fluke81
15-11-2010, 23:26
http://www.youtube.com/watch?v=tL3rgwxq4cQ&feature=player_embedded
La storia è vera, ho visto un documentario su Discovery Channel in cui è stata votata come la 2 migliore storia di sopravvivenza, la prima era quella famosa di quei poveri disgraziati nelle ande, il protagonista vero sicuramente ha avuto 2 coglioni cosi:sofico:
il film non so come sia, il trailer non dice molto, ma Danny Boyle è buon regista :fagiano:
la storia
http://archiviostorico.corriere.it/2004/settembre/08/Aron_una_piccozza_posto_della_co_9_040908068.shtml
Aron, una piccozza al posto della mano
Tagliò l' arto per non morire in un incidente in montagna. Ora scala anche il ghiaccio
Al posto del braccio destro ha oggi una triplice protesi, su cui può montare otto differenti mani. Ma alle spalle di Aron Ralston, un ragazzone americano di 28 anni, sta una delle più raccapriccianti storie di survival in montagna. La racconta in un libro uscito in questi giorni con il titolo «Between a Rock and a Hard Place», che può essere più o meno tradotto «tra l' incudine e il martello». In realtà l' escursionista che nell' aprile 2003 ebbe il suo incidente durante un trekking solitario nel Canyonlands National Park dello Utah, si trovava letteralmente «tra una roccia e un posto duro». L' eccezionalità della sua storia, un' epopea dell' attaccamento alla vita, degna di un personaggio di Jack London, gli è valsa ieri la copertina del quotidiano Usa Today. Durante la sua gita Ralston muove accidentalmente un enorme masso, che gli schiaccia la mano destra, imprigionandolo in una specie di fessura all' interno di un canyon. La situazione è critica. Solo ora l' escursionista si rende conto di non avere rivelato a nessuno la sua meta. Eppure non è un principiante e all' attivo ha una carriera di alpinista con decine di ascensioni su vette di oltre tremila metri. Imprigionato dal masso, Ralston sopravvive per cinque giorni nel fondo della gola. È un ingegnere meccanico e, costruendo dei sistemi di pulegge, tenta in tutti i modi di smuovere il blocco. Ma non ha fortuna e gli restano solo un po' di fagioli e un sorso d' acqua. Il sesto giorno, mentre già è colto dal delirio a causa dell' infezione che si sta rapidamente propagando per il suo corpo e di cui può avvertire chiaramente l' odore ripugnante, l' escursionista prende una decisione disperata: afferra il coltellino Leatherman e si amputa il braccio. Il libro, corredato di una scelta di immagini freddamente scattate con una macchina digitale, ripercorre gesto dopo gesto la cruenta operazione, con cui Ralston cerca disperatamente di afferrarsi alla vita. Dapprima deve rompere le due ossa del braccio, operazione dolorosa, ma agevolata dalla disidratazione che ha reso fragili le sue membra. Poi deve recidere il tessuto molle, evitando però con cura di danneggiare le arterie più importanti. L' operazione di questo Piero Maroncelli rinchiuso in una prigione di roccia dura un' ora e si conclude con una rudimentale sutura realizzata mediante dei filamenti di nylon prelevati dagli abiti. «La parte più dolorosa è stata il taglio dei tendini - ricorda Ralston -. Era come immergere il braccio in un calderone di magma incandescente». Per quanto a caro prezzo, ora è libero, ma la sua odissea non è ancora finita. Gli resta da calarsi in corda doppia da una parete verticale alta una ventina di metri e camminare per una decina di chilometri. Finalmente un elicottero, che partecipa alle operazioni di soccorso, lo prende a bordo e lo trasporta in ospedale. «Non mi ero mai rotto niente prima di allora e mi trovai di colpo a dovermi spezzare due ossa. Il dolore era spaventoso, ma era la mia porta verso la vita». Di