Mazza2
09-04-2002, 11:01
07/04/2002 Computerworld - Al principale evento mondiale per gli sviluppatori Java ha tenuto banco il tema dei Web services. Annunciate anche alcune importanti novità di prodotto
La scorsa settimana si è tenuto il Java One, il principale evento mondiale per gli sviluppatori Java. Come sempre non sono mancate le novità interessanti sia sul fronte tecnologico che su quello dei prodotti. E' toccato al vulcanico Scott McNealy, chairman e CEO di Sun, annunciare che Java d'ora in poi avrà un modello evolutivo più simile a quello tipico delle tecnologie open source, dove tutti possono apportare modifiche autonomamente ed è solo il mercato, con un processo di selezione naturale, a determinare cosa si afferma come standard. Finora Java ha seguito regole parzialmente diverse: regole e sorgenti a disposizione di tutti, ma prima che un prodotto sia ufficialmente compatibile deve passare appositi test. Il cosiddetto Java Community Process "implica costi, ritardi e problemi di riservatezza che impediscono a molte aziende di partecipare", ha spiegato Jason Hunter, vice presidente dell'Apache Software Foundation. Pertanto Sun si è affidata proprio alla fondazione Apache per riformare il JCP. Sarà inoltre al servizio di sviluppatori e mondo accademico per migliorare Java. "In questo modo abbiamo stretto i rapporti tra i membri della comunità Java e allo stesso tempo l'abbiamo ampliata", ha commentato McNealy.
Un dirigente di Sun ha confermato che la società sta valutando l'ipotesi di includere nella propria Java Virtual Machine porzioni di codice sviluppate da Apple per il MacOS X. La società della Mela è intervenuta su alcune librerie condivise, velocizzando il caricamento del codice Java e riducendo l'uso di memoria.
Ma il Java One è stato anche l'occasione per fare il punto sui problemi della tecnologia. L'edizione Micro di Java 2 (J2ME), nata per supportare Java e Web services sui device mobili, sta mettendo i carrier contro gli sviluppatori: i primi vorrebbero personalizzare il lato server per offrire ognuno servizi esclusivi, i secondi sono assolutamente contrari a questo approccio perchè aprirebbe la strada a problemi di compatibilità. Inoltre J2ME per funzionare richiede una Kilobyte Virtual Machine, e "molte piccole software house sviluppano KVM proprie usando estensioni non standard", afferma un dirigente di una software house.
La scorsa settimana si è tenuto il Java One, il principale evento mondiale per gli sviluppatori Java. Come sempre non sono mancate le novità interessanti sia sul fronte tecnologico che su quello dei prodotti. E' toccato al vulcanico Scott McNealy, chairman e CEO di Sun, annunciare che Java d'ora in poi avrà un modello evolutivo più simile a quello tipico delle tecnologie open source, dove tutti possono apportare modifiche autonomamente ed è solo il mercato, con un processo di selezione naturale, a determinare cosa si afferma come standard. Finora Java ha seguito regole parzialmente diverse: regole e sorgenti a disposizione di tutti, ma prima che un prodotto sia ufficialmente compatibile deve passare appositi test. Il cosiddetto Java Community Process "implica costi, ritardi e problemi di riservatezza che impediscono a molte aziende di partecipare", ha spiegato Jason Hunter, vice presidente dell'Apache Software Foundation. Pertanto Sun si è affidata proprio alla fondazione Apache per riformare il JCP. Sarà inoltre al servizio di sviluppatori e mondo accademico per migliorare Java. "In questo modo abbiamo stretto i rapporti tra i membri della comunità Java e allo stesso tempo l'abbiamo ampliata", ha commentato McNealy.
Un dirigente di Sun ha confermato che la società sta valutando l'ipotesi di includere nella propria Java Virtual Machine porzioni di codice sviluppate da Apple per il MacOS X. La società della Mela è intervenuta su alcune librerie condivise, velocizzando il caricamento del codice Java e riducendo l'uso di memoria.
Ma il Java One è stato anche l'occasione per fare il punto sui problemi della tecnologia. L'edizione Micro di Java 2 (J2ME), nata per supportare Java e Web services sui device mobili, sta mettendo i carrier contro gli sviluppatori: i primi vorrebbero personalizzare il lato server per offrire ognuno servizi esclusivi, i secondi sono assolutamente contrari a questo approccio perchè aprirebbe la strada a problemi di compatibilità. Inoltre J2ME per funzionare richiede una Kilobyte Virtual Machine, e "molte piccole software house sviluppano KVM proprie usando estensioni non standard", afferma un dirigente di una software house.