View Full Version : Andy Grove: "Bisogna riportare la produzione tecnologica negli USA"
Redazione di Hardware Upg
08-07-2010, 16:18
Link alla notizia: http://www.businessmagazine.it/news/andy-grove-bisogna-riportare-la-produzione-tecnologica-negli-usa_33186.html
Lo storico ex-presidente di Intel vede nella filosofia dell'otusourcing dell'industria tecnologica la principale causa della disoccupazione negli Stati Uniti
Click sul link per visualizzare la notizia.
Ultravincent
08-07-2010, 19:18
ma và???
la delocalizzazione aumenta i profitti di una compagnia e danneggia il privato, dato che perde il posto di lavoro.
Peccato che dopo 10-20 anni i disoccupati sono milioni e non hanno più i soldi per comprare il bene che la compagnia produce, e anche quest'ultima inizia a perdere. Lo aveva capito Henry Ford un secolo fa, chissà perchè non lo capiscono i dirigenti di oggi.
ma và???
la delocalizzazione aumenta i profitti di una compagnia e danneggia il privato, dato che perde il posto di lavoro.
Peccato che dopo 10-20 anni i disoccupati sono milioni e non hanno più i soldi per comprare il bene che la compagnia produce, e anche quest'ultima inizia a perdere. Lo aveva capito Henry Ford un secolo fa, chissà perchè non lo capiscono i dirigenti di oggi.
Boh loro pensano a guadagnare, se ne fottono dei problemi del proprio paese.
Imho dovrebbe esserci un complesso industriale (o più di uno se il paese è grande e la popolazione alta) in ogni paese, che venga usato da tutte le compagnie per produrre materiale da vendere in quel specifico paese.
La cosa è complicata nel caso dei semiconduttori, visti gli altissimi costi di una fab, però si potrebbe aggirare facendone una ogni tot migliaia di kilometri.
inzimino
08-07-2010, 21:19
"Ma a che genere di società stiamo andando incontro se consta di persone altamente pagate che fanno lavoro ad alto valore aggiunto ed una enorme massa di disoccupati?" è la domanda che si pone Grove ...
Ma questo ha scoperto l'acqua calda o cosa??
Ma soprattutto: dov'era questo signore nei 20 anni passati ??
"Ma a che genere di società stiamo andando incontro se consta di persone altamente pagate che fanno lavoro ad alto valore aggiunto ed una enorme massa di disoccupati?" è la domanda che si pone Grove ...
Ma questo ha scoperto l'acqua calda o cosa??
Ma soprattutto: dov'era questo signore nei 20 anni passati ??
Era a farsi i soldi, adesso che si è messo a posto e un pò sente il fiato della morte fa del populismo demagogico.
Narkotic_Pulse___
08-07-2010, 21:33
quindi è meglio lasciare a casa 1,5 milioni di persone in asia per assumerne altre negli usa? potevano evitare da subito il casino :doh:
avvelenato
08-07-2010, 22:38
ma và???
la delocalizzazione aumenta i profitti di una compagnia e danneggia il privato, dato che perde il posto di lavoro.
Peccato che dopo 10-20 anni i disoccupati sono milioni e non hanno più i soldi per comprare il bene che la compagnia produce, e anche quest'ultima inizia a perdere. Lo aveva capito Henry Ford un secolo fa, chissà perchè non lo capiscono i dirigenti di oggi.
mi sembra una visione miope.
la delocalizzazione fa perdere posti di lavoro ma aumenta la disponibilità di risorse umane verso settori sempre più avanzati.
i settori avanzati sono quelli che vengono creati e tenuti in piedi a livelli concorrenziali grazie a know-how e investimenti in ricerca.
aggiungo inoltre che esistono "settori avanzati" anche dal punto di vista del welfare, e sono cose che si pagano attraverso le tasse, tasse che giustamente devono essere spremute principalmente dalle realtà produttive.
Il know how è quello che avvantaggia gli stati che si sono industrializzati per primi, ed è una risorsa che non va persa ma va protetta con una politica di IP attenta (regolamentare le delocalizzazioni per evitare per quanto possibile che il patrimonio di IP venga assorbito e fatto proprio dai paesi dove si delocalizza, o per lo meno arginare il fenomeno). Gli investimenti sono quelli che aumentano il know-how. Il "welfare avanzato" è il risultato della tassazione degli enti, reinvestito attraverso lo stato sui cittadini per:
a) garantire servizi di prim'ordine ai cittadini, un'uguaglianza sempre meno di facciata e sempre più fattuale, un'assistenza di livello;
b) creare posti di lavoro quando servono;
ragionare in un'ottica che stigmatizza la delocalizzazione significa non voler far partecipare il paese alla competizione che la globalizzazione giocoforza impone, una competizione dalla quale NON ci si può ritirare, e nella quale il risultato, se si perde O SE CI SI TENTA DI RITIRARSI, è la terzomondizzazione del paese.
Parlando dell'america, dove esiste una tra le più ampie forbici di reddito tra i più ricchi e i meno ricchi, mi fa specie che la soluzione alla crisi sia: torniamo a fare le fabbriche in america. Mi sembrerebbe più logico invece, dal momento che c'è una percentuale irrisoria che possiede più della metà delle ricchezze del paese, che questi vengano PESANTEMENTE tassate e i proventi vengano usati per riequilibrare la distribuzione economica, direttamente attraverso posti di lavoro pubblici, indirettamente attraverso servizi prima a pagamento resi gratuiti. (assistenza sanitaria??????)
Parlando invece del nostro paese (è inevitabile!), il nostro è un paese che basa sempre più la sua economia su industrie manifatturiere e turismo, tutte cose NON all'avanguardia per le quali saremo sempre più costretti a competere sul fronte dei prezzi, visto che la competizione qualitativa, è solo questione di tempo, verrà persa a vantaggio dei paesi emergenti.
D'altra parte, se non avessimo delocalizzato la maggior parte delle industrie, ci sarebbe molto più bisogno di operai e molto meno bisogno di diplomati e laureati in italia.
Le nostre aziende guadagnerebbero molto meno e sarebbero tutte costrette a competere con le aziende estere sui costi, non avendo altri plusvalori da giocare. I proventi fiscali sarebbero di conseguenza inferiori e la classe politica sarebbe costretta a tagliare fondi per il welfare: pensioni sempre più alte e sempre più da integrare privatamente, sanità sempre più dipendente da quanto uno paga, istruzione pubblica fatiscente o indecente, nessun incentivo per i meno abbienti, nessun aiuto per la casa, ecc ecc ecc. La terzomondizzazione.
Già adesso abbiamo un tasso di disoccupazione dei titolati, pauroso, e conseguente "fuga dei cervelli". Domanda: chi è così scemo da studiare se il paese ha bisogno soltanto di gente che sa lavorare con le mani? La mia generazione l'hanno fregata col mito "ah se studi tanto avrai una posizione migliore", ma i giovani d'oggi (e i genitori dei giovani d'oggi) non si lasciano infinocchiare allo stesso modo.
Outsourcing, si fa perche' conviene, non si fa per filosofia, o perche' il mondo va cosi e bisogna adeguarsi, si fa perche' il lavoro costa meno, in alcuni casi rasenta il ridicolo rapportato ai nostri standard, perche' in alcuni casi le tasse sono agevolate, o sono sensibilmente di meno (non a caso sono stimate in piu di 20.000 le industrie italiane in Romania) e perche' spesso non ci sono regole, almeno non regole rigide come le nostre, in un mondo dove il profitto viene prima di tutto, mi pare semplice la dinamica delle cose. Non so ovviamente la soluzione, non ne capisco tanto di economia, pero' sono fuori dall'Italia per lavoro e alcune dinamiche mi sono chiare, perche' non incentivare per es la creazione di nuovi posti in Italia con agevolazioni invece di lasciare emigrare industrie e lavoratori, spostando il probelam dagli USA a noi? Sarebbe protezionismo? Perche' molto spesso finanziamo aziende che poi con gli stessi soldi statali portano il lavoro fuori dai confini? In nome della globalizzazione stiamo piano piano distruggendo tutto. Globalizzazione che poi esiste solo per il commercio ed il profitto, perche' se poi ti serve qualcosa da un paese all'altro, extracomunitario, tipo un visto, ti devi fare un culo tanto per ottenerlo, sempre che ci riesci (vedi USA).
il motivo dell' outsourcing è anche quello del prezzo delle infrastrutture, una fabbrica in cina costa un decimo di una fabbrica in lombardia, a pari metratura, certo è costruita peggio, però tanto ci vanno a lavorare i cinesi...
per risolvere il problema del costo del lavoro basterebbe stabilire un ponte aereo che trasferisce tutti i nostri sindacalisti in cina, nel giro di pochi giorni qui si lavorerebbe, e la si farebbero referendum inutili e scioperi.
lagunaloires
09-07-2010, 08:23
il motivo dell' outsourcing è anche quello del prezzo delle infrastrutture, una fabbrica in cina costa un decimo di una fabbrica in lombardia, a pari metratura, certo è costruita peggio, però tanto ci vanno a lavorare i cinesi...
per risolvere il problema del costo del lavoro basterebbe stabilire un ponte aereo che trasferisce tutti i nostri sindacalisti in cina, nel giro di pochi giorni qui si lavorerebbe, e la si farebbero referendum inutili e scioperi.
Il tuo ragionamento non fa una grinza... reinventiamo la servitù della gleba allora!
è vero che oggi i sindacati sono diventati una macchina burocratica pesante e, probabilmente hanno perso il loro scopo iniziale che è quello di tutelare i lavoratori, ma non dimenticare che le lotte operaie hanno permesso di dare una parvenza di dignità a tante persone, prova a leggere qualcosa sulle condizioni sociali operaie nel secolo scorso, quando l'italietta cercava di industralizzarsi.
