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View Full Version : Cerchi un corso di laurea dedicato ai videogiochi? Ecco la soluzione che fa per te


Redazione di Hardware Upg
23-06-2014, 16:31
Link alla notizia: http://www.gamemag.it/news/cerchi-un-corso-di-laurea-dedicato-ai-videogiochi-ecco-la-soluzione-che-fa-per-te_52899.html

L'Università degli Studi di Milano e AESVI hanno presentato oggi alla stampa New Game Designer 2014, l'evento che si svolgerà martedì 1° luglio in Statale dedicato al mondo dei videogames.

Click sul link per visualizzare la notizia.

mirkonorroz
23-06-2014, 17:28
Certo che sono proprio in buone mani... :asd:

Ora92
23-06-2014, 18:24
Ahahah oddio ci sono più presentataori che pubblico!! :eek: :eek:

Hellraiser83
23-06-2014, 18:48
speed dating? quindi se mi iscrivo, mi posso scopare tutte le dipendenti di una software house?

deggial
23-06-2014, 18:54
speed dating? quindi se mi iscrivo, mi posso scopare tutte le dipendenti di una software house?

magari se frequenti un corso di informatica e vedi il livello medio delle aspiranti programmatrici, ti passa la voglia :D

PS: ovviamente scherzo, non me ne vogliano le mie ex colleghe di università :P

Lwyrn
23-06-2014, 20:45
magari se frequenti un corso di informatica e vedi il livello medio delle aspiranti programmatrici, ti passa la voglia :D

PS: ovviamente scherzo, non me ne vogliano le mie ex colleghe di università :P

Io non ho fatto ingegneria, però se sono tutte come quelle che ho conosciuto io... mi sa che non scherzi affatto :asd:

D4N!3L3
23-06-2014, 20:47
Aspetta, ora lascio ingegneria e vado a fare questo. :asd:

adaant
23-06-2014, 21:32
Ma chi e' che nel 2014 ha le palle di iscriversi ad un corso del genere? Poi le software house sicuramente cercano dei laureati in videogiochi... Imho una delle tante lauree farlocche del sistema universitario italiano.

esp1lon
23-06-2014, 22:26
Conosco diversi brillanti programmatori di videogiochi che non si sono mai laureati e molti brillanti laureati in informatica che non saprebbero da dove iniziare a programmare un videogioco. Programmare videogiochi è qualcosa di completamente differente rispetto, e corsi come ing. del software non servono a nulla. Chi ha una passione insana per i videogiochi e per la programmazione può anche farne a mano di un corso del genere e per certi versi una classico corso di informatica può essere più formativo. Ma pensare di uscire dall'università con l'idea di essere assunti successivamente da una grossa software house di videogiochi è una idea che poteva nascere solo nei corridoi delle accademie italiane.

Raghnar-The coWolf-
23-06-2014, 22:35
Finchè non ci sarà una divisione netta e diffusa fra università e corsi superiori professionalizzanti esisteranno certi obbrobri.

cignox1
24-06-2014, 07:24
Non so come si compongano i corsi, ma se ci fosse stato 15 anni fa mi ci sarei iscritto al volo.

Sfortunatamente la facoltá di informatica non prepara minimamente ai bisogni delle aziende, se uno vuole fare lo sviluppatore...

ripe
24-06-2014, 07:27
Maggiorini è stato un mio prof! :D
Preferirei non commentare l'offerta formativa in ambito informatico della Statale di Milano... :help:

deggial
24-06-2014, 07:48
Ma pensare di uscire dall'università con l'idea di essere assunti successivamente da una grossa software house di videogiochi è una idea che poteva nascere solo nei corridoi delle accademie italiane.

Parole sante!
Purtroppo la frase rimane vera anche se leggi solo la parte in grassetto ;)

deggial
24-06-2014, 07:53
Non so come si compongano i corsi, ma se ci fosse stato 15 anni fa mi ci sarei iscritto al volo.

Sfortunatamente la facoltá di informatica non prepara minimamente ai bisogni delle aziende, se uno vuole fare lo sviluppatore...

Forse ho io un'idea sbagliata dell'università, ma secondo me una facoltà universitaria non deve preparare ai bisogni delle aziende, ci sono i corsi professionalizzanti e gli istituti tecnici apposta per questo.

Tra l'altro i bisogni delle aziende (in ambito informatico soprattutto) cambiano ogni 5 anni, non si può pensare ad adeguare i corsi per seguire le richieste delle aziende (che cambieranno dopo pochi anni). L'università deve formare quella che sarà la società futura (società intesa come stato sociale, non come Srl e Spa), quindi deve dare più una forma mentis che una competenza mirata su singoli aspetti del lavoro.

PS: tutto questo lo dico da ingegnere informatico, vecchio ordinamento, laureato 10 anni fa.

Raghnar-The coWolf-
24-06-2014, 08:06
Forse ho io un'idea sbagliata dell'università, ma secondo me una facoltà universitaria non deve preparare ai bisogni delle aziende, ci sono i corsi professionalizzanti e gli istituti tecnici apposta per questo.

Tra l'altro i bisogni delle aziende (in ambito informatico soprattutto) cambiano ogni 5 anni, non si può pensare ad adeguare i corsi per seguire le richieste delle aziende (che cambieranno dopo pochi anni). L'università deve formare quella che sarà la società futura (società intesa come stato sociale, non come Srl e Spa), quindi deve dare più una forma mentis che una competenza mirata su singoli aspetti del lavoro.

