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View Full Version : I Videogiochi sono innanzitutto esperienze!


Gordon Giulio
11-07-2012, 20:11
Salve a tutti,
Vorrei iniziare con voi un topic su giochi e videogiochi:
Allora io inizierei col dire che i videogiochi in quanto giochi sono soprattutto esperienze.

Con esperienza intendo: cioè sperimentare in prima persona quell'ambiente virtuale, quel mondo. Sperimentare in prima persona, seppur in un video-gioco virtualmente, eventi, sfide e problemi. E quindi essere coinvolto e immerso in quel contesto virtuale che io sperimento. E per questo la mente genera sensazioni e pensieri che fanno parte della personale esperienza.

Infatti nel videogioco troviamo innumerevoli media, ma il mezzo espressivo (cosi unico da poterlo considerare su un piano molto differente) più importante resta il gioco. Che in questo caso deriva da un’interazione con un ambiente virtuale 2D o 3D, da regole che formano quel sistema, da sfide e problemi che devono essere risolti.

Il videogioco quindi chiede al giocatore di badare a tutto ciò. Quest’ultimo quindi si identifica in quel dato personaggio o qualsiasi avatar, e “vive” la propria personale esperienza che deriva dalle sensazioni ed emozioni sperimentate in quel sistema, anche se virtuale.Questo appare molto evidente in videogiochi come Half Life o Skyrim, che fanno percepire al giocatore di essere il vero protagonista della vicenda e permettono un’immedesimazione molte forte con il mondo di gioco.
Non solo, ma questo avviene anche in un gioco più tradizionale come il calcio. Dove il giocatore ha un ruolo nella squadra , delle regole e partecipa attivamente alla partita. Trovandosi quindi ad affrontare problemi, elaborare strategie e mettersi alla prova. Tutto ciò genera quel mix di emozioni e sensazioni che fanno parte della storia personale vissuta in quel gioco, dal quel giocatore.

Ovviamente in un videogioco le sensazioni sono minori, perchè “vissute” davanti a uno schermo, ma comunque importanti e coinvolgenti poichè il cervello comunque riesce a farsi coinvolgere da quel ambiente virtuale e a farci sentire protagonisti di mille avventure.
Come scrive anche Ivan Fulco ( importante giornalista, si è dedicato molto a esaminare i videogiochi ):
“I videogiochi sono altri luoghi in cui vivere altre vite. sono uno strumento così flessibile che possono assumere forme troppo diverse per essere catalogati. Le storie che si vivono nei videogiochi sono così personali, sono le nostre storie, brandelli di nostra vita, per quanto virtuale.”

In definitiva quindi i videogiochi sono dei viaggi, delle esperienze, ma più probabilmente potremmo descriverli come dei sogni (poichè tutto avviene in un contesto virtuale, simulato, ma molto coinvolgente). Tavolta ci permettono addirittura di sperimentare quasi altre vite, in modo virtuale, in mondi di fantascienza e fantasy. Mondi impossibili da realizzare così, nella realtà.

Voi cosa ne pensate? :)

TheInvisible
12-07-2012, 09:15
Ciao,
ci sono alcuni giochi che mi ricordano momenti della mia vita......

Ciao

Gordon Giulio
12-07-2012, 10:21
Ciao :)
in che senso? Cosa vuoi dire esattamente? E quali videogiochi ti hanno dato queste sensazioni?

kiriranshelo
12-07-2012, 11:58
secondo me l'opzione è "si, assolutamente (siamo noi i protagonisti e viviamo la nostra personale esperienza)" in quanto se non ci coinvolgono e non ti immedesimi nell'esperienza in sè, di certo non soddisfano il giocatore

appleroof
12-07-2012, 12:50
Votata la terza, non penso che pacman o angry birds posso considerarli come un' "esperienza" :D

cronos1990
12-07-2012, 13:03
Una risposta esaustiva potrebbe richiedere intere pagine enciclopediche... no tranquilli, questa volta NON mi trasformerò nella Treccani in miniatura :asd:

Mi limito a dire che ho votato la risposta 3.

kiriranshelo
12-07-2012, 15:50
Votata la terza, non penso che pacman o angry birds posso considerarli come un' "esperienza" :D

hai ragione, il effetti dipende molto da come ti "presenti" a questa esperienza
se giochi ad angry birds, ad esempio, lo fai per cazzeggio in generale mentre se giochi a battlefield diventa un esperienza più personale e anche impegnativa

Ali3n77
12-07-2012, 16:05
Giocatore ormai da 10 anni....eh si dico 10 anni di dark age of camelot :D
E attualmente mi sto imedisimando totalmente in red orchestra 2 !
Sul primo una totale immersione nel mondo nei primi 5/6 anni poi ho sempre giocato per passatempo piu' o meno e far rosicare i cinesi ahha :D Ovviamente essendo l' "ombra" ( personaggio del gioco/ classe ) piu' forte del mondo e me ne vanto lol :sofico:
Sul secondo davvero un'esperienza unica! Davvero pare di essere in guerra!
Lo so son malato ......ma ho questa passione da quando avevo 4 anni che ve devo di' :)
Ho risposto alla terza comunque !

TRUTEN
12-07-2012, 16:43
Ma stai facendo una ricerca di mercato e/o tesi di laurea in psicologia?

Gordon Giulio
12-07-2012, 17:05
Votata la terza, non penso che pacman o angry birds posso considerarli come un' "esperienza" :D
Bè in effetti non sono un'esperienza immersiva nè un pezzo di vita virtuale! Però coinvolgono il player direttamente, forse bisognerebbe usare un nome diverso da esperienze.
Esperienze si, ma molto semplici e banali, rispetto a quelle moderne :)


secondo me l'opzione è "si, assolutamente (siamo noi i protagonisti e viviamo la nostra personale esperienza)" in quanto se non ci coinvolgono e non ti immedesimi nell'esperienza in sè, di certo non soddisfano il giocatore

Vero! Bravo!
Un video-gioco è oggettivamente un'esperienza che vive il giocatore, certo poi soggettivamente può coinvolgere o meno! ;)

Gordon Giulio
12-07-2012, 17:55
Ma stai facendo una ricerca di mercato e/o tesi di laurea in psicologia?

no, si tratta di una ricerca personale, nata dal games project 2012, che ha lo scopo di migliorare la cultura sul gioco e videogioco. Attraverso articoli (che ho già scritto) e molte iniziative come questa!
I risultati poi sarnno pubblicati nel sito e anche su facebook ;)

Questo progetto è nato dalla passione per la cultura video-ludica!
Cmq mi sembra che siete tutti abbastanza consapevoli e informati, bene ;)

tbs
12-07-2012, 18:06
Ho votato la terza opzione. Per come la vedo io, il mezzo che veicola più immedesimazione è il libro. Nelle storie scritte la vicenda è sempre quella, ma è il cervello del lettore ad elaborare la scena, ed in questo caso la fantasia non ha davvero limiti nel dipingere ambienti, personaggi etc. seguendo, ovviamente, le linee-guida imposte dall'autore. Il videogioco (o sarebbe meglio dire alcuni tipi di videogiochi), invece, permette di alterare lo svolgimento della trama - penso a the witcher - aggiungendo un fattore importante all'immedesimazione: la facoltà di cambiare lo svolgimento della trama e plasmarla con le nostre scelte.
Ovviamente sono due modi molto diversi di intendere l'immedesimazione; anche se preferisco quello totalmente slegato dall'aspetto visivo, quello del libro.
Il fatto che ad immaginare la scena sia il mio cervello rende il tutto più interessante :D

Gordon Giulio
12-07-2012, 20:09
Ma stai facendo una ricerca di mercato e/o tesi di laurea in psicologia?

Ho votato la terza opzione. Per come la vedo io, il mezzo che veicola più immedesimazione è il libro. Nelle storie scritte la vicenda è sempre quella, ma è il cervello del lettore ad elaborare la scena, ed in questo caso la fantasia non ha davvero limiti nel dipingere ambienti, personaggi etc. seguendo, ovviamente, le linee-guida imposte dall'autore. Il videogioco (o sarebbe meglio dire alcuni tipi di videogiochi), invece, permette di alterare lo svolgimento della trama - penso a the witcher - aggiungendo un fattore importante all'immedesimazione: la facoltà di cambiare lo svolgimento della trama e plasmarla con le nostre scelte.
Ovviamente sono due modi molto diversi di intendere l'immedesimazione; anche se preferisco quello totalmente slegato dall'aspetto visivo, quello del libro.
Il fatto che ad immaginare la scena sia il mio cervello rende il tutto più interessante :D

sicuramente in un libro la componente dell'immaginazione è molto più elavata! Ma in un libro come un film, per quanto possa cercare di immedesimarti mentalmente, non avrai mai la stessa immersione che offre un videogioco! Dove il protagonista sei tu, tu interagisci con il mondo di gioco, tu esplori, tu esegui le azioni. in breve vivi un'esperienza, una storia personale! un libro non può offrire queste peculiarità uniche del gioco!
Senza contare che solo in un videogioco puoi: - Provare sensi di colpa per le nostre azioni. -Immersione: essere coinvolti in prima persona, nelle situazioni e nelle storie. - Sperimentare emozioni in prima persona. - Cambiare e influenzare il messaggio o una storia, in base alle nostre azioni e scelte. - Intervenire e risolvere in prima persona situazioni problematiche. ;)

tbs
12-07-2012, 20:31
sicuramente in un libro la componente dell'immaginazione è molto più elavata! Ma in un libro come un film, per quanto possa cercare di immedesimarti mentalmente, non avrai mai la stessa immersione che offre un videogioco! Dove il protagonista sei tu, tu interagisci con il mondo di gioco, tu esplori, tu esegui le azioni. in breve vivi un'esperienza, una storia personale! un libro non può offrire queste peculiarità uniche del gioco!
Senza contare che solo in un videogioco puoi: - Provare sensi di colpa per le nostre azioni. -Immersione: essere coinvolti in prima persona, nelle situazioni e nelle storie. - Sperimentare emozioni in prima persona. - Cambiare e influenzare il messaggio o una storia, in base alle nostre azioni e scelte. - Intervenire e risolvere in prima persona situazioni problematiche. ;)

Sono d'accordo, infatti ho scritto che sono due modi diversi di immersione. Io preferisco il libro, altri il videogioco; in entrambi i casi siamo davanti a dei media capaci di coinvolgere, poi va a gusti.