Certo se poi tu sei di sangue blu, fai bene a scrivere i discorsi come sopra: il mito dell'Übermensch sembra connaturato nel dna di quei sempliciotti che hanno qualche quattrino e/o credono di avere antenati blasonati...
:sofico:
i sindacati del giorno d'oggi sono una casta e non una organizzazione che tutela i lavoratori, sono troppo potenti, troppo ricchi e mettono becco in decisioni aziendali che non li riguardano, sono come degli azionisti scomodi...che però non portano capitali.
non venirmi a fare discorsi moralisti perchè non mi interessano, non prendo lezioni di vita da uno in un forum.
riguardo la mia persona, non sono certo di sangue blu, sono laureato, lavoro tanto e guadagno bene ma non sono iscritto a nessun sindacato e mai mi iscriverò in vita mia, mi tutelo da solo.
afhaofhasofhaohfa
09-07-2010, 09:59
i sindacati del giorno d'oggi sono una casta e non una organizzazione che tutela i lavoratori, sono troppo potenti, troppo ricchi e mettono becco in decisioni aziendali che non li riguardano, sono come degli azionisti scomodi...che però non portano capitali.
non venirmi a fare discorsi moralisti perchè non mi interessano, non prendo lezioni di vita da uno in un forum.
riguardo la mia persona, non sono certo di sangue blu, sono laureato, lavoro tanto e guadagno bene ma non sono iscritto a nessun sindacato e mai mi iscriverò in vita mia, mi tutelo da solo.
Secondo me è grazie alle persone come te che "si tutelano da sole" e ai sindacati che si sono trasformati in una casta di potere che le condizioni dei lavoratori in Italia non sono mai state peggiori da almeno 100 anni: vedi applicazione della legge Biagi e di simili amenità che solo un governo di sinistra avrebbe potuto far passare (ma che quelli di destra si sono ben guardati dall'abolire)
io proporrei sta cosa;
l'azienda delocalizza creando disoccupati, perchè il cinese della foxconn ti costa 20 volte meno dell americano?
bene si risolve il problema disoccupazione facendo adottare al disoccupato un dipendente foxconn tu stai a casa, lui lavora e i soldi che risparmi l'azienda con la delocalizzazione te li cucchi tu.
vabbè è na cavolata, dato che l'azienda non sarebbe più competitiva, però il caso foxconn è emblematico, azienda che produce tutto per tutti, pensa se fallisse che ridere :D
poi sarei anche io dell' idea di effettuare una ridistrubuzione della ricchezza, si produce 100 di richezza e lavoriamo in 100? 1 a testa.
ora a parte la estrema comunistaggine della cosa, e l'incazzatura di tutti quelli che sono manager, dirigenti, titolari di aziende etc, una cosa del genere porterebbe si ad un rilancio dell' economia, cioè i soldi ci sono, basta farli girare no?
poi c'è il discorso banche, e chi emette denaro che ancora non mi è chiaro del tutto.
In sintesi
-Un conto é delocalizzare aziende manufatturiere scarsamente tecnologiche ove, in effetti, lavorano prevalentemente operai, qlc tecnico e dirigenti : trattasi purtroppo di buona parte delle aziede italiane e che, senza adeguati investimenti da parte di imprenditori verso l' efficienza tecnologica e qualità del prodotto, nonchè una tassazione + equa, subiranno sempre di + l' attacco delle aziende dell' estremo oriente.
Un' altro conto é delocalizzare aziende d' avanguardia, dove a lavorarci non sono solo qlc operaio, tecnico o dirigente, ma manodopera altamente specializzata, tecnici d' alto livello, ingegneri, ricercatori, dirigenti, ex le citate fabbriche di microprocessori.
Tra l' altro, non tutti i Pesi occidentali operano, X fortuna, allo stesso modo.
Si può benissimo produrre buona parte dei beni nelle case d' origine, tranne, ovviamente, quando le dimensioni dell' azienda sono cosi' grandi che non troverebbero sufficiente manodopera nel paese. E ci si può guadagnare a sufficienza. Non dico IL + POSSIBILE, il guadagno X il guadagno, ma a sufficienza X garantire investimenti, capitale e stipendi adeguati.
dobbiamo però decolonizzare il nostro immaginario sul fatto che ci serva l' ultimo ritrovato tecnologico, che + e nuovo sia sempre meglio, ritornare a uno stile di vita + sobrio, Xkè i beni sarebbero di qualità + elevata, costerebbero di + e durerebbero di + Un intelligente DEcrescita onde evitare di sovraccaricare il Pianeta o arrivare al collasso economico/tecnologico che porterebbe a una DEcrescita molto + violenta e senza controllo, con risultati devastanti
(La Touche docet)
come la crisi dell' auto tra qualche anno arriverà pure la crisi dell' elettronica di consumo, con un bel po di aziende che chiudereanno baracca, probabilmente si avrà una maggioe qualità unita ad un maggiore costo.
come la crisi dell' auto tra qualche anno arriverà pure la crisi dell' elettronica di consumo, con un bel po di aziende che chiudereanno baracca, probabilmente si avrà una maggioe qualità unita ad un maggiore costo.
Apple ha già iniziato.
Phantom II
09-07-2010, 15:54
mi sembra una visione miope.
la delocalizzazione fa perdere posti di lavoro ma aumenta la disponibilità di risorse umane verso settori sempre più avanzati.
i settori avanzati sono quelli che vengono creati e tenuti in piedi a livelli concorrenziali grazie a know-how e investimenti in ricerca.
aggiungo inoltre che esistono "settori avanzati" anche dal punto di vista del welfare, e sono cose che si pagano attraverso le tasse, tasse che giustamente devono essere spremute principalmente dalle realtà produttive.
Il know how è quello che avvantaggia gli stati che si sono industrializzati per primi, ed è una risorsa che non va persa ma va protetta con una politica di IP attenta (regolamentare le delocalizzazioni per evitare per quanto possibile che il patrimonio di IP venga assorbito e fatto proprio dai paesi dove si delocalizza, o per lo meno arginare il fenomeno). Gli investimenti sono quelli che aumentano il know-how. Il "welfare avanzato" è il risultato della tassazione degli enti, reinvestito attraverso lo stato sui cittadini per:
a) garantire servizi di prim'ordine ai cittadini, un'uguaglianza sempre meno di facciata e sempre più fattuale, un'assistenza di livello;
b) creare posti di lavoro quando servono;
Il discorso "delocalizzazione = disponibilità di risorse umane verso settori sempre più avanzati" è una forzatura.
Walfare e attività produttive avanzate passano gioco forza per l'esistenza di manodopera specializzata, pensare che la ricerca fatta in casa nostra possa concretizzarsi in prodotti costruiti in Asia da manodopera semianalfabeta è assurdo.
ragionare in un'ottica che stigmatizza la delocalizzazione significa non voler far partecipare il paese alla competizione che la globalizzazione giocoforza impone, una competizione dalla quale NON ci si può ritirare, e nella quale il risultato, se si perde O SE CI SI TENTA DI RITIRARSI, è la terzomondizzazione del paese.
Non è questione di ritirarsi dalla competizione o non volervi partecipare, il punto è che la competizione deve essere regolamentata, cosa che attualmente non sì verifica.
Per farla breve, se insieme alle industrie, i paesi occidentali delocalizzassero anche leggi e diritti che hanno reso meno iniquo il mondo del lavoro, probabilmente avremmo più occupazione in casa nostra e meno sfruttamento e devastazione degli ambienti nei paesi emergenti.
Parlando dell'america, dove esiste una tra le più ampie forbici di reddito tra i più ricchi e i meno ricchi, mi fa specie che la soluzione alla crisi sia: torniamo a fare le fabbriche in america. Mi sembrerebbe più logico invece, dal momento che c'è una percentuale irrisoria che possiede più della metà delle ricchezze del paese, che questi vengano PESANTEMENTE tassate e i proventi vengano usati per riequilibrare la distribuzione economica, direttamente attraverso posti di lavoro pubblici, indirettamente attraverso servizi prima a pagamento resi gratuiti. (assistenza sanitaria??????)
Su questo sono d'accordo.
Parlando invece del nostro paese (è inevitabile!), il nostro è un paese che basa sempre più la sua economia su industrie manifatturiere e turismo, tutte cose NON all'avanguardia per le quali saremo sempre più costretti a competere sul fronte dei prezzi, visto che la competizione qualitativa, è solo questione di tempo, verrà persa a vantaggio dei paesi emergenti.
Se puntassimo seriamente sulla qualità, nel tessile ma soprattutto nel turismo, potremmo far mangiare la polvere a tutti, ma non ne siamo mai stati capaci perché è più rapido cementificare un litorale piuttosto che valorizzarne tradizioni, arte e natura e su questo fare economia.
D'altra parte, se non avessimo delocalizzato la maggior parte delle industrie, ci sarebbe molto più bisogno di operai e molto meno bisogno di diplomati e laureati in italia.
Vedi il discorso precedente.
Le nostre aziende guadagnerebbero molto meno e sarebbero tutte costrette a competere con le aziende estere sui costi, non avendo altri plusvalori da giocare. I proventi fiscali sarebbero di conseguenza inferiori e la classe politica sarebbe costretta a tagliare fondi per il welfare: pensioni sempre più alte e sempre più da integrare privatamente, sanità sempre più dipendente da quanto uno paga, istruzione pubblica fatiscente o indecente, nessun incentivo per i meno abbienti, nessun aiuto per la casa, ecc ecc ecc. La terzomondizzazione.
Io la chiamerei "realtà odierna".
Già adesso abbiamo un tasso di disoccupazione dei titolati, pauroso, e conseguente "fuga dei cervelli". Domanda: chi è così scemo da studiare se il paese ha bisogno soltanto di gente che sa lavorare con le mani? La mia generazione l'hanno fregata col mito "ah se studi tanto avrai una posizione migliore", ma i giovani d'oggi (e i genitori dei giovani d'oggi) non si lasciano infinocchiare allo stesso modo.