Esatto.
In ogni paese esistono due canali di istruzione superiore (e media): una professionalizzante, e una "culturalizzante".
E a questo corrispondono due diverse composizioni e ruoli dei componenti dei due diversi corpi istitutivi: ad esempio un Prof. universitario DEVE fare ricerca, tanta, un Prof. di un corso professionalizzante DEVE aggiornarsi sulle novita' e sulla domanda di lavoro della sua zona, sempre.

Chiedere all'universita' di fare il ruolo di un corso professionalizzante e non dividere i due ruoli dell'istruzione superiore e' un'idea che solo con la nostra storia di ministri incompetenti poteva venire fuori...

E' anche vero che in Italia c'e' la malsana tendenza a fare sempre "il meglio", "il meglio" definito come "quello che mi permette di vantarmi di piu' durante l'aperitivo", motivo per cui i licei si riempiono e gli istituti professionali si svuotano, quindi forse l'istituzione di un vero canale professionalizzante sarebbe fuori luogo data questa forma mentis bacata...

Eraser|85
24-06-2014, 09:21
Conosco diversi brillanti programmatori di videogiochi che non si sono mai laureati e molti brillanti laureati in informatica che non saprebbero da dove iniziare a programmare un videogioco. Programmare videogiochi è qualcosa di completamente differente rispetto, e corsi come ing. del software non servono a nulla. Chi ha una passione insana per i videogiochi e per la programmazione può anche farne a mano di un corso del genere e per certi versi una classico corso di informatica può essere più formativo. Ma pensare di uscire dall'università con l'idea di essere assunti successivamente da una grossa software house di videogiochi è una idea che poteva nascere solo nei corridoi delle accademie italiane.

Scusa se mi permetto di contraddirti, ma reputo la tua analisi estremamente superficiale e farcita di luoghi comuni. Io mi reputo uno sviluppatore software discretamente brillante che si è sempre fatto notare, sia in ambito accademico che in ambito lavorativo. Ho anche svolto tirocini interessantissimi su shader avanzati in collaborazione con il Visual Computing Lab del CNR di Pisa (e studiavo a Ferrara.. ogni mattino alzati alle 5, prendi il treno, spera che non faccia ritardo, vai a Pisa, lavora, torna etc..).

La mia passione è sempre stata la grafica, in tutte le sue forme. Mi sono specializzato in personal, come dici te, dato che l'Università non mi ha fornito niente di utile (se non il corso sulle reti neurali e poco altro). La triennale l'ho passata addirittura ad occhi chiusi con nozioni che possedevo già ed il primo libro l'ho comprato perché costretto all'ultimo anno della specialistica.

Ho cercato in tutti i modi di specializzarmi nella programmazione dei VG e sono arrivato anche a fare un colloquio con la Milestone a Milano ma, ahimé, non l'ho superato. Chiedevano cose estremamente specifiche che o le hai studiate espressamente o hai avuto esperienza lavorativa in quello specifico settore. Se avessi avuto un corso di laurea tipo quello di Milano che ora stanno pubblicizzando probabilmente ora sarei in Inghilterra o negli USA a lavorare su grossi titoli.

Tutto sommato ho un bel lavoro adesso, non mi lamento, ma se avessi avuto altre opportunità sarei potuto crescere molto di più.

PS: ingegneria del software è un corso molto più utile di quello che possa sembrare.. poi dipende da cosa ti interessa. Io non l'ho scelto perché più interessato alla programmazione nuda e cruda, OpenGL e quant'altro..

Eraser|85
24-06-2014, 09:42
Esatto.
In ogni paese esistono due canali di istruzione superiore (e media): una professionalizzante, e una "culturalizzante".
E a questo corrispondono due diverse composizioni e ruoli dei componenti dei due diversi corpi istitutivi: ad esempio un Prof. universitario DEVE fare ricerca, tanta, un Prof. di un corso professionalizzante DEVE aggiornarsi sulle novita' e sulla domanda di lavoro della sua zona, sempre.

Chiedere all'universita' di fare il ruolo di un corso professionalizzante e non dividere i due ruoli dell'istruzione superiore e' un'idea che solo con la nostra storia di ministri incompetenti poteva venire fuori...

E' anche vero che in Italia c'e' la malsana tendenza a fare sempre "il meglio", "il meglio" definito come "quello che mi permette di vantarmi di piu' durante l'aperitivo", motivo per cui i licei si riempiono e gli istituti professionali si svuotano, quindi forse l'istituzione di un vero canale professionalizzante sarebbe fuori luogo data questa forma mentis bacata...

Parlare di cultura in un settore moderno ed in continua evoluzione come l'Informatica non si può ridurre a studiare i formalismi che asseriscono che con un linguaggio tipo mini-pascal posso fare tutto quello che mi passa per la testa. Vanno sicuramente studiate ANCHE (ma non solo) tutte le novità che rendono poi Informatica la materia che è. Come al solito in Italia abbiamo questa brutta brutta brutta abitudine a non guardare mai avanti ma sempre indietro: prova ne è che generalmente si reputa tutto ciò che è "tradizione" come sinonimo di qualità e affidabilità (anche se in contrasto con la scienza moderna, ma sto divagando).