V3N0M77
12-07-2012, 20:57
sicuramente in un libro la componente dell'immaginazione è molto più elavata! Ma in un libro come un film, per quanto possa cercare di immedesimarti mentalmente, non avrai mai la stessa immersione che offre un videogioco! Dove il protagonista sei tu, tu interagisci con il mondo di gioco, tu esplori, tu esegui le azioni. in breve vivi un'esperienza, una storia personale! un libro non può offrire queste peculiarità uniche del gioco!
Senza contare che solo in un videogioco puoi: - Provare sensi di colpa per le nostre azioni. -Immersione: essere coinvolti in prima persona, nelle situazioni e nelle storie. - Sperimentare emozioni in prima persona. - Cambiare e influenzare il messaggio o una storia, in base alle nostre azioni e scelte. - Intervenire e risolvere in prima persona situazioni problematiche.


da lettore sono scettico sul fatto che un libro offra meno immersione di un gioco, direi che sicuramente offre meno scelte : puoi continuare a leggerlo o meno..e se continui la lettura per vedere come va a finire probabilmente non hai in mano un buon libro, ma questo vale anche per il videogioco.
credo che da un punto di vista culturale non ci sia comunque partita fra libri e giochi (a favore dei libri) e che l'immedesimazione e l'interesse per un buon un libro a me è rimasta inalterata negli anni mentre nei videogame ha subito una progressiva diminuzione con l'età.

sono scettico anche sul provare sensi di colpa. tutto sommato un videogame è una versione limitatissima (causa hw) di quello che fa la tua mente quando riesci ad avere un "sogno lucido", cioè un'esperienza onirica dove capisci esattamente che stai sognando, hai la percezione netta del tuo corpo e puoi addirittura manipolare la realtà in maniera molto simile a quanto accade in pellicole come matrix o inception.
questi sono proprio i sogni dove faccio i disastri peggiori, sapendo che quelle che vedo sono proiezioni -potenzialmente- ai miei ordini e che fra poco mi sveglierò..insomma, chissenefrega delle conseguenze di azioni contro le persone :asd:
figuriamoci in un videogame, dove sembra veramente tutto finto e stucchevole rispetto a quel tipo di sogni. poi magari voi sti sogni non li fate mai e io devo dimezzare le dosi, ma tant'è..

penso che un videogame sia un'espressione tecnica e artistica interattiva che offre dei gradi di libertà finiti e limitati, apprezzabili anche nell'età adulta nel momento in cui quella del gioco rischia di essere una delle poche circostanze dove 'vivi' un contesto che puoi realmente controllare in tutte le sue variabili :rolleyes:
diciamo che vedendola un pò "negativamente", il gioco va a soddisfare un desiderio prima di controllo -sempre più sfuggente con l'avanzare del tempo- e poi di dominio direi tipicamente maschile.

Davide9
12-07-2012, 21:00
Ho risposto di no perché tu poni molto l'accento sul ruolo personale. Per me i personaggi sono sempre stati importantissimi e quando gioco ai miei videogiochi preferiti mi vedo più come una sorta di accompagnatore, uno che vive l'esperienza insieme al personaggio principale. Non credo di essermi mai sostituto a lui in nessun gioco.

Altrimenti avrei risposto che dipende dai giochi, in alcuni un aspetto qualsiasi è preponderante rispetto agli altri, in altri si ha più bilanciamento, alcuni sono più votati alla giocabilità pura, altri a contenuti intellettuali, io guardo la qualità, il piacere che mi da giocarci e la capacità di raggiungere lo scopo che lo sviluppatore si è prefissato e in base a questo valuto il gioco, della sua tipologia e della categoria alla quale appartiene mi interessa meno, a meno di incompatibilità con i miei gusti ovvio...

rattopazzo
12-07-2012, 21:05
Si, i videogiochi sono certamente una forma d'arte, sono indubbiamente sempre più immersivi, sempre più adatti come le TV e i giornali a distrarci dai problemi reali della vita quotidina e farci dimenticare il nostro stato di schiavitù assenziente.
Sempre più business e sempre meno interattivi, sempre più semplici e "belli" esteticamente e sempre meno divertenti. Basta che abbiano l'ultimo effettino DX11 e vanno bene, poco importa se il gioco è teleguidato e tutto quello che è richiesto dal videogiocatore è procedere lungo dei binari ben delineati dove l'abilità conta sempre meno.

Se prefeirsco un videogioco a un film o un libro?
preferisco indubbiamente il videogioco, almeno non mi devo sorbire in totale passività la minestra di turno, anche se molti videogiochi moderni anche molto apprezzati dalla massa a me fanno proprio ribrezzo.

.:Sephiroth:.
12-07-2012, 21:26
per quanto mi riguarda ho risposto alla terza.

Non tutti i videogiochi ti fanno diventare il "protagonista" perchè non tutti hanno le caratteristiche personali che ognuno noi cerca.
Questo per me avviene esclusivamente quando il videogioco mi piace nella maggior parte dei suoi aspetti,e di questi aspetti la grafica viene lasciata da parte! Infatti parlo di trama, gameplay, interazioni, caratterizzazione dei personaggi (importantissima), la mappa del gioco, il periodo storico ecc...

però ripeto, solo alcuni hanno queste caratteristiche, ci sono altri invece dove ti prendono solo per qualche momento, ma senza catturarti realmente...

alcuni titoli che mi hanno dato questo effetto sono stati:
Ultima Online
Kingdom hearts 1 e 2
Mass effect
CoD 4

e tanti altri di cui non ricordo, ho citato solo alcuni che mi sono subito venuti in mente

Xilema
12-07-2012, 22:53
Non tutti sono esperienze.
Per esempio... Alan Wake è un'esperienza, Diablo 3 "semplicemente" un gioco.

Jon Irenicus
13-07-2012, 01:15
Ho votato la terza opzione. Per come la vedo io, il mezzo che veicola più immedesimazione è il libro. Nelle storie scritte la vicenda è sempre quella, ma è il cervello del lettore ad elaborare la scena, ed in questo caso la fantasia non ha davvero limiti nel dipingere ambienti, personaggi etc. seguendo, ovviamente, le linee-guida imposte dall'autore.Sono anche d'accordo, ma dovresti deciderti a farti qualche bel gioco in ascii senz'audio bello tosto e poi il margine ti sembrerà molto più ristretto!:asd: Per il resto preferisco pure io il libro come metodo narrativo.

Volevo quasi votare no, non proprio. Ma alla fine ho scelto la terza.

Quello che m'ha fatto scegliere è che sta storia dell'essere un'esperienza non è necessariamente una cosa positiva. Ultimamente preferisco quelli che vengono definiti giochi e basta (ci posso mettere come eccezione Stalker che è davvero un'esperienza in senso lato, ma di quello sono fanatico e cmq l'aspetto gioco è eccellente). Almeno si concentrano sull'essere giochi senza effetti collaterali che ultimamente mi stufano facilmente.

N I N
13-07-2012, 15:44
La discussione sta prendendo una giusta piega.
Credo si debba abbandonare il discorso "esperienza"... se qualcuno riesce a spiegarmi cosa non può essere considerato un'esperienza gli faccio una statua d'oro a grandezza naturale.
Giustissimo invece quanto scritto sulle straordinarie potenzialità di questo medium. Purtroppo è ancora eccessivamente immaturo, così come il grosso di chi ne fruisce. Ci sono diversi esempi di progetti sperimentali di gran valore che sono stati totalmente ignorati, se non addirittura ostracizzati, da un'utenza che ha dimostrato scarsa apertura mentale.

[...]
penso che un videogame sia un'espressione tecnica e artistica interattiva che offre dei gradi di libertà finiti e limitati, apprezzabili anche nell'età adulta nel momento in cui quella del gioco rischia di essere una delle poche circostanze dove 'vivi' un contesto che puoi realmente controllare in tutte le sue variabili :rolleyes:
diciamo che vedendola un pò "negativamente", il gioco va a soddisfare un desiderio prima di controllo -sempre più sfuggente con l'avanzare del tempo- e poi di dominio direi tipicamente maschile.

Post più che interessante, sarebbe da approfondire forse in sede separata.

La progressiva perdita di interesse verso i "giochini" colpisce anche me. Fondamentalmente siamo nati e/o cresciuti con i videogames ma, mentre noi siamo arrivati alla maturità, abbandonando il vano tentativo di voler controllare la vita e passando ad accoglierne i suoi smottamenti, i nostri compagni di viaggio sembra abbiano difficoltà a superare l'adolescenza.

tbs
13-07-2012, 16:09
Sono anche d'accordo, ma dovresti deciderti a farti qualche bel gioco in ascii senz'audio bello tosto e poi il margine ti sembrerà molto più ristretto!:asd: Per il resto preferisco pure io il libro come metodo narrativo.


Quando vedo delle lettere composte in parole (libro), vedo parole; quando vedo delle lettere messe a caso (ascii), vedo casino :D

Jon Irenicus
13-07-2012, 16:16
Quando vedo delle lettere composte in parole (libro), vedo parole; quando vedo delle lettere messe a caso (ascii), vedo casino :DMa che dici, non è comprensibilissimo?
http://lparchive.org/Dwarf-Fortress-Boatmurdered/Update%202-6/Feymood-2.png
:asd:

tbs
13-07-2012, 16:18
Ma che dici, non è comprensibilissimo?
http://lparchive.org/Dwarf-Fortress-Boatmurdered/Update%202-6/Feymood-2.png
:asd:

Che brutta roba :asd:

rattopazzo
13-07-2012, 20:11
Mi ricorda vagamente qualche stupido giochino in Qbasic che facevo una ventina di anni fa :sofico:

http://i.imgur.com/ljWF3.jpg

Gordon Giulio
13-07-2012, 20:40
da lettore sono scettico sul fatto che un libro offra meno immersione di un gioco, direi che sicuramente offre meno scelte : puoi continuare a leggerlo o meno..e se continui la lettura per vedere come va a finire probabilmente non hai in mano un buon libro, ma questo vale anche per il videogioco.
credo che da un punto di vista culturale non ci sia comunque partita fra libri e giochi (a favore dei libri) e che l'immedesimazione e l'interesse per un buon un libro a me è rimasta inalterata negli anni mentre nei videogame ha subito una progressiva diminuzione con l'età.

sono scettico anche sul provare sensi di colpa. tutto sommato un videogame è una versione limitatissima (causa hw) di quello che fa la tua mente quando riesci ad avere un "sogno lucido", cioè un'esperienza onirica dove capisci esattamente che stai sognando, hai la percezione netta del tuo corpo e puoi addirittura manipolare la realtà in maniera molto simile a quanto accade in pellicole come matrix o inception.
questi sono proprio i sogni dove faccio i disastri peggiori, sapendo che quelle che vedo sono proiezioni -potenzialmente- ai miei ordini e che fra poco mi sveglierò..insomma, chissenefrega delle conseguenze di azioni contro le persone :asd:
figuriamoci in un videogame, dove sembra veramente tutto finto e stucchevole rispetto a quel tipo di sogni. poi magari voi sti sogni non li fate mai e io devo dimezzare le dosi, ma tant'è..

penso che un videogame sia un'espressione tecnica e artistica interattiva che offre dei gradi di libertà finiti e limitati, apprezzabili anche nell'età adulta nel momento in cui quella del gioco rischia di essere una delle poche circostanze dove 'vivi' un contesto che puoi realmente controllare in tutte le sue variabili :rolleyes:
diciamo che vedendola un pò "negativamente", il gioco va a soddisfare un desiderio prima di controllo -sempre più sfuggente con l'avanzare del tempo- e poi di dominio direi tipicamente maschile.

bè oggettivamente un libro ti può coinvolgere, ti appassiona la storia, ti cattura e assorba. Sfrutta la componente dell'immaginazione, dove nel nostro cervello si creano i vari luoghi. ma resta fantasia.
In un videogioco invece sei tu ad essere coinvolto in prima persona, a eseguire le azioni, insomma a vivere la tua esperienza! è una storia personale potremmo dire. E proprio in quanto tale il videogioco garantisce la massima immersione e immedesimazione tra tutti i media. Senza contare che io parlo anche del gioco in generale, pensa al calcio, o un GDR (anche live)! Cosi è ovvio che il gioco abbia queste pecualiarità!
Ovvio poi ogni media plasma il nostro io e la nostra coscienza, ogniuno ci influenza profondamente!

