non sei un ca@@o". Ovviamente poi il tempo da ragione ai fatti e non a mere speculazioni, ma come avviene anche al giorno d'oggi.
Le osservazioni, a volte, hanno messo nero su bianco anche "fatti" grossolanamente sbagliati. La scienza non è infallibile.
Secondariamente, non sempre le grandi scoperte sono avvenute in contrasto con le autorità. Questo mito del "sapiente contro il potente" fa parte del nostro immaginario collettivo, ma nella pratica tanti grandi pensatori e scienziati furono al soldo del mecenate di turno. E i grandi poteri avevano grandi interessi nel progresso della ricerca.
Si fa un gran dire di galileo, ma nessuno ricorda mai di come il vaticano avesse un proprio centro di osservazione astronomica, gestito dall'ordine dei gesuiti. Gesuiti che, al tempo di Galileo, erano importanti interlocutori sul piano scientifico astronomico, non solo religioso.
Quindi i filosofi sono passati ad un altro tipo di verita', ovvero la verita' dell'umanita', e si sono spostati sull'uomo, chi siamo, dove andiamo etc. Difendevano a spada tratta la superiorita' dell'uomo su tutto l'universo ed anche oltre, sempre basato sul principio "io sono io e tu non sei un ca@@o", con tu riferito al mondo. In quel campo non avevano rivali perche' psicologia e neuroscienze ancora non avevano fatto il loro ingresso.
Il "chi siamo / dove andiamo" è il classico argomento attribuito ai filosofi, ma in realtà la filosofia si è occupata sempre di tutto.
Senza uscire dall'ambito scientifico, abbiamo tutti i discorsi sull'epistemologia.
Non avremmo il moderno metodo scientifico senza aver fatto considerazioni del tipo "in che modo conosciamo il mondo?", "come possiamo assicurarci che una nozione sia corretta?", "quando è giusto dubitare di un'osservazione?".
Sembrano banalità, ma senza questo lavoro non avremmo scetticismo, pensiero critico, empirismo, rasoio di Ockham, falsificabilità... Insomma, tutta quella meta-scienza che contraddistingue il pensiero scientifico moderno.
Senza considerare gli indispensabili strumenti della logica (e della matematica), che ci arrivano proprio da quelle attività di "puro pensiero" che tu sembri aborrire.

Quanto alla "superiorità dell'uomo su tutto l'universo"... non capisco perché attribuisci questa idea proprio ai filosofi. All'epoca, la "centralità dell'uomo" era un'idea comune all'intero mondo culturale, anche quello scientifico.
E direi che tutt'ora è un'idea ben lungi dallo scomparire.
Ma la scienza andava avanti e arrivava a spiegare anche che la tanto decantata superiorita' dell'uomo tanto superiore non era: arrivo' il darwinismo, spunto' l'evoluzione, Adamo ed Eva diventavano sempre meno reali e sempre piu' metafisici. Anche li ci sono stati i soliti scontri "io sono io e tu non sei un ca@@o" con io che era la chiesa e tutti i filosofi esistenzialisti, e tu che era la scienza, le prove sperimentali e gli anni di metodo scientifico. E chi sta avendo la meglio?
Ancora cerchi una lotta tra bianco e nero. Ma dimentichi che anche uomini di scienza si opposero a Darwin. La scienza non è infallibile e di quando in quando richiede delle rivoluzioni al proprio interno. Non esiste solo la lotta contro la religione o la tradizione.

E l'attenzione al mondo naturale non è una caratteristica preclusa ai religiosi.
Per dirne una, le scoperte di Darwin si sposarono meravigliosamente con quelle di Mendel, un monaco.

Così sembra che io cerchi di "salvare la Chiesa". No, non ci tengo affatto e in altri ambiti sarebbe davvero l'ultimo dei miei pensieri.
Voglio solo far presente che la scienza è il frutto di un processo storico. Un processo cui hanno preso parte anche filosofi e uomini di fede. Un processo cui si sono opposti anche uomini di scienza, per quanto assurdo possa sembrare.
Non è una battaglia "sapere infallibile vs oscurantismo cieco", ma uno scenario storico molto più complesso e variegato.
Un filosofo della scienza/scienziato e' Sean Carroll, che dice che una teoria scientifica che e' bella da vedere (tipo le equazioni di maxwell) devono contenere sicuramente una verita' e non c'e' bisogno di dimostrarle. Ora, c'e' veramente bisogno che io controbatta un'affermazione del genere?
No, non ce n'è bisogno. Ma potresti spiegare perché questa non sarebbe un generalizzazione indebita (http://www.argomentare.it/strumenti/fallacie/generalizzazione_indebita1.htm). Se vogliamo esaltare la scienza e seppellire la filosofia, cominciamo evitando il principio induttivo e le generalizzazioni estreme.
Ora, questo filosofeggiare sta portando un po' la scienza alla deriva. Come prova puoi vedere tutta la massa di fisici che sono i cosiddetti "stringhisti", quelli che affermano la teoria delle stringhe come realta' assoluta anche se non e' mai stato dimostrato niente a riguardo. Ma se parli con uno stringhista quello ti dice cose come "ma veramente credi che l'universo possa NON avere undici dimensioni????" e robe cosi'. Quello e' il fisico che ha cominciato ad ignorare le basi della ricerca scientifica ed accetta la sua teoria per fede, perche' e' bella.
No, quello è un fisico che sta studiano una teoria attualmente non verificata nè falsificata.
Il fatto che lui creda o meno in questa teoria è ininfluente, se non compromette la qualità del suo lavoro.

Il lavoro sulle stringhe non esula dalla ricerca scientifica, ma serve anzi ad esplorarne i confini. La teoria delle stringhe è un modello che sarà portato avanti (assieme ad altri) finchè non sarà possibile confermarlo o negarlo.
È appunto un processo storico: prima o poi (speriamo) emergerà un modello migliore degli altri e (speriamo) esso otterrà maggiori consensi in ambito scientifico. Ma fino ad allora la ricerca esplorerà diverse direzioni, come sempre è avvenuto.

Non sempre la sperimentazione è possibile, ma questo non preclude la conoscenza scientifica.
Magari non siamo proprio anatomicamente adatti a carpire i segreti dell'universo. I filosofi ovviamente scarterebbero questa possibilita'
Lo dici tu che la scarterebbero. E lo dici trascurando tutte quelle correnti filosofiche che invece affermano l'impossibilità di conoscere la natura ultima dell'universo.

Mi pare che tu identifichi i filosofi come quegli oziosi opinionisti televisivi che ragionano solo per astrazioni, parlano solo per auto-esaltarsi, e sono privi di attuali conoscenze. Posso concederti che questa è l'immagine popolare del filosofo (e spesso persino dello scienziato), così come comunemente concepito. Ma è un'immagine che non rende giustizia agli aspetti più seri della disciplina.