Quello che voglio dire in soldoni è che un corso di laurea in Informatica DEVE NECESSARIAMENTE tenere il passo con la tecnologia e soprattutto con la CULTURA che non può solo essere Turing e BTrees ma anche motori grafici, openCL / GPGPU, programmazione embedded e mobile

Raghnar-The coWolf-
24-06-2014, 10:01
Quello che voglio dire in soldoni è che un corso di laurea in Informatica DEVE NECESSARIAMENTE tenere il passo con la tecnologia e soprattutto con la CULTURA che non può solo essere Turing e BTrees ma anche motori grafici, openCL / GPGPU, programmazione embedded e mobile

Mah francamente non sono nella materia e non mi sono mai chiesto della cosa fino a questo punto. Dimmi perche' io dovrei rubare tempo a fornirti un solido background matematico e logico per insegnarti una cosa che per quanto utile ora, non ti serve e non ti forma vita natural durante?

Pero' posso dire ho insegnato 3 anni il corso di Informatica (fu laboratorio di calcolo) a Fisica, e dopo aver accettato il passaggio da Fortran a C++ (con il caveat dell'uso moderatissimo di librerie esterne) mi sono sempre opposto ferocemente all'insegnamento di Java o Python o Mathematica, sebbene queste 3 siano piu' utili al 90% dei laureati in Fisica.

Perche' la laurea non deve insegnarti ad essere "utile", la laurea deve insegnarti come "essere", e un linguaggio dove devi prestare attenzione, che ti fa pesare i tuoi errori in modo sistematico e che non concede scappatoie logiche, anche se ti fa sudare 7 camice per fare puttanate, e' molto piu' formativo informaticamente e logicamente di un linguaggio dove scrivi "Int[Funzione[x],x]" e ti restituisce l'integrale e poi magari ti fa smadonnare su stronzate come l'aver utilizzato come nome variabile una stringa protetta e anziche' darti uno di quei begli erroracci incomprensibili di compilazione e' andato avanti interpretando a sentimento...

Eraser|85
24-06-2014, 10:29
Mah francamente non sono nella materia e non mi sono mai chiesto della cosa fino a questo punto. Dimmi perche' io dovrei rubare tempo a fornirti un solido background matematico e logico per insegnarti una cosa che per quanto utile ora, non ti serve e non ti forma vita natural durante?

Pero' posso dire ho insegnato 3 anni il corso di Informatica (fu laboratorio di calcolo) a Fisica, e dopo aver accettato il passaggio da Fortran a C++ (con il caveat dell'uso moderatissimo di librerie esterne) mi sono sempre opposto ferocemente all'insegnamento di Java o Python o Mathematica, sebbene queste 3 siano piu' utili al 90% dei laureati in Fisica.

Perche' la laurea non deve insegnarti ad essere "utile", la laurea deve insegnarti come "essere", e un linguaggio dove devi prestare attenzione, che ti fa pesare i tuoi errori in modo sistematico e che non concede scappatoie logiche, anche se ti fa sudare 7 camice per fare puttanate, e' molto piu' formativo informaticamente e logicamente di un linguaggio dove scrivi "Int[Funzione[x],x]" e ti restituisce l'integrale e poi magari ti fa smadonnare su stronzate come l'aver utilizzato come nome variabile una stringa protetta e anziche' darti uno di quei begli erroracci incomprensibili di compilazione e' andato avanti interpretando a sentimento...

Perché un motore grafico, per quanto uno non lo userà mai concretamente (a meno di non andare a lavorare in quell'ambito), non è solo un framework per far muovere degli omini su schermo. E' proprio un modo diverso di approcciarsi alla programmazione. Ti insegna che l'ereditarietà non è poi questa gran furbata, ti insegna a gestire la memoria, ti insegna concretamente come e quando usare i giusti strumenti per ottenere il giusto risultato (scripting vs compilato), ti insegna a gestire eventi asincroni e concatenati. Questa roba potrebbe non sembrare "cultura" nel senso tradizionale del termine, ma fa un'enorme differenza nel modo che uno ha di approcciarsi alla materia che è andato a studiare. Stiamo pur parlando di Informatica, non di Matematica.. va bene la cultura astratta, ma della concretezza ci deve essere!

hibone
24-06-2014, 10:58
E' anche vero che in Italia c'e' la malsana tendenza a fare sempre "il meglio", "il meglio" definito come "quello che mi permette di vantarmi di piu' durante l'aperitivo", motivo per cui i licei si riempiono e gli istituti professionali si svuotano, quindi forse l'istituzione di un vero canale professionalizzante sarebbe fuori luogo data questa forma mentis bacata...

Mi pare una generalizzazione un tanto al chilo e, specie se fatta da chi, almeno tecnicamente, "può vantarsi di più durante l'aperitivo", non suona tanto diversa dallo "Sfigati" di Michel Martone, o dal "Choosy" della Fornero, ovvero fuori luogo.

Se per un verso vale il luogo comune che in italia viga la regola de "il meglio in assoluto e a tutti i costi", questa ha declinazioni diverse a seconda degli ambiti. Ad esempio molti gruppi politici la utilizzano come scusante per non fare assolutamente nulla. Mentre in altri casi porta ad eccellenze di vario tipo.

Non è una forma mentis bacata, se questa viene affiancata ad un sano pragmatismo. Nella fattispecie dell'ambito familiare, almeno per quanto riguarda le esperienze che posso aver fatto, dubito che i genitori vogliano un titolo di studio per i figli così che questi possano vantarsene.

Raghnar-The coWolf-
24-06-2014, 11:55
Perché un motore grafico, per quanto uno non lo userà mai concretamente (a meno di non andare a lavorare in quell'ambito), non è solo un framework per far muovere degli omini su schermo. E' proprio un modo diverso di approcciarsi alla programmazione. Ti insegna che l'ereditarietà non è poi questa gran furbata, ti insegna a gestire la memoria, ti insegna concretamente come e quando usare i giusti strumenti per ottenere il giusto risultato (scripting vs compilato), ti insegna a gestire eventi asincroni e concatenati.