I giovani si lasciano infinocchiare eccome, basta che dai un'occhiata alle priorità di un 20enne di oggi.
berserkdan78
09-07-2010, 16:11
i sindacati del giorno d'oggi sono una casta e non una organizzazione che tutela i lavoratori, sono troppo potenti, troppo ricchi e mettono becco in decisioni aziendali che non li riguardano, sono come degli azionisti scomodi...che però non portano capitali.
non venirmi a fare discorsi moralisti perchè non mi interessano, non prendo lezioni di vita da uno in un forum.
riguardo la mia persona, non sono certo di sangue blu, sono laureato, lavoro tanto e guadagno bene ma non sono iscritto a nessun sindacato e mai mi iscriverò in vita mia, mi tutelo da solo.
ahahaha le persone come te mi fanno pena.
ma tanto lo sai benissimo che il tuo salario dipende dal contratto nazionale dedicato alla tua categoria, no?
e lo sai che se non ci fosse sto contratto, te prenderesti la meta' minimo di quello che prendi ora, giusto?
ti tuteli da solo? e se l'azienda ti dice che ti vuole cambiare il contratto e darti la meta', senza un sindacato che ti tutela cte che faresti? andresti dal grande capo a dirgli che una persona come te e' insostituibile per l'azienda e che anzi deve darti di piu? :D :D :D :D
immagino saprai pure che ti risponderebbe. e tu magari tene andresti dicendo che altre aziende vorraNNO DARTI DI PIU.
col cavolo. se non si fissa un tetto minimo di salario, (e questo lo può decidere solo una contrattazione tra le parti, quindi tra confindustria e una rappresentanza dei lavoratori, e cioe' il SINDACATO) le paghe calano eccome in un regime di concorrenza.
ma poi che c'è di male a volere un'associazione che tuteli una categoria? e' una cosa normalissima, tutti hanno un'associazione o un sindacato che li rappresenta, pure confindustria, pure la polizia, artigiani , pensionati, ecc. sarebbe strano il contrario.
giacomo_uncino
09-07-2010, 16:32
la questione può essere risolta solo dal punto di vista politico europeo (almeno per il mercato EU)
Dovranno decidere se vogliono governare paesi con una maggioranza di morti di fame, con tutto quello che consegue.
avvelenato
09-07-2010, 17:13
Il discorso "delocalizzazione = disponibilità di risorse umane verso settori sempre più avanzati" è una forzatura.
Walfare e attività produttive avanzate passano gioco forza per l'esistenza di manodopera specializzata, pensare che la ricerca fatta in casa nostra possa concretizzarsi in prodotti costruiti in Asia da manodopera semianalfabeta è assurdo.
definire "semianalfabeta" la manodopera asiatica fa ridere.
questi ci fanno un culo tanto, altro che semianalfabeti.
Che le produzioni si spostino laddove sono adeguate al livello tecnologico ed economico richiesto mi sembra semplicemente la norma nel contesto globalizzato dove viviamo; tant'è che le aziende cinesi tendono sempre più a delocalizzare in africa, e questo dovrebbe portare a riflettere come, la globalizzazione, con tutte le storture e le brutture del caso, comunque sta portando ad una riduzione delle disparità mondiali.
Sta però a noi far sì che questa riduzione si applichi in modo da esportare sempre maggior benessere nei paesi tecnologicamente più indietro di noi (e non per questo popolati da semianalfabeti), e non si applichi invece importando le mancanze in termini di diritti e benessere che abbiamo noi abitanti del mondo occidentale.
tornando al caso specifico, non ci vedrei nulla di male se un paese tecnologicamente all'avanguardia non producesse nulla fuorché brevetti. Sono cose che i cinesi non potranno mai imitare o falsificare in tempi utili.
Non è questione di ritirarsi dalla competizione o non volervi partecipare, il punto è che la competizione deve essere regolamentata, cosa che attualmente non sì verifica.
Per farla breve, se insieme alle industrie, i paesi occidentali delocalizzassero anche leggi e diritti che hanno reso meno iniquo il mondo del lavoro, probabilmente avremmo più occupazione in casa nostra e meno sfruttamento e devastazione degli ambienti nei paesi emergenti.
il problema è che non puoi.
a) non c'è interesse
b) non c'è spinta sociale
devi considerare che mentre da noi è scandaloso quello che succede in alcune fabbriche dell'est, dal loro punto di vista è comunque un passo avanti rispetto alle economie rurali o di sussistenza. Di solito comunque la pressione sociale si fa sentire quando le disparità sociali diventano troppo evidenti: è notizia infatti di pochi giorni fa di uno sciopero cinese che ha fermato la produzione in una qualche fabbrica di automobili (non ho voglia di googlare per essere più preciso). E non hanno chiamato l'esercito. Hanno rivisto il contratto e concesso un'aumento salariale del 20%.
Se puntassimo seriamente sulla qualità, nel tessile ma soprattutto nel turismo, potremmo far mangiare la polvere a tutti, ma non ne siamo mai stati capaci perché è più rapido cementificare un litorale piuttosto che valorizzarne tradizioni, arte e natura e su questo fare economia.
non ti fare infinocchiare dalla retorica degli industrialoidi italiani. Questa della qualità e del made in italy è una panzana montata ad arte per nascondere il vuoto pneumatico all'interno delle teste dei nostri imprenditori.
Qual è il limite superiore nella qualità del tessile e del turismo? Non è nulla di esotico e non è niente che richieda grande know-how e grandi investimenti in ricerca e sviluppo per essere raggiunto.
Questa è una storia che racconto sempre in questi discorsi (che sono piuttosto ricorrenti quando si parla di misure protezionistiche..):
negli anni 50 nessuno si immaginava che il giappone post wwii sarebbe diventata una potenza industriale di prim'ordine. C'era addirittura una scena in Ritorno al futuro dove l'emmett brown degli anni 50 diceva, a proposito della macchina del tempo, "per forza che si è rotta, c'è scritto made in japan!"
parlando di cose più contemporanee, fino a non molto tempo fa comprare vestiti made in china significava mettere a rischio di ludibrio le proprie pudenda causa improvvise rotture nel mezzo dell'utilizzo dell'abito.
Adesso qualsiasi negozio vende roba made in china (hm, sisley, zara, celio, ecc), non oso dire che sia roba dalla qualità super, ma quello che deve fare, per il tempo che deve farlo, lo fa! Proiettando al futuro è facile vedere come ci saranno grandi firme cinesi e ci sarà anche l'alta qualità cinese. E anche l'alta moda cinese. Ne sono sicuro, tra 5 o 10 anni al massimo.
Perché la qualità, non è una caratteristica etnica come il colore della pelle o il tipo di capelli ricci piuttosto che lisci. La qualità è anch'essa frutto del know how e della ricerca. Chi avrebbe mai pensato di mangiare una buona pizza da un cuoco egiziano, 10 anni fa? Eppure adesso di pizzerie egiziane, turche, arabe ecc. ce ne sono un casino e alcune davvero buone.
E il caffé ieri l'ho preso da un bar coreano e non era male. Tra due o tre anni diremo "caffé cinese" invece di "caffé napoletano"...
I giovani si lasciano infinocchiare eccome, basta che dai un'occhiata alle priorità di un 20enne di oggi.
sì ma è mica colpa loro, ma è 1) la conseguenza degli (mancati) investimenti nell'istruzione; 2) la conseguenza degli (mancati) investimenti in diritti ai genitori lavoratori, che hanno sempre meno tempo da dedicare ai loro figli; 3) la conseguenza tutta italiana di una diffusione mediatica di valori di un certo tipo. Una diffusione così capillare ed eterogenea che mi sembra difficile credere che non sia stata studiata ad arte allo scopo di creare un'esercito di persone senza arte né parte, di ragazzine desiderose di far tutto (e alcune fanno veramente di tutto!) pur di diventare famose, di ragazzi che pensano più al calcio (gran bello sport se praticato con moderazione) che allo studio, di persone che vedono la vita come un continuo buttarla e prenderla in quel posto, di studenti e lavoratori che si accorgano di come sia conveniente cercare di fare strada con l'arroganza, la prepotenza, le amicizie altolocate, i favori personali, piuttosto che col merito, la capacità, l'impegno e il desiderio di migliorare il mondo.
avvelenato
09-07-2010, 17:18
ahahaha le persone come te mi fanno pena.
ma tanto lo sai benissimo che il tuo salario dipende dal contratto nazionale dedicato alla tua categoria, no?
e lo sai che se non ci fosse sto contratto, te prenderesti la meta' minimo di quello che prendi ora, giusto?
ti tuteli da solo? e se l'azienda ti dice che ti vuole cambiare il contratto e darti la meta', senza un sindacato che ti tutela cte che faresti? andresti dal grande capo a dirgli che una persona come te e' insostituibile per l'azienda e che anzi deve darti di piu? :D :D :D :D
immagino saprai pure che ti risponderebbe. e tu magari tene andresti dicendo che altre aziende vorraNNO DARTI DI PIU.
col cavolo. se non si fissa un tetto minimo di salario, (e questo lo può decidere solo una contrattazione tra le parti, quindi tra confindustria e una rappresentanza dei lavoratori, e cioe' il SINDACATO) le paghe calano eccome in un regime di concorrenza.
ma poi che c'è di male a volere un'associazione che tuteli una categoria? e' una cosa normalissima, tutti hanno un'associazione o un sindacato che li rappresenta, pure confindustria, pure la polizia, artigiani , pensionati, ecc. sarebbe strano il contrario.
hai ragione ma non puoi rispondergli così, non capirebbe. Lui è un laureato e già questo dovrebbe fargli capire che i discorsi che si applicano a lui non si possono applicare a molte altre persone.
Inoltre non ha tutti i torti a definire i sindacati attuali una casta.
Io li conosco bene e so come preferiscano fare affari colludendosi con l'azienda piuttosto che cercare di difendere i lavoratori.