Certamente poi il videogioco offre uno spazio, un mondo che ha i suoi limiti! Ma quanti ce ne sono nel mondo vero?
No potrò mai aprire portali, usare la gravity gun, uccidere mezzo mondo, "vivere" il futuro e la fantascienza o il fantasy da protagonista!
Alcune limitazioni si (non è possibile ricreare una realtà come quella vera al 100 per cento), ma anche moltissimo potenziale.
Nei sogni non vivo nè ricordo tutto quello che posso provare in un videogioco.
Inoltre l'affinità con il sogno è questa: "nel videogioco noi viviamo un'esperienza che è virtuale, eppure (sopratutto dopo una rielaborazione mentale) sembra che abbiamo fatto qualcosa nella realtà (immagini e sensazioni che rimangono scolpite nella memoria), cosi è più o meno uguale a un sogno, sebbene sia molto diverso, sembra di far qlc nella realtà ma invece è pura fantasia".

Quanto al gioco, non è assolutamente correto quello che dici, il gioco è alla base della nostra vita! noi cominciamo ad apprendere tramite il gioco, ci evolviamo attraverso di esso! Senza contare che il gioco, secondo la tesi di Huinzinga, è alla base della cultura.
E scavando a fondo, scopriamo che il gioco ha molteplici significati ed alla base di un'infinità di attività umane (come lo sport), se è vero che "il gioco è un'attività che permette a uno o più soggetti di esprimere le proprie abilità in un qualsiasi contesto o ambito"!
Anche il mondo è formato da giochi! Mondi temporanei come il teatro, il tribunale, la scuola eccetera.
La complessità di questo fenomeno/ medium è spesso ignorata o sottovalutata!
E d'altra parte: l'uomo è davvero tale quando gioca!



Ho risposto di no perché tu poni molto l'accento sul ruolo personale. Per me i personaggi sono sempre stati importantissimi e quando gioco ai miei videogiochi preferiti mi vedo più come una sorta di accompagnatore, uno che vive l'esperienza insieme al personaggio principale. Non credo di essermi mai sostituto a lui in nessun gioco.

Altrimenti avrei risposto che dipende dai giochi, in alcuni un aspetto qualsiasi è preponderante rispetto agli altri, in altri si ha più bilanciamento, alcuni sono più votati alla giocabilità pura, altri a contenuti intellettuali, io guardo la qualità, il piacere che mi da giocarci e la capacità di raggiungere lo scopo che lo sviluppatore si è prefissato e in base a questo valuto il gioco, della sua tipologia e della categoria alla quale appartiene mi interessa meno, a meno di incompatibilità con i miei gusti ovvio...

Bè il video-gioco rimane comunque un'esperienza che tu vivi, non una storia che leggi o vedi passivamente.
Parlerei dunque più d'interpretazione! Nel videogioco ti ritrovi a immedesimarti e interpretare quella parte/quel ruolo che ti viene dato! Noi siamo gli attori protagonisti.
Certo poi nei videogiochi più vicini ai film che altro, forse ti può sembrare che quel ruolo non lo vivi a fondo. ma in teoria in un gioco non dovrebbe essere cosi: siamo noi i protagonisti! E ci viene offerto un ruolo/ un personaggio da interpretare! in parte è prestabilito, in parte siamo liberi di viverlo come vogliamo!
Certo che ogni videogioco ha il suo grado di libertà che offre al giocatore!
La cosa migliore è dire i giochi sono mondi, spazi di possibilità, dove il giocatore vive la sua esperienza con vari gradi di libertà!

Gordon Giulio
13-07-2012, 20:45
ah e comunque per provare sensi di colpa, intendo questo tipo di esempio (ma può accadere anche in un buon GDR):
viene anche affermato da Henry Jenkins (studioso dei media al MIT), che parte proprio dal concept originale del videogioco “The Sims”:

“Will Wright, l’autore del videogioco The Sims, sostiene che i giochi sono forse l’unico mezzo espressivo che ci consenta di provare il senso di colpa rispetto alle azioni di personaggi di fantasia. In un film infatti, dove non siamo noi a controllare quanto avviene, possiamo sempre prendere le distanze e condannare il personaggio o l’artista quando infrangono dei tabù sociali, ma in uno di questi giochi siamo noi a decidere cosa succede ai personaggi. Nelle circostanze ideali, possiamo essere incoraggiati ad analizzare i valori personali osservando fino a dove siamo disposti ad arrivare in uno spazio virtuale.”

Gordon Giulio
13-07-2012, 20:57
Non tutti sono esperienze.
Per esempio... Alan Wake è un'esperienza, Diablo 3 "semplicemente" un gioco.
Sfatiamo questo pregiudizio! Il gioco in quanto tale è un'esperienza, che coinvolge direttamente il player! Certo poi alan wake propone certo tipo di esperienza, diablo 3 un'altra ancora. Resta il fatto che entrambi sono giochi, entrambi sono esperienze seppur diverse.
Ho fatto anche l'esempio del calcio apposta.



Sono anche d'accordo, ma dovresti deciderti a farti qualche bel gioco in ascii senz'audio bello tosto e poi il margine ti sembrerà molto più ristretto!:asd: Per il resto preferisco pure io il libro come metodo narrativo.

Volevo quasi votare no, non proprio. Ma alla fine ho scelto la terza.

Quello che m'ha fatto scegliere è che sta storia dell'essere un'esperienza non è necessariamente una cosa positiva. Ultimamente preferisco quelli che vengono definiti giochi e basta (ci posso mettere come eccezione Stalker che è davvero un'esperienza in senso lato, ma di quello sono fanatico e cmq l'aspetto gioco è eccellente). Almeno si concentrano sull'essere giochi senza effetti collaterali che ultimamente mi stufano facilmente.

Ma il punto è proprio questo, il gioco non è un metodo narrativo! Non racconta storie, crea mondi e spazi di possibilitò dove vivere un'esperienza.
Sfatiamo quest'altro pregiudizio! "Le persone raccontano una storia, i giochi no."
Poi certo se ti piacciono altri tipi di esperienze rispetto a qulle dove vivi e interpreti un personaggio o un ruolo, questa è una questione di gusti puramente soggettiva e la rispetto!
D'altra parte il videogioco contiene una varietà di media, quindi può anche raccontare una storia, ma in quanto gioco ti permette di decostruire e cooperare nella costruzione di un messaggio.
E proprio per questo un ottimo videogioco ha tutto: film, gioco, libro, realtà 3D eccetera.
Può avere di tutto!

Jon Irenicus
13-07-2012, 22:56
Mi ricorda vagamente qualche stupido giochino in Qbasic che facevo una ventina di anni fa :sofico: A me sembra molto più ordinato questo!:D
Ma il punto è proprio questo, il gioco non è un metodo narrativo! Non racconta storie, crea mondi e spazi di possibilitò dove vivere un'esperienza.
Sfatiamo quest'altro pregiudizio! "Le persone raccontano una storia, i giochi no."
Poi certo se ti piacciono altri tipi di esperienze rispetto a qulle dove vivi e interpreti un personaggio o un ruolo, questa è una questione di gusti puramente soggettiva e la rispetto!Non ho ben capito sta cosa... Prima affermi che il gioco non è un metodo narrativo poi, se non ho capito male, dici di sfatare il pregiudizio che le persone raccontano una storia, i giochi no.
A parte questo ho sbagliato a votare perchè in effetti sono tutti delle esperienze, cambia solo l'intensità dei vari aspetti. Avevo male inteso il sondaggio (e visto che c'era poco da fraintendere sono stato molto bravo :asd:).D'altra parte il videogioco contiene una varietà di media, quindi può anche raccontare una storia, ma in quanto gioco ti permette di decostruire e cooperare nella costruzione di un messaggio.
E proprio per questo un ottimo videogioco ha tutto: film, gioco, libro, realtà 3D eccetera.
Può avere di tutto!Puo' essereci un videogioco che usa tutti gli elementi con buon gusto e risultare ottimo, altri che si finalizzano nel gameplay in sè essendo carenti in tutti gli altri aspetti riuscendo ad essere anch'essi ottimi videogiochi. Può avere si di tutto, ma non necessariamente. La base solida del gioco deve essere comune però per essere un buon videogioco.

Gordon Giulio
14-07-2012, 08:02
A me sembra molto più ordinato questo!:D
Non ho ben capito sta cosa... Prima affermi che il gioco non è un metodo narrativo poi, se non ho capito male, dici di sfatare il pregiudizio che le persone raccontano una storia, i giochi no.
A parte questo ho sbagliato a votare perchè in effetti sono tutti delle esperienze, cambia solo l'intensità dei vari aspetti. Avevo male inteso il sondaggio (e visto che c'era poco da fraintendere sono stato molto bravo :asd:).Puo' essereci un videogioco che usa tutti gli elementi con buon gusto e risultare ottimo, altri che si finalizzano nel gameplay in sè essendo carenti in tutti gli altri aspetti riuscendo ad essere anch'essi ottimi videogiochi. Può avere si di tutto, ma non necessariamente. La base solida del gioco deve essere comune però per essere un buon videogioco.

Si, scusa! Per la fretta mi sono espresso un pò male. Intendo dire quindi che i giochi (in generale) non sono un metodo narrativo, perchè permettono di avere delle esperienze personali. Come accade in un GDR o in uno sport,sono quindi mondi e spazi di possibilità. Ecco un'altra unicità del gioco.
Poi da queste esperienze possono essere create delle storie da narrare! Pensa che Apple, ha brevettato tempo fa, un sistema che registra la tua partita personale in un videogioco e crea un fumetto o un Ebook!

Per quanto riguarda la parte finale del tuo post, dico: certo hai ragione, infatti potenzialmente il videogioco ha tantissimi media che può usare!
Poi certo essendo un video-gioco, il gioco resta ( e dovrebbe sempre essere cosi) l'elemento più importante ;)

Jon Irenicus
14-07-2012, 10:56
Ok! Nulla da aggiungere!:)

Davide9
14-07-2012, 12:24
Bè il video-gioco rimane comunque un'esperienza che tu vivi, non una storia che leggi o vedi passivamente.
Parlerei dunque più d'interpretazione! Nel videogioco ti ritrovi a immedesimarti e interpretare quella parte/quel ruolo che ti viene dato! Noi siamo gli attori protagonisti.
Certo poi nei videogiochi più vicini ai film che altro, forse ti può sembrare che quel ruolo non lo vivi a fondo. ma in teoria in un gioco non dovrebbe essere cosi: siamo noi i protagonisti! E ci viene offerto un ruolo/ un personaggio da interpretare! in parte è prestabilito, in parte siamo liberi di viverlo come vogliamo!
Certo che ogni videogioco ha il suo grado di libertà che offre al giocatore!
La cosa migliore è dire i giochi sono mondi, spazi di possibilità, dove il giocatore vive la sua esperienza con vari gradi di libertà!