Come ho detto non ho una tale padronanza di queste materie, questo mi sembra un motivo piu' che valido.

Quello che contesto e' l'approccio "ti insegnamo questo perche' la gente lo usa e devi essere un membro produttivo al day 1" vs "questa cosa non viene usata che ce la insegnano a fare" che non c'entra niente con l'universita'

Raghnar-The coWolf-
24-06-2014, 11:58
Mi pare una generalizzazione un tanto al chilo e, specie se fatta da chi, almeno tecnicamente, "può vantarsi di più durante l'aperitivo", non suona tanto diversa dallo "Sfigati" di Michel Martone, o dal "Choosy" della Fornero, ovvero fuori luogo.

Che avevano entrambi, specialmente il primo, ragione nel contesto e dal pulpito sbagliato se non sbagliatissimo, specialmente il primo.
La media dell'eta' di Laurea in Italia e' elevatissima (l'ultima volta che ho guardato almalaurea quasi 28 anni), e ben pochi sono studenti lavoratori (il 30% full time, il 20% part time, il 50% in saltuario o nullo, con l'autodichiarazione in cui si esagera sempre un pochino per effetto Dunning-Kruger) quindi basta con questa gran balla e scusa.
I giovani italiani sono decisamente "sfigati" per questo, e riflettono la declinazione malata della mentalita' di cui ho parlato sopra, dove "e' comunque meglio avere il pezzo di carta" anche a costo di buttare anni su anni, come se ci fosse qualcosa di disonorevole a riconoscere i propri limiti e le proprie inclinazioni e andare a fare qualcosa per cui si e' piu' portati...

esp1lon
24-06-2014, 13:18
mi sono fermato a "corsi come ingegneria del software" non servono a nulla... :asd:

Non ho detto che un corso di ing. del software non serve a nulla in generale. Ho detto che un corso di ing. del software per lo sviluppo dei videogiochi non è utile in quanto un videogioco ha processi di progettazione completamente differenti. Se non ci credi ti consiglio di leggerti questa recente pubblicazione della microsoft:

Cowboys, Ankle Sprains, and Keepers of Quality: How Is Video Game Development Different from Software Development?
by: Emerson Murphy-Hill, Thomas Zimmermann, Nachiappan Nagappan
In Proceedings of the International Conference on Software Engineering (2014)

Ti riporto giusto una frase delle conclusioni "Our results suggest that games have significant differences from “traditional” software development, and this paper contributes an empirical foundation on which to understand those differences."

esp1lon
24-06-2014, 13:27
Scusa se mi permetto di contraddirti, ma reputo la tua analisi estremamente superficiale e farcita di luoghi comuni. Io mi reputo uno sviluppatore software discretamente brillante che si è sempre fatto notare, sia in ambito accademico che in ambito lavorativo. Ho anche svolto tirocini interessantissimi su shader avanzati in collaborazione con il Visual Computing Lab del CNR di Pisa (e studiavo a Ferrara.. ogni mattino alzati alle 5, prendi il treno, spera che non faccia ritardo, vai a Pisa, lavora, torna etc..).

La mia passione è sempre stata la grafica, in tutte le sue forme. Mi sono specializzato in personal, come dici te, dato che l'Università non mi ha fornito niente di utile (se non il corso sulle reti neurali e poco altro). La triennale l'ho passata addirittura ad occhi chiusi con nozioni che possedevo già ed il primo libro l'ho comprato perché costretto all'ultimo anno della specialistica.

Ho cercato in tutti i modi di specializzarmi nella programmazione dei VG e sono arrivato anche a fare un colloquio con la Milestone a Milano ma, ahimé, non l'ho superato. Chiedevano cose estremamente specifiche che o le hai studiate espressamente o hai avuto esperienza lavorativa in quello specifico settore. Se avessi avuto un corso di laurea tipo quello di Milano che ora stanno pubblicizzando probabilmente ora sarei in Inghilterra o negli USA a lavorare su grossi titoli.

Tutto sommato ho un bel lavoro adesso, non mi lamento, ma se avessi avuto altre opportunità sarei potuto crescere molto di più.

PS: ingegneria del software è un corso molto più utile di quello che possa sembrare.. poi dipende da cosa ti interessa. Io non l'ho scelto perché più interessato alla programmazione nuda e cruda, OpenGL e quant'altro..

Guarda che hai semplicemente espanso la mia analisi entrando nei dettagli ma la sostanza non cambia. Se la tua passione è stata la grafica sai bene che l'università non ti ha dato quasi nulla durante i 5 anni di studi e sostanzialmente hai dovuto fare tutto da solo (ne so qualcosa perchè ci sono passato pure io). Per poter diventare uno sviluppatore di videogiochi e fare carriera in questo ambito devi compiere da solo un ulteriore passo in avanti ovvero crearti un portfolio di titoli da poter mostrare ai colloqui (le aziende più grosse vogliono anche vedere il codice non solo gli eseguibili). Quindi indipendentemente dall'università che hai frequentato o non frequentato se questo portfolio non lo crei nessuno ti assumerà anche se esci laureato da un corso di sviluppatore di videogiochi. In buona sostanza prima di qualunque titolo ci vuole tantissima passione e capacità.

hibone
24-06-2014, 14:08
Che avevano entrambi, specialmente il primo, ragione nel contesto e dal pulpito sbagliato se non sbagliatissimo, specialmente il primo.
La media dell'eta' di Laurea in Italia e' elevatissima (l'ultima volta che ho guardato almalaurea quasi 28 anni), e ben pochi sono studenti lavoratori (il 30% full time, il 20% part time, il 50% in saltuario o nullo, con l'autodichiarazione in cui si esagera sempre un pochino per effetto Dunning-Kruger) quindi basta con questa gran balla e scusa.
I giovani italiani sono decisamente "sfigati" per questo, e riflettono la declinazione malata della mentalita' di cui ho parlato sopra, dove "e' comunque meglio avere il pezzo di carta" anche a costo di buttare anni su anni, come se ci fosse qualcosa di disonorevole a riconoscere i propri limiti e le proprie inclinazioni e andare a fare qualcosa per cui si e' piu' portati...