Il pesce però puzza dalla testa, ed è la testa che dà potere a queste organizzazioni, preferendo concedere loro regalie sotto forma di posizioni di prestigio, piuttosto che affrontare un sano scontro sociale.
Le posizioni di prestigio sono spesso posizioni cardine e se i sindacati ci mettono i loro sponsorizzati l'azienda finisce per andare verso direzioni sbagliate.
Io me ne intendo un pochino di politica interna all'azienda, visto che la mia è piuttosto sindacalizzata e politicizzata. Quindi dare la colpa solo al sindacato non mi sta bene. La colpa è dei politici che non legiferano affinché certe collusioni al limite del legale vengano proibite e punite.
Bastian_Contrario
09-07-2010, 17:20
che poi boh per quale motivo si è finiti nell'Est non si sa...per fare dei processori mica serve tutta questa manodopera umana...mica li fanno a mano... è tutto robotizzato.
cioè ok, servono gli ingegneri che manutenzionano e progettano le macchine, ma mica servono gli schiavetti che lavorano a mano come nelle fabbriche cinesi di botti di capodanno illegali...che poi, appunto essendo ingegneri, avranno un loro stipendio decente pure se sono cinesi, non penso che si accontentano di una ciotola di riso :stordita:
e comunque essendo la manodopera quasi tutta robotizzata non ci vedo grandi risparmi pure se questi ipotetici ingegneri cinesi prendessero la metà dello stipendio degli americani...essendo appunto pochi e addetti più ad una supervisione/manutenzione che ad una effettiva realizzazione gli stipendi da pagare non sono migliaia.
Phantom II
09-07-2010, 20:29
definire "semianalfabeta" la manodopera asiatica fa ridere.
questi ci fanno un culo tanto, altro che semianalfabeti.
Che le produzioni si spostino laddove sono adeguate al livello tecnologico ed economico richiesto mi sembra semplicemente la norma nel contesto globalizzato dove viviamo; tant'è che le aziende cinesi tendono sempre più a delocalizzare in africa, e questo dovrebbe portare a riflettere come, la globalizzazione, con tutte le storture e le brutture del caso, comunque sta portando ad una riduzione delle disparità mondiali.
Sta però a noi far sì che questa riduzione si applichi in modo da esportare sempre maggior benessere nei paesi tecnologicamente più indietro di noi (e non per questo popolati da semianalfabeti), e non si applichi invece importando le mancanze in termini di diritti e benessere che abbiamo noi abitanti del mondo occidentale.
Io infatti non li considero dei semianalfabeti, il termine l'ho usato per estremizzare il tuo concetto di delocalizzazione che in casa nostra non contempla della manodopera specializzata in grado di produrre quello che progettiamo.
tornando al caso specifico, non ci vedrei nulla di male se un paese tecnologicamente all'avanguardia non producesse nulla fuorché brevetti. Sono cose che i cinesi non potranno mai imitare o falsificare in tempi utili.
I tempi utili quali sono? Se si parla di decenni a me sembrano utili solo ai cinesi di turno per farsi le ossa e poi farci concorrenza o addirittura fregarci il posto.
il problema è che non puoi.
a) non c'è interesse
b) non c'è spinta sociale
devi considerare che mentre da noi è scandaloso quello che succede in alcune fabbriche dell'est, dal loro punto di vista è comunque un passo avanti rispetto alle economie rurali o di sussistenza. Di solito comunque la pressione sociale si fa sentire quando le disparità sociali diventano troppo evidenti: è notizia infatti di pochi giorni fa di uno sciopero cinese che ha fermato la produzione in una qualche fabbrica di automobili (non ho voglia di googlare per essere più preciso). E non hanno chiamato l'esercito. Hanno rivisto il contratto e concesso un'aumento salariale del 20%.
Confido solo nella spinta sociale (infatti sono rimasto positivamente stupito dalla mobilitazione dei lavoratori cinesi), ma da fare c'è molto di più. Per come lo vedo io non sta ne in cielo ne in terra che migliaia di persone facciano una vita da bestie per produrre oggetti che nel 90% dei casi sono usati come cazzate dal nerdaccio o ragazzino di turno.
non ti fare infinocchiare dalla retorica degli industrialoidi italiani. Questa della qualità e del made in italy è una panzana montata ad arte per nascondere il vuoto pneumatico all'interno delle teste dei nostri imprenditori.
Qual è il limite superiore nella qualità del tessile e del turismo? Non è nulla di esotico e non è niente che richieda grande know-how e grandi investimenti in ricerca e sviluppo per essere raggiunto.
Questa è una storia che racconto sempre in questi discorsi (che sono piuttosto ricorrenti quando si parla di misure protezionistiche..):
negli anni 50 nessuno si immaginava che il giappone post wwii sarebbe diventata una potenza industriale di prim'ordine. C'era addirittura una scena in Ritorno al futuro dove l'emmett brown degli anni 50 diceva, a proposito della macchina del tempo, "per forza che si è rotta, c'è scritto made in japan!"
parlando di cose più contemporanee, fino a non molto tempo fa comprare vestiti made in china significava mettere a rischio di ludibrio le proprie pudenda causa improvvise rotture nel mezzo dell'utilizzo dell'abito.
Adesso qualsiasi negozio vende roba made in china (hm, sisley, zara, celio, ecc), non oso dire che sia roba dalla qualità super, ma quello che deve fare, per il tempo che deve farlo, lo fa! Proiettando al futuro è facile vedere come ci saranno grandi firme cinesi e ci sarà anche l'alta qualità cinese. E anche l'alta moda cinese. Ne sono sicuro, tra 5 o 10 anni al massimo.
Perché la qualità, non è una caratteristica etnica come il colore della pelle o il tipo di capelli ricci piuttosto che lisci. La qualità è anch'essa frutto del know how e della ricerca. Chi avrebbe mai pensato di mangiare una buona pizza da un cuoco egiziano, 10 anni fa? Eppure adesso di pizzerie egiziane, turche, arabe ecc. ce ne sono un casino e alcune davvero buone.
E il caffé ieri l'ho preso da un bar coreano e non era male. Tra due o tre anni diremo "caffé cinese" invece di "caffé napoletano"...
Il concetto che intendevo esprimere era lo stresso... sono stato giusto più sintetico di te ;)
sì ma è mica colpa loro, ma è 1) la conseguenza degli (mancati) investimenti nell'istruzione; 2) la conseguenza degli (mancati) investimenti in diritti ai genitori lavoratori, che hanno sempre meno tempo da dedicare ai loro figli; 3) la conseguenza tutta italiana di una diffusione mediatica di valori di un certo tipo. Una diffusione così capillare ed eterogenea che mi sembra difficile credere che non sia stata studiata ad arte allo scopo di creare un'esercito di persone senza arte né parte, di ragazzine desiderose di far tutto (e alcune fanno veramente di tutto!) pur di diventare famose, di ragazzi che pensano più al calcio (gran bello sport se praticato con moderazione) che allo studio, di persone che vedono la vita come un continuo buttarla e prenderla in quel posto, di studenti e lavoratori che si accorgano di come sia conveniente cercare di fare strada con l'arroganza, la prepotenza, le amicizie altolocate, i favori personali, piuttosto che col merito, la capacità, l'impegno e il desiderio di migliorare il mondo.
Pure qui siamo d'accordo, ma ho l'impressione che non si capisse dal mio messaggio, in ogni caso, la P2 mica la crearono a caso ;)
Mamma mia, e' incredibile come nessuno capisca quale siano i due veri problemi odierni
1)Riduzione orario di lavoro
2)Competizione basata sulle stesse regole senza che nessuno "bari".
Per la prima, nessuno si e' voltato un attiimo a guardare la storia degli ultimi 200 anni. la produttivita' e' incredibilmente aumentata grazie alla tecnologia. I consumi pero' non sono aumentati di pari passo, sia perche' ci sono limiti oltre i quali non puoi andare (ad esempio la produzione di pasta non puo' superare un certo valore, perche' le persone piu' di tanto non si possono ingozzare), e sia perche' laddove a limitare la produzione non vi sia la domanda, entra in gioco la quantita' di risorse disponibili. Se pensiamo che all'inizio dell'industrializzaizone si arrivava a lavorare anche 18-20 ore al giorno, nell'arco di un secolo e passa si e' arrivati alle 8 ore giornaliere. Mentre negli ultimi 80 anni cosa si e' avuto? Se noi produciamo globalmente una quantita' di produzione per la quale prima servivano 100 persone, mentre oggi ne servono la meta'. e' chiaro che o si redistribuisce il lavoro facendo lavorare tutti mezza giornata, o si avranno meta' popolazione a morire di fame con tutti i problemi sociali e di instabilita' che en consegue.
Ovvio che sono aumentati i consumi negli anni, cosi come e' aumentata la popolazione, ma il discorso generale e' che la tecnologia e' andata ad un passo piu' veloce rispetto alla crescita dei consumi e conseguentemente alla produzione (sia esso agricola, industriale o di servizi).
2) Ma per mettere in atto ilpunto uno (ovvero la riduzione dell'orario di lavoro),
e' necessario che innanzitutto venga messo in atto il punto 2: ovvero una concorrenza che sia davvero leale. Premesso che in molti campi la globalizzazione non ha senso (vedi produzione agricole di prodotti freschi che vengono importati con cargo aerei, tipo mele neozelandesi o pomodori cinesi) quando potrebbero essere prodotti localmente, garantendo una maggiore efficienza in quanto richiedono meno lavoro (niente trasporto di 15000 e passa km) e meno uso di risorse (il trapsorto aereo richiede una alto consumo di combustibile); una vera competizione e' una competizione dove tutti agiamo secondo le stese regole. Non si puo' giocare e sperare di vincere al poker contro chi nasconde 3 assi nella manica.
