frankytop
24-01-2013, 19:29
L’eccesso degli isotopi carbonio-14 e berillio-10 rilevati negli anelli di accrescimenti di alberi secolari ha una sola spiegazione plausibile: un lampo di raggi gamma avvenuto nel 775 d.C. Lo sostiene un nuovo studio, dopo aver escluso che si sia trattato di una supernova o di un brillamento solare. Gli autori della ricerca stimano anche la distanza dell’evento, che si sarebbe verificato tra 3000 e 12.000 anni luce da noi
http://www.lescienze.it/images/2013/01/23/112856435-5e5c3c19-2d8a-41ba-aee3-a35b74177726.jpg
Un breve lampo di raggi gamma: potrebbe essere questa a causa dell’intensa ed energetica radiazione che investì la Terra nell’ottavo secolo d.C. secondo uno studio condotto dagli astronomi Valeri Hambaryan e Ralph Neuhauser, dell’Istituto di Astrofisica dell’Università di Jena, in Germania.
Trova così spiegazione un recente dato sperimentale che ha generato una vivace discussione nella comunità scientifica: la rivelazione di alti livelli di carbonio-14 e di berillio-10 negli anelli di crescita di alberi formatisi nell’anno 775. L’eccesso dei due isotopi è la firma di un’intensa radiazione che colpì il nostro pianeta nello stesso anno o nell’anno prima, poiché si formano quando la radiazione proveniente dallo spazio investe gli atomi di azoto, che decadono formando appunto le forme più massicce di carbonio e berillio. Questi successivamente entrano nei processi biologici e vengono integrati nei tessuti degli alberi che possono sopravvivere anche per millenni.
Gli studiosi hanno proceduto per esclusione tra gli eventi cosmici. Inizialmente, è stato preso in considerazione un brillamento solare, subito scartato perché non avrebbe avuto sufficiente energia. Inoltre, questo tipo di eventi è accompagnato dall’espulsione di materiali dalla corona solare che giunti sulla Terra producono lo spettacolare fenomeno delle aurore polari, di cui però non esiste documentazione storica nel caso specifico.
http://www.lescienze.it/images/2013/01/22/213006654-635e09ed-0b8f-492a-8b1e-cf0835fb4e9d.jpg
Rappresentazione artistica della produzione di un lampo di raggi gamma dalla fusione di due oggetti massicci, esito di stelle massicce giunte al termine del cilo vitale (Elaborazione della Royal Astronomical Society - Immagine originale NASA/Dana Berry)
Allo stesso modo, l’esplosione di una stella massiccia come supernova, pur avendo un’energia sufficiente, non ha retto al vaglio delle verifiche, poiché non si ha notizia di una sua osservazione dell’epoca.
Un’ulteriore possibilità, descritta da Hambaryan e Neuhauser sulla rivista “Monthly Notices of the Royal Astronomical Society” è che si sia verificata la fusione dei resti compatti di stelle giunte al termine del loro ciclo vitale, come buchi neri, stelle di neutroni o nane bianche. Questi fenomeni estremi sono infatti accompagnati da un rilascio di raggi gamma con un andamento caratteristico: si tratta di lampi intensi, senza una componente visibile e della durata solo di un paio di secondi.
Tenuto conto delle caratteristiche del dato isotopico registrato, i ricercatori hanno stimato anche una distanza plausibile della fusione. Si tratterebbe di almeno 3000 anni luce e di non più di 12.000: in altri termini, l’evento avrebbe dovuto essere abbastanza vicino da produrre gli effetti visibili sulla Terra ma sufficientemente lontano da evitare un eccesso di energia, che avrebbe potuto portare a un’estinzione parziale delle forme viventi.
“Ora la sfida è riuscire a stabilire quanto siano rari questi picchi nell’abbondanza relativa del carbonio-14, ovvero con quale frequenza questi lampi arrivino sulla Terra”, ha sottolineato Neuhauser. “Negli ultimi 3000 anni, la massima età di un albero ancora in vita, sembra che questo sia l’unico evento”.