Non è una questione di aver torto o ragione. La questione è di altra natura:

- chi parla è in una posizione privilegiata grazie anche a questioni di censo. Per questa ragione, che sia proprio certa gente a voler dare "pane al pane e vino al vino", parlando da "homo novus", come se fosse figlio di nessuno, è profondamente ipocrita.

- sparare ad alzo zero su chiunque per qualsivoglia ragione in maniera indiscriminata è comunque sbagliato, visto che ogni situazione familiare è un contesto a sé, e specie se chi lo fa dovrebbe rappresentare, ed è pagato anche con le tasse di, chi viene insultato.

- l'ambiente universitario italiano, in molte circostanze, non è che sia inappuntabile, con professori che non sanno spiegare, dispense preparate ad minkiam e quant'altro, per cui se il fenomeno è endemico in italia ma non in altri paesi, forse, la colpa non è solo degli studenti. Il fatto che l'ambiente universitario non insegni la moderazione e la cautela nell'esprimere giudizi, credo ne sia indice.

Se pure è vero che molti laureati non capiscono una mazza degli argomenti che si presume abbiano studiato, è anche vero che in generale il pezzo di carta ad oggi è comunque ben visto nel mondo del lavoro. Senza di quello molte opportunità di lavoro qualificato sono precluse a prescindere, purtroppo.

KuWa
24-06-2014, 15:51
ma di cosa stiamo parlando? forma mentis? secondo voi e' bello se dopo 5 anni (minimo) io esco dall'universita' senza sapere una bella cippa???????
Posso anche accettare che per 3 anni il corso sia abbastanza generico e ti dia una panoramica dell'informatica (ma seria, no cagate matematiche che nel 99% dei casi non utilizzero' piu). Pero nella specialistica devo concentrarmi su un singolo argomento (programmazione, reti, grafica, etc) e che sia rilevante in ambito lavorativo.
Perche devo, dopo 5 anni pagare di tasca mia un corso professionale per essere utile alle aziende????

Raghnar-The coWolf-
24-06-2014, 22:24
ma di cosa stiamo parlando? forma mentis? secondo voi e' bello se dopo 5 anni (minimo) io esco dall'universita' senza sapere una bella cippa???????
Posso anche accettare che per 3 anni il corso sia abbastanza generico e ti dia una panoramica dell'informatica (ma seria, no cagate matematiche che nel 99% dei casi non utilizzero' piu). Pero nella specialistica devo concentrarmi su un singolo argomento (programmazione, reti, grafica, etc) e che sia rilevante in ambito lavorativo.
Perche devo, dopo 5 anni pagare di tasca mia un corso professionale per essere utile alle aziende????

Ecco, nessuno ti obbliga, semplicemente non fare l'università se il tuo obiettivo è avere una "panoramica seria, mica cagate matematiche che nel 99% dei casi non utilizzerò più".

Non è il ruolo, almeno non quello primario, dell'università fornirti roba da "utilizzare". Tutto qua.

Non è una questione di aver torto o ragione. La questione è di altra natura:

- chi parla è in una posizione privilegiata grazie anche a questioni di censo. Per questa ragione, che sia proprio certa gente a voler dare "pane al pane e vino al vino", parlando da "homo novus", come se fosse figlio di nessuno, è profondamente ipocrita..

come ho detto: pulpito sbagliato.

- sparare ad alzo zero su chiunque per qualsivoglia ragione in maniera indiscriminata è comunque sbagliato, visto che ogni situazione familiare è un contesto a sé, e specie se chi lo fa dovrebbe rappresentare, ed è pagato anche con le tasse di, chi viene insultato...

Meglio dire se c'è un problema, piuttosto che nascondersi dietro alle solite bugie bianche di circostanza e al buonismo che non fa bene a nessuno.
Chi viene pagato con le tasse viene pagato anche con quelle di chi vorrebbe sentirsi dire pane al pane e vino al vino, non i rebus Vendoliani per dire Immobile non ha capito il fuorigioco.

- l'ambiente universitario italiano, in molte circostanze, non è che sia inappuntabile, con professori che non sanno spiegare, dispense preparate ad minkiam e quant'altro, per cui se il fenomeno è endemico in italia ma non in altri paesi, forse, la colpa non è solo degli studenti. Il fatto che l'ambiente universitario non insegni la moderazione e la cautela nell'esprimere giudizi, credo ne sia indice.

Scuse.

Se pure è vero che molti laureati non capiscono una mazza degli argomenti che si presume abbiano studiato, è anche vero che in generale il pezzo di carta ad oggi è comunque ben visto nel mondo del lavoro. Senza di quello molte opportunità di lavoro qualificato sono precluse a prescindere, purtroppo.

Sembrerebbe abbastanza il contrario, disoccupazione giovanile alle stelle e forum di counseling in cui si chiede se è il caso di depennare titoli di studio.