episodi come questi è costellata la storia dell' alpinismo. Il 3 agosto 1887 Eugen Guido Lammer, l' autore di «Fontana di giovinezza», definito «il Nietzsche dell' alpinismo», cade per duecento metri dalla parete ovest del Cervino. «Io ho fatto il terribile volo in piena coscienza e vi posso annunziare, amici, che è una bella morte» avrebbe scritto più tardi con lucida visionarietà. Gravemente ferito, strisciando sulle ginocchia per ore, riuscì a trascinarsi fino alle baite di Stafelalp, sopra Zermatt, dove venne soccorso. Uno dei libri più intensi nella biblioteca della montagna è «La morte sospesa», in cui Joe Simpson racconta di un suo terribile volo sulle montagne del Perù. Precipitato dentro un crepaccio, quando era ormai dato per spacciato dai compagni, che avevano addirittura bruciato i suoi vestiti, riemerse improvvisamente alla superficie. Oggi, grazie alle ingegnose protesi che lui stesso ha progettato, Ralston è in grado di guidare una mountain bike, di suonare la chitarra e, con l' inserimento di un apposito arto-piccozza, di scalare pareti di ghiaccio. «Ma soprattutto - commenta frastornato dal rumore che si è creato intorno alla sua vicenda - dall' amante della solitudine che ero, ho riscoperto il piacere di stare con gli altri». Franco Brevini La vicenda LA DISGRAZIA Nell' aprile 2003, durante un' escursione in montagna nello Utah, Aron Ralston spinge accidentalmente un masso enorme, che gli schiaccia una mano e lo imprigiona in un anfratto. Per 5 giorni lo scalatore tenta in tutti i modi di smuovere la roccia, ma senza successo. L' AMPUTAZIONE Stremato dalla fame e da un' infezione ormai estesa a tutto il corpo, Ralston si amputa il braccio con un coltellino. Il dolore è enorme, ma così riesce a mettersi in salvo. Oggi, grazie a una protesi, ha ricominciato a scalare le vette.
Brevini Franco
Pagina 21
(8 settembre 2004) - Corriere della Sera
La storia è vera, ho visto un documentario su Discovery Channel in cui è stata votata come la 2 migliore storia di sopravvivenza, la prima era quella famosa di quei poveri disgraziati nelle ande, il protagonista vero sicuramente ha avuto 2 coglioni cosi:sofico:
il film non so come sia, il trailer non dice molto, ma Danny Boyle è buon regista :fagiano:
la storia
http://archiviostorico.corriere.it/2004/settembre/08/Aron_una_piccozza_posto_della_co_9_040908068.shtml
Aron, una piccozza al posto della mano
Tagliò l' arto per non morire in un incidente in montagna. Ora scala anche il ghiaccio
Al posto del braccio destro ha oggi una triplice protesi, su cui può montare otto differenti mani. Ma alle spalle di Aron Ralston, un ragazzone americano di 28 anni, sta una delle più raccapriccianti storie di survival in montagna. La racconta in un libro uscito in questi giorni con il titolo «Between a Rock and a Hard Place», che può essere più o meno tradotto «tra l' incudine e il martello». In realtà l' escursionista che nell' aprile 2003 ebbe il suo incidente durante un trekking solitario nel Canyonlands National Park dello Utah, si trovava letteralmente «tra una roccia e un posto duro». L' eccezionalità della sua storia, un' epopea dell' attaccamento alla vita, degna di un personaggio di Jack London, gli è valsa ieri la copertina del quotidiano Usa Today. Durante la sua gita Ralston muove accidentalmente un enorme masso, che gli schiaccia la mano destra, imprigionandolo in una specie di fessura all' interno di un canyon. La situazione è critica. Solo ora l' escursionista si rende conto di non avere rivelato a nessuno la sua meta. Eppure non è un principiante e all' attivo ha una carriera di alpinista con decine di ascensioni su vette di oltre tremila metri. Imprigionato dal