Un lampo di raggi gamma dell'Alto Medioevo - Le Scienze (http://www.lescienze.it/news/2013/01/24/news/burst_raggi_gamma_ottavo_secolo-1473916/)
http://www.lescienze.it/images/2013/01/23/112856435-5e5c3c19-2d8a-41ba-aee3-a35b74177726.jpg
Un breve lampo di raggi gamma: potrebbe essere questa a causa dell’intensa ed energetica radiazione che investì la Terra nell’ottavo secolo d.C. secondo uno studio condotto dagli astronomi Valeri Hambaryan e Ralph Neuhauser, dell’Istituto di Astrofisica dell’Università di Jena, in Germania.
Trova così spiegazione un recente dato sperimentale che ha generato una vivace discussione nella comunità scientifica: la rivelazione di alti livelli di carbonio-14 e di berillio-10 negli anelli di crescita di alberi formatisi nell’anno 775. L’eccesso dei due isotopi è la firma di un’intensa radiazione che colpì il nostro pianeta nello stesso anno o nell’anno prima, poiché si formano quando la radiazione proveniente dallo spazio investe gli atomi di azoto, che decadono formando appunto le forme più massicce di carbonio e berillio. Questi successivamente entrano nei processi biologici e vengono integrati nei tessuti degli alberi che possono sopravvivere anche per millenni.
Gli studiosi hanno proceduto per esclusione tra gli eventi cosmici. Inizialmente, è stato preso in considerazione un brillamento solare, subito scartato perché non avrebbe avuto sufficiente energia. Inoltre, questo tipo di eventi è accompagnato dall’espulsione di materiali dalla corona solare che giunti sulla Terra producono lo spettacolare fenomeno delle aurore polari, di cui però non esiste documentazione storica nel caso specifico.
http://www.lescienze.it/images/2013/01/22/213006654-635e09ed-0b8f-492a-8b1e-cf0835fb4e9d.jpg
Rappresentazione artistica della produzione di un lampo di raggi gamma dalla fusione di due oggetti massicci, esito di stelle massicce giunte al termine del cilo vitale (Elaborazione della Royal Astronomical Society - Immagine originale NASA/Dana Berry)
Allo stesso modo, l’esplosione di una stella massiccia come supernova, pur avendo un’energia sufficiente, non ha retto al vaglio delle verifiche, poiché non si ha notizia di una sua osservazione dell’epoca.
Un’ulteriore possibilità, descritta da Hambaryan e Neuhauser sulla rivista “Monthly Notices of the Royal Astronomical Society” è che si sia verificata la fusione dei resti compatti di stelle giunte al termine del loro ciclo vitale, come buchi neri, stelle di neutroni o nane bianche. Questi fenomeni estremi sono infatti accompagnati da un rilascio di raggi gamma con un andamento caratteristico: si tratta di lampi intensi, senza una componente visibile e della durata solo di un paio di secondi.
Tenuto conto delle caratteristiche del dato isotopico registrato, i ricercatori hanno stimato anche una distanza plausibile della fusione. Si tratterebbe di almeno 3000 anni luce e di non più di 12.000: in altri termini, l’evento avrebbe dovuto essere abbastanza vicino da produrre gli effetti visibili sulla Terra ma sufficientemente lontano da evitare un eccesso di energia, che avrebbe potuto portare a un’estinzione parziale delle forme viventi.
“Ora la sfida è riuscire a stabilire quanto siano rari questi picchi nell’abbondanza relativa del carbonio-14, ovvero con quale frequenza questi lampi arrivino sulla Terra”, ha sottolineato Neuhauser. “Negli ultimi 3000 anni, la massima età di un albero ancora in vita, sembra che questo sia l’unico evento”.
Un lampo di raggi gamma dell'Alto Medioevo - Le Scienze (http://www.lescienze.it/news/2013/01/24/news/burst_raggi_gamma_ottavo_secolo-1473916/)