Giovannino
26-06-2014, 07:09
Anche se sono negli 'anta e già laureato in informatica, quasi quasi mi ci iscrivo.

KuWa
26-06-2014, 11:44
quindi tu sei uscito dall'uni dopo 5 anni senza sapere una cippa e la colpa è dell'università... interessante... :asd:

chi ha mai detto che ho fatto 5 anni? per fortuna mi son fermato a 3.
Il non sapere una cippa lo intendo come l'universita' non ti insegna niente di utile e sensato che poi ti portera' benefici lavorativi.
Il lavoro che ho non e' di certo perche sono laureato.

hibone
28-06-2014, 14:49
come ho detto: pulpito sbagliato.

non è solo una questione di pulpito. non è solo il ruolo istituzionale di chi parla, ma le origini di chi parla.

fosse stato un povero cristo, o il figlio di un povero cristo, non sarebbe stato bello comunque, ma avrebbe dato, forse, meno fastidio.

Meglio dire se c'è un problema, piuttosto che nascondersi dietro alle solite bugie bianche di circostanza e al buonismo che non fa bene a nessuno.
Chi viene pagato con le tasse viene pagato anche con quelle di chi vorrebbe sentirsi dire pane al pane e vino al vino, non i rebus Vendoliani per dire Immobile non ha capito il fuorigioco.

Dare dello sfigato, del bamboccione, o similari, non è dire se c'è un problema. È insultare.

Se i laureati sono troppi si mette il numero chiuso. Non si insulta gratuitamente sparando nel mucchio.

Scuse.

Se la gente non si applica o non può applicarsi come vorrebbe, per qualsivoglia ragione, è sfigata, se il professore è incapace, o si prende più incarichi di quelli che riesce portare avanti è giustificato. Ma per piacere...

Sembrerebbe abbastanza il contrario, disoccupazione giovanile alle stelle e forum di counseling in cui si chiede se è il caso di depennare titoli di studio.

se tutte le ditte chiudono mi sai dire chi è che assume?

A me la questione appare abbastanza chiara:
Se il lavoro non qualificato è così allettante, com'è che fai il ricercatore? Forse il lavoro non qualificato non è allettante come lasci intendere.
Se il lavoro non qualificato non è allettante, uno sarà libero o meno di decidere dove fermare il proprio corso di studi, senza che sia chi è andato avanti, magari con "l'aiutino" a dirglielo.

Come detto, se il problema è il numero eccessivo di laureati rispetto a quanti il mercato del lavoro può assorbirne, è sufficiente mettere il numero chiuso, ed eliminare i corsi di laurea creati col preciso scopo di dare una cattedra ai professori in esubero.

Tutto questo senza la necessità di fare propaganda a suon di insulti per convincere la gente chi non è privilegiato, è stupido, e quindi tanto vale che torni a zappare la terra, e a lustrare le scarpe al padrone come facevano i suoi avi.

Per inciso, almeno che io sappia, l'università lavora, o dovrebbe lavorare, in simbiosi con il mondo del lavoro, la famosa terza missione. Quindi è vero che l'università dovrebbe formare, anche quando si limita ad istruire, ma è pur vero che debba fornire le capacità, per poter affrontare il mondo del lavoro, altrimenti tanto vale mantenere lo sole materie umanistiche come si faceva una volta, ed eliminare tout court quelle scientifiche, comprese le scienze fondamentali...

Raghnar-The coWolf-
28-06-2014, 18:55
non è solo una questione di pulpito. non è solo il ruolo istituzionale di chi parla, ma le origini di chi parla.

E il pulpito comprende anche quello.

Dare dello sfigato, del bamboccione, o similari, non è dire se c'è un problema. È insultare.

Se i laureati sono troppi si mette il numero chiuso. Non si insulta gratuitamente sparando nel mucchio.

Se esistono sfigati e bamboccioni è un problema. Il fatto che esistino è un problema. Se qualcuno si sente insultato è un problema suo e magari è stato punto nel vivo.

Esistono sfigati, esistono i bamboccioni. Sono tanti. Non sono tutti quelli che hanno 28 anni e vivono a casa di mamma ancora iscritti a un corso di laurea, ma sono molti fra quelli.
Questo è un dato di fatto.

Questo non significa che i laureati siano troppi, e tantomeno che la soluzione sia il numero chiuso.
Significa che ci vorrebbe più serietà da parte dei giovani Italiani nell'affrontare la vita. E questo, date le statistiche, è un altro dato di fatto.


Se la gente non si applica o non può applicarsi come vorrebbe, per qualsivoglia ragione, è sfigata, se il professore è incapace, o si prende più incarichi di quelli che riesce portare avanti è giustificato. Ma per piacere...

Se la gente non riesce a superare un esame in anni, esame che altre persone superano (se ci sono percentuali troppo basse di promossi ti fanno il culo, e questo è un problema fra l'altro), forse non è il suo mestiere e forse è davvero uno sfigato.
Ma no, è tutto colpa della società e dei poteri forti...



Se il lavoro non qualificato è così allettante, com'è che fai il ricercatore?

Questa fa molto, molto ridere.
Fra tutte le professioni allettanti che potevo scegliere, comprese quelle non o mediamente classificate, ho scelto proprio il ricercatore che è decisamente la meno soddisfacente dai punti di vista che guardano le persone medie: soldi e tempo libero.
L'ho scelta per motivi miei, ovvero perché vedo questo lavoro come una missione, non certo perché è professionalmente allettante dato che, lavorando meno, guadagnavo di più a 18 anni che con un futuro brillante ipotetico posto di ricercatore confermato in Italia.