E' una falsa competizione se noi variamo regole per la tutela ambientale, per poi far violare le stesse regole altrove. La terra e' un sistema chiuso. Se il tuo vicino di casa sporca nel suo giardino, prima o poi ne subirai anche tu le conseguenze. Cosi come il rispetto di diritti findamentali. Non dimentichiamo che fino a pochi anni fa era diffusissimo, e tutt'ora vi sono realta' dove e' enacora presente il lavoro minorile, di bambini anche di 5-6 anni.
Ovvio, non e' giusto obbligare gli altri a fare come noi riteniamo giusto. Pero' noi abbiamo la liberta' di non commerciare, o di alzare dazi talmente alti da scoraggiare e rendere minimo il comemrcio con paesi che non rispettano dterminate regole. Poi sta al paese X decidere se aderire alla cerchia o no.
Ora quello che ognuno di noi si sarebbe dovuto chiedere da un pezzo, e' perche' non si fa tutto cio'? Perche' ai piani alti fa comodo cosi: mentre loro si arricchiscono ancora di piu' grazie a questo sistema, noi ci impoveriamo sempre piu' mettendoci in competizione e odio contro altri paesi a lottare per un tozzo di pane togliendoci la nostra dignita'. Siamo come cani che aspettano gli avanzi del padrone, senza capire che certe cose ci spettano gia'.
Hanno interesse a tenerci con la pancia vuota, perche' una persona con la pancia vuota pensa innanzitutto a soddisfare i bisogni primari a qualsiasi costo:non importa come. Una persona con la pancia piena, che non ha la preoccupazione pressante di pensare a cosa mettere in tavola domani, ha il tempo per farsi domande e mettere in discussione tutto il sistema. Le persone che pensano sono pericolose.
afhaofhasofhaohfa
09-07-2010, 21:22
@ sonnet
Sono completamente d'accordo
avvelenato
09-07-2010, 21:26
visto che sul resto siamo tutti d'accordo commento solo questa:
I tempi utili quali sono? Se si parla di decenni a me sembrano utili solo ai cinesi di turno per farsi le ossa e poi farci concorrenza o addirittura fregarci il posto.
i tempi utili sono quelli in cui noi riusciamo a sviluppare ulteriore know-how grazie a ulteriore ricerca, e quindi siamo sempre avanti.
non che voglia illudermi o illudere nessuno, è ben chiaro che nell'arco di tot anni, che siano 10 o 100 o 1000, tutte le nazioni arriveranno grossomodo allo stesso punto, e non è neanche detto che esisteranno gli stati come adesso li intendiamo.
ma un conto è vedere i cinesi che si sviluppano, crescono, iniziano ad avere desideri "occidentali" come il possesso di auto, tecnologia, servizi, welfare. Poi vedere altri asiatici, vedere gli indiani, vedere gli africani fare lo stesso percorso. Fino a quando le ricchezze saranno più omogenee (o, meno utopicamente, le disparità saranno più distribuite). Un altro è vedere noi che perdiamo, mano a mano che gli stati in via di sviluppo si avvicinano ai nostri standard, i diritti acquisiti, lo stile di vita, le possibilità di riscatto, ecc. ecc. ecc.
Ci vuole una globalizzazione sostenibile, lo dico non senza una punta di cinismo o egoismo ma non posso certo desiderare, per quanto possa desiderare il bene di asiatici ed africani, che il nostro tenore di vita si abbassi a livelli post-industriali.
avvelenato
09-07-2010, 21:31
@ sonnet: stai dicendo cose senza senso, sono troppo utopiche.
Come sperare nella pace nel mondo.
La lealtà è un concetto che non si può applicare tra competitori. Ad esempio a me piacciono molto i documentari, ma quando i leoni cacciano le gazzelle non è che prima di partire all'attacco cercano di dargli il corretto vantaggio.
Homo homini lupus e quindi chi mi dice che da leoni a umani ce ne passa secondo me non ha capito una cippalippa.
Oltretutto se tutti sono leali e ad un certo punto uno smette di esserlo, questo si avvantaggia e gli altri invece ne ricevono danno.
Ci vuole un giusto equilibrio tra strategie collaborative e strategie competitive, e sostengo che quest'ultime non vadano evitate ma direzionate.
Stappern
09-07-2010, 22:04
fiat docet :asd:
Apple ha già iniziato.
a far che?? ad alzare i prezzi forse
ConteZero
10-07-2010, 09:46
Intel produceva in Indonesia quando AMD ha stampato i primi Athlon (su Slot-A) che tra l'altro erano made in USA (California se non erro).
Questa mi pare la solita uscita del tipo "facciamo finta d'essere buoni per le PR".
Stappern
10-07-2010, 09:52
ma veramente io mi ricordo che quasi tutti i slot a erano "Made in malesya"
ConteZero
10-07-2010, 10:01
ma veramente io mi ricordo che quasi tutti i slot a erano "Made in malesya"
My bad: Filippine, Malesia, Costa rica : http://www.cpu-collection.de/
quando e se un giorno tutto l'estremo oriente dalla cina a taiwan gli operai chiederanno e otterranno salari e orari piu umani, l'economia andrà a puttane, ma tutti avremo un lavoro.
:asd:
ConteZero
10-07-2010, 10:10
quando e se un giorno tutto l'estremo oriente dalla cina a taiwan gli operai chiederanno e otterranno salari e orari piu umani, l'economia andrà a puttane, ma tutti avremo un lavoro.
:asd:
C'è sempre l'Africa :read:
Milioni di persone che non hanno di che mangiare... ci vuol poco a fare una filiera produttiva e pagarli 3 dollari al giorno.
Il punto è che anche così i risparmi sono marginali, perché le spese sono essenzialmente legate a materie prime e macchinari, ma siccome quelle spese sono incomprimibili per risparmiare qualche spicciolo si preferisce tagliare all'osso il costo della manodopera.
infatti la cina si sta comprando letteralmente mezza africa
@ sonnet: stai dicendo cose senza senso, sono troppo utopiche.
Come sperare nella pace nel mondo.
La lealtà è un concetto che non si può applicare tra competitori. Ad esempio a me piacciono molto i documentari, ma quando i leoni cacciano le gazzelle non è che prima di partire all'attacco cercano di dargli il corretto vantaggio.
Homo homini lupus e quindi chi mi dice che da leoni a umani ce ne passa secondo me non ha capito una cippalippa.
Oltretutto se tutti sono leali e ad un certo punto uno smette di esserlo, questo si avvantaggia e gli altri invece ne ricevono danno.
Ci vuole un giusto equilibrio tra strategie collaborative e strategie competitive, e sostengo che quest'ultime non vadano evitate ma direzionate.
Mi sa che non hai letto con sufficiente attenione il mio post allora, oppure conosci poco bene la storia economica, se parli di lealta'. Qua la lealta' e gli ideali non c'entrano un fico secco. Non per niente ho parlato di poker, non di una confraternita cristiana. Ci si da delle regole, chi vuole giocare le rispetta,
chi non vuole rispettarle va a giocare con altri.
Non si tratta di affidarsi alla lealta' di nessuno.
Si tratta di dare regole ben precise al comemrcio internazionale. Chi le viola , esce fuori. Regole sul ripsetto dell'ambiente, di alcuni diritti dei lavoratori fondamentali (max tot ore lavorative ,ferie , diritti sindacali etc etc).
Agli stati che non mettono in pratica questi principi o non si vogliono adeguare (attraverso l'emanzione di leggu), vengono eretti dazi molto alti. L'unione europea da sola sarebbe gia' di per se una potenza commerciale con cui pochi vorrebbero perdere la partnership commerciale. Molti altri stati potrebbero da subito rientrare nei canoni. All'inizio magari si imporrebbero canoni non molto restrittivi (garantendo le regole minime perlomeno).
Se non lo si fa e' perche' c'e' chi ci guadagna con questo sistema. Ma la maggior parte delle persone non ci guadagna. Sarebbe quindi nostroi interesse far valere i nostri interessi.
Altrimenti mi sa che sei tu quello che non ha capito niente.
Billabong
10-07-2010, 18:02
La discussione fino a questo punto dimostra una spaventosa ignoranza dei più basilari principi di economia.
Perchè il commercio internazionale fa bene? In italia, mettiamo, abbiamo tanti olivi e produciamo solo olio; l'olio fa bene, è buono, ecc. ma abbiamo solo quello, dopo un po' ci rompiamo... In germania hanno invece solo burro; anche questo è buono e ci sono affezionati, però che palle sempre burro. Immaginiamo di avere 2 bottiglie di olio in tutta italia e 2 panetti di burro in tutta la germania. La prima bottiglia ci darà una certa soddisfazione, diciamo 100; la seconda, molta di meno, perchè ne abbiamo già avuto un bel po', mettiamo quindi 50. Idem in Germania. Ora, perchè no chiediamo al tedesco se ci cede del burro in cambio dell'olio? Il primo panetto di burro, come la prima bottiglia di olio ci danno 100 di felicità. Se abbiamo 2 bottiglie d'olio abbiamo soddisfazione tot 150, se abbiamo una pane di burro e una bottiglia d'olio saliamo 200. Non abbiamo prodotto nulla: abbiamo ceduto qualcosa che era in eccesso e abbiamo acquistato qualcos'altro che non avevamo a sufficienza ed abbiamo aumentato il nostro valore.
Noi vendiamo manufatti avanzati ai cinesi e loro ci forniscono manodopera a basso prezzo, sotto forma di manufatti semplici a buon mercato.
Ora perchè la manodopera cinese costa poco? Colpa dei pochi diritti umani? Pensiamo ai fattori produttivi: Lavoro, Capitale e... Stato!Cosa ci mette lo Stato? Beh, infrastrutture, sicurezza, giustizia, ma sopratutto istruzione. L'istruzione è la parte più importante (di gran lunga) e lo Stato entra come socio di tutti gli imprenditori con una quota di circa il 33% (cioè l'aliquota marginale sui redditi societari).
