c.m.g
09-09-2010, 08:26
mercoledì 8 settembre 2010
Le associazioni a sostegno delle libertà digitali ingranano la marcia e passano al contrattacco, denunciando il governo federale degli Stati Uniti per le perquisizioni e i sequestri immotivati sui dispositivi digitali alle frontiere
Roma - Nuova, importante svolta nella campagna delle associazioni USA pro-diritti digitali contro il tecnocontrollo e la tecnofobia (http://punto-informatico.it/2699363/PI/News/tecnofobia-delle-frontiere-usa.aspx) delle perquisizioni indiscriminate alle frontiere: American Civil Liberties Union (ACLU) e National Association of Criminal Defense Lawyers hanno citato in giudizio l'amministrazione Obama sostenendo l'incostituzionalità della ben nota pratica di mettere sotto torchio i possessori di laptop, smartphone e MID di ritorno da un viaggio all'estero.
La causa - avviata in una Corte Distrettuale della città di New York - sostiene in particolare che le perquisizioni indiscriminate e senza mandato violino due emendamenti (http://www.theregister.co.uk/2010/09/07/laptop_searches/) della Costituzione statunitense: il Quarto Emendamento contro le perquisizioni e le confische senza giusta causa (condotta su dispositivi ripieni di informazioni riservate e personali) e il Primo Emendamento che protegge la libertà di parola (quando ad esempio le perquisizioni avvengono su portatili di studiosi o giornalisti in possesso di materiale confidenziale in formato digitale).
La denuncia in tribunale arriva a seguito di un lungo percorso di denunce e attivismo da parte di ACLU, NACDL e altre associazioni contro i controlli e i sequestri alle frontiere, un percorso fatto di ricerca di volontari (http://punto-informatico.it/2787309/PI/News/laptop-perquisiti-volontari-cercansi.aspx) desiderosi di testimoniare la propria sfortunata esperienza in prima persona e di importanti concessioni (http://punto-informatico.it/2912471/PI/News/laptop-perquisiti-ci-vuole-mandato.aspx) da parte della giustizia USA contro la prepotenza dei funzionari governativi preposti ai controlli.
Ora siamo arrivati a quella che appare come la fase finale dello scontro, dove ACLU e gli altri passano al contrattacco legale per conto di individui come il ventiseienne Pascal Abidor, ricercatore ventiseienne con doppia nazionalità franco-statunitense a cui hanno sequestrato il laptop per 11 giorni. In viaggio da Montreal a New York via treno, Abidor è stato bloccato dagli ufficiali del Customs and Border Protection che gli hanno chiesto spiegazioni sulle foto delle adunate di militanti islamici ritrovate sul suo computer.
A nulla è valsa la spiegazione (http://arstechnica.com/tech-policy/news/2010/09/aclu-sues-over-warrantless-border-laptop-searches.ars) del ragazzo e la "giustificazione" della presenza di quelle foto come parte integrante del suo lavoro di ricerca, Abidor è stato ammanettato e trattenuto in cella per svariate ore prima del rilascio e ha potuto verificare, una volta restituitogli il PC dopo 11 giorni, l'avvenuta perquisizione tra le sue foto personali, il log della chat con la sua ragazza, la corrispondenza email e altro ancora.
Alfonso Maruccia
Fonte: Punto Informatico (http://punto-informatico.it/2985604/PI/News/laptop-perquisiti-governo-alla-sbarra.aspx)
Le associazioni a sostegno delle libertà digitali ingranano la marcia e passano al contrattacco, denunciando il governo federale degli Stati Uniti per le perquisizioni e i sequestri immotivati sui dispositivi digitali alle frontiere
Roma - Nuova, importante svolta nella campagna delle associazioni USA pro-diritti digitali contro il tecnocontrollo e la tecnofobia (http://punto-informatico.it/2699363/PI/News/tecnofobia-delle-frontiere-usa.aspx) delle perquisizioni indiscriminate alle frontiere: American Civil Liberties Union (ACLU) e National Association of Criminal Defense Lawyers hanno citato in giudizio l'amministrazione Obama sostenendo l'incostituzionalità della ben nota pratica di mettere sotto torchio i possessori di laptop, smartphone e MID di ritorno da un viaggio all'estero.
La causa - avviata in una Corte Distrettuale della città di New York - sostiene in particolare che le perquisizioni indiscriminate e senza mandato violino due emendamenti (http://www.theregister.co.uk/2010/09/07/laptop_searches/) della Costituzione statunitense: il Quarto Emendamento contro le perquisizioni e le confische senza giusta causa (condotta su dispositivi ripieni di informazioni riservate e personali) e il Primo Emendamento che protegge la libertà di parola (quando ad esempio le perquisizioni avvengono su portatili di studiosi o giornalisti in possesso di materiale confidenziale in formato digitale).
La denuncia in tribunale arriva a seguito di un lungo percorso di denunce e attivismo da parte di ACLU, NACDL e altre associazioni contro i controlli e i sequestri alle frontiere, un percorso fatto di ricerca di volontari (http://punto-informatico.it/2787309/PI/News/laptop-perquisiti-volontari-cercansi.aspx) desiderosi di testimoniare la propria sfortunata esperienza in prima persona e di importanti concessioni (http://punto-informatico.it/2912471/PI/News/laptop-perquisiti-ci-vuole-mandato.aspx) da parte della giustizia USA contro la prepotenza dei funzionari governativi preposti ai controlli.
Ora siamo arrivati a quella che appare come la fase finale dello scontro, dove ACLU e gli altri passano al contrattacco legale per conto di individui come il ventiseienne Pascal Abidor, ricercatore ventiseienne con doppia nazionalità franco-statunitense a cui hanno sequestrato il laptop per 11 giorni. In viaggio da Montreal a New York via treno, Abidor è stato bloccato dagli ufficiali del Customs and Border Protection che gli hanno chiesto spiegazioni sulle foto delle adunate di militanti islamici ritrovate sul suo computer.
A nulla è valsa la spiegazione (http://arstechnica.com/tech-policy/news/2010/09/aclu-sues-over-warrantless-border-laptop-searches.ars) del ragazzo e la "giustificazione" della presenza di quelle foto come parte integrante del suo lavoro di ricerca, Abidor è stato ammanettato e trattenuto in cella per svariate ore prima del rilascio e ha potuto verificare, una volta restituitogli il PC dopo 11 giorni, l'avvenuta perquisizione tra le sue foto personali, il log della chat con la sua ragazza, la corrispondenza email e altro ancora.
Alfonso Maruccia
Fonte: Punto Informatico (http://punto-informatico.it/2985604/PI/News/laptop-perquisiti-governo-alla-sbarra.aspx)