E questo lo dico da un pulpito un tantino diverso da quello di Martone...

Come detto, se il problema è il numero eccessivo di laureati rispetto a quanti il mercato del lavoro può assorbirne, è sufficiente mettere il numero chiuso, ed eliminare i corsi di laurea creati col preciso scopo di dare una cattedra ai professori in esubero.

Sull'eliminare CdL mi trovi d'accordissimo.
Contemporaneamente aprirei una seconda via di istruzione superiore, dove tutti i professori per modo di dire in esubero possano essere riallocati e valutati, e dove gli studenti che "vogliono imparare cose utili per davvero,mica la matematica" possano trovare il luogo adatto per impararle.

Nessuno ha detto cheil problema sia il numero eccessivo di laureati, ma è il numero eccessivo di scansafatiche che si fingono laureandi, oppure di quelli che non ci sono portati ma ci insistono.


convincere la gente chi non è privilegiato, è stupido

E questo chi l'avrebbe mai sostenuto?
Io non sono stato privilegiato, mi sono persino pagato l'uni da solo, non mi reputo neanche un genio, eppure a 28 anni non sto per prendere la laurea, ma il numero di pubblicazioni e citazioni superiore alla media dei professori associati e ordinari del mio ambito disciplinare.

e quindi tanto vale che torni a zappare la terra, e a lustrare le scarpe al padrone come facevano i suoi avi.

O magari a smettere di frequentare informatica quando la passione per l'informatica nasce dall'essere un vlogger e avere imparato a montare con Premiere, e andare a lavorare in un luogo consono dove puoi usare la tua passione per premiere senza dare l'esame di Base di Dati. E così via.

Non è che serve una laurea per fare il 95% dei lavori belli che esistono in giro, e non è che senza laurea sei un cafone che altro che zappare non può fare.

Per inciso, almeno che io sappia, l'università lavora, o dovrebbe lavorare, in simbiosi con il mondo del lavoro, la famosa terza missione. Quindi è vero che l'università dovrebbe formare, anche quando si limita ad istruire, ma è pur vero che debba fornire le capacità, per poter affrontare il mondo del lavoro, altrimenti tanto vale mantenere lo sole materie umanistiche come si faceva una volta, ed eliminare tout court quelle scientifiche, comprese le scienze fondamentali...

Perché le materie scientifiche andrebbero eliminate è mistero. L'università deve fornire una cultura, e quindi la possibilità di applicarsi a diversi lavori in un secondo momento imparando le caratteristiche generali di un ambito.

La cultura, senza esse per forza applicata e applicabile, è sia scientifica che umanista. L'applicazione poi viene dallo studente, che se ha capito cosa sta facendo, potrà tramutare la cultura nei più efficienti pattern di azione possibili, adattandoli a diversi scenari nuovi e mutevoli.

Se invece insegni pattern di azione non hai un laureato, hai un perito. Che va benissimo, non è inferiore antropologicamente o lavorativamente, specialmente se decide di specializzarsi quel minimo, come la situazione lavorativa italiana conferma ha alla fine prospettive d'impiego più rosee di un laureato.

La famosa terza missione intesa come preparare gente pronta al lavoro al day one, facendo fiorire specialistiche e corsi inutili portando l'istituzione a una eccessiva specializzazione, è figlia di una politica ignorante e clientelare che appunto ne ha travisato l'intento implicito per farne i suoi interessi, e corsi come questo ne sono l'emblema.

KuWa
29-06-2014, 11:27
due sono le cose: ho hai scelto il lavoro sbagliato oppure hai fatto la laurea sbagliata. e c'è sempre la terza opzione, ovvero che non era *necessario* per te proseguire gli studi...

i lavori che ho fatto io gente non laureata non li avrebbe mai potuti fare...

vuol dire che lavorare in un service provider non e' attinente all'informatica? e non mi hanno preso di certo perche sono laureato :rolleyes:

hibone
02-07-2014, 17:16
Se esistono sfigati e bamboccioni è un problema. Il fatto che esistino è un problema.

Perchè?
Se uno paga le tasse per stare dentro un'università che problema crea?

Se qualcuno si sente insultato è un problema suo e magari è stato punto nel vivo.

Se uno insulta a gratis, chi viene insultato si sente insultato. Anche questo è un dato di fatto, non è autosuggestione.

Esistono sfigati, esistono i bamboccioni. Sono tanti. Non sono tutti quelli che hanno 28 anni e vivono a casa di mamma ancora iscritti a un corso di laurea, ma sono molti fra quelli. Questo è un dato di fatto.

Nessuno lo nega.

Questo non significa che i laureati siano troppi, e tantomeno che la soluzione sia il numero chiuso.

Anche che i laureati siano troppi, è un dato di fatto.


Significa che ci vorrebbe più serietà da parte dei giovani Italiani nell'affrontare la vita. E questo, date le statistiche, è un altro dato di fatto.

Nessuno lo mette in discussione.


Se la gente non riesce a superare un esame in anni, esame che altre persone superano (se ci sono percentuali troppo basse di promossi ti fanno il culo, e questo è un problema fra l'altro), forse non è il suo mestiere e forse è davvero uno sfigato. Ma no, è tutto colpa della società e dei poteri forti...
nessuno dice "è tutta colpa della società", sto dicendo che ci sono tante casistiche che non sono generalizzabili, come invece è stato fatto.

