c.m.g
24-10-2014, 15:17
giovedì 23 ottobre 2014
L'azienda allontana dalla Cina i dati degli utenti stranieri: si parla di miglioramenti per le performance dei servizi, ma si pensa soprattutto alla sicurezza dei dati
Roma - Xiaomi ha annunciato (http://www.pcworld.com/article/2838032/xiaomi-moving-data-outside-china-following-privacy-concerns.html#tk.rss_all) un piano per il trasloco dei dati dei suoi utenti stranieri fuori dai confini cinesi.
D'altra parte, anche se Internet è una realtà globale ed il cloud è ormai l'attualità dell'archiviazione dei dati, i server sono e rimangono fisici. Il che significa che devono essere posizionati da qualche parte nel mondo, rimanendo assoggettati alle leggi nazionali del paese dove sono ospitati: così, negli ultimi anni, non sono mancati interventi da parte delle multinazionali ICT per gestire i dati dei propri utenti.
Da ultimo, per esempio, Apple ha deciso (http://www.reuters.com/article/2014/10/23/us-xiaomi-servers-idUSKCN0IC08D20141023) di mantenere per gli utenti cinesi server in Cina, mandando (http://www.bloomberg.com/news/2014-10-22/apple-s-cook-discusses-user-data-with-china-vice-premier.html) ora il CEO Tim Cook a discutere di sicurezza con il vice-premier Ma Kai: minacciose indiscrezioni (http://www.reuters.com/article/2014/10/22/us-apple-china-idUSKCN0IB12920141022) circa un forte interessamento degli hacker per i dati del servizio iCloud avrebbero infatti messo in guardia l'azienda della Mela. Per quanto riguarda Xiaomi, a comunicare ufficialmente la decisione è stato (https://www.facebook.com/hbarra76/posts/10152317572156612) invece il vicepresidente Hugo Barra, che ha spiegato che si tratta di una strategia di ampio respiro attraverso cui l'azienda vorrebbe passare ad un'architettura multi-sito che permetterebbe di migliorare le performance dei servizi offerti in tutto il mondo, diminuendo in particolare gli errori di connessione e i tempi di latenza.
Tuttavia c'è chi suggerisce (http://www.theregister.co.uk/2014/10/22/xiaomi_global_data_centers/) che l'azienda aprofitti della scelta per proteggere i dati che si trova a gestire, che in particolare in Cina appaiono minacciati dall'ingerenza delle autorità: "È meglio premurarsi - ha d'altronde spiegato anche Barra - per mantenere alti standard per quanto riguada privacy e rispetto delle regolamentazioni nazionali in materia di protezione dei dati. Una priorità per Xiaomi, soprattutto nell'ottiva di espandersi in nuovi mercati".
Le operazioni di Xiaomi si svolgeranno (http://www.wired.com/2014/10/chinas-largest-smartphone-maker-vows-move-internet-services-overseas/) in tre fasi: la prima, già avviata e che dovrebbe essere conclusa entro fine ottobre, vede l'azienda impegnata a spostare i dati dei suoi utenti non cinesi, nonché le sue piattaforme e-commerce, dai data center di Pechino a quelli Amazon AWS in California ed a Singapore (sempre in questa fase inizierà ad usare l'infrastruttura CDN globale per velocizzare il caricamento delle pagine statiche); la seconda vedrà la migrazione dei servizi MIUI (tra cui (http://punto-informatico.it/cerca.aspx?s=miui&t=4) quelli cloud e relativi dati), verso i data center Amazon AWS in Oregon e a Singapore; nel 2015, infine, Xiaomi ha intenzione di migliorare ancora le performance offerte in mercati emergenti come India e Brasile, collaborando con data center locali e potendo così offrire maggiori prestazioni.
Claudio Tamburrino
Fonte: Punto Informatico (http://punto-informatico.it/4169727/PI/News/xiaomi-cambio-stagione.aspx)
L'azienda allontana dalla Cina i dati degli utenti stranieri: si parla di miglioramenti per le performance dei servizi, ma si pensa soprattutto alla sicurezza dei dati
Roma - Xiaomi ha annunciato (http://www.pcworld.com/article/2838032/xiaomi-moving-data-outside-china-following-privacy-concerns.html#tk.rss_all) un piano per il trasloco dei dati dei suoi utenti stranieri fuori dai confini cinesi.
D'altra parte, anche se Internet è una realtà globale ed il cloud è ormai l'attualità dell'archiviazione dei dati, i server sono e rimangono fisici. Il che significa che devono essere posizionati da qualche parte nel mondo, rimanendo assoggettati alle leggi nazionali del paese dove sono ospitati: così, negli ultimi anni, non sono mancati interventi da parte delle multinazionali ICT per gestire i dati dei propri utenti.
Da ultimo, per esempio, Apple ha deciso (http://www.reuters.com/article/2014/10/23/us-xiaomi-servers-idUSKCN0IC08D20141023) di mantenere per gli utenti cinesi server in Cina, mandando (http://www.bloomberg.com/news/2014-10-22/apple-s-cook-discusses-user-data-with-china-vice-premier.html) ora il CEO Tim Cook a discutere di sicurezza con il vice-premier Ma Kai: minacciose indiscrezioni (http://www.reuters.com/article/2014/10/22/us-apple-china-idUSKCN0IB12920141022) circa un forte interessamento degli hacker per i dati del servizio iCloud avrebbero infatti messo in guardia l'azienda della Mela. Per quanto riguarda Xiaomi, a comunicare ufficialmente la decisione è stato (https://www.facebook.com/hbarra76/posts/10152317572156612) invece il vicepresidente Hugo Barra, che ha spiegato che si tratta di una strategia di ampio respiro attraverso cui l'azienda vorrebbe passare ad un'architettura multi-sito che permetterebbe di migliorare le performance dei servizi offerti in tutto il mondo, diminuendo in particolare gli errori di connessione e i tempi di latenza.
Tuttavia c'è chi suggerisce (http://www.theregister.co.uk/2014/10/22/xiaomi_global_data_centers/) che l'azienda aprofitti della scelta per proteggere i dati che si trova a gestire, che in particolare in Cina appaiono minacciati dall'ingerenza delle autorità: "È meglio premurarsi - ha d'altronde spiegato anche Barra - per mantenere alti standard per quanto riguada privacy e rispetto delle regolamentazioni nazionali in materia di protezione dei dati. Una priorità per Xiaomi, soprattutto nell'ottiva di espandersi in nuovi mercati".
Le operazioni di Xiaomi si svolgeranno (http://www.wired.com/2014/10/chinas-largest-smartphone-maker-vows-move-internet-services-overseas/) in tre fasi: la prima, già avviata e che dovrebbe essere conclusa entro fine ottobre, vede l'azienda impegnata a spostare i dati dei suoi utenti non cinesi, nonché le sue piattaforme e-commerce, dai data center di Pechino a quelli Amazon AWS in California ed a Singapore (sempre in questa fase inizierà ad usare l'infrastruttura CDN globale per velocizzare il caricamento delle pagine statiche); la seconda vedrà la migrazione dei servizi MIUI (tra cui (http://punto-informatico.it/cerca.aspx?s=miui&t=4) quelli cloud e relativi dati), verso i data center Amazon AWS in Oregon e a Singapore; nel 2015, infine, Xiaomi ha intenzione di migliorare ancora le performance offerte in mercati emergenti come India e Brasile, collaborando con data center locali e potendo così offrire maggiori prestazioni.
Claudio Tamburrino
Fonte: Punto Informatico (http://punto-informatico.it/4169727/PI/News/xiaomi-cambio-stagione.aspx)