Vero, anzi questa è una cosa che penso potrebbe essere sviluppata ancora di più e punterei più sull'interazione che sulla difficoltà (almeno, a me interessa più l'interazione che la difficoltà)... questo non significa che io debba godermi l'interazione solo se acquisto un punto di vista personale... alla fine se vuoi parlare di esperienza è un'esperienza diversa dalla vita in cui tu sei tu e hai il tuo corpo. Come feeling sento molto il personaggio, e sono felice di godermelo come un qualsiasi altro aspetto del gioco (anche nei giochi più arcade, ad esempio adoro Donkey Kong), però come modo di fruire della cosa non aspetto certo che sia "lui" a dirmi cosa fare... il controller ce l'ho io in mano :-P è una cosa nuova e diversa da ogni altra per questa ambiguità se vuoi. Di sicuro non è né come vivere, né come leggere un libro, né come guardare un film. Sono cose diverse nessuno dice che una sia superiore o inferiore all'altra ed è giusto aprrocciarvisi nella maniera più consona a noi stessi. Personalmente richiederei un quantitativo abnorme di altre attrattive a un gioco a cui quella del personaggio viene a mancare, perché per me resta una cosa dal valore pesantissimo

EDIT: mi sono venuti in mente degli esempi di interazione e coinvolgimento a causa del discorso sui sensi di colpa.
Vabbé, il primo, un certo horror Konami che non cito neanche, penso che chiunque ci abbia pensato lol... 5 minuti lì col joypad in mano a elaborare quello che avevo visto ma che mi rifiutavo di aver visto... tipo "mh, le sta sistemando il cuscino... seeee bona ciao" lol
Altra cosa, Ico. Quando Yorda viene colpita dal raggio e cade... e il ponte si ritira... anche la persona più tarda del mondo salta subito indietro per tentare di tornare da lei. Anche senza saper bene come uscirete da quella situazione. Tu salti, e non è una sequenza animata, sei proprio tu che devi premere i tasti

Xilema
14-07-2012, 13:36
[B]Sfatiamo questo pregiudizio! Il gioco in quanto tale è un'esperienza, che coinvolge direttamente il player! Certo poi alan wake propone certo tipo di esperienza, diablo 3 un'altra ancora. Resta il fatto che entrambi sono giochi, entrambi sono esperienze seppur diverse.
Ho fatto anche l'esempio del calcio apposta.

Imho la parola "esperienza" è abusata e in quanto tale finisce col non dire nulla.
Anche mangiare una fetta biscottata o farmi un bidè è un'esperienza, e va da se che ogni gioco è di per se un'esperienza unica.
Quello che volevo dire è che ci sono giochi in cui l'aspetto prettamente ludico è preponderante (vedi Diablo 3), altri giochi invece lasciano spazio maggiormente al non prettamente ludico (vedi Alan Wake), di conseguenza chiamo "semplici" giochi i primi ed esperienze i secondi.

V3N0M77
14-07-2012, 13:39
bè oggettivamente un libro ti può coinvolgere, ti appassiona la storia, ti cattura e assorba. Sfrutta la componente dell'immaginazione, dove nel nostro cervello si creano i vari luoghi. ma resta fantasia.
In un videogioco invece sei tu ad essere coinvolto in prima persona, a eseguire le azioni, insomma a vivere la tua esperienza! è una storia personale potremmo dire. E proprio in quanto tale il videogioco garantisce la massima immersione e immedesimazione tra tutti i media.


forse un video gioco può generare in molte persone più immersione di un libro, visto che sfrutta due cose utili allo scopo che il libro non ha: rappresentazione visiva di un contesto tramite un dispositivo come uno schermo e, soprattutto, l'interattività..che poi è il vero punto chiave di differenza rispetto a qualsiasi altro media. l'interattività è anche quella cosa che va a gettare le basi per poter esercitare una forma di controllo su quel tipo di esperienza.

detto questo il media videogioco è ancora molto esile dal punto di vista dell'"esperienza", quindi abbiamo da una parte singoli libro che possono cambiare la vita dopo averli letti, mentre qualsiasi videogioco al massimo può lasciare un bel ricordo o un brutto ricordo..o essere solo insipido




Certamente poi il videogioco offre uno spazio, un mondo che ha i suoi limiti! Ma quanti ce ne sono nel mondo vero?
No potrò mai aprire portali, usare la gravity gun, uccidere mezzo mondo, "vivere" il futuro e la fantascienza o il fantasy da protagonista!
Alcune limitazioni si (non è possibile ricreare una realtà come quella vera al 100 per cento), ma anche moltissimo potenziale.
Nei sogni non vivo nè ricordo tutto quello che posso provare in un videogioco.
Inoltre l'affinità con il sogno è questa: "nel videogioco noi viviamo un'esperienza che è virtuale, eppure (sopratutto dopo una rielaborazione mentale) sembra che abbiamo fatto qualcosa nella realtà (immagini e sensazioni che rimangono scolpite nella memoria), cosi è più o meno uguale a un sogno, sebbene sia molto diverso, sembra di far qlc nella realtà ma invece è pura fantasia".

esattamente. il videogioco è pura fantasia, è una rappresentazione virtuale fittizia di un contesto più o meno reale, quasi come un sogno lucido.
il vantaggio rispetto all'esperienza della realtà è che non mi gabbiano a ogni piè sospinto.
nel videogioco posso pisciare in faccia a simpatiche signorine , investire passanti sul marciapiede, picchiare con un bastone delle prostitute , uccidere civili inermi, dedicarmi al puro vandalismo..posso abbattere un elicottero con un lanciarazzi, schiantarmi contro un palazzo con un aereo o guidare in contromano in centro. e se qualcuno mi ferma, gli sparo. tiè.
tutto questo senza che le mie azioni abbiano incidenza sulla mia sanità mentale o su tutta la realtà esterna.
quindi arriviamo a:


ah e comunque per provare sensi di colpa, intendo questo tipo di esempio (ma può accadere anche in un buon GDR):
viene anche affermato da Henry Jenkins (studioso dei media al MIT), che parte proprio dal concept originale del videogioco “The Sims”:

“Will Wright, l’autore del videogioco The Sims, sostiene che i giochi sono forse l’unico mezzo espressivo che ci consenta di provare il senso di colpa rispetto alle azioni di personaggi di fantasia. In un film infatti, dove non siamo noi a controllare quanto avviene, possiamo sempre prendere le distanze e condannare il personaggio o l’artista quando infrangono dei tabù sociali, ma in uno di questi giochi siamo noi a decidere cosa succede ai personaggi. Nelle circostanze ideali, possiamo essere incoraggiati ad analizzare i valori personali osservando fino a dove siamo disposti ad arrivare in uno spazio virtuale.”


mah. l'interattività non dovrebbe veicolare anche il senso di colpa, visto che si parla appunto di fantasia. ciononostante sono convinto che possa succedere perchè è nelle potenzialità del mezzo, ma a mio parere è un errore..
il problema è che non ci dovrebbero essere limiti rispetto a "dove siamo disposti ad arrivare in uno spazio virtuale”, almeno fino a che questo spazio virtuale è sganciato dalla realtà.
bisogna cominciare a intendersi sulla differenza fra realtà e fantasia.
a mio modesto avviso e per l'uso che ne faccio, i videogame in molti casi sono una bella forma di sublimazione della violenza e dei bassi istinti, perlomeno in un soggetto sano.
sono addirittura convinto che possano migliorare la condotta morale nel mondo reale, a patto che nessuno cominci a farsi seghe mentali per cosa fa o non fa un sims sotto il nostro controllo.



Quanto al gioco, non è assolutamente correto quello che dici, il gioco è alla base della nostra vita! noi cominciamo ad apprendere tramite il gioco, ci evolviamo attraverso di esso! Senza contare che il gioco, secondo la tesi di Huinzinga, è alla base della cultura.
E scavando a fondo, scopriamo che il gioco ha molteplici significati ed alla base di un'infinità di attività umane (come lo sport), se è vero che "il gioco è un'attività che permette a uno o più soggetti di esprimere le proprie abilità in un qualsiasi contesto o ambito"!
Anche il mondo è formato da giochi! Mondi temporanei come il teatro, il tribunale, la scuola eccetera.
La complessità di questo fenomeno/ medium è spesso ignorata o sottovalutata!
E d'altra parte: l'uomo è davvero tale quando gioca!


non volevo parlare del gioco in generale ma posso essere d'accordo con te. sempre ricordando che il gioco, anche se presenta diversi punti in comune, comunque NON è la vita. quindi la scuola non è un gioco e se metti un ministro dell'istruzione farlocco non puoi divertirti a guardare come va tutto a puttane perchè poi tanto carichi il salvataggio precedente.
l'uomo è tale solo quando gioca ma, aggiungo io, l'uomo che gioca e basta è un pirla e spesso è anche pericoloso;)





Sfatiamo questo pregiudizio! Il gioco in quanto tale è un'esperienza, che coinvolge direttamente il player! Certo poi alan wake propone certo tipo di esperienza, diablo 3 un'altra ancora. Resta il fatto che entrambi sono giochi, entrambi sono esperienze seppur diverse.
Ho fatto anche l'esempio del calcio apposta.


ogni cosa che vada ad attivare i sensi è un'esperienza. nello specifico penso di poter dire che alan wake è stato costruito come un'esperienza intesa alla sollecitazione di stati d'animo che vanno molto oltre il gameplay, anche attraverso evocazioni e riferimenti culturali di vario genere (dai libri, ai film, ad altri videogiochi).
diablo 3 dovrebbe essere inteso come esperienza che va a soddisfare e gratificare l'utilizzo di un certo gameplay ma che non offre niente altro oltre a quello. quindi non penso che diablo 3 sia in grado di attivare sensazioni ed emozioni che vanno oltre a quello che lo schema del gioco si prefigge di fare.

potrebbe essere la stessa differenza che c'è fra un mod convenzionale di hl2 e dear esther.

II ARROWS
14-07-2012, 22:56
Dipende dal gioco... ad esempio anche Tetris è una esperienza, ma una esperienza ben diversa da quella da te descritta nel sondaggio.

Gordon Giulio
15-07-2012, 10:13
Imho la parola "esperienza" è abusata e in quanto tale finisce col non dire nulla.
Anche mangiare una fetta biscottata o farmi un bidè è un'esperienza, e va da se che ogni gioco è di per se un'esperienza unica.
Quello che volevo dire è che ci sono giochi in cui l'aspetto prettamente ludico è preponderante (vedi Diablo 3), altri giochi invece lasciano spazio maggiormente al non prettamente ludico (vedi Alan Wake), di conseguenza chiamo "semplici" giochi i primi ed esperienze i secondi.