La manodopera cinese costa poco perchè è poco produttiva e il primo (ma non unico) driver è la formazione, che richiede moltissimo tempo per essere acquisita ed è il cuore dell'economia di qualsiasi Paese. Secondo voi perchè gli USA sono così ricchi, anche se hanno export negativo? Perchè la Svizzera o il Lussemburgo stanno benissimo pur avendo pochissime risorse naturali (nè olio, nè burro)? Perchè sono stati capaci di far leva sulle loro risorse immateriali; non tirate fuori che sono paradisi fiscali: hanno tasse molto basse, ma non sono paradisi fiscali. Sai, se hai uno staterello minuscolo hai poco da vendere risorse: ti rendi efficiente, applichi condizioni favorevoli e chiedi poi se a qualcuno interessa; esser competitivi significa questo.
L'italia fa male in praticamente tutto ed la sorte dell'argentina è una certezza, se le cose non cambiano (cosa di cui dubito).
Stappern
10-07-2010, 18:15
si ma il discorso qui è che tu hai i tuoi ulivi(rimanendo in tema) ma poi prendi le olive e le fai spremere in cina dando i soldi ai cinesi(o africani che siano) invece che far lavorare la gente limitrofa all'uliveto,rivendendo poi l'olio nel paese d'origine(con tanti disoccupati che non hanno i soldi per comprarlo)
Bastian_Contrario
10-07-2010, 19:22
Secondo voi perchè gli USA sono così ricchi, anche se hanno export negativo? Perchè la Svizzera o il Lussemburgo stanno benissimo pur avendo pochissime risorse naturali (nè olio, nè burro)? .
la Svizzera è ricca perchè molti Ebrei perseguitati da Hitler erano anche banchieri e detentori di titoli monetari :rolleyes: ... gli Ebrei a quell'epoca detenevano un enorme ricchezza monetaria.
Sappiamo tutti che se una banca ha un conto a carico e muore chi lo detiene, se i soldi rimangono immobili dopo anni e anni vengono assorbiti dalla banca...cioè se ne impossessa.
Ora ripensiamo a tutti gli Ebrei sterminati compresi eredi,figli...quindi sterminati senza lasciare nessuno che potesse riscuotere i soldi :rolleyes:
...facciamo 2+2 e ora sappiamo perchè la Svizzera che è un fazzoletto di terra, ha in mano banche straricche e compagnie di assicurazioni ultrapotenti sparse su tutta Europa...
se volete approfondire:
http://archiviostorico.corriere.it/1997/febbraio/24/Ebrei_banche_svizzere_storia_infinita_co_0_97022411173.shtml
Billabong
10-07-2010, 19:55
la Svizzera è ricca perchè molti Ebrei perseguitati da Hitler erano anche banchieri e detentori di titoli monetari :rolleyes: ... gli Ebrei a quell'epoca detenevano un enorme ricchezza monetaria.
Sappiamo tutti che se una banca ha un conto a carico e muore chi lo detiene, se i soldi rimangono immobili dopo anni e anni vengono assorbiti dalla banca...cioè se ne impossessa.
Ora ripensiamo a tutti gli Ebrei sterminati compresi eredi,figli...quindi sterminati senza lasciare nessuno che potesse riscuotere i soldi :rolleyes:
...facciamo 2+2 e ora sappiamo perchè la Svizzera che è un fazzoletto di terra, ha in mano banche straricche e compagnie di assicurazioni ultrapotenti sparse su tutta Europa...
Questa è una sciocchezza di dimensioni colossali, come dire che gli USA sono ricchi perchè l'IBM ha venduto dei calcolatori ai nazisti. Inoltre:
1) I conti dormienti sono una frazione minuscola dei depositi totali e quelli degli ebrei sono comunque oggetto di trattati internazionali, al di là delle normali commissioni bancarie non si capisce cosa ci possano aver guadagnato.
2) Il banking retail (cioè gli sportelli) sono una parte minima, dei guadagni delle bache svizzere, che hanno nella gestione del risparmio, nell' investment banking e nel trading le attività lucrative.
3) Il settore bancario è solo uno dei settori di un Paese forte in molti settori (alimentare, chimica, farmaceutica, ingegneristica, commodities e servizi vari.
Billabong
10-07-2010, 20:16
si ma il discorso qui è che tu hai i tuoi ulivi(rimanendo in tema) ma poi prendi le olive e le fai spremere in cina dando i soldi ai cinesi(o africani che siano) invece che far lavorare la gente limitrofa all'uliveto,rivendendo poi l'olio nel paese d'origine(con tanti disoccupati che non hanno i soldi per comprarlo)
Non c'entra nulla: noi abbiamo manufatti avanzati (macchinari, per esempio, ma nn solo) che loro non riescono a fare, o che non riescono a fare in maniera competitiva; loro invece hanno manodopera economica, poco produttiva, ma che per fare sedie e t-shirt va benissimo. Ci scambiamo questi due beni e tutti e due ne ricaviamo un vantaggio.
E le t-shirt italiane, dici te? Se è bravo evolve il suo modello di business, altrimenti esce dal mercato. Certo, per colpa della concorrenza ci potrebbe perdere, però ci guadagnano tutti gli altri. Se dovessimo tutelare tutti quelli colpiti dai cambiamenti allora avremmo dovuto dare incentivi ai maniscalchi che erano colpiti dall'avvento delle auto.
Inoltre ricordiamo una cosa: se noi alziamo delle barriere doganali i costi extra vengono scaricati sulla collettività a vantaggio di una minoranza che viene ingiustamene protetta. Non solo, i Paesi colpiti dai dazi per rappresaglia faranno altrettanto col nostro export, col risultato che tutti ci perdiamo.
Quello che voglio far capire è che il commercio internazionale è una opportunità, perchè consente di portare le risorse laddove queste sfruttate meglio; ogni Paese si specializza in qualcosa e cede gli eccessi dei prodotti dove ha eccellenza e compra ciò che gli manca. Quanto uno ci guadagna è solo questione di bravura: chi investe bene e tanto, è onesto e si prende rischi raccoglie più di chi cerca sotterfugi e sputtana le proprie risorse.
Alzare barriere contro la Cina servirebbe solo a difendere industrie fallimentari (rubinetti, sedie, tessile...) e senza futuro frutto di una visione miope (della classe dirigente, non tanto del povero imprenditore che di solito fa del suo meglio). E cmq ricordo che il VALORE delle esportazioni italiane in Cina è 4-5 volte il valore delle importazioni Cinesi in italia. E noi vogliamo rinunciarvi?
Prendete un iPad che ha un costo "vivo" di 150 USD: viene fatto in cina e dei 500 USD che costa quanto resta in Cina? 4-5 USD di assemblaggio. Il resto? proprietà intellettuale (americana, tedesca e coreana), marketing (americano), logistica (tedesca)... chi ci guadagna di più? I cinesi coi loro 5 USD di manodopera o i tedeschi (che da soli si bccano una ventina di USD tra royalites e tutto) o gli americani, con Apple che da sola ottiene valore aggiunto per 200 USD?
In che campo vogliamo giocare? Tecnologie al fianco di Qualcomm, Texas instrumets ed Apple o manifattura al fianco di Foxconn?
La discussione fino a questo punto dimostra una spaventosa ignoranza dei più basilari principi di economia.
Perchè il commercio internazionale fa bene? In italia, mettiamo, abbiamo tanti olivi e produciamo solo olio; l'olio fa bene, è buono, ecc. ma abbiamo solo quello, dopo un po' ci rompiamo... In germania hanno invece solo burro; anche questo è buono e ci sono affezionati, però che palle sempre burro. Immaginiamo di avere 2 bottiglie di olio in tutta italia e 2 panetti di burro in tutta la germania. La prima bottiglia ci darà una certa soddisfazione, diciamo 100; la seconda, molta di meno, perchè ne abbiamo già avuto un bel po', mettiamo quindi 50. Idem in Germania. Ora, perchè no chiediamo al tedesco se ci cede del burro in cambio dell'olio? Il primo panetto di burro, come la prima bottiglia di olio ci danno 100 di felicità. Se abbiamo 2 bottiglie d'olio abbiamo soddisfazione tot 150, se abbiamo una pane di burro e una bottiglia d'olio saliamo 200. Non abbiamo prodotto nulla: abbiamo ceduto qualcosa che era in eccesso e abbiamo acquistato qualcos'altro che non avevamo a sufficienza ed abbiamo aumentato il nostro valore.
Noi vendiamo manufatti avanzati ai cinesi e loro ci forniscono manodopera a basso prezzo, sotto forma di manufatti semplici a buon mercato.
Ora perchè la manodopera cinese costa poco? Colpa dei pochi diritti umani? Pensiamo ai fattori produttivi: Lavoro, Capitale e... Stato!Cosa ci mette lo Stato? Beh, infrastrutture, sicurezza, giustizia, ma sopratutto istruzione. L'istruzione è la parte più importante (di gran lunga) e lo Stato entra come socio di tutti gli imprenditori con una quota di circa il 33% (cioè l'aliquota marginale sui redditi societari).
La manodopera cinese costa poco perchè è poco produttiva e il primo (ma non unico) driver è la formazione, che richiede moltissimo tempo per essere acquisita ed è il cuore dell'economia di qualsiasi Paese. Secondo voi perchè gli USA sono così ricchi, anche se hanno export negativo? Perchè la Svizzera o il Lussemburgo stanno benissimo pur avendo pochissime risorse naturali (nè olio, nè burro)? Perchè sono stati capaci di far leva sulle loro risorse immateriali; non tirate fuori che sono paradisi fiscali: hanno tasse molto basse, ma non sono paradisi fiscali. Sai, se hai uno staterello minuscolo hai poco da vendere risorse: ti rendi efficiente, applichi condizioni favorevoli e chiedi poi se a qualcuno interessa; esser competitivi significa questo.
