c.m.g
17-07-2010, 09:55
venerdì 16 luglio 2010
I garanti della privacy avvertono l'UE: l'attuale politica di regolamentazione della data retention è inefficace, e i soggetti interessati la applicano in maniera illegale
Roma - Come già successo nel 2005 (http://punto-informatico.it/1347922/Telefonia/News/data-retention-no-dei-garanti-privacy-della-ue.aspx), il Gruppo di Lavoro Articolo 29 (http://punto-informatico.it/cerca.aspx?s=%22articolo+29%22&t=4&o=0) torna a esprimere il proprio parere critico nei confronti della Direttiva Europea sulla conservazione dei dati. L'implementazione delle misure previste dalla Direttiva è in molti casi illegale, dicono gli esperti di Articolo 29, mentre i dati degli utenti vengono gestiti con modalità inaccettabili rispetto al diritto alla riservatezza.
La Direttiva sulla data retention è entrata in vigore nel 2006, e prevede che provider e fornitori di servizi di telecomunicazioni operanti sul Vecchio Continente conservino le informazioni e le comunicazioni degli utenti per un periodo compreso tra 6 mesi e 2 anni. Eppure, stando al rapporto (http://ec.europa.eu/justice_home/fsj/privacy/news/docs/pr_14_07_10_en.pdf) di Articolo 29, operatori e provider violano in maniera sistematica (http://www.eff.org/deeplinks/2010/07/eu-authorities) queste limitazioni.
Le modalità di gestione dei dati messe in atto dagli operatori presentano "differenze significative" per quel che concerne il periodo di conservazione, che può variare da 6 mesi a 10 anni contro i 2 anni massimi previsti dalla Direttiva approvata dalla UE.
Violata la legge, anche nel frangente della conservazione del tipo di informazioni collezionate: la Direttiva specifica limiti espliciti su quali dati possono essere raccolti e archiviati, ma in realtà si fa incetta tra URL visitate, header di messaggi di posta elettronica e destinatari delle missive digitali.
E ancora gli operatori abusano della Direttiva raccogliendo e "monitorando attivamente" la posizione di chi avvia una chiamata cellulare, mentre gli stati membri non forniscono sufficienti statistiche sull'utilizzo della data retention per valutare l'estensione e l'utilità effettiva della pratica.
Il parere negativo di Articolo 29 arriva in un periodo particolarmente delicato per la data retention nel Vecchio Continente: una coalizione di 100 organizzazioni europee (Electronic Frontier Foundation inclusa) ha recentemente chiesto alla UE di abolire la pratica obbligatoria di conservazione dei dati sulle comunicazioni degli utenti, e i membri della Commissione hanno rassicurato le associazioni circa la volontà di valutare l'efficacia della data retention e l'impatto sui diritti fondamentali dei cittadini europei - privacy in primis.
Alfonso Maruccia
Fonte: Punto Informatico (http://punto-informatico.it/2945835/PI/News/data-retention-direttiva-europea-non-funziona.aspx)
I garanti della privacy avvertono l'UE: l'attuale politica di regolamentazione della data retention è inefficace, e i soggetti interessati la applicano in maniera illegale
Roma - Come già successo nel 2005 (http://punto-informatico.it/1347922/Telefonia/News/data-retention-no-dei-garanti-privacy-della-ue.aspx), il Gruppo di Lavoro Articolo 29 (http://punto-informatico.it/cerca.aspx?s=%22articolo+29%22&t=4&o=0) torna a esprimere il proprio parere critico nei confronti della Direttiva Europea sulla conservazione dei dati. L'implementazione delle misure previste dalla Direttiva è in molti casi illegale, dicono gli esperti di Articolo 29, mentre i dati degli utenti vengono gestiti con modalità inaccettabili rispetto al diritto alla riservatezza.
La Direttiva sulla data retention è entrata in vigore nel 2006, e prevede che provider e fornitori di servizi di telecomunicazioni operanti sul Vecchio Continente conservino le informazioni e le comunicazioni degli utenti per un periodo compreso tra 6 mesi e 2 anni. Eppure, stando al rapporto (http://ec.europa.eu/justice_home/fsj/privacy/news/docs/pr_14_07_10_en.pdf) di Articolo 29, operatori e provider violano in maniera sistematica (http://www.eff.org/deeplinks/2010/07/eu-authorities) queste limitazioni.
Le modalità di gestione dei dati messe in atto dagli operatori presentano "differenze significative" per quel che concerne il periodo di conservazione, che può variare da 6 mesi a 10 anni contro i 2 anni massimi previsti dalla Direttiva approvata dalla UE.
Violata la legge, anche nel frangente della conservazione del tipo di informazioni collezionate: la Direttiva specifica limiti espliciti su quali dati possono essere raccolti e archiviati, ma in realtà si fa incetta tra URL visitate, header di messaggi di posta elettronica e destinatari delle missive digitali.
E ancora gli operatori abusano della Direttiva raccogliendo e "monitorando attivamente" la posizione di chi avvia una chiamata cellulare, mentre gli stati membri non forniscono sufficienti statistiche sull'utilizzo della data retention per valutare l'estensione e l'utilità effettiva della pratica.
Il parere negativo di Articolo 29 arriva in un periodo particolarmente delicato per la data retention nel Vecchio Continente: una coalizione di 100 organizzazioni europee (Electronic Frontier Foundation inclusa) ha recentemente chiesto alla UE di abolire la pratica obbligatoria di conservazione dei dati sulle comunicazioni degli utenti, e i membri della Commissione hanno rassicurato le associazioni circa la volontà di valutare l'efficacia della data retention e l'impatto sui diritti fondamentali dei cittadini europei - privacy in primis.
Alfonso Maruccia
Fonte: Punto Informatico (http://punto-informatico.it/2945835/PI/News/data-retention-direttiva-europea-non-funziona.aspx)