Si, la parola esperienza può essere applicata a molteplici ambiti. Quindi credo che sia meglio descrivere i giochi come mondi, spazi di possibilità. All'interno dei quali ogni player può vivere una propria esperienza e avventura.




Vero, anzi questa è una cosa che penso potrebbe essere sviluppata ancora di più e punterei più sull'interazione che sulla difficoltà (almeno, a me interessa più l'interazione che la difficoltà)... questo non significa che io debba godermi l'interazione solo se acquisto un punto di vista personale... alla fine se vuoi parlare di esperienza è un'esperienza diversa dalla vita in cui tu sei tu e hai il tuo corpo. Come feeling sento molto il personaggio, e sono felice di godermelo come un qualsiasi altro aspetto del gioco (anche nei giochi più arcade, ad esempio adoro Donkey Kong), però come modo di fruire della cosa non aspetto certo che sia "lui" a dirmi cosa fare... il controller ce l'ho io in mano :-P è una cosa nuova e diversa da ogni altra per questa ambiguità se vuoi. Di sicuro non è né come vivere, né come leggere un libro, né come guardare un film. Sono cose diverse nessuno dice che una sia superiore o inferiore all'altra ed è giusto aprrocciarvisi nella maniera più consona a noi stessi. Personalmente richiederei un quantitativo abnorme di altre attrattive a un gioco a cui quella del personaggio viene a mancare, perché per me resta una cosa dal valore pesantissimo

EDIT: mi sono venuti in mente degli esempi di interazione e coinvolgimento a causa del discorso sui sensi di colpa.
Vabbé, il primo, un certo horror Konami che non cito neanche, penso che chiunque ci abbia pensato lol... 5 minuti lì col joypad in mano a elaborare quello che avevo visto ma che mi rifiutavo di aver visto... tipo "mh, le sta sistemando il cuscino... seeee bona ciao" lol
Altra cosa, Ico. Quando Yorda viene colpita dal raggio e cade... e il ponte si ritira... anche la persona più tarda del mondo salta subito indietro per tentare di tornare da lei. Anche senza saper bene come uscirete da quella situazione. Tu salti, e non è una sequenza animata, sei proprio tu che devi premere i tasti

Infatti l'esperienza che noi viviamo in un avatar virtuale o un personaggio che ci troviamo ad interpretare è diversa dalla vita normale. Proprio perchè stiamo vivendo un pezzo di un altra vita. Cosi ci troviamo in personaggi che hanno qualità che noi non abbiamo, per esempio qualità fisiche maggiori. C'è sicuramente una differenza, ma anche affinità; tra vita reale e pezzi di vita virtuale. Siamo noi i protagonisti proiettati in quello spazio, ma non siamo solamente noi. Perchè c'è un avatar che impersoniamo.

Belli e interessanti gli esempi che porti. Personalmente ho provato queste sensazioni in Deus ex 3, perchè ho ucciso delle persone che non dovevo uccidere e ho fallito obiettivi. Lì mi sono sentito in colpa con me stesso e deluso del mio operato.





forse un video gioco può generare in molte persone più immersione di un libro, visto che sfrutta due cose utili allo scopo che il libro non ha: rappresentazione visiva di un contesto tramite un dispositivo come uno schermo e, soprattutto, l'interattività..che poi è il vero punto chiave di differenza rispetto a qualsiasi altro media. l'interattività è anche quella cosa che va a gettare le basi per poter esercitare una forma di controllo su quel tipo di esperienza.

detto questo il media videogioco è ancora molto esile dal punto di vista dell'"esperienza", quindi abbiamo da una parte singoli libro che possono cambiare la vita dopo averli letti, mentre qualsiasi videogioco al massimo può lasciare un bel ricordo o un brutto ricordo..o essere solo insipido




esattamente. il videogioco è pura fantasia, è una rappresentazione virtuale fittizia di un contesto più o meno reale, quasi come un sogno lucido.
il vantaggio rispetto all'esperienza della realtà è che non mi gabbiano a ogni piè sospinto.
nel videogioco posso pisciare in faccia a simpatiche signorine , investire passanti sul marciapiede, picchiare con un bastone delle prostitute , uccidere civili inermi, dedicarmi al puro vandalismo..posso abbattere un elicottero con un lanciarazzi, schiantarmi contro un palazzo con un aereo o guidare in contromano in centro. e se qualcuno mi ferma, gli sparo. tiè.
tutto questo senza che le mie azioni abbiano incidenza sulla mia sanità mentale o su tutta la realtà esterna.
quindi arriviamo a:



mah. l'interattività non dovrebbe veicolare anche il senso di colpa, visto che si parla appunto di fantasia. ciononostante sono convinto che possa succedere perchè è nelle potenzialità del mezzo, ma a mio parere è un errore..
il problema è che non ci dovrebbero essere limiti rispetto a "dove siamo disposti ad arrivare in uno spazio virtuale”, almeno fino a che questo spazio virtuale è sganciato dalla realtà.
bisogna cominciare a intendersi sulla differenza fra realtà e fantasia.
a mio modesto avviso e per l'uso che ne faccio, i videogame in molti casi sono una bella forma di sublimazione della violenza e dei bassi istinti, perlomeno in un soggetto sano.
sono addirittura convinto che possano migliorare la condotta morale nel mondo reale, a patto che nessuno cominci a farsi seghe mentali per cosa fa o non fa un sims sotto il nostro controllo.




non volevo parlare del gioco in generale ma posso essere d'accordo con te. sempre ricordando che il gioco, anche se presenta diversi punti in comune, comunque NON è la vita. quindi la scuola non è un gioco e se metti un ministro dell'istruzione farlocco non puoi divertirti a guardare come va tutto a puttane perchè poi tanto carichi il salvataggio precedente.
l'uomo è tale solo quando gioca ma, aggiungo io, l'uomo che gioca e basta è un pirla e spesso è anche pericoloso;)






ogni cosa che vada ad attivare i sensi è un'esperienza. nello specifico penso di poter dire che alan wake è stato costruito come un'esperienza intesa alla sollecitazione di stati d'animo che vanno molto oltre il gameplay, anche attraverso evocazioni e riferimenti culturali di vario genere (dai libri, ai film, ad altri videogiochi).
diablo 3 dovrebbe essere inteso come esperienza che va a soddisfare e gratificare l'utilizzo di un certo gameplay ma che non offre niente altro oltre a quello. quindi non penso che diablo 3 sia in grado di attivare sensazioni ed emozioni che vanno oltre a quello che lo schema del gioco si prefigge di fare.

potrebbe essere la stessa differenza che c'è fra un mod convenzionale di hl2 e dear esther.

Bè bisogna tener presente che comunque ogni media plasma la nostra coscienza e ci influenza (i nostri comportamenti, l'inconscio,la percezione della reatà). Un libro, un film, e anche un videogioco. E proprio per le sue caratteristiche l'influenza è potenzialmente superiore. Sopratutto guardando al gioco più in generale (come viene anche spiegato nel libro: Realtà in gioco).
Poi certo il videogioco ha ancora molte strade da esplorare per ampliare al massimo il suo potenziale.

Riguardo al fatto della violenza sicuramente diverse tiplogie di videogioco possono anche fare da sfogo ad alcuni istinti, anche per sfogare lo stress. Esistono cosi tante tipologie di videogioco (e gioco) che si possono usare per infiniti utilizzi potenziali. Dal vivere un pezzo di altra vita (come skyrim), allo sfogo più puro. Dagli Art Game ai giochi con fini anche educativi.
Per il senso di colpa, possiamo dire che se il gioco propone uno spazio al di fuori della realtà, dove tutto è possibile. Io posso vedere e sperimentare come meglio mi pare e vedere fino a dove posso spingermi senza però subire conseguenze pesanti e reali. Quindi un senso di colpa su può provare eccome, perchè il gioco ci assorbe completamente e comporta la massima serietà.

Il gioco nella sua grande complessità si insedia in ogni attività in fondo. Il gioco è presente nel teatro, nel cinema, nei riti, nelle feste, nella società. La scuola quindi è sicuramente un gioco perchè (tra l'altro) è un mondo a parte, provviosorio, che ha le sue regole e presenta il fattore della competizione. Cosi come anche il tribunale è una forma di gioco, come dimostrò Huinzinga. La vita in se non è un gioco, ma è formata da giochi.
E comunque il passo che ho citato sull'uomo che gioca deriva da Schiller, "Lettere sull'educazione estetica dell'uomo".







Dipende dal gioco... ad esempio anche Tetris è una esperienza, ma una esperienza ben diversa da quella da te descritta nel sondaggio.

Vero! Infatti la parola esperienza si adatta a un'enormità di contesti. Descrivendo i giochi come "spazi di possibilità e mondi" forse è ancora meglio ;)

tbs
15-07-2012, 10:58
Il discorso esperienza è fortemente soggettivo e dipende molto dalla personalità di chi gioca. In linea di massima, una persona appassionata di armi, guerre etc. potrà ritenere coinvolgente un gioco come call of duty, o se appassionata di seconda guerra mondiale potrà restare preso da red orchestra 2 - questo al di là della bravura degli sceneggiatori, dei grafici etc. (che comunque gioca un ruolo importante). Giochi scenicamente impressionanti come bioshock possono comportare feedback completamente antitetici in 2 soggetti diversi (per background culturale, "hobbistico" :D e per inclinazione caratteriale); uno potrà trovarlo noioso e poco coinvolgente e l'altro potrà restarne rapito. Principalmente, tenderei ad elencare come discriminanti per quanto riguarda l'immedesimazione queste variabili:

- inclinazione caratteriale (se mi si passa il termine): un tipo riflessivo resterà coinvolto da trame complesse e sparatutto più lenti e ragionati; un tipo impulsivo preferirà sparatutto frenetici e nessuno stacco nell'azione
(in linea di massima)

- background culturale: alcuni potranno essere attratti da determinati periodici storici in base alle loro preferenze o ambiti di studio; per esempio, sempre citando call of duty, ad alcuni potrà piacere l'ambientazione "seconda guerra mondiale" ad altri la guerra moderna
(in linea di massima)

- hobby: chi ha la passione per le armi si immedesimerà di più in un soldato; chi ha la passione per gli aerei in un pilota etc.
(in linea di massima)

Ovviamente non posso non citare la qualità del gioco: le 3 discriminanti di cui sopra possono venire annullate/amplificate in caso di giochi non validi/validi.
E questo discorso è vero soprattutto per quanto riguarda i videogiochi, perchè permettono, oltre naturalmente al vivere un'esperienza, di agire impersonando protagonisti che possono esserci più o meno congeniali.

mirkonorroz
15-07-2012, 11:58
I videogiochi sono esperienze da "vivere"? Dove noi siamo i protagonisti?