L'italia fa male in praticamente tutto ed la sorte dell'argentina è una certezza, se le cose non cambiano (cosa di cui dubito).
Il problema e' che sei rimasto ai primi capitoli di economia..
Per rimanere al tuo esempio, la germania non puo' produrre olive, ma l'italia puo' produrre burro. Il problema e' che non mi sembra tu conosca la realta' a parte i succitati primi capitoli di un libro per superiori di economia.
In italia vi sono migliaia di tonnellate di derrate alimentari che vengono bruciate ogni anno (vedi capitolo pomodori fra i tanti), quando poi le stesse derrate vengono importate dalla Cina.
Da un punto di vista dell'efficienza, non ha senso improtare pomodori come spiegato nel post precedente. La politica di scambio totalmente liberista e' lontano dall'essere efficiente. Sul piano industriale , quasi la totalita' della produzione puo' essere localizzata ovunque. Il fatto che si torvi in un luogo piuttosto che in un altro si basa sullo sfruttamento della manodopera a basso costo. Pochi sono a conoscenza che in realta' questo modello di sviluppo ha rallentato di molto lo sviluppo tecnologico. Prendiamo il caso tessile, molte delle produzioni sono state delocalizzate dall'italia nei paesi dell'est e in Cina.
Aziende Giapponesi producono macchinari avanzati che riducono al minimo l'impiego di manodopera. Questi macchinari molto costosi (si parla di cifre dal 1mln in su) sarebbero convenienti se il costo della manodopera fosse di livello europeo. Delocalizzando nei paesi piu' poveri, risulta piu' conveniente l'uso di tecnologia piu' arretrata perche' in quei paesi il costo del lavoro ha un bassissimo fattore d'incidenza. In questo modo, le avanzate industrie Giaponesi hanno venduto meno (disincentivando la ricerca tecnlogica), la monodpera viene maggiormente sfruttata e altra manodopera rimane senza lavoro. Questo non e' progresso, e' regresso.
Di esempi cosi se ne potrebbero fare a bizzeffe. Purtroppo come dicono gli anglossassoni, bisognere guardare"the great picture".
Molti leggono i giornali, leggono qualche capitolo di economia e pensano di capire. Ma senza conoscere la realta', e filtrare i contenuti attraverso il proprio giudizio critico, non si arriva ad una vera conoscenza e comprensione.
Bastian_Contrario
10-07-2010, 20:30
I conti dormienti sono una frazione minuscola dei depositi totali e quelli degli ebrei sono comunque oggetto di trattati internazionali, al di là delle normali commissioni bancarie non si capisce cosa ci possano aver guadagnato.
che ne sai tu che sono una frazione minuscola? hai fonti?
perchè veramente spesso si parla di miliardi di dollari intascati dalle banche svizzere....
e tutto l'oro della Germania ebrea secondo te dove è finito?
tu pensi che negli anni 50 dove tutto si basava con dei pezzetti di carta, i computer non esistevano, internet non esisteva e nemmeno esistevano organi internazionali...
...tu pensi che fosse così difficile far sparire qualche pezzo di carta per far girare i soldi da i conti di un deceduto senza eredi?
e come mai gli altri paesi europei, di cui infatti guarda caso, non si "vocifera" tale voce...magicamente non possiedono banche così ricche? :)
beato te che credi nelle favole ;)
ConteZero
10-07-2010, 21:38
Non puoi giocare nel campo delle tecnologie, è un mercato praticamente distrutto dal ricorso selvaggio a brevetti e patent USA.
ConteZero
10-07-2010, 21:40
che ne sai tu che sono una frazione minuscola? hai fonti?
perchè veramente spesso si parla di miliardi di dollari intascati dalle banche svizzere....
e tutto l'oro della Germania ebrea secondo te dove è finito?
tu pensi che negli anni 50 dove tutto si basava con dei pezzetti di carta, i computer non esistevano, internet non esisteva e nemmeno esistevano organi internazionali...
...tu pensi che fosse così difficile far sparire qualche pezzo di carta per far girare i soldi da i conti di un deceduto senza eredi?
e come mai gli altri paesi europei, di cui infatti guarda caso, non si "vocifera" tale voce...magicamente non possiedono banche così ricche? :)
beato te che credi nelle favole ;)
Più che altro c'ha pensato Tremonti due anni fa ad estinguere tutti i conti dormienti in Italia, e non mi pare che sia venuto qualcuno a bacchettarci.
Linky link : http://www.polisblog.it/post/2536/i-conti-dormienti-come-il-cappotto-di-napoleone-quei-soldi-non-basteranno-per-social-card-vittime-dei-crac-e-azionisti-alitalia
berserkdan78
11-07-2010, 11:39
Non c'entra nulla: noi abbiamo manufatti avanzati (macchinari, per esempio, ma nn solo) che loro non riescono a fare, o che non riescono a fare in maniera competitiva; loro invece hanno manodopera economica, poco produttiva, ma che per fare sedie e t-shirt va benissimo. Ci scambiamo questi due beni e tutti e due ne ricaviamo un vantaggio.
E le t-shirt italiane, dici te? Se è bravo evolve il suo modello di business, altrimenti esce dal mercato. Certo, per colpa della concorrenza ci potrebbe perdere, però ci guadagnano tutti gli altri. Se dovessimo tutelare tutti quelli colpiti dai cambiamenti allora avremmo dovuto dare incentivi ai maniscalchi che erano colpiti dall'avvento delle auto.
Inoltre ricordiamo una cosa: se noi alziamo delle barriere doganali i costi extra vengono scaricati sulla collettività a vantaggio di una minoranza che viene ingiustamene protetta. Non solo, i Paesi colpiti dai dazi per rappresaglia faranno altrettanto col nostro export, col risultato che tutti ci perdiamo.
Quello che voglio far capire è che il commercio internazionale è una opportunità, perchè consente di portare le risorse laddove queste sfruttate meglio; ogni Paese si specializza in qualcosa e cede gli eccessi dei prodotti dove ha eccellenza e compra ciò che gli manca. Quanto uno ci guadagna è solo questione di bravura: chi investe bene e tanto, è onesto e si prende rischi raccoglie più di chi cerca sotterfugi e sputtana le proprie risorse.
Alzare barriere contro la Cina servirebbe solo a difendere industrie fallimentari (rubinetti, sedie, tessile...) e senza futuro frutto di una visione miope (della classe dirigente, non tanto del povero imprenditore che di solito fa del suo meglio). E cmq ricordo che il VALORE delle esportazioni italiane in Cina è 4-5 volte il valore delle importazioni Cinesi in italia. E noi vogliamo rinunciarvi?
Prendete un iPad che ha un costo "vivo" di 150 USD: viene fatto in cina e dei 500 USD che costa quanto resta in Cina? 4-5 USD di assemblaggio. Il resto? proprietà intellettuale (americana, tedesca e coreana), marketing (americano), logistica (tedesca)... chi ci guadagna di più? I cinesi coi loro 5 USD di manodopera o i tedeschi (che da soli si bccano una ventina di USD tra royalites e tutto) o gli americani, con Apple che da sola ottiene valore aggiunto per 200 USD?
In che campo vogliamo giocare? Tecnologie al fianco di Qualcomm, Texas instrumets ed Apple o manifattura al fianco di Foxconn?
si ma sta ricchezza finisce nelle mani di pochi. non viene redistribuita tra tanta gente. che mi importa se l'imprenditore guadagna un casino? per l'indiustria alimentare ad esempio e' poiuu' importante che molti abbiani poco che pochi abbiano molto. un miliardario non mangia 1000 volte un operaio disoccupato solo perchè ha piu' soldi.
e' per questo che le cose come stanno ora fanno ricchi pochi e poveri molti nello stesso paese.
Billabong
11-07-2010, 13:07
Il problema e' che sei rimasto ai primi capitoli di economia..
Per rimanere al tuo esempio, la germania non puo' produrre olive, ma l'italia puo' produrre burro. Il problema e' che non mi sembra tu conosca la realta' a parte i succitati primi capitoli di un libro per superiori di economia.
In italia vi sono migliaia di tonnellate di derrate alimentari che vengono bruciate ogni anno (vedi capitolo pomodori fra i tanti), quando poi le stesse derrate vengono importate dalla Cina.
Da un punto di vista dell'efficienza, non ha senso improtare pomodori come spiegato nel post precedente. La politica di scambio totalmente liberista e' lontano dall'essere efficiente. Sul piano industriale , quasi la totalita' della produzione puo' essere localizzata ovunque. Il fatto che si torvi in un luogo piuttosto che in un altro si basa sullo sfruttamento della manodopera a basso costo. Pochi sono a conoscenza che in realta' questo modello di sviluppo ha rallentato di molto lo sviluppo tecnologico. Prendiamo il caso tessile, molte delle produzioni sono state delocalizzate dall'italia nei paesi dell'est e in Cina.
Aziende Giapponesi producono macchinari avanzati che riducono al minimo l'impiego di manodopera. Questi macchinari molto costosi (si parla di cifre dal 1mln in su) sarebbero convenienti se il costo della manodopera fosse di livello europeo. Delocalizzando nei paesi piu' poveri, risulta piu' conveniente l'uso di tecnologia piu' arretrata perche' in quei paesi il costo del lavoro ha un bassissimo fattore d'incidenza. In questo modo, le avanzate industrie Giaponesi hanno venduto meno (disincentivando la ricerca tecnlogica), la monodpera viene maggiormente sfruttata e altra manodopera rimane senza lavoro. Questo non e' progresso, e' regresso.
Di esempi cosi se ne potrebbero fare a bizzeffe. Purtroppo come dicono gli anglossassoni, bisognere guardare"the great picture".
Molti leggono i giornali, leggono qualche capitolo di economia e pensano di capire. Ma senza conoscere la realta', e filtrare i contenuti attraverso il proprio giudizio critico, non si arriva ad una vera conoscenza e comprensione.