Questa fa molto, molto ridere.
Fra tutte le professioni allettanti che potevo scegliere, comprese quelle non o mediamente classificate, ho scelto proprio il ricercatore che è decisamente la meno soddisfacente dai punti di vista che guardano le persone medie: soldi e tempo libero.
L'ho scelta per motivi miei, ovvero perché vedo questo lavoro come una missione, non certo perché è professionalmente allettante dato che, lavorando meno, guadagnavo di più a 18 anni che con un futuro brillante ipotetico posto di ricercatore confermato in Italia.

Anche sostenere di aver scelto un lavoro per spirito di abnegazione non è male. Sei probabilmente l'unico al mondo che lavora per spirito di sacrificio.

Tante persone scelgono un lavoro perchè gli piace il tipo di attività, altri per l'ambiente di lavoro, altri per la retribuzione. Fare un lavoro "perchè qualcuno deve pur farlo" è una prima per me.


E questo lo dico da un pulpito un tantino diverso da quello di Martone...

Non conosco il tuo pulpito, ne lo contesto, quello che mi pare di cattivo gusto è l'insulto gratuito.


Contemporaneamente aprirei una seconda via di istruzione superiore, dove tutti i professori per modo di dire in esubero possano essere riallocati e valutati, e dove gli studenti che "vogliono imparare cose utili per davvero,mica la matematica" possano trovare il luogo adatto per impararle.

E perchè mai "i professori per modo di dire" dovrebbero essere mantenuti a spese della collettività? Potrebbero trovarsi un altro lavoro. O vale solo per gli sfigati ed i bamboccioni?

Nessuno ha detto cheil problema sia il numero eccessivo di laureati, ma è il numero eccessivo di scansafatiche che si fingono laureandi, oppure di quelli che non ci sono portati ma ci insistono.

Perchè gli scansafatiche sono un problema se si fingono laureandi? Non sono peggio quelli che si fingono lavoratori (specie se occupano posti pubblici)?

Io non sono stato privilegiato, mi sono persino pagato l'uni da solo, non mi reputo neanche un genio,

non sto dicendo che tu sia un privilegiato, ne mi interessa, dico che qualunque siano i tuoi meriti, non credo ti diano il diritto di dare giudizi sul prossimo. Se così non fosse, significherebbe che chiunque abbia più meriti di te potrebbe esprimere giudizi in piena libertà.

eppure a 28 anni non sto per prendere la laurea, ma il numero di pubblicazioni e citazioni superiore alla media dei professori associati e ordinari del mio ambito disciplinare.


Come detto il punto non sono i meriti personali, ma il fatto che questi non danno il diritto di insultare il prossimo, ne di giustificare chi lo fa ovviamente.

O magari a smettere di frequentare informatica quando la passione per l'informatica nasce dall'essere un vlogger e avere imparato a montare con Premiere, e andare a lavorare in un luogo consono dove puoi usare la tua passione per premiere senza dare l'esame di Base di Dati. E così via.

O magari, certo. Lo dice martone, che ha studiato...

Non è che serve una laurea per fare il 95% dei lavori belli che esistono in giro, e non è che senza laurea sei un cafone che altro che zappare non può fare.

Ma è proprio qui il punto. Se uno la vuole prendere per usarla al posto della carta igienica, perchè non può?


Perché le materie scientifiche andrebbero eliminate è mistero. L'università deve fornire una cultura, e quindi la possibilità di applicarsi a diversi lavori in un secondo momento imparando le caratteristiche generali di un ambito.

Non saprei, dicevi che l'università deve formare la persona, e basta

la laurea deve insegnarti come "essere" (cit)

Io ritengo che forse un minimo di istruzione orientata al mondo del lavoro serve pure quella, e che la formazione è compito dei professori, più che dell'università, altrimenti bastano quattro libri e un test automatizzato.


La cultura, senza esse per forza applicata e applicabile, è sia scientifica che umanista. L'applicazione poi viene dallo studente, che se ha capito cosa sta facendo, potrà tramutare la cultura nei più efficienti pattern di azione possibili, adattandoli a diversi scenari nuovi e mutevoli.

meh... la cultura deve essere applicabile, sennò è mera informazione, (il che non vuol dire usare i classici greci come materiale edile)

Il riferimento alle "scienze umanistiche" non è dato dall'assunzione che non siano applicabili, ma al fatto che se l'università deve solo formare non servo materie di studio nuove. Del resto il metodo scientifico è dei classici, mica è un concetto moderno.

Se invece insegni pattern di azione non hai un laureato, hai un perito. Che va benissimo, non è inferiore antropologicamente o lavorativamente, specialmente se decide di specializzarsi quel minimo, come la situazione lavorativa italiana conferma ha alla fine prospettive d'impiego più rosee di un laureato.

A me è parso si volesse far passare il messaggio "se uno è antropologicamente inferiore", e i risultati conseguiti stanno li a dimostrarlo, lasci perdere l'università. Chapeau.

La famosa terza missione intesa come preparare gente pronta al lavoro al day one, facendo fiorire specialistiche e corsi inutili portando l'istituzione a una eccessiva specializzazione, è figlia di una politica ignorante e clientelare che appunto ne ha travisato l'intento implicito per farne i suoi interessi, e corsi come questo ne sono l'emblema.

Io la terza missione non l'ho mai intesa come "preparare gente pronta al lavoro al day one", e che io sappia non dovrebbe aver nulla a che fare coi corsi.

La terza missione è la valorizzazione dei risultati della ricerca, che io ricordi, la formazione la seconda missione e la ricerca la prima ( ma potrei aver invertito l'ordine delle prime due).