Perdonate il mio modo di ragionare piuttosto slegato dalle consuetudini (o magari no?) e portato a percorrere i vari rami logici, spesso a discapito della normale interpretazione, che mi porta a fraintendere molto spesso, dando uguale peso alle varie soluzioni. (annamo bene :sofico: )
Per la domanda A come si e' visto dipende tanto dall'interpretazione della parola "esperienze". Che va da "tutto quello che viviamo istante per istante e' una esperienza che si acquisisce (e a volte poi si dimentica)" ad un sottoinsieme piu' ristretto dovuto al fissare di una soglia, dipendente quest'ultima da certi criteri piu' o meno emozionali o di altra natura.
Sempre per la domanda A c'e' il "da "vivere"". Puo' essere inteso come: "Ragazzi, vale la pena giocare ai videogiochi?" Oppure il "da vivere" e' definito/precisato nella domanda B. Sembrerebbe il secondo caso, quindi la domanda se non sbaglio e': I videogiochi sono esperienze dove noi siamo i protagonisti? anche se cosi' e' meno romantica.
Ora sicuramente avro' sbagliato a capire, ma se questa domanda viene interpretata in un senso, mi sembra abbia la risposta ovvia=SI.
Se sono io che gioco io sono il protagonista rispetto all'azione di giocare indipendentemente dal gioco.
Se invece intendiamo che noi ci immedesimiamo in uno o piu' protagonisti creati all'interno di un videogioco il discorso cambia.
Questi protagonisti sono piu' o meno gia' delineati a seconda del gioco e noi prestiamo loro le nostre capacita' fisiche/intellettuali che sono richieste per vari scopi oppure "loro" ci prestano uno schema/scheletro che ci consenta di agire e sentirci partecipi all'interno del gioco. Le due interpretazioni possono benissimo andare e vanno in paralleo, infatti i successi dell'eventuale eroe sono vissuti sia come nostri successi all'interno del gioco che come nostri successi rispetto all'azione di giocare a quel gioco (magari confrontandosi con altri giocatori). Il dare piu' o meno importanza ad uno dei due aspetti e' soggettivo ma dipende anche se e' il gioco piu' o meno riuscito.

Bubble Bobble:
soglia di protagonismo/immedesimazione/empatia con il draghetto = X
soglia di protagonismo come attori rispetto al gioco (impegno tecnico etc.) = Y
In un gioco cosi' mi aspetterei X<Y, ma e' comunque soggettivo e non scontato

Action GDR di turno:
soglia di protagonismo/immedesimazione/empatia con l'eroe digitale = X
soglia di protagonismo come attori rispetto al gioco (impegno tecnico etc.) = Y
In un gioco cosi' mi aspetterei X>=Y, ma e' comunque soggettivo e non scontato (dipende se il gioco e' anche realizzato bene o male secondo criteri fissati e riconosciuti da tutti i valutatori).

Per intanto penso questo... poi magari mi contraddiro' in futuro, sempre nonl'abbia gia' fatto :D



PS:
Comunque PER ME, il videogioco per antonomasia rimane in primis la sfida UMANO VS MACCHINA: tutto il resto lo considero in secondo piano, anche i piu' bei videogiochi da fare in multiplayer tra umani. Una visione piuttosto severa e ristretta che potrebbe aprire un altro dibattito.

PPS: il voto e' segreto :D

PPPS: LOL Questa e' la parte piu' importante!
http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=DrMlDPZX20g#t=40s :sofico:

V3N0M77
15-07-2012, 13:20
Bè bisogna tener presente che comunque ogni media plasma la nostra coscienza e ci influenza (i nostri comportamenti, l'inconscio,la percezione della reatà). Un libro, un film, e anche un videogioco. E proprio per le sue caratteristiche l'influenza è potenzialmente superiore. Sopratutto guardando al gioco più in generale (come viene anche spiegato nel libro: Realtà in gioco).
Poi certo il videogioco ha ancora molte strade da esplorare per ampliare al massimo il suo potenziale.


un singolo libro è in grado di variare la storia delle civiltà o di creare identità nazionale, ma un singolo videogioco ? direi che i videogame di strade da esplorare ne hanno ancora molterrime:)
e, soprattutto, nessuno chiede a un video gioco nulla del genere (per ora)..è solo un gioco che deve intrattenere e divertire.


Per il senso di colpa, possiamo dire che se il gioco propone uno spazio al di fuori della realtà, dove tutto è possibile. Io posso vedere e sperimentare come meglio mi pare e vedere fino a dove posso spingermi senza però subire conseguenze pesanti e reali. Quindi un senso di colpa su può provare eccome, perchè il gioco ci assorbe completamente e comporta la massima serietà.

appunto.quindi il meccanismo del senso di colpa deve stare fuori da questa esperienza, perchè prende vita nel momento in cui il mio comportamento distruttivo innesca sofferenza. un ammasso di pixel e linee, non soffre.



Il gioco nella sua grande complessità si insedia in ogni attività in fondo. Il gioco è presente nel teatro, nel cinema, nei riti, nelle feste, nella società. La scuola quindi è sicuramente un gioco perchè (tra l'altro) è un mondo a parte, provviosorio, che ha le sue regole e presenta il fattore della competizione. Cosi come anche il tribunale è una forma di gioco, come dimostrò Huinzinga. La vita in se non è un gioco, ma è formata da giochi.
E comunque il passo che ho citato sull'uomo che gioca deriva da Schiller, "Lettere sull'educazione estetica dell'uomo".


un gioco in quanto tale è una cosa che si fa con spirito ricreativo, per divertirsi, lasciarsi andare emotivamente. poi certo, solitamente ha delle regole precise e presenta una componente competitiva, anche se sottolineerei che quest'ultima non è obbligatoria.
la vita è un'altra cosa, perchè lo spirito con cui si affronta e la posta "in gioco" sono nettamente differenti.
non è la vita che è un gioco, ma è il gioco ad esserne una rappresentazione particolare.. ricreativa, formativa ed "alleggerita" .
il tutto imho, non vorrei contrariare schiller:D

N I N
16-07-2012, 11:24
In realtà il gioco utilizza simboli per semplificare quanto accade nel mondo reale. Ogni gioco deve insegnare qualcosa. Possono far leva sulle nostre capacità primitive o su quelle più evolute, ma l'apprendimento è fondamentale.

questa è una lettura interessante
http://gamewhispering.com/pleasure-without-learning-leads-to-addiction/

Gordon Giulio
19-07-2012, 15:39
Il discorso esperienza è fortemente soggettivo e dipende molto dalla personalità di chi gioca. In linea di massima, una persona appassionata di armi, guerre etc. potrà ritenere coinvolgente un gioco come call of duty, o se appassionata di seconda guerra mondiale potrà restare preso da red orchestra 2 - questo al di là della bravura degli sceneggiatori, dei grafici etc. (che comunque gioca un ruolo importante). Giochi scenicamente impressionanti come bioshock possono comportare feedback completamente antitetici in 2 soggetti diversi (per background culturale, "hobbistico" :D e per inclinazione caratteriale); uno potrà trovarlo noioso e poco coinvolgente e l'altro potrà restarne rapito. Principalmente, tenderei ad elencare come discriminanti per quanto riguarda l'immedesimazione queste variabili:

- inclinazione caratteriale (se mi si passa il termine): un tipo riflessivo resterà coinvolto da trame complesse e sparatutto più lenti e ragionati; un tipo impulsivo preferirà sparatutto frenetici e nessuno stacco nell'azione
(in linea di massima)

- background culturale: alcuni potranno essere attratti da determinati periodici storici in base alle loro preferenze o ambiti di studio; per esempio, sempre citando call of duty, ad alcuni potrà piacere l'ambientazione "seconda guerra mondiale" ad altri la guerra moderna
(in linea di massima)

- hobby: chi ha la passione per le armi si immedesimerà di più in un soldato; chi ha la passione per gli aerei in un pilota etc.
(in linea di massima)

Ovviamente non posso non citare la qualità del gioco: le 3 discriminanti di cui sopra possono venire annullate/amplificate in caso di giochi non validi/validi.
E questo discorso è vero soprattutto per quanto riguarda i videogiochi, perchè permettono, oltre naturalmente al vivere un'esperienza, di agire impersonando protagonisti che possono esserci più o meno congeniali.

Un post con degli spunti interessanti! Sicuramente durante l'interpretazione/immedesimazione in quel personaggio di un dato videogioco, intervengono anche queste caratteristiche che accentuano l'immersione nell'esperienza.




Perdonate il mio modo di ragionare piuttosto slegato dalle consuetudini (o magari no?) e portato a percorrere i vari rami logici, spesso a discapito della normale interpretazione, che mi porta a fraintendere molto spesso, dando uguale peso alle varie soluzioni. (annamo bene :sofico: )
Per la domanda A come si e' visto dipende tanto dall'interpretazione della parola "esperienze". Che va da "tutto quello che viviamo istante per istante e' una esperienza che si acquisisce (e a volte poi si dimentica)" ad un sottoinsieme piu' ristretto dovuto al fissare di una soglia, dipendente quest'ultima da certi criteri piu' o meno emozionali o di altra natura.
Sempre per la domanda A c'e' il "da "vivere"". Puo' essere inteso come: "Ragazzi, vale la pena giocare ai videogiochi?" Oppure il "da vivere" e' definito/precisato nella domanda B. Sembrerebbe il secondo caso, quindi la domanda se non sbaglio e': anche se cosi' e' meno romantica.
Ora sicuramente avro' sbagliato a capire, ma se questa domanda viene interpretata in un senso, mi sembra abbia la risposta ovvia=SI.
Se sono io che gioco io sono il protagonista rispetto all'azione di giocare indipendentemente dal gioco.
Se invece intendiamo che noi ci immedesimiamo in uno o piu' protagonisti creati all'interno di un videogioco il discorso cambia.
Questi protagonisti sono piu' o meno gia' delineati a seconda del gioco e noi prestiamo loro le nostre capacita' fisiche/intellettuali che sono richieste per vari scopi oppure "loro" ci prestano uno schema/scheletro che ci consenta di agire e sentirci partecipi all'interno del gioco. Le due interpretazioni possono benissimo andare e vanno in paralleo, infatti i successi dell'eventuale eroe sono vissuti sia come nostri successi all'interno del gioco che come nostri successi rispetto all'azione di giocare a quel gioco (magari confrontandosi con altri giocatori). Il dare piu' o meno importanza ad uno dei due aspetti e' soggettivo ma dipende anche se e' il gioco piu' o meno riuscito.

Bubble Bobble:
soglia di protagonismo/immedesimazione/empatia con il draghetto = X
soglia di protagonismo come attori rispetto al gioco (impegno tecnico etc.) = Y
In un gioco cosi' mi aspetterei X<Y, ma e' comunque soggettivo e non scontato

Action GDR di turno:
soglia di protagonismo/immedesimazione/empatia con l'eroe digitale = X
soglia di protagonismo come attori rispetto al gioco (impegno tecnico etc.) = Y
In un gioco cosi' mi aspetterei X>=Y, ma e' comunque soggettivo e non scontato (dipende se il gioco e' anche realizzato bene o male secondo criteri fissati e riconosciuti da tutti i valutatori).