masso, Ralston sopravvive per cinque giorni nel fondo della gola. È un ingegnere meccanico e, costruendo dei sistemi di pulegge, tenta in tutti i modi di smuovere il blocco. Ma non ha fortuna e gli restano solo un po' di fagioli e un sorso d' acqua. Il sesto giorno, mentre già è colto dal delirio a causa dell' infezione che si sta rapidamente propagando per il suo corpo e di cui può avvertire chiaramente l' odore ripugnante, l' escursionista prende una decisione disperata: afferra il coltellino Leatherman e si amputa il braccio. Il libro, corredato di una scelta di immagini freddamente scattate con una macchina digitale, ripercorre gesto dopo gesto la cruenta operazione, con cui Ralston cerca disperatamente di afferrarsi alla vita. Dapprima deve rompere le due ossa del braccio, operazione dolorosa, ma agevolata dalla disidratazione che ha reso fragili le sue membra. Poi deve recidere il tessuto molle, evitando però con cura di danneggiare le arterie più importanti. L' operazione di questo Piero Maroncelli rinchiuso in una prigione di roccia dura un' ora e si conclude con una rudimentale sutura realizzata mediante dei filamenti di nylon prelevati dagli abiti. «La parte più dolorosa è stata il taglio dei tendini - ricorda Ralston -. Era come immergere il braccio in un calderone di magma incandescente». Per quanto a caro prezzo, ora è libero, ma la sua odissea non è ancora finita. Gli resta da calarsi in corda doppia da una parete verticale alta una ventina di metri e camminare per una decina di chilometri. Finalmente un elicottero, che partecipa alle operazioni di soccorso, lo prende a bordo e lo trasporta in ospedale. «Non mi ero mai rotto niente prima di allora e mi trovai di colpo a dovermi spezzare due ossa. Il dolore era spaventoso, ma era la mia porta verso la vita». Di episodi come questi è costellata la storia dell' alpinismo. Il 3 agosto 1887 Eugen Guido Lammer, l' autore di «Fontana di giovinezza», definito «il Nietzsche dell' alpinismo», cade per duecento metri dalla parete ovest del Cervino. «Io ho fatto il terribile volo in piena coscienza e vi posso annunziare, amici, che è una bella morte» avrebbe scritto più tardi con lucida visionarietà. Gravemente ferito, strisciando sulle ginocchia per ore, riuscì a trascinarsi fino alle baite di Stafelalp, sopra Zermatt, dove venne soccorso. Uno dei libri più intensi nella biblioteca della montagna è «La morte sospesa», in cui Joe Simpson racconta di un suo terribile volo sulle montagne del Perù. Precipitato dentro un crepaccio, quando era ormai dato per spacciato dai compagni, che avevano addirittura bruciato i suoi vestiti, riemerse improvvisamente alla superficie. Oggi, grazie alle ingegnose protesi che lui stesso ha progettato, Ralston è in grado di guidare una mountain bike, di suonare la chitarra e, con l' inserimento di un apposito arto-piccozza, di scalare pareti di ghiaccio. «Ma soprattutto - commenta frastornato dal rumore che si è creato intorno alla sua vicenda - dall' amante della solitudine che ero, ho riscoperto il piacere di stare con gli altri». Franco Brevini La vicenda LA DISGRAZIA Nell' aprile 2003, durante un' escursione in montagna nello Utah, Aron Ralston spinge accidentalmente un masso enorme, che gli schiaccia una mano e lo imprigiona in un anfratto. Per 5 giorni lo scalatore tenta in tutti i modi di smuovere la roccia, ma senza successo. L' AMPUTAZIONE Stremato dalla fame e da un' infezione ormai estesa a tutto il corpo, Ralston si amputa il braccio con un coltellino. Il dolore è enorme, ma così riesce a mettersi in salvo. Oggi, grazie a una protesi, ha ricominciato a scalare le vette.
Brevini Franco
Pagina 21
(8 settembre 2004) - Corriere della Sera