Non ho ancora trovato un libro di economia (serio) che dicesse che ilo commercio internazionale sia svantaggioso... basta prendere tutti i nostri concorrenti: Germania, Spagna, UK, Paesi Scandinavi hanno tratto enormi benefici dai commerci perchè han saputo coglierne le opportunità.
Ritornando al tuo esempio:
1)Non si può ragionare ad esempi spuri, come questo. E' come chi mi dice: in Italia non c'è la fuga di cervelli perchè Maiani è tornato. Ok, per un Maiani che torna ce ne sono 10 che se ne vanno, vuol dire allora che l'italia attrae cervelli.
2)Non riesco veramente a capire che c'entri il tuo esempio. Se io invento un congelatore che fa -150 gradi con l'idea di venderlo agli eschimesi e questi lo trovano inutile posso dire che il clima artico ha rallentato il progresso? O, se preferisci, posso dire che siccome i treni tradizionali costano molto meno dei Maglev questi ultimi siano la causa del regresso del settore dei trasporti?
3)Si continua a pralare di manodopera "sfruttata", come se questi avessero diritto a 100 e guadagnassero 10; magari fosse così, si tratterebbe solo di rimuovere le barriere legislative che bloccano i salari. Purtroppo però prendono 10 perchè producono 10. La manodopera con qualificazione nulla o quasi non riesce a creare valore. Indubbiamente è una cosa molto triste, però non è con ridicole affermazione tipo "abbasso l'oppressione" che si sistemano le cose: il problema si risolve intervendo anzitutto sulla formzione e poi naturalmente anche maturando una certa cultura dei diritti. Solo un ingenuo può pensare che ciò si risolva in un attimo. E' un processo lungo che dipenderà dalle capacità dei cinesi creare un modello sostenibile di sviluppo ed investendo saggiamente ciò che oggi hanno. La sola cosa sicura è che ciò non avverrà bloccando i commerci.
Riguardo al leggere i quotidiani, mi sa che proprio non ci siamo visto che sono un vivaio di orrori ed errori volontari fatti per tenere buono il popolo bue (es: disoccupazione all'8%, assenza crisi, conti a posto, Italia che fa meglio di Spagna e UK, tutte balle governative)... pensati che il ministro dell'economia dice a santoro che le percentuali non si possono sommare!!
Riguardo alla big picture quando si studiano i sistemi non si può certo guardare ai singoli fatti.
Se io ti dico che liberalizzare i taxi porta un beneficio perchè ognuno risparmia 10 è ovvio che il tassista ti viene a dire "eh, ma io ci perdo 1000" e allora hai il caso in cui la liberalizzazione causa perdite. Però, nel complesso ci guadagnamo.
E' ovvio che se non dai incentivi alla Fiat 1000 lavoratori perdono il posto, però quie sotto, sotto forma di imposte minori incentiverebbero aziende sane ad assumerne 10.000. La big picture conta eccome!
Billabong
11-07-2010, 13:11
che ne sai tu che sono una frazione minuscola? hai fonti?
perchè veramente spesso si parla di miliardi di dollari intascati dalle banche svizzere....
e tutto l'oro della Germania ebrea secondo te dove è finito?
tu pensi che negli anni 50 dove tutto si basava con dei pezzetti di carta, i computer non esistevano, internet non esisteva e nemmeno esistevano organi internazionali...
...tu pensi che fosse così difficile far sparire qualche pezzo di carta per far girare i soldi da i conti di un deceduto senza eredi?
e come mai gli altri paesi europei, di cui infatti guarda caso, non si "vocifera" tale voce...magicamente non possiedono banche così ricche? :)
beato te che credi nelle favole ;)
Senti, anche fosse sarebbero soldi una tantum... mi spieghi come fa un'economia a sostenersi, visto che queste si basano su flussi? E' vero che i computer non esistevano, ma le banche funzionavano cmq; i computer non esistevano neanche quando siamo andati sulla luna, eppure.
Basta che ti prendi la briga di spulciare un bilancio qualsiasi per capire che i guadagni delle banche vengono da ben altro che i conti dormienti...
Billabong
11-07-2010, 13:14
Non puoi giocare nel campo delle tecnologie, è un mercato praticamente distrutto dal ricorso selvaggio a brevetti e patent USA.
Sono assolutamente d'accordo, le normative sulla proprietà intellettuale sono totalemente inadeguate e inutili peraltro... ci sono continuamente cause da parte di primarie aziende, il che significa che cmq la proprietà non viene rispettata e che infine il gioco si riduce a chi ha chi ha più cash; esattamente l'opposto di quel che sarebbe lo scopo della PI!
Billabong
11-07-2010, 13:30
si ma sta ricchezza finisce nelle mani di pochi. non viene redistribuita tra tanta gente. che mi importa se l'imprenditore guadagna un casino? per l'indiustria alimentare ad esempio e' poiuu' importante che molti abbiani poco che pochi abbiano molto. un miliardario non mangia 1000 volte un operaio disoccupato solo perchè ha piu' soldi.
e' per questo che le cose come stanno ora fanno ricchi pochi e poveri molti nello stesso paese.
Potrebbe essere ma fin'ora non ci sono tracce di ciò nei numeri. La quota di PIL creata da lavoro dipendente negli USA è molto cresciuta negli ultimi anni; in italia invece è rimasta costante, come è rimasta costante la quota da lavoro autonomo. Indovina dove è finita quindi la crescita degli ultimi decenni? Settore pubblico, ovvero la casta!
Il fatto è che in un sistema economico competitvo il guadagno economico degli imprenditori tende a zero; dove finisce il valore creato dunque? Nelle mani dei consumatori perlopiù.
Un'ultima cosa... te dici che tutta la ricchezza finisce nella mani dei grassi imprenditori proprietari di Qualcomm, Apple, etc. Chi saranno mai i proprietari di queste aziende? Beh, si tratta di public companies, quindi nessun investitore singolo possiede più di qualche punto percentuale e una fetta significativa è in mano agli investitori istituzionali, tipo i fondi pensione.
I principali investitori individuali di Qualcomm sono: Vanguard (3,6%),State street (3,37%), College retirement equities (0,68%) e altri. Chi c'è dietro? Il pubblico dei risparmiatori, le pensioni (ade sempio degli insegnanti delle superiori), insomma gente normale! Quando l'azienda va bene il reddito va a queste persone, mica al grasso imprenditore. Naturalmente le persone chiave guadagnano molto, ma il grosso "torna" nelle mani dei risparmiatori. Non vorrete mica togliere il pane di bocca alle povere vecchine che hanno investito i loro sudati risparmi in Qualcomm?
Bastian_Contrario
11-07-2010, 13:41
Billabong guarda che i conti prosciugati sono stati solo un inizio...poi con quei soldi le banche svizzere hanno finanziato una grande esportazione di armi in tutto il mondo (alimentando la mafia della guerra)
iniziata appunto con la seconda guerra mondiale (scritto nei libri di storia) e durata fino ad oggi.
Per produrre armi servono fondi iniziali, non ti improvvisi da un giorno all'altro.
Tenendo sempre a mente che stranamente la Svizzera è un buco di terra e straborda di denaro...
guarda la mappa dei paesi in cui la svizzera esporta armi nei soli ultimi 10 anni
http://4.bp.blogspot.com/_JIQDv8UC4ho/SsxXNzDaUJI/AAAAAAAABEQ/97bq5vuQUe0/s1600-h/KME_1998_bis_2008_mit_Legende_0.preview.png
Stappern
11-07-2010, 13:53
si certo la svizera è il male del mondo :asd: :asd:
Billabong
11-07-2010, 14:06
Ma che diavolo vuol dire? Capirai, la potente e temuta industria bellica Svizzera! Che producono, coltellini? Anche la Deroma, leader mondiale dei vasi di coccio esporta in 70 Paesi e fattura ben 300 mln di €, su 1.700.000 mln di Pil, capirai...
Magari qualche azienda di armi o componenti ce l'hanno pure, ma minuscola rispetto ai competitor americani o europei!
La Svizzera è piena di soldi perchè permette alla sua forza lavoro di cogliere opportunità ecco perchè! E poi credo tu ti riferisca ai depositi... è vero che i depositi sono enormi, ma mica son soldi loro! La gente gli mette i quattrini perchè li facciano fruttare e loro se tengono una percentuale come pagamento... non ci vuole un genio a capire che se hai 10.000 miliardi e te ne tiene anche solo l'1% hai comunque messo da parte un bel gruzzolo.
Su http://www.swissworld.org/it/economia/settori_chiave/banche/ c'è qualche dato in più. Certo, è il portale del ministero degli esteri svizzero, ma dà una buona panoramica anche se poca soddisfazioni ai cospirazionisti incalliti! Per qualcosa di più imparziale vedere qui: http://www.oecd.org/country/0,3377,en_33873108_33873838_1_1_1_1_1,00.html
Buona lettura!
Per quanto riguarda i semiconduttori, costruire un nuovo fab porta un esborso per le compagnie enorme. La struttura e le macchine costano miliardi di dollari. La mano d'opera costa poco, tanto più che ne fab moderni non c'è l'operaio che carica la macchina, ma è tutto automatizzato, sono solo ingegneri e tecnici specializzati, ma non in grande numero. E cmq questa manovalanza tecnologica, nel sud est asiatico costa davvero poco. Se io sono intel e devo fare un nuovo fab, questo in america mi costa 50, nel sud est asiatico molto meno. Mettici che la la manodopera costa meno, che il trasferimento tecnologico non è difficile...ergo fab in suolo americano sono sconvenienti. Certo, prima o poi se si continua così questo progressivo svuotamento manufatturiero porterà anche il design nel sud est...l'r&d...la nascita di nuove società che magari hanno attinto dagli ex padroni (nel sud est asiatico la proprietà intellettuale conta fino ad un certo punto) a quel punto dovranno rincorrere anche tecnologicamente e tanti saluti a tutti.
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