Per intanto penso questo... poi magari mi contraddiro' in futuro, sempre nonl'abbia gia' fatto :D



PS:
Comunque PER ME, il videogioco per antonomasia rimane in primis la sfida UMANO VS MACCHINA: tutto il resto lo considero in secondo piano, anche i piu' bei videogiochi da fare in multiplayer tra umani. Una visione piuttosto severa e ristretta che potrebbe aprire un altro dibattito.

PPS: il voto e' segreto :D

PPPS: LOL Questa e' la parte piu' importante!
http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=DrMlDPZX20g#t=40s :sofico:

Bè comunque il videogioco in quanto tale offre un'esperienza da vivere! Che può anche derivare da un semplice e "banale" conflitto uomo vs macchina (IA). Cmq intendevo semplicemente fare un sondaggio e diffondere una maggiore cultura su gioco e videogioco con questo forum. Quindi: "Non intendo dire se vale la pena giocare ai videogiochi"? Se ancora ero incerto nn starei qui a trascorrere diverso tempo da un forum a un altro, non credi? ;)



un singolo libro è in grado di variare la storia delle civiltà o di creare identità nazionale, ma un singolo videogioco ? direi che i videogame di strade da esplorare ne hanno ancora molterrime:)
e, soprattutto, nessuno chiede a un video gioco nulla del genere (per ora)..è solo un gioco che deve intrattenere e divertire.


appunto.quindi il meccanismo del senso di colpa deve stare fuori da questa esperienza, perchè prende vita nel momento in cui il mio comportamento distruttivo innesca sofferenza. un ammasso di pixel e linee, non soffre.




un gioco in quanto tale è una cosa che si fa con spirito ricreativo, per divertirsi, lasciarsi andare emotivamente. poi certo, solitamente ha delle regole precise e presenta una componente competitiva, anche se sottolineerei che quest'ultima non è obbligatoria.
la vita è un'altra cosa, perchè lo spirito con cui si affronta e la posta "in gioco" sono nettamente differenti.
non è la vita che è un gioco, ma è il gioco ad esserne una rappresentazione particolare.. ricreativa, formativa ed "alleggerita" .
il tutto imho, non vorrei contrariare schiller:D

Allora, come abbiamo già detto i video-giochi hanno ancora molte strade da percorrere. Però sono cmq capaci di influenzare la società, proprio perchè sono sempre mezzi di comunicazione, perfino diversi da altri.
E nel gioco in generale, i giochi sono anche capaci di riconfigurare la realtà, come viene anche affermato da moltissimi studiosi e anche nel libro: "La realtà in gioco" di Jane Mc Gonigal.

Poi per il meccanismo del senso di colpe, ti rispondo cosi: Mai sentito parlare di sospensione dell'incredulità? Del make-believe? se ci rifletti è proprio questo meccanismo che in un film, romanzo ci coinvolge di più. Ecco perchè in un gioco è possibile provare anche dei sensi di colpa, in quel momento siamo immersi in un altra realtà, un mondo separato che diventa e comporta la massima serietà per i giocatori!
Quindi è possibilissimo ;)

Riguardo i giochi, sono un fenomeno davvero complesso e affascinante (che sto approfondendo ancora). E potremmo dire che in realtà si presentano nella nostra vita quotidiana in diversi gradi di complessità. dal gioco infantile come primo approccio per la realtà fino al gioco (dimostrazione delle mie abilità) presente nell'ambito lavorativo. D'altronde anche per Huinzinga, tutta la cultura umana nasce sotto forma di gioco e mantiene la propria forma ludica nel tempo, seppur il processo di consolidazione della cultura, che viene cosi’ regolarizzata e diviene tradizione, perde il suo lato giocoso, frivolo, per divenire importante, seriosa per i suoi giocatori che, seppur rimangono tali, cioe’ giocatori di un gioco inconsapevoli, adesso credono di star facendo qualcos’altro. Quindi per Johan la guerra e’ un gioco, sanguinario, ma con regole ludiche. Il processo giuridico e’ un gioco a base agonale, cosi’ come il teatro, lo sport, la poesia, la filosofia, la religione, la politica, l’economia, i rituali di accoppiamento: insomma il gioco (nella sua definizone più approndita e ampia) e’ ovunque.

Cmq penso che il sondaggio sia ormai concluso! peccato solo per tutti quegli utenti che hanno risposto a caso "no", senza nemmeno motivare! Perchè anche mangiare è un esperienza e allora, perchè nn può esserlo un videogioco? vabbè. basta cosi xD

N I N
19-07-2012, 16:44
Cmq penso che il sondaggio sia ormai concluso! peccato solo per tutti quegli utenti che hanno risposto a caso "no", senza nemmeno motivare! Perchè anche mangiare è un esperienza e allora, perchè nn può esserlo un videogioco? vabbè. basta cosi xD

Io non ho votato perchè non avevo ben chiaro il senso del sondaggio. E' pacifico che un videogioco sia un'esperienza e, in tutta sincerità, non credevo ci fosse bisogno di discuterne. Continua però a crearmi dei dubbi il "siamo noi i protagonisti"... per questo cavillo io mi astengo, altrimenti avrei votato si. :D

Gordon Giulio
19-07-2012, 19:40
Io non ho votato perchè non avevo ben chiaro il senso del sondaggio. E' pacifico che un videogioco sia un'esperienza e, in tutta sincerità, non credevo ci fosse bisogno di discuterne. Continua però a crearmi dei dubbi il "siamo noi i protagonisti"... per questo cavillo io mi astengo, altrimenti avrei votato si. :D

Infatti! xD
Però con protagonisti, intendo dire che siamo noi in quel momento a essere gli eroi (per dirlo in maniera più semplice). Come riporta anche un introduzione su "Giochi per il mio computer": "il genere umano si è sempre identificato con diversi eroi e grazie ai videogiochi si può diventare uno di loro". Anche questo mi sembra ovvio. Siamo noi ad interpretare un determinato personaggio, che in quel momento diventa nostro avatar, e viviamo l'avventura/l'esperienza nei panni di quel personaggio come protagonisti.
Se accetti l'esperienza nei videogiochi, come puoi rimanere scettico di fronte a questa caratteristica? Qual'è il tuo dubbio?

V3N0M77
19-07-2012, 21:43
Poi per il meccanismo del senso di colpe, ti rispondo cosi: Mai sentito parlare di sospensione dell'incredulità? Del make-believe? se ci rifletti è proprio questo meccanismo che in un film, romanzo ci coinvolge di più.

certo. è una cosa che provavo da piccolo al cospetto di diversi videogames e mai più provata almeno negli ultimi 15 anni. è sicuramente più riferibile (e utile) alla conservazione del divertimento che non all'innesco di un senso di colpa.


Ecco perchè in un gioco è possibile provare anche dei sensi di colpa, in quel momento siamo immersi in un altra realtà, un mondo separato che diventa e comporta la massima serietà per i giocatori!
Quindi è possibilissimo ;)


non ho detto che è impossibile, ho detto che è inutile e deleterio :D
poi può anche darsi che il mio essere ateo determini una "difficoltà" nel provare e trasferire emozioni di un certo tipo su cose che non esistono.
il meccanismo di sospensione nell'incredulità tutto sommato determina una sorta di fede che è difficile da (ri)ottenere quando poi passi alla disillusione totale.
certo che per arrivare ai sensi di colpa sulle azioni commesse in un videogame la strada è ancora lunga...vorrei sottolineare che il 'gruppo umano' che prende sempre un gioco con "la massima serietà" o come la cosa più seria che si possa fare,è rappresentato dai bambini.


sul resto inutile continuare perchè si sa dove si parte ma non dove si va a finire:)
diciamo che per me la guerra non è un gioco proprio perchè non ci sono quelle regole ferree tipiche e indispensabili nei giochi. se ci fossero regole, non sarebbe mai scoppiata la seconda guerra mondiale e ci saremmo risparmiati più di 70 milioni di morti.
un round a soft air nei boschi è un gioco. e se non rispetti le regole sei fuori.
il resto è filosofia.

Gordon Giulio
20-07-2012, 12:12
certo. è una cosa che provavo da piccolo al cospetto di diversi videogames e mai più provata almeno negli ultimi 15 anni. è sicuramente più riferibile (e utile) alla conservazione del divertimento che non all'innesco di un senso di colpa.



non ho detto che è impossibile, ho detto che è inutile e deleterio :D
poi può anche darsi che il mio essere ateo determini una "difficoltà" nel provare e trasferire emozioni di un certo tipo su cose che non esistono.
il meccanismo di sospensione nell'incredulità tutto sommato determina una sorta di fede che è difficile da (ri)ottenere quando poi passi alla disillusione totale.
certo che per arrivare ai sensi di colpa sulle azioni commesse in un videogame la strada è ancora lunga...vorrei sottolineare che il 'gruppo umano' che prende sempre un gioco con "la massima serietà" o come la cosa più seria che si possa fare,è rappresentato dai bambini.


sul resto inutile continuare perchè si sa dove si parte ma non dove si va a finire:)
diciamo che per me la guerra non è un gioco proprio perchè non ci sono quelle regole ferree tipiche e indispensabili nei giochi. se ci fossero regole, non sarebbe mai scoppiata la seconda guerra mondiale e ci saremmo risparmiati più di 70 milioni di morti.
un round a soft air nei boschi è un gioco. e se non rispetti le regole sei fuori.
il resto è filosofia.

Ah! va bene! pensavo che negavi l'esistenza a prescindere. Cmq mi dispiace che non riesca più a provare una cosa del genere in un videogioco! Forse avrai sfide più interessanti da fare nel reale.

Huinzinga fa riferimento alla guerra in generale, calcola che è morto prima dello scoppio della seconda. xD
Cmq il discorso che ho aperto sul gioco in generale è in ambito teorico, ovvio quindi che sia un modo di decostruire un fenomeno. Però mi pare che sia una teoria valida, anche perchè in questo campo finchè si è in grado di dimostrare e giustificare una tesi, si sta facendo un buon lavoro.
Cmq non ho ancora finito di approfondire questa teoria al 100percento.

Quindi va bene, il forum/sondaggio è ormai concluso! è stato un piacere! Ci vediamo in un prossimo topic, ciao a tutti ;)

Davide9
21-07-2012, 09:50
non ho detto che è impossibile, ho detto che è inutile e deleterio :D

Secondo me prendi troppo alla lettera la questione dei sensi di colpa... ovvio nessuno si fa dei problemi per quello che ha compiuto in un gioco, però di sicuro il coinvolgimento del media e particolari plot twist ti possono spingere a riflettere... e credo fosse questo che si intendeva.
Io alla fine della quest della gilda dei guerrieri in Oblivion mi sono sentito emotivamente molto toccato ed ero entusiasta di ciò che mi aveva fatto provare la storia... quindi da una parte sì, mi aveva colpito molto e aveva provocato in me una reazione, ma estremamente diversa rispetto a quella che avrei provato se davvero mi fosse successa una cosa del genere!!! Vissuta così credo sia una cosa positiva, ti fa apprezzare di più il gioco che eventualmente presenta tali caratteristiche... Certo poi che se ti viene voglia di suicidarti per ciò che hai fatto ecco, in quel senso sì sarebbe deleterio, ma non credo siano in molti a viverla così e quelli che la vivono così hanno problemi a monte :-P
Si parla di sensi di colpa per semplificare, contando sul fatto che chi ha provato certi giochi si rende conto di ciò a cui ci si riferisce...

N I N
21-07-2012, 11:14
Qual'è il tuo dubbio?

Quando e fino a che punto "si può diventare uno di loro"?

Secondo me prendi troppo alla lettera la questione dei sensi di colpa... ovvio nessuno si fa dei problemi per quello che ha compiuto in un gioco, però di sicuro il coinvolgimento del media e particolari plot twist ti possono spingere a riflettere... e credo fosse questo che si intendeva.

Bisogna distinguere il processo di identificazione dal coinvolgimento emotivo nei confronti dell'opera.
Attuare indistintamente il primo, in età adulta, potrebbe essere sintomo di identità vacillante.

V3N0M77
21-07-2012, 19:37
Secondo me prendi troppo alla lettera la questione dei sensi di colpa... ovvio nessuno si fa dei problemi per quello che ha compiuto in un gioco, però di sicuro il coinvolgimento del media e particolari plot twist ti possono spingere a riflettere... e credo fosse questo che si intendeva.
Io alla fine della quest della gilda dei guerrieri in Oblivion mi sono sentito emotivamente molto toccato ed ero entusiasta di ciò che mi aveva fatto provare la storia... quindi da una parte sì, mi aveva colpito molto e aveva provocato in me una reazione, ma estremamente diversa rispetto a quella che avrei provato se davvero mi fosse successa una cosa del genere!!! Vissuta così credo sia una cosa positiva, ti fa apprezzare di più il gioco che eventualmente presenta tali caratteristiche... Certo poi che se ti viene voglia di suicidarti per ciò che hai fatto ecco, in quel senso sì sarebbe deleterio, ma non credo siano in molti a viverla così e quelli che la vivono così hanno problemi a monte :-P
Si parla di sensi di colpa per semplificare, contando sul fatto che chi ha provato certi giochi si rende conto di ciò a cui ci si riferisce...

oddio, lungi da me accusare qualcuno di avere problemi particolari, però 'ovvio' non tanto rispetto a quello che ho letto. diciamo che non userei l'espressione "senso di colpa" per semplificare: parlare di sospensione nell'incredulità forse è meglio ;)
a questo punto il problema è quanta ne abbiamo rispetto ai videogiochi, in modo che possano diventare esperienze degne di essere provate e in qualche modo 'vissute'.
si potrebbe arrivare a chiedersi perchè per molte persone (ma non per tutte) un film o un libro sotto questo aspetto riescano ancora a fare il loro buon lavoro mentre un videogioco sempre meno.. e questo spesso va in relazione con l'avanzare del tempo anagrafico.
della serie discorsi oziosi da fine luglio, quando la voglia di stare fuori prevale sui pixel:) però in spiaggia porterei al massimo un libro, non un tablet o un nintendo 3ds.

Davide9
22-07-2012, 07:26
oddio, lungi da me accusare qualcuno di avere problemi particolari, però 'ovvio' non tanto rispetto a quello che ho letto. diciamo che non userei l'espressione "senso di colpa" per semplificare: parlare di sospensione nell'incredulità forse è meglio ;)
a questo punto il problema è quanta ne abbiamo rispetto ai videogiochi, in modo che possano diventare esperienze degne di essere provate e in qualche modo 'vissute'.
si potrebbe arrivare a chiedersi perchè per molte persone (ma non per tutte) un film o un libro sotto questo aspetto riescano ancora a fare il loro buon lavoro mentre un videogioco sempre meno.. e questo spesso va in relazione con l'avanzare del tempo anagrafico.
della serie discorsi oziosi da fine luglio, quando la voglia di stare fuori prevale sui pixel:) però in spiaggia porterei al massimo un libro, non un tablet o un nintendo 3ds.

Dipende da tantissime cose... allora prima di tutto direi che io non giudico un gioco in base a chi si rivolge o confondendo qualità e piacere con quello che vuole comunicare... tra i miei giochi preferiti ci sono indistintamente giochi per bambini e per adulti, giochi senza senso e giochi che puntano tutto sulla trama... è ovvio che i videogiochi hanno le loro caratteristiche, in certi casi queste possono potenziare l'elemento narrativo (una maggiore partecipazione enfatizza il coinvolgimento emotivo ad esempio, o comunque ti fa porre in maniera diversa rispetto a un'opera non interattiva. Io difenderò sempre a spada tratta la distinzione tra giocatore e personaggio - come ho detto amo i personaggi e prendere il loro posto mi farebbe sentire impoverito - ma di sicuro c'è una sorta di simbiosi che modifica il punto di vista), ma in altri sono molto castranti... ad esempio se vuoi parlare di sentimenti e amore in un gioco lo puoi fare solo in due modi, o inserendolo come elemento secondario, oppure attraverso metafore. Perché il videogioco di Maison Ikkoku sarebbe una cagata e nessuno - giustamente - lo comprerebbe...
Chi mortifica in toto le possibilità espressive dei videogiochi sono persone che parlano solo per la loro ignoranza e che si divertono a giudicare ciò che non conoscono ma è anche vero che i videogiochi sono solo diversi, e non superiori agli altri media. Certe cose coi videogiochi non le puoi fare...

Gordon Giulio
15-08-2012, 16:52
Vedo che vate continuato anche senza di me.
Cmq:


Secondo me prendi troppo alla lettera la questione dei sensi di colpa... ovvio nessuno si fa dei problemi per quello che ha compiuto in un gioco, però di sicuro il coinvolgimento del media e particolari plot twist ti possono spingere a riflettere... e credo fosse questo che si intendeva.
Io alla fine della quest della gilda dei guerrieri in Oblivion mi sono sentito emotivamente molto toccato ed ero entusiasta di ciò che mi aveva fatto provare la storia... quindi da una parte sì, mi aveva colpito molto e aveva provocato in me una reazione, ma estremamente diversa rispetto a quella che avrei provato se davvero mi fosse successa una cosa del genere!!! Vissuta così credo sia una cosa positiva, ti fa apprezzare di più il gioco che eventualmente presenta tali caratteristiche... Certo poi che se ti viene voglia di suicidarti per ciò che hai fatto ecco, in quel senso sì sarebbe deleterio, ma non credo siano in molti a viverla così e quelli che la vivono così hanno problemi a monte :-P
Si parla di sensi di colpa per semplificare, contando sul fatto che chi ha provato certi giochi si rende conto di ciò a cui ci si riferisce...
Ma guarda siete voi che avete compreso male. Ovvio che con sensi di colpa si intende un po’ diversamente: cioè che in un gioco il giocatore si trova coinvolto in prima persona ed è lui a fare determinate azioni. Allora il videogioco è anche un tool unico di introspezione e autoanalisi, (per dirla con Ivan Fulco). Perché il giocatore si chiederà quanto le sue azioni sono state positive o meno. Questo permette di fare un video-gioco! Con sensi di colpa si intende questo! In un film o libro invece possiamo solamente criticare le scelte del protagonista o dell’ autore. Ovvio che sei uccidi delle persone virtuali e poi ti vuoi suicidare, sei un pazzo che ha perso la distinzione tra fiction e reale! Non io però te lo assicuro!

Quando e fino a che punto "si può diventare uno di loro"?



Bisogna distinguere il processo di identificazione dal coinvolgimento emotivo nei confronti dell'opera.
Attuare indistintamente il primo, in età adulta, potrebbe essere sintomo di identità vacillante.

oddio, lungi da me accusare qualcuno di avere problemi particolari, però 'ovvio' non tanto rispetto a quello che ho letto. diciamo che non userei l'espressione "senso di colpa" per semplificare: parlare di sospensione nell'incredulità forse è meglio ;)
a questo punto il problema è quanta ne abbiamo rispetto ai videogiochi, in modo che possano diventare esperienze degne di essere provate e in qualche modo 'vissute'.
si potrebbe arrivare a chiedersi perchè per molte persone (ma non per tutte) un film o un libro sotto questo aspetto riescano ancora a fare il loro buon lavoro mentre un videogioco sempre meno.. e questo spesso va in relazione con l'avanzare del tempo anagrafico.
della serie discorsi oziosi da fine luglio, quando la voglia di stare fuori prevale sui pixel:) però in spiaggia porterei al massimo un libro, non un tablet o un nintendo 3ds.
Vabbè, ma queste sono cose puramente soggettive! Ovvio poi che se fa caldo meglio giocare in acqua che davanti a un monitor a sudare come un pazzo xD Cmq libro= fiction= storia= fantasia= aspetto ludico. Costruire storie o mondi fittizzi ha le sue regole ma soprattutto coinvolge abilità, fantasia e gratuità come un gioco. Leggere un libro o un film fittizzio è come partecipare ed entrare nel mondo e nel gioco realizzato dallo scrittore/autore!

Dipende da tantissime cose... allora prima di tutto direi che io non giudico un gioco in base a chi si rivolge o confondendo qualità e piacere con quello che vuole comunicare... tra i miei giochi preferiti ci sono indistintamente giochi per bambini e per adulti, giochi senza senso e giochi che puntano tutto sulla trama... è ovvio che i videogiochi hanno le loro caratteristiche, in certi casi queste possono potenziare l'elemento narrativo (una maggiore partecipazione enfatizza il coinvolgimento emotivo ad esempio, o comunque ti fa porre in maniera diversa rispetto a un'opera non interattiva. Io difenderò sempre a spada tratta la distinzione tra giocatore e personaggio - come ho detto amo i personaggi e prendere il loro posto mi farebbe sentire impoverito - ma di sicuro c'è una sorta di simbiosi che modifica il punto di vista), ma in altri sono molto castranti... ad esempio se vuoi parlare di sentimenti e amore in un gioco lo puoi fare solo in due modi, o inserendolo come elemento secondario, oppure attraverso metafore. Perché il videogioco di Maison Ikkoku sarebbe una cagata e nessuno - giustamente - lo comprerebbe...
Chi mortifica in toto le possibilità espressive dei videogiochi sono persone che parlano solo per la loro ignoranza e che si divertono a giudicare ciò che non conoscono ma è anche vero che i videogiochi sono solo diversi, e non superiori agli altri media. Certe cose coi videogiochi non le puoi fare...

Certo hai ragione! Comunque bisogna tener presente che il videogioco è potenzialmente superiore agli altri media, in quanto li può contenere davvero tutti e usarli in contemporanea in modo unico! Medium = tecnologia .
Si tratta di una tecnologia superiore, un po’ come il paragone tra telefono e internet! Internet è più potente come medium di un telefono! (perché ha tutto:video, chat, social media, suono, voce e permette di comunicare in maniera